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Rosita MateraOffline

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  • OLTRE I MURI, GESÙ

    Laggiù,ero di vedetta,rami di ulivieluseroil giogo pesante in una Babeleinsorta.Avevano costruito,pietra su pietra,un muro di divisione,una cortina posta per confinare,per rinserrare,per demarcare.Ma Gesùrisorsein quell' anfratto di Luceche Tuttounisce.Rosita Matera... Altro...

    Laggiù,

    ero di vedetta,

    rami di ulivi

    elusero

    il giogo pesante 

    in una Babele

    insorta.

    Avevano costruito,

    pietra su pietra,

    un muro di divisione,

    una cortina 

    posta 

    per confinare,

    per rinserrare,

    per demarcare.

    Ma Gesù

    risorse

    in quell' anfratto di Luce

    che Tutto

    unisce.

    Rosita Matera

  • VITA CAMPESTRE

    L' usignoloagucchiaricami di lucesu fazzolettidi cieli, di echi e valli,in cui spumeggiala stagione tenue. S' infila,come ago d' argento,in labirinti di lucea saggiargli umori  campestri,a bersi brinedi ginestre,mentre il solestempera la chiomasulla falsariga  di caseggiatiin dormiveglia.E nel sommesso fiato,ondeggia sulla tinozzadel vino addolcito,golando,tremulo,spiragli d' i... Altro...

    L' usignolo

    agucchia

    ricami di luce

    su fazzoletti

    di cieli,

     di echi e valli,

    in cui spumeggia

    la stagione tenue.

     S' infila,

    come ago d' argento,

    in labirinti di luce

    a saggiar

    gli umori  campestri,

    a bersi brine

    di ginestre,

    mentre il sole

    stempera la chioma

    sulla falsariga  

    di caseggiati

    in dormiveglia.

    E nel sommesso fiato,

    ondeggia sulla tinozza

    del vino addolcito,

    golando,

    tremulo,

    spiragli d' infinito.

    ROSITA MATERA

  • LEONARDO: DIARIO DI VOLO

    LEONARDO: DIARIO DI VOLOMentre passeggiavo lungo il fiume Arno mi fermai sulla riva, incantato. Non riuscivo più a battere ciglio, come attratto da un magnete invisibile; ero lì, soggiogato dai cerchi disegnati nel cielo di primo mattino. Gli uccelli, coi loro  movimenti,  con quella  maniera primordiale e leggiadra di roteare piume, corpo, ossa e pensieri, mi entravano nell'anima... Altro...
    LEONARDO: DIARIO DI VOLO

    Mentre passeggiavo lungo il fiume Arno mi fermai sulla riva, incantato. Non riuscivo più a battere ciglio, come attratto da un magnete invisibile; ero lì, soggiogato dai cerchi disegnati nel cielo di primo mattino. Gli uccelli, coi loro  movimenti,  con quella  maniera primordiale e leggiadra di roteare piume, corpo, ossa e pensieri, mi entravano nell'anima. Non riuscivo a guardare altrove, e se pur avessi voluto distogliere la mia attenzione non ci  sarei riuscito, e non per mancanza di volontà ma per quel desiderio che mi teneva li, completamente avvinto... Quel desiderio che mi bruciava  dentro e che mi  muoveva verso il fascino dei cieli, dei limiti, dei non limiti, degli orizzonti sconfinati e pieni. Tutto ciò che è fissato da una legge, da un punto, una barriera, per me non ha senso. Tutto ciò che esiste non ha confini, e, qualora ce ne fossero, bisognerebbe osservarli, comprenderli ed abbatterli, per continuare a guardare “oltre il muro” della realtà apparente. Dovevo perciò studiare, indagare, carpire i segreti della natura, penetrarvi il mistero, per giungere a definire quella suggestione, quella tecnica che permetteva di librarsi in volo. A volte, da bambino, avevo desiderato essere un uccello, volteggiare accarezzato  solo dalle correnti direzionali, governando le onde invisibili dell'aria, nuotando nel mare sconfinato chiamato spazio. Quanto avrei voluto! Che sensazione straordinaria sarebbe stata muovermi e spostarmi per aria a mio piacimento! Doveva esserci qualcosa di meccanico in quel meraviglioso marchingegno chiamato ali, ed  io dovevo scoprirlo! Ogni giorno portavo  con me una serie di carte e penna, per poter imprimere sulla carta e nella mente la più piccola tensione muscolare del corpo degli uccelli, il più sottile gioco delle piume, la minima pulsione delle vene, il minimo scarto tra angoli  acuti ed angoli retti. Passavo ore a disegnare  l'apertura e l'anatomia delle ali, sin nei più piccoli dettagli. Ero certo che soltanto mettendo insieme ogni infinitesimale caratteristica fisica e meccanica, ogni singola abitudine di vita, ogni anomalia di volo, persino ogni vibrazione del corpo, avrei un giorno  compreso il segreto della tecnica del volo ed il modo più appropriato per adoperarla  sull'uomo.

