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    "Le risate del mondo" di Arturo Bernava

    “Le risate del mondo” segna il ritorno di Arturo Bernava alla letteratura: un romanzo corale, costituito da tanti coloriti personaggi che insieme intessono un’avvincente storia, ambientata a Chieti e provincia, durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943. La trama prende avvio dal mancato matrimonio di Italia Michelli, presunta vedova di guerra, con Alfonso Pierantozzi, di classe ... Altro...

    “Le risate del mondo” segna il ritorno di Arturo Bernava alla letteratura: un romanzo corale, costituito da tanti coloriti personaggi che insieme intessono un’avvincente storia, ambientata a Chieti e provincia, durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943. La trama prende avvio dal mancato matrimonio di Italia Michelli, presunta vedova di guerra, con Alfonso Pierantozzi, di classe sociale superiore e con legami nel partito fascista, per opposizione del prete, Don Michele detto “Tiscrocco”. Ignoti sono i motivi, che spingono il cosiddetto parroco “bolscevico” a rifiutare di celebrare questa unione, tanto agognata dalla madre di Italia, Benemerita Carrisi, a caccia di un buon partito per scacciare la fame. Di sollievo è invece la reazione della mancata sposina, che ancora sognava di rivedere suo marito Ottavio, disperso nella campagna di Russia. 

    «I bambini sono le risate del mondo.

    Gioia pura, vestita da vivacità, di movimento. Se ti scorrazzano intorno quasi non ci fai caso, per assurdo ne provi persino fastidio. Quando non ci sono ne avverti l’inspiegabile assenza, come se l’aria si fosse improvvisamente rappresa in cubetti di ghiaccio.

    Un mondo senza bambini sarebbe come un sorriso senza denti. Senza risate, per l’appunto»

    Nel mentre viene trovata morta l’altra Italia, un’anziana che si occupa di mercato nero e di “ruffiana”, responsabile di aver presentato la più grande delle Michelli a Pierantozzi. Uccisa per strangolamento, tante sono le ipotesi, ma stupisce l’interesse per quest’indagine dei tedeschi stanziati sul territorio, in primis del “kaiser”. Intanto, arriva l’8 settembre e i bombardamenti degli alleati che colpiscono anche Villamagna. Tra i personaggi principali si annovera anche il dottore, Don Gerardo De Luca, che riceve un avviso di trasferimento presso il distretto di guerra, il cui posto sarà usurpato da un novello, un certo Andrea Mantini, che si scoprirà essere una donna, nata in Germania. Tante le novità in atto in quel piccolo paese in provincia di Chieti, dove intanto i tedeschi mettono in atto la loro ritorsione, sgomberando le città, razziando le case e fucilando i partigiani. Una storia originale, che racconta di un periodo di transizione per l’Italia: la resa, la cosiddetta “perdita della patria” e la resistenza, dei partigiani, nascosti tra le montagne.

    Note biografiche 

    Manager, scrittore pluripremitato, docente di scuola di scrittura creativa, Arturo Bernava, attualmente è amministratore del Gruppo Editoriale “Il Viandante – Chiaredizioni”. Nato nel 1970, è stato premiato in oltre cento concorsi letterarii. Nel 2009, per la casa editrice Solfanelli, ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo “Il colore del caffè” (Premio Internazionale Città di Mesagne 2011, Premio Maria Messina 2011, Premio Città di Eboli 2010, Premio Internazionale Golfo di Trieste 2010). Nel 2010 è uscita una sua raccolta di racconti dal titolo “ELEvateMENTI” (Tabula fati, Chieti), che, tra i vari riconoscimenti, ha ottenuto anche la medaglia della Presidenza del Senato al Premio Parco Maiella di Abbateggio. Nel 2013 ha pubblicato “Scarpette Bianche” (Solfanelli Chieti), risultato vittorioso in numerosi certami letterari, tra cui: “Premio città del tricolore (Reggio Emilia)”, “Premio Thesaurus (Albarella, Rovigo)”, “Premio Mario Arpea, città di Rocca di Mezzo”, “Premio per l’editoria abruzzese, città di Roccamorice”, “Premio Internazionale Martucci-Valenzano (Bari)”, “Premio internazionale Marchesato di Ceva 2015”, oltre ad aver conquistato la piazza d’onore in un’altra quindicina di premi letterari. Ha collaborato con alcune riviste periodiche, sia cartacee che online, tra cui “Tuttoabruzzo” e “Arteinsieme” (quest’ultimo con la pubblicazione di alcuni racconti). Una sua biografia è riportata nell’Enciclopedia degli autori italiani, edita dall’Associazione nazionale “Penna d’autore”.

