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Teresa AvertaOffline

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  • Gli amanti infelici

    Era l’alba di un giorno nuovo e il tempo insieme trascorse in una dimensione di beatitudine sensuale.Si alzarono felici, fecero colazione di buon’ora in terrazza e poi esplorarono le cittadine e le spiagge sulla vasta costa della Catalogna, facendo un breve tour intorno all’esclusiva Spiaggia di Mundaka dei Paesi Baschi: una delle più rinomate della Spagna.Tuttavia, il posto preferito di Pa... Altro...

    Era l’alba di un giorno nuovo e il tempo insieme trascorse in una dimensione di beatitudine sensuale.

    Si alzarono felici, fecero colazione di buon’ora in terrazza e poi esplorarono le cittadine e le spiagge sulla vasta costa della Catalogna, facendo un breve tour intorno all’esclusiva Spiaggia di Mundaka dei Paesi Baschi: una delle più rinomate della Spagna.

    Tuttavia, il posto preferito di Paula era la spiaggetta privata sottostante alla villa di proprietà di Robert. «È incredibile che tu l’abbia a disposizione tutta per te.» Si fermò a raccogliere conchiglie e aggrottò le sopracciglia nel sentire vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni di Robert. «Non rispondi, ti sta squillando il cell, se non sbaglio?»

    «No. Nulla di importante!» L’abbracciò forte, la cinse alla vita e l’attirò a sé. «Sono con te e voglio rimanere solo con te.» Sentirsi desiderata da un uomo come lui era inebriante ed emozionante. Era di un fascino senza confini.

    «Sei fortunato a essere il capo. Nessuno può licenziarti. Che cosa fai, in ogni caso?»

    «Progetto software per il computer, un lavoro abbastanza interessante.»

    Paula fece una smorfia. «Devi essere molto intelligente e sveglio. I computer mi detestano; io non ho pazienza.»

    Lui sorrise e la strinse di più. «I computer non hanno sentimenti, Paula, sono semplicemente macchine a cui ci siamo affezionati perché ci facilitano parecchio il lavoro.»

    «È qui che sbagli. Sono apparentemente “fighi”, abili ma molto vendicativi. Ti danno tanto ma poi aspettano finché non stai facendo qualcosa d’importantissimo, lo inghiottono e non te lo fanno vedere mai più.»

    «È sempre possibile trovare i file che hai perso. I pc sono anche calcolatori e anche se qualche volta danno i numeri, non perdono la memoria».

    «Non per me» obiettò lei, cupa. «Sono una schiappa in queste cose. Non imparerei mai a dovere»

    Lui le infilò le mani tra i capelli e le si avvicinò alla bocca rubandole un bacio ardente.

    «Però hai ricordato i nomi di tutte le persone che abbiamo conosciuto in questi giorni e le hai affascinate tutte, nessuna esclusa» le fece notare poi. «Il mio personale ti adora e il mio direttore finanziario voleva sposarti dopo avere parlato con te solo un minuto al telefono. Sei una persona bella e speciale.»

    «Normalissima» obiettò Paula, borbottando.

    Lui sorrise mostrando uno sguardo ipnotico da fascino latino. «Non per come ti vedo io. Quel bikini ti sta divinamente. Sei splendida in bianco perché risalta il colore della tua carnagione scura.»

    «Mi hai regalato degli abiti fantastici.» Paula si guardò addosso, imbarazzata ma vanitosa abbastanza da fare una piroetta su sé stessa. «Non avresti dovuto comprarmi così tanta roba.»

    «Non potevi passare tutta la settimana con il costume nero da chiromante, è giusto che tu ne abbia anche un azzurrino da fata turchina!» Rispose Robert.

    «Ahahaha non era neppure mio! La vera chiromante è sicuramente più piccola, e anche più brava di me a predire il futuro perché io non avrei mai immaginato tutto questo che mi sta accadendo.» Neppure nei miei sogni più audaci. Paula gli cinse il collo con le braccia ma poi aggrottò le sopracciglia. «Tutto bene? Che hai tesoro?»

    «Sto benone» rispose lui, allegro e disinvolto. «Coraggio è l’ora di pranzo. Andiamo a mangiare.»

    Paula era pensierosa e si chiedeva se fosse stato il caso di ricordargli che aveva un volo prenotato in partenza da Bilbao di lì a meno di ventiquattr’ore.

    Per non guastare la dolce atmosfera non le aveva detto nulla dei suoi programmi, ma Paula sapeva della ricca agenda del suo partner, e Robert non poteva continuare a ignorare il cellulare, a far finta di non sentire le frequenti chiamate e seppellirsi in quell’incantevole paradiso del Mediterraneo.