    Spesso mi chiedevo perché il Creatore non ci avesse fornito d'un bel paio d'ali, da utilizzare per viaggiare, conoscere ed osservare il mondo da più prospettive. Riflettendo sulla faccenda, mi parve di avvertire nel cuore una sorta di  illuminazione, la risposta più opportuna. Il Buon Dio non crea mai cose che non siano perfette, e se possediamo due braccia anziché ali esisterà di sicuro un buon motivo.

    Quella considerazione infervorò  ancor di più il mio spirito indagatore : “ Forse Dio  desiderava che qualcuno ci pensasse, e quel qualcuno sono io.”  Ciò che dapprima mi appariva visionario iniziava a farsi strada dentro di me fino a divenire caparbia convinzione. Intraprendere questo percorso non era stato facile, così denso di dubbi e, dapprima, privo d'ogni fondamento, malgrado lo sentissi pulsare ed attraversarmi le vene, come vera passione a cui non è possibile sottrarsi. In fondo era il mio regalo per l'umanità, il dono più ambito dall'uomo di tutti i tempi:  poter volare.

    Prospettive, mi direte... Intendevo forse offrire all'uomo nuovi punti di vista, nuovi  orizzonti da valicare, nuovi spazi da esplorare, un nuovo modo di guardare alla vita, di pensare al futuro, di  formulare tesi ed ipotesi, oltre le nuvole, oltre lo spazio, fino a toccare le stelle, comete e pianeti. Oppure tutto questo stavo per offrirlo semplicemente a me stesso, preso com'ero dalla mia voglia di sentirmi parte del mondo. Non credo d'esser mai stato soltanto un uomo d'arte e di scienze , ma uomo di coscienza fervente e luminosa, e doveri, missioni, vocazioni ed ispirazioni,  non so se a torto o a ragione, facevano parte di me, sempre fedele a me stesso. Ci sono stati giorni in cui avrei voluto interrompere i miei studi, ma un particolare evento fu la chiave di volta del mio annoso, quanto desiderato “ brevetto di volo”.