    Cenni editoriali

    La casa editrice Il Viandante nasce nel dicembre del 2015 e vanta al proprio attivo centinaia di pubblicazioni, principalmente di narrativa di genere, gialla e storica. La casa editrice NON chiede alcun contributo agli autori, men che meno l’acquisto obbligatorio di copie. Annovera, tra i propri autori, anche esordienti o scrittori che hanno all’attivo poche pubblicazioni, in coerenza con la propria “mission aziendale” - essere “fucina di talenti” -  che mira a scoprire, promuovere e far crescere talenti letterari del panorama culturale nazionale.

    Il marchio viene distribuito in Italia da Messaggerie e fa parte del Gruppo Editoriale IlViandante – Chiaredizioni.

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    “Ukraina- Stranieri amori alle soglie della guerra” di Gabriele

    “Ukraina- Stranieri amori alle soglie della guerra”, edito dall’associazione culturale Il Foglio Letterario a fine agosto del 2022, è stato scritto da Gabriele Lanci. È un romanzo di narrativa contemporanea, le cui vicende narrative sono costruite facendo riferimento a eventi politici che hanno riguardato fatti politici e sociali dell’Ucraina negli ultimi dieci anni.Il romanzo racconta i... Altro...

    “Ukraina- Stranieri amori alle soglie della guerra”, edito dall’associazione culturale Il Foglio Letterario a fine agosto del 2022, è stato scritto da Gabriele Lanci. È un romanzo di narrativa contemporanea, le cui vicende narrative sono costruite facendo riferimento a eventi politici che hanno riguardato fatti politici e sociali dell’Ucraina negli ultimi dieci anni.

    Il romanzo racconta inoltre un’altra tematica intrinsecamente legata alla storia narrativa, è relativa alla realtà delle agenzie matrimoniali ucraine per stranieri a cui si rivolgevano donne del luogo e uomini provenienti dall’Occidente opulento, spesso in età matura e con uno o due matrimoni falliti alle spalle, che speravano di incontrarvi una donna disposta a sposarli ed a seguirli nel loro paese. 

    L’autore Gabriele Lanci ha dichiarato: “Sotto il profilo della realizzazione estetica, ho impiegato sei anni per scrivere il libro, mi sono dedicato con estrema cura al linguaggio, mirando a conferire evidenza plastica, sensibile all’oggetto della mia narrazione.  Il testo è stato sottoposto ad una revisione capillare tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022”.

    L’intreccio vede il protagonista, Luigi Perlini, combattuto nella scelta tra due donne. Sceglie Olya, la più giovane tra le due, una ragazza ventunenne affetta da alcuni anni dal morbo di cron. Con Olya il protagonista dà corso ad un progetto matrimoniale che naufraga mentre si svolgono gli eventi della Rivoluzione arancione nell’inverno del 2004 a Kiev che sono descritti nel primo capitolo.  

    Tuttavia, nonostante l’impegno assai sostenuto nel perseguire l’obiettivo di sposare la ragazza, il protagonista continua ad avere un’oscillazione sentimentale che si risolve in una relazione di amicizia con l’altra donna, la venticinquenne Irina, madre divorziata di una bambina di 5 anni e dirigente di un’agenzia dove lavora con molta assiduità all’organizzazione di viaggi di trasferimento verso i paesi occidentali per poveri emigranti del suo paese.  Il protagonista, sostenuto psicologicamente dall’amica Katya, proprietaria dell’agenzia matrimoniale che col tempo finisce per affezionarglisi, dopo due anni, ormai esausto, si risolve ad abbandonare la sterile relazione con Olya per legarsi responsabilmente ad Irina.  Il penultimo capitolo, ambientato ad Odessa agli inizi di Marzo del 2014, vede Luigi avere una vita familiare stabile al fianco di Irina e con la responsabilità della figliastra di 15 anni e del figlio di quasi 3 anni che la moglie gli ha dato alcuni anni dopo il matrimonio. 