    Avevano entrambi delle vite da gestire e delle esistenze da vivere…e le loro vite non potevano incrociarsi.

    Mentre passeggiavano lungo la riva, Paula ancora concentrata sui suoi pensieri, si girò a guardare il mare che cancellava le loro impronte. Il cielo della sua felicità si rannuvolò e Paula fu scossa da un brivido. Era come se non fossero mai stati lì e non si fossero mai baciati. Era una breve fantasia che era già diventata un ricordo.

    La realtà fece invasione nella sua mente, frantumando tutti i suoi sogni. Era veramente troppo bello per essere vero. Certe cose non capitavano a persone come lei. Lei era una donna fortunata, e per la prima volta, le sembrò di essere nella più bella delle favole.

    «Conosci la storia di Icaro, Paula?» Lui la guardò mentre risalivano il fitto sentiero verso la villa.

    «Certo, qualcosina l’ho studiata. Volò troppo vicino al sole, le sue ali di cera si sciolsero e lui precipitò sulla terra.» E…più in alto voli e più è dura la caduta. Ahimè!

    Poi Robert le prese il luminoso volto tra le mani e chinò il capo verso di lei. «Icaro non sei tu. Non ti farò cadere, amore vedrai.»

    «Non posso continuare la vacanza. Ho un volo domani. Tu lo sai…»

    «Sì lo so, ed è per questo che sono in questo stato…è giusto che tu parta…»

    «Non ti lascio andare» mormorò lui con le labbra sulle sue. «Devi venire via con me!»

    Paula sussultò e si girò dall’altra parte perché era arrossita in volto. Non poteva andar via con lui, giusto, a far che? Aveva un lavoro e parecchi impegni e poi… non poteva abbandonare la famiglia.

    D’altronde… poteva veramente rinunciare a tutto quello che aveva già ma forse non lo rendeva completamente felice?

  • AFORISMA

    Nel silenzio, nell'indifferenza del mondo, io faccio sentire la Mia voce. E lì, dove nessuno ha tracciato la via, io traccio la Mia strada.

  • NEL SILENZIO DEL MIO CUORE

    Taci o rumore,che vieni dalla terra,terremoto di paroledell’uomo contro l’uomosenza fine.Taci…ti prego!Me ne vado,mi allontano,adagio,per disperdertie metto radici come albero nella forestaper ascoltare voci nuove:il fruscio del vento tra le foglie,l’urlo della tempesta sulle nuvole,il grido dell’aquila che vola alto... Altro...

    Taci o rumore,

    che vieni dalla terra,

    terremoto di parole

    dell’uomo contro l’uomo

    senza fine.

    Taci…ti prego!

    Me ne vado,

    mi allontano,

    adagio,

    per disperderti

    e metto radici come albero nella foresta

    per ascoltare voci nuove:

    il fruscio del vento tra le foglie,

    l’urlo della tempesta sulle nuvole,

    il grido dell’aquila che vola alto…

    evocandomi la libertà

    nel frastuono del mio silenzio,

    dove nascondo le mie lotte,

    le mie angosce,

    le mie ferite non dimenticate.

    Solo quando il silenzio

    metterà punti e virgole

    sulla strada del mio pensiero,

    fuggiranno via le mie paure,

    le mie ipocondrie,

    i miei ricordi amari,

    i miei impossibili desideri.

    Solo allora,

    non temerò il silenzio

    come prezzo della solitudine,

    ma sarà canto di gioia nuova,

    dolce voce di conquista.

    Musica che invita a Vivere

    non più sopra o sotto i limiti

    ma oltre il rumore del dolore,

    attraversando piano

    umili note di sofferenza.

    Se imparo ad ascoltare,

    il mio silenzio…

    saprò quante cose avrà da dirmi.

    Mi mostrerà ciò che pensavo 

    di aver perso, ma che in fondo

    avevo solo nascosto più sotto di me.

    Né l’odio né l’indifferenza

    né l’invidia né la morte

    avranno più voce

    solo l’amore

    nel silenzio del mio cuore.