    Su commissione del Ducato di Milano, lavoravo ai Navigli per realizzare una serie di condotti, capaci di far confluire le acque in ordine, senza straripamenti. Stavo mettendo a punto uno stratagemma per collegare viuzze e strade e, allo stesso tempo, permettere la circolazione di grandi imbarcazioni. Avevo creato “i ponti mobili”, una coppia di portelli atti a chiuderne e schiuderne la struttura portante, agevolando il libero passaggio di velieri e bastimenti. Mentre osservavo il movimento dei portelli, un  grosso falco, col suo battito d'ali, oltrepassò le nuvole, e, volteggiando su di me, si posò per qualche istante sulla mie spalle. D'improvviso mi apparve tutto chiaro. Nel suo fulmineo movimento intravidi una curvatura delle ali che in principio non avevo notato. Repentino, afferrai carta e matita e disegnai quella “curvatura”. Si trattava forse di quella piccola differenza che concedeva la giusta posizione di volo. Così, per gioco, disegnai un oggetto curvo, una palla a metà, simile a quella con cui giocavo da fanciullo. La immaginai non più pesante ma leggera, rigonfia d'aria che vi passava attraverso, dopodiché vi aggiunsi alcuni fili a cui aggrappai il mio pensiero. Avrei realizzato quell'affare, e lo avrei sperimentato su di me, tenendomi sospeso a quelle corde; dovevo provare l'ebbrezza del volo a tutti i costi,  magari prendendo una vigorosa rincorsa giù dal Monte del Resegone! Volevo sentirmi uguale ad un falco, per forma, spirito e vocazione. Il movimento dei portelli cui stavo lavorando mi fece venire in mente che movimenti alari non più confusi e ripetuti a caso ma cadenzati da partitura fissa, metodica, precisa, consentivano alle ali di gonfiare le piume prima di spiccare il volo. Intuizioni che mi ripetevo in mente, per riunire tutti i concetti fino ad allora espressi, in un' unica idea, un mosaico divino che prendeva sempre più forma. Desideravo ancor più affinare il mio prospetto, prima di costruire ali di pipistrello, magari realizzate con ferro, legno e cartongesso compresso, ali bellissime, tenute a mezz'aria da corde e carrucole, a più manovelle. Nei giorni seguenti, spinto dalla febbrile e costante ricerca di dare corpo alle mie intenzioni, mi procurai tutto il  materiale necessario per dare vita ai miei “prototipi” volanti... Stavo probabilmente rischiando il tutto per tutto ma non m'importava nulla, amavo le sfide e soprattutto amavo sfidare me stesso.

    Feci calcoli, ragionamenti sulle correnti, sui venti e le loro direzioni, studiai a fondo l'anatomia e la meccanica del corpo di questi misteriosi animali, febbrilmente, instancabilmente. Tuttavia compresi che per poter volare, dovevo vivere come un uccello, pensare come uno di loro, persino sognare allo stesso modo. 

    La mia passione per la falconeria giovò non poco ad appagare la mia curiosità e, nei giorni a venire, seguitai a studiare comportamenti ed abitudini osservando i due begli esemplari di falchi che avevo acquistato, a cui permettevo di volare liberamente nella mia bottega. Rimanevo altrettanto incantato rimirando la piccionaia di fronte alla finestra di casa, un vero spettacolo della natura! Volatili in grado di creare legami durevoli ed appassionati, che comunicavano gioia, protezione ed  amore. Ma ciò che maggiormente mi colpiva era il forte senso della famiglia: nidificavano, mangiavano, si moltiplicavano, tubavano ed avevano nel corpo e nell'anima quella grazia e quel portamento che soltanto il Buon Dio poteva donare. Un giorno, dal davanzale, alle prime luci dell'alba, un usignolo mi entrò in casa, ne vedevo uno per la prima volta e rimasi estasiato ed intenerito nell'ascoltarne il meraviglioso canto. E fu per questo che volli dipingere due ali d'uccello sulla schiena dell'angelo che mi apprestavo a definire, per omaggiare la Vergine Maria, convinto che soltanto chi possieda  ali racchiuda in sé tutta la poesia custodita nel Creato, ed ho ben compreso perché il Buon Dio m' ha fatto uomo e non uccello:  sono capace di dipingere ciò che sento e vedo, costruire ciò che spero e sogno, realizzare anche l'impossibile perché Lui mi ha creato donando abilità alle mie mani e finezza al mio intelletto, talenti con cui posso realizzare tutto ciò che io disegno.

    Rosita Matera,  2019

  • LASSÙ C'È UN CUORE INDECIFRABILE – Rosita Matera-

    In questa breve, quanto intensa, silloge poetica ho avuto cura di selezionare dei testi con grande perizia, prendendomi tutto il tempo necessario per capire quali rispecchiassero maggiormente il mio modo di vivere le emozioni, di affrontare la vita, di interrogarmi sui grandi temi dell’esistenza. Avrei potuto scegliere tra tanti altri componimenti, frutto di esperienze,  viaggi  e rifl... Altro...

