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AstanteOffline

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  • MI MANCHI

    Ti stavo pensando,come mi capita spessoquando mi accorgo che devo pensarti di più;già di piùPerché tu non sei mai un’abitudinePerché tu sei un’attitudinee affievolirla sarebbe un dannoma è così forte questa rimostranza a volerti vivereper vivere io stessoche dentro tutte le mie solerti mestizie,le mie irreversibili sconfitte,io sommando tutti gli annidal tuo essere nata nella mia vita,s... Altro...

    Ti stavo pensando,

    come mi capita spesso

    quando mi accorgo che devo pensarti di più;

    già di più

    Perché tu non sei mai un’abitudine

    Perché tu sei un’attitudine

    e affievolirla sarebbe un danno

    ma è così forte questa rimostranza a volerti vivere

    per vivere io stesso

    che dentro tutte le mie solerti mestizie,

    le mie irreversibili sconfitte,

    io sommando tutti gli anni

    dal tuo essere nata nella mia vita,

    sei addivenuta il sunto

    d’ogni essenza

    che mi riammette

    allertando le mie giovinezze

    in quel tratto da vecchio

    che vertigina con la tua bellezza

    che spandi in uno sguardo

    e m’ammanti cavaliere errato

    in carezza di dama

    che aggiunge tessuto nuovo

    a cuore sdrucito.

  • Fer(i)ale

    Che ai giorni d’agosto non ci ho mai credutoalla loro verve posticciaalla spensieratezza incostantefino a diventar incombenteGiorni che biasimocome il senso di felicità che non penetraormai non so più da quandoSvogliatezza insensataVuoto avvintoPensieri spezzatiche mi balenano con Pinocchio in panciacol naso lunghissimo che punge manifestoe lo stare, sta:nemmeno giaciglioavviluppato in sé in ... Altro...

    Che ai giorni d’agosto non ci ho mai creduto

    alla loro verve posticcia

    alla spensieratezza incostante

    fino a diventar incombente

    Giorni che biasimo

    come il senso di felicità che non penetra

    ormai non so più da quando

    Svogliatezza insensata

    Vuoto avvinto

    Pensieri spezzati

    che mi balenano con Pinocchio in pancia

    col naso lunghissimo che punge manifesto

    e lo stare, sta:

    nemmeno giaciglio

    avviluppato in sé in immoto perpetuo

    Vidi la resa e la rivincita mai concessa

    Vidi il clamore dell’idea che incondivisa

    prospetta il parto che abortisce e non lega

    Eppur insieme generammo

    l'afflato del noi

    che inseminai io stesso

    e che da allora divenne gestante

    nelle viscere della mia fantasia

    Infante di belle e luminose speranze

    baldo,

    frutto lustro e succoso

    come quelli di una vanagloriosa pubblicità

    Così non fosse, lo seppi e lo so, fin d’allora:

    s'annida, però, un però:

    minuscolo, pulviscolo che ancor m’incendia

    in certi giorni d’agosto vinti d’inedia

    in cui un solo gesto, mimando carezza,

    stagliato ricordo indelebile m’inebriò

    Non v’è miglior astemìa di chi fu ebbro per una volta sola.

bilancio punti 21 / Punti
Partecipativo

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