     

    Teresa Averta

    1. Troppe parole (inutili e scontate) finiscono per condannare la vera poesia al silenzio. Dovrebbero imparare un po’ tutti da Ungaretti e da Milosw. – (alberto.giulini sulle nuove rovine d’Europa)

  • LA FORZA DELLA MEMORIA

    Un nuovo racconto a sfondo sociale, una fresca e singolare testimonianza di vita, nata dalla mente, e attraversata dalla penna fluente, sempre attuale e attenta ai problemi del mondo, dell'autrice Teresa Averta. LA FORZA DELLA MEMORIA è il coraggio della testimonianza di chi è sopravvissuto all'orrore dei campi di concentramento nazisti. Un racconto dedicato alla Shoah da leggere, condividere, c... Altro...
    Un nuovo racconto a sfondo sociale, una fresca e singolare testimonianza di vita, nata dalla mente, e attraversata dalla penna fluente, sempre attuale e attenta ai problemi del mondo, dell'autrice Teresa Averta. LA FORZA DELLA MEMORIA è il coraggio della testimonianza di chi è sopravvissuto all'orrore dei campi di concentramento nazisti. Un racconto dedicato alla Shoah da leggere, condividere, compatire, far conoscere, conservare e tramandare a più persone possibile, soprattutto ai giovani delle future generazioni. Un lucido e vivido racconto di un viaggio negli abissi più profondi della crudeltà dell'uomo; un grido lacerante di dolore diventato livido permanente nell’anima di Tonia Nadzieja, docente e studiosa di filantropia storica, protagonista della storia. Un’esperienza dolorosa di una donna sopravvissuta al più grande campo di concentramento messo in piedi dalla macchina di sterminio nazista, dove sono stati uccisi milioni di esseri umani. Lei, testimone coraggiosa e superstite del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ci lascia un diario di vita, le cui pagine sono ancora bagnate di lacrime e sangue e rivelano compiutamente al mondo, l’orrore del genocidio nazifascista. Che fu uno sterminio incomprensibile alle menti degli esseri umani dotati di un cuore, che ancora oggi, desiderano riscattare la libertà di vivere e far vivere i loro fratelli nello spazio condiviso di uno stesso universo.
  • MEMORIE DI UNA SCRITTRICE

                        Dire o non dire:- dipende però, anche dall’accoglienza che la parola incontra... Eravamo sotto l'occupazione tedesca.Ero una maestra e scrittrice ebrea, insegnavo in una scuola del confine Francese.In quel periodo di grande persecuzione, gli ebre... Altro...

                       

     Dire o non dire:- dipende però, anche dall’accoglienza che la parola incontra...

     

    Eravamo sotto l'occupazione tedesca.

    Ero una maestra e scrittrice ebrea, insegnavo in una scuola del confine Francese.

    In quel periodo di grande persecuzione, gli ebrei erano prima costretti a portare la stella gialla, poi erano allontanati da ogni luogo pubblico, dal loro impiego, dalle scuole.

    Anni oscuri e dolorosi mi avevano tanto segnato quanto quei vagoni riempiti di bambini ebrei alla stazione.

    Ignoravo tutto allora dei metodi di sterminio nazisti. E chi avrebbe potuto immaginarli!

    Ma quegli agnellini strappati alle loro madri superavano già quello che avrei creduto possibile.

    Un sogno che ha finito di dissiparsi per me davanti a quei vagoni carichi di bambini. Amavo tanto i bambini... ero sempre a contatto con quelle "piccole grandi" creature che illuminavano il mondo.

    Tuttavia, ero lontana mille miglia dal pensare che andassero a rifornire le camere a gas e i forni crematori. invece, mio Dio, era tutto vero, era tremendamente vero!

    Nel Lager ho sentito con molta forza il pudore violato, il disprezzo dei nazisti verso uomini, donne e bambini: tutte vittime umiliate. Ed io purtroppo, allora, non ero consapevole.

    Solo, quando anch’io fui prigioniera, incominciai a capire perchè quando fui dietro a quelle sbarre maledette, tutto mi apparve dannatamente vero.

    Da quel luogo non vedevo più il mare, non vedevo la mia famiglia, non vedevo i miei amici, non riuscivo a vedere più i miei alunni né a pensare che fossero maltrattati dai quei mostri disumani.

    Poveri angeli indifesi, poveri piccoli cristi!

    Nell’attesa angosciante, pensavo che una volta arrestata, tempo una settimana sarei morta e tutta la mia vita con l’infinito che io sentivo dentro di me, sarebbe spazzato fuori.

    Non potevo scrivere potevo solamente sognare quanto sarebbe stato bello se solo fossi potuta uscire da quelle sbarre.

    Come un cavallo pazzo, la mia fantasia volava, attraversava muri sporchi e sbarre d’acciaio.

    Il mio pensiero inquieto volava libero in un cielo nero senza luce e senza speranza.

    Mi arrampicavo sulle sbarre con le mani, fino a farle sanguinare oltre l’umano, oltre il limite, oltre la vita dove il silenzio faceva spazio alla morte.  

    Avrei voluto essere una farfalla e volare via, uscire e attraversare quelle sbarre, fuggire da quella maledetta prigione. Da tempo conoscevo ormai la sopraffazione, la vergogna, la brutale umiliazione che ci spogliava della nostra umanità, e con essa anche della nostra femminilità.