    Nel giorno in cui è ambientato il capitolo si descrivono gli eventi tragici verificatisi a Kiev attorno al 20 Febbraio, ancora assai recenti rispetto all’attualità della narrazione.  Inoltre, attraverso soprattutto l’episodio di un meeting sotto il palazzo dell’Oblast di Odessa dei filorussi, viene posta in rilievo la forte tensione ed il deciso contrasto tra le forze di Euromaidan, che avrebbero assunto stabilmente il governo del paese, e le forze filorusse in crescita nella città e nell’Est del paese che si stavano organizzando e già premevano per ottenere referendum volti a conquistare l’autonomia dal governo centrale ucraino per le proprie regioni. L’ultimo capitolo riguarda una situazione conflittuale tra Luigi ed Irina, dovuto alla decisione della donna di iscriversi all’organizzazione filorussa dell’Odeskaja druscina, gli episodi relativi al 2 maggio 2014 culminati con la strage di Odessa e la decisione condivisa dai due coniugi di trasferirsi nel giorno successivo in Italia per evitare di farsi coinvolgere negli eventi drammatici che sono ancora in corso.

    Sinossi

    “Ukraina - stranieri amori alle soglie della guerra” è un romanzo che si riferisce a personaggi e ad eventi reali, di cui l’autore ha fatto esperienza e su cui si è scrupolosamente documentato, relativi all’epoca che intercorre tra la Rivoluzione arancione del 2004 e i fatti che hanno interessato il paese fino agli inizi della guerra nel Donbass e la Strage di Odessa del 2 Maggio 2014. L’intreccio è basato su una contrastata vicenda erotica che ha a protagonisti Luigi Perlini, un albergatore riminese che si avventura in terra ucraina alla ricerca di una compagna, e due giovani donne che egli conosce in un’agenzia matrimoniale di Odessa tramite la titolare sua cara amica.

    Biografia dell’autore

    Gabriele Lanci è nato nel 1958 a Sant’Apollinare, un paesino agricolo nel Comune di San Vito Chietino, nell’ Abruzzo adriatico. Ha conseguito la maturità al Liceo Classico    V. Emanuele II di Lanciano. Si è laureato in Lettere alla Facoltà G. D’Annunzio di Chieti con una tesi su Guido Morselli (relatori Giacinto Spagnoletti ed Umberto Russo). Dal 1982 inizia ad esercitare la sua professione di insegnante di lettere alle scuole superiori in Piemonte risiedendo in varie località (Domodossola, Novara, Omegna, Torino). Nel 1989 si trasferisce a Riccione, dove prende la cittadinanza nel 1994, e dove insegna al Liceo artistico Fellini e successivamente al Liceo Giulio Cesare di Rimini. Nel 2007 contrae matrimonio ad Odessa con Ludmilla, cittadina ucraina di origine russa, da cui nell’anno successivo ha l’unico figlio Mario. Nel 2008 si trasferisce con la famiglia a Lanciano, in Abruzzo, dove continua l’attività di insegnamento all’Istituto Fermi - De Titta. Nella città frentana è stato socio e poi presidente dell’associazione culturale Rus - Abruzzo, a cui sono state iscritte persone provenienti da paesi dell’ex Unione Sovietica insieme a cui ha promosso varie manifestazioni tese alla diffusione della cultura russa cui sono intervenute autorevoli personalità del mondo dell’università e del lavoro.  Ha pubblicato nel 2009 il libro di narrativa Internet Stories per l’Editrice Maremmi di Firenze e saggi e recensioni accurate di libri per riviste letterarie e culturali di vari editori. Ha curato inoltre l’introduzione a due libri di poesie (Tracce di Roberto Mancini e Malessere sommerso di Mario Micozzi).

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    Un Garofano Sul Letamaio

    Il 22 febbraio del 1980 è avvenuto uno dei più crudeli tra gli omicidi degli anni di piombo, tutt'ora avvolto da misteri ed omissioni sui moventi, sui mandanti e sugli assassini: l'omicidio di Valerio Verbano, studente romano di diciannove anni.Chi lo ha ucciso? Perché?Chi ha voluto o assecondato quell'omicidio?Dove sono oggi gli assassini di Valerio, e cosa fanno nella loro vita?Quali int... Altro...

    Il 22 febbraio del 1980 è avvenuto uno dei più crudeli tra gli omicidi degli anni di piombo, tutt'ora avvolto da misteri ed omissioni sui moventi, sui mandanti e sugli assassini: l'omicidio di Valerio Verbano, studente romano di diciannove anni.

    Chi lo ha ucciso? Perché?Chi ha voluto o assecondato quell'omicidio?Dove sono oggi gli assassini di Valerio, e cosa fanno nella loro vita?Quali intrighi e segreti ancora si celano dietro a quell'efferato assassinio?