    In questa breve, quanto intensa, silloge poetica ho avuto cura di selezionare dei testi con grande perizia, prendendomi tutto il tempo necessario per capire quali rispecchiassero maggiormente il mio modo di vivere le emozioni, di affrontare la vita, di interrogarmi sui grandi temi dell’esistenza. Avrei potuto scegliere tra tanti altri componimenti, frutto di esperienze,  viaggi  e riflessioni,  ma ho seguito il mio istinto, per potervi offrire la parte più autentica della mia scrittura che, in questo volume, è emersa in maniera del tutto spontanea. Questi testi nascono da una serie di appunti, frammenti, annotazioni prese al volo nel corso di percorsi fisici e metafisici, assemblati sotto forma di poesie, ventuno in tutto.

     Ma posso assicurarvi che ogni verso è un distillato puro, elaborato con sottile perizia, frutto di una lunga ed accurata ricerca interiore e di un capillare studio della poesia nazionale ed internazionale, giacché ho sempre sostenuto che non ci si può accostare a qualcosa se non la si studia a fondo e con passione. Per la occasione ho scelto alcuni testi poetici in grado di rappresentare al meglio il mio bagaglio di esperienze, la mia filosofia di vita, parole e versi che incarnassero temi puramente esistenziali, spirituali ed eterni come l' amore, il tempo, le stagioni, i percorsi obbligati dell' esistenza, tematiche legate alle mie radici, alla quotidianità, alla vita fatta di piccole gioie. Tutti “dialoghi interiori” a me cari, vissuti attraverso una lunga analisi costituita da tre tappe fondamentali: osservazione, intuizione e ricomposizione della realtà, restituita al lettore come pennellate fresche, estemporanee, senza diluizioni, vibranti di vita. Ho cercato di essere una “finestra" aperta tra la visione soggettiva delle cose ed il mondo circostante, cercando di coinvolgere il lettore il più possibile attraverso la creazione di immagini idilliache, scorci di mondi, innamoramenti, ragioni di vita, itinerari erranti e meditabondi, offrendo il tutto in una crescente parabola di febbrile incanto, lunga come un viaggio tra memorie ed emozioni. La poesia richiede apertura agli stimoli, alla Bellezza, alle ispirazioni che balzano alla mente di chi scrive come guizzi inaspettati da prendere al volo, per  essere catturati dalla scrittura intesa come sapiente intelaiatura di parole. All' interno di un testo poetico le parole non sono mai casuali ma frutto di una scelta specifica: queste, devono vivere di allitterazioni, rispettare ritmi, evocare suoni, generare immagini affinché l' “atto creativo" si compia per muoversi dentro una armonia fonetica e semantica. E non importa se è il fruscio delle foglie, la nuvola che nasce o il rombo di una automobile a balenare nell' immaginario di chi scrive, poiché ciò che emerge dal “mare magnum" di suggestioni dovrà essere reinterpretato e consegnato al lettore che potrà anche emozionarsi, interrogarsi, immedesimarsi o commuoversi ma ciò che conterà davvero per lo scrittore sarà dare vita a ciò che sente, afferrando repentinamente " quei brevi e fuggevoli voli di ebbrezza" senza farsi troppe domande.

     Rosita Matera, Gennaio 2021

  • SUD (La poesia del quotidiano)

     Siamo una terra antica di lunghi silenzi, dove le attese sono stagioni, dove i giorni, le settimane, si misurano a semine, a venti a favore,  e a raccolti,  di tarda vendemmia. Terra morigerata,  di panni stesi col bergamotto, per profumare il corredo  della giovane sposa.Terra di Santi, di eroi, di canti e carretti,&... Altro...

     Siamo una terra antica di lunghi silenzi,

     dove le attese sono stagioni,

     dove i giorni, le settimane,

     si misurano a semine,

     a venti a favore, 

     e a raccolti, 

     di tarda vendemmia.