    Ero ancora viva ma mi sentivo già morta, sentivo che il tempo si era fermato per me; era il tempo dell’odio, dell’ingiustizia, ma era anche il tempo di Dio.

    In quel tempo noi tutti, compresa me, dovevamo concentrarci nel perdono, nel perdonare chi ci aveva rinchiuso, chi ci aveva torturato, chi ci aveva annientato.

    Quando uscirò da questa prigione, -mi dicevo- il mio unico debito verso Dio sarà solo quello di perdonare il mio fratello, il mio prossimo e farò come vuole il mio Dio, farò come vuole il mio Gesù' con la purezza dell’infanzia e la poesia del cuore.

    Non so se sono uscita dalla prigione. So solo che sono morta e rinata; nascere per caso, nascere donna, nascere povera, nascere ebrea è troppo in una sola vita!

    Oggi, sono solo una povera e piccola scrittrice che ha provato a immedesimarsi in una “grande donna” che ha donato la sua vita per l’umanità.

    Oggi non mi fa più paura il silenzio dei morti perché la Memoria dei giusti ne parla. Mi fa paura invece il silenzio dei vivi, di quelli che purtroppo hanno già dimenticato.

bilancio punti 598 / Punti
Veterano

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Chi Sono

Teresa Averta

Teresa Averta è docente di ruolo di istruzione primaria, laureata in Scienze Teologiche con l'idoneità all'insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, abilitata all'insegnamento comune e lingua straniera nelle scuole primarie e in quelle dell'infanzia. Ha conseguito diversi Master formativi per la formazione magistrale. Ha un’ottima competenza informatica. È autrice di romanzi, saggi, poesia e letteratura per l’infanzia. Vincitrice di numerosi concorsi per la poesia e narrativa italiana classica e vernacolare. Si occupa anche di social: gestisce un blog educativo per l’infanzia e un blog di rubrica letteraria, e cura un gruppo culturale e artistico: Magna Graecia “artisti calabresi”.

TERESA AVERTA docente, poetessa, scrittrice, blogger e podcaster ha composto: poesie, racconti, articoli, aforismi, letteratura in vernacolo, narrativa italiana, saggi a sfondo etico, religioso e sociale, guide educative e letteratura per l’infanzia.

Teresa Averta, oltre all’attività di scrittura, mette a disposizione sul proprio sito web “TERESAAVERTASCRITTRICE”, gestisce anche un blog educativo per bambini: “LE FAVOLE DI TERESA” e nello specifico cura una pagina Facebook sempre dedicata alla letteratura per l’infanzia “UNA FIABA PER TE” dove pubblica le sue favole e i suoi numerosi racconti,  le produzioni letterarie di piccoli scrittori e piccole scrittrici, che scopre a scuola dove lei opera, o in giro per il mondo…come si dice: va a “caccia di talenti”.

Infine, coltiva delle passioni che sono: il canto, la drammatizzazione, la bella musica e il mare, ed è una buona amante della filosofia indiana e della cultura orientale.

Ha pubblicato:

Opere letterarie in ordine cronologico di pubblicazione.

  • 2017 -Gocce di luce (raccolta di racconti)
  • 2017 -La lucertola e il gigante buono -Favola educativa-
  • 2017-Stupendella -Favola educativa-
  • 2018 -Il racconto di Assan -storia di vita-
  • 2018 -La Teo-poietica: il temporaneo annunciarsi dell’eterno nell’arte contemporanea: “Scandagli tra teologia, poesia e filosofia” -Saggio teologico-
  • 2018 -Jorna di Pasca. -Itinerario di fede e preghiera sul sentiero della poesia-
  • 2018 -Terra di nessuno -racconto a sfondo sociale-
  • 2018 -Il dolore di Sarajei -racconto a sfondo sociale-
  • 2018 -Il giardino di Pasqualino -Favola educativa-
  • 2019 -Risolino, il ragazzo che non sapeva ridere -Favola educativa-
  • 2019 -David e l’aquilone -Favola educativa-
  • 2019 -L’ antica leggenda del mare -Favola educativa-
  • 2019 -Il poemetto dell’Eneide -Saggio poetico-
  • 2019 “Cuntami la Calabria, aspetta ca mò ta cuntu” -Romanzo di formazione-
  • 2020 -Un sogno e una chitarra -Audiolibro-
  • 2020 -Il canto dell’anima -silloge di poesie-
  • 2021 -L’angelo della montagna-
  • 2021 -Incubi notturni-

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Rosita Matera
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