    L'autore prova a dare delle risposte immaginando uno scenario verosimile, mescolando realtà e invenzione narrativa, attingendo a piene mani e con puntigliosa attenzione e cura, alle cronache ed ai fatti storici reali. 

    La storia immaginata è un intreccio di vicende umane, di contaminazioni, di spionaggio, di infiltrazioni, di malaffare, di vendette e d'intrighi internazionali, in particolare tra l’Italia, e la Russia. Relazioni indicibili e tossici interessi tra “amici” e “nemici” sono il Leitmotiv del romanzo, con l’oscura presenza di una misteriosa organizzazione transnazionale che si muove nell'ombra. 

    Un intreccio che copre un arco temporale che va dagli anni sessanta del secolo scorso al 2010, legando agli estremi le vicende di due madri.

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    Saverio Sam Barbaro – “Le contesse igieniche”

    “Le contesse igieniche” di Saverio Sam Barbaro racconta di un’epoca in cui era difficile, se non impossibile, essere donne indipendenti; lo sa bene la protagonista dell’opera, Carolina, una ragazza di ventidue anni intelligente, colta e audace, che deve fare i conti con una società che impone alle donne di sottomettersi volontariamente all’uomo, e di coltivare solo aspirazioni frivole. ... Altro...

    “Le contesse igieniche” di Saverio Sam Barbaro racconta di un’epoca in cui era difficile, se non impossibile, essere donne indipendenti; lo sa bene la protagonista dell’opera, Carolina, una ragazza di ventidue anni intelligente, colta e audace, che deve fare i conti con una società che impone alle donne di sottomettersi volontariamente all’uomo, e di coltivare solo aspirazioni frivole. Carolina ha una sorella maggiore, Paolina, che è il suo opposto: volubile e conformista, ha sempre sognato un buon matrimonio ed è interessata solo al lusso e ai gioielli. Sposata con il conte Augusto Caianiello, vive una vita agiata ma per farlo deve pagare il prezzo di essere solo un bell’oggetto da esibire. Ci troviamo nel Regno di Napoli nel 1889: sono anni difficili e la crisi economica è sempre più evidente anche tra i ranghi più elevati; in questo contesto sociale in cui dominano i pregiudizi e le superstizioni si staglia Carolina con il suo disperato anelito di libertà, sicuramente in anticipo sui tempi.

    Con una scrittura sincera e senza filtri, l’autore ci mostra la verità dietro la patina di perbenismo di quel controverso periodo storico; grande attenzione è riservata alla condizione delle donne, spesso vittime di violenza coniugale, che era purtroppo tollerata dalla collettività. Attraverso lo sguardo di Carolina possiamo osservare da vicino le ingiustizie a cui sono sottoposte le figure femminili ma possiamo anche conoscere il coraggio della protagonista di ribellarsi al suo destino: ella decide di scrivere un romanzo nonostante sia un’occupazione prettamente maschile, studia e si informa, plasmando la sua coscienza sociale e politica e tracciando da sola la propria strada. Ed è proprio la sua intraprendenza a metterla sulle tracce di un mistero che riguarda Paolina: ella ha riportato serie ferite dopo una presunta caduta da cavallo ma Carolina non è affatto convinta della dinamica degli eventi; una vocina dentro di lei le suggerisce che la sorella sia stata vittima della violenza del marito.

    Tra intrighi, menzogne e incursioni nell’eccentrica vita di corte degli Asburgo, si narra della particolare e poco conosciuta figura delle “contesse igieniche” mentre si seguono le indagini di Carolina, che la conducono alla scoperta di un diario in cui le saranno rivelate verità impensabili e sconvolgenti.

    SINOSSI DELL’OPERA. Nel luccicante mondo della mondanità asburgica, nei fiabeschi castelli della principessa Sissi era possibile trovare un particolare genere di dame dal sangue blu. Svolgevano un ruolo singolare, ritenuto fondamentale per la continuità della dinastia: concedersi all'imperatore per tenere sempre viva la sua virilità e assicurare un sufficiente numero di eredi. Venivano chiamate "Contesse igieniche", e di una di queste figure di donna il romanzo narra la storia.

    BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Saverio Sam Barbaro ha vinto nel 2012 il concorso Racconti nella rete. Nel 2020 ha pubblicato il thriller “Al di là delle onde” per Emersioni, poi selezionato per il torneo letterario Robinson.