     Terra morigerata, 

     di panni stesi col bergamotto,

     per profumare il corredo 

     della giovane sposa.

    Terra di Santi, di eroi, 

    di canti e carretti, 

    di detti sapienti,

    di merlettate nicchie, 

    di preci sommesse 

    o solo pensate,

    di vicoli stretli, 

    in muratura di calce,

    di arroventate estati

    scritte in oro su selce.

    Terra di archi e arcolai, 

    di sole e solai, 

    di rose e rosai,

    di donne chine sull' uscio di casa

    a stender la pasta per il giorno di festa.

    Terra di grano,

    di piatti sbeccati.

    di giare stondate,

    d'olive spremute da mani sapienti:

    gesti sigillati da odori e silenzi 

    scolpiti per sempre 

    nella poesia del Tempo.

    ROSITA MATERA

    1. “…Terra di canti e carretti…” Straordinaria! Una poesia che batte il tempo lento del sole e dell’attesa. Bellissima!

  • LA CASA DELLA POESIA NON AVRÀ MAI PORTE

    Respirare, piano,gli umori di un' alba,cavalcare quell' incantoche seppe di pioggia,e ridere,perché  a volte solleticaanche il vento,essere quella  spiga che si lasciaforgiare dal firmamento.Struggersi per  il bocciolo che non si schiude,sentire un pianto non condivisotra ampi aleggi di Paradiso,presentir le cose prima  che il corpo s' avvedadi ciò  che lo spiritogià in... Altro...

    Respirare, piano,

    gli umori di un' alba,

    cavalcare quell' incanto

    che seppe di pioggia,

    e ridere,

    perché  a volte solletica

    anche il vento,

    essere quella  spiga che si lascia

    forgiare dal firmamento.

    Struggersi per  il bocciolo che non si schiude,

    sentire un pianto non condiviso

    tra ampi aleggi di Paradiso,

    presentir le cose prima  

    che il corpo s' avveda

    di ciò  che lo spirito

    già intende e conosce.

    Perdersi tra rodonee

    d' emozione

    per  poter comporre

    un verso che non muore...

    tutto questo

    è esser poeta,

    godere di tutto e di niente,

    raccontarsi ora e per sempre,

    compiere un volo di passione

    solo per vedere se son nate le viole.

    Sì, poeta vuol dire

    cospiratore d'  ogni bellezza,

    agghindarsi di sana purezza

    per rialzarsi appagato e forte  

    là, in quella casa

    che non avrà mai porte.

    ROSITA MATERA

  • LUCE DEL MATTINO

    Mattino,venisti a mein stormi d' uccellidisposti in formedi arco radente.Venisti a mein vapori d' Orientesu nebule accesead intervallo costante,in migrazioniabbruniteda collinari dossi.E ti sentii addossocome benedizionedel Tempo,e del giorno cheschiudeva l' antera.Venisti a mein giochi di vento,su tele di croco e zafferano,onusto di mari a grano.Mi cola nel cuore,mattino,la bianca tesadel tuo ten... Altro...

    Mattino,

    venisti a me

    in stormi d' uccelli

    disposti in forme

    di arco radente.

    Venisti a me

    in vapori d' Oriente

    su nebule accese

    ad intervallo costante,

    in migrazioni

    abbrunite

    da collinari dossi.

    E ti sentii addosso

    come benedizione

    del Tempo,

    e del giorno che

    schiudeva l' antera.

    Venisti a me

    in giochi di vento,

    su tele di croco e zafferano,

    onusto di mari a grano.

    Mi cola nel cuore,

    mattino,

    la bianca tesa

    del tuo tenero ordito,

    abbracciami,

    ed anch' io

    sarò 

    luce d' infinito.

    ROSITA MATERA

  • A PIEDI NUDI (Autunno)

    Non senti anche tu lo spirito del mondobattere forte sotto le radici dei pioppi addormentati?O nella nebbiache si addensa fra le ghiande,che parla e si dibatte nelle vene delle querce? A piedi nudi puoi sentirlo il battito del mondo,il suo spirito d'attesa nelle fronde e sulla testanella  spiga che si piegaper raccoglierne ll saporetra i pensieri dei salici si scioglie il suo candor... Altro...

    Non senti anche tu lo spirito del mondo

    battere forte sotto le radici dei pioppi addormentati?

    O nella nebbia

    che si addensa fra le ghiande,

    che parla e si dibatte nelle vene delle querce? 

    A piedi nudi puoi sentirlo il battito del mondo,

    il suo spirito d'attesa nelle fronde e sulla testa

    nella  spiga che si piega

    per raccoglierne ll sapore

    tra i pensieri dei salici 

    si scioglie il suo candore. 

    Scia bianchiccia da un camino,

    vela il cielo il suo respiro.

    Sì, io sento il battito del mondo

    mentre corro nel vento d'oro d'autunno,

    dove girano le nuvole

    soffiando sopra l' orizzonte

    e il sole brilla finché non dorme

    proprio qui, sulla mia fronte.

    ROSITA MATERA

  • IL POETA DELLE STELLE (la forza di un verso)

    Quando giungerà l' ora scura,dell' incertezza, del dubbio,dei colpi sferzanti, dei venti a sfavore,quella voluta da forze ignote, ingovernabili,i poeti saliranno muti,sulla collina dei ciliegi,e  tra le mani  stringeranno una fiammella.Dai rami in fioresi alzeranno inni al Cieloaffinché la Terrasi unisca ad essocon amore di consorte.Certo, le spine del tempo, le guerre, il do... Altro...

    Quando giungerà l' ora scura,

    dell' incertezza, del dubbio,

    dei colpi sferzanti, dei venti a sfavore,

    quella voluta da forze ignote, 

    ingovernabili,

    i poeti saliranno muti,

    sulla collina dei ciliegi,

    e  tra le mani  

    stringeranno una fiammella.

    Dai rami in fiore

    si alzeranno inni al Cielo

    affinché la Terra

    si unisca ad esso

    con amore di consorte.

    Certo, le spine del tempo,

     le guerre, il dolore,

    non periranno,

    la gramigna non sarà estirpata

    dal campo,

    ma i poeti  grideranno: 

     " SÌ,  IO CI CREDO:

    ALLA BELLEZZA, ALLA VITA, 

    ALLA FORZA DI UN VERSO."

    Solleverano al Cielo le loro fiammelle,

    le uniranno in un unico fuoco, di sole,

    bruceranno le tende dell' ora scura,

    e resteranno a illuminarsi

    sotto un mare di stelle.

    E tra quelle stelle costruiranno

    nuove strade di luce

    con fari accesi, immutabili,

    affinché  mai smarrirsi potranno

    tutte  le navi degli uomini che verranno.

    ROSITA MATERA, 2022

  • VESTITI, ANDIAMO

    Vestiti, andiamo!Non so ancora per dove,  per vie  intraprese per gustoo per passione.Arriveremo cosìdove il bianco s' accende e si colora,  e non un suono o un  qualsiasi rumore ci sfiora.La luce è ormai altae avanza scalza e prepotentescalpitaper l' assenza  di nuvole e cemento,ha scardinato  la portaa colpi di miele e vento.Tutto qui è mattino&nbs... Altro...

    Vestiti, andiamo!

    Non so ancora per dove,  

    per vie  intraprese per gusto

    o per passione.

    Arriveremo così

    dove il bianco s' accende 

    e si colora,  

    e non un suono o un  qualsiasi rumore 

    ci sfiora.

    La luce è ormai alta

    e avanza scalza 

    e prepotente

    scalpita

    per l' assenza  

    di nuvole e cemento,

    ha scardinato  la porta

    a colpi di miele e vento.

    Tutto qui è mattino

     tondo e dominante

    oro giallo di vento buono 

    e di frumento,

    ed in noi

    la Primavera

    è già in libero fermento.

    ROSITA MATERA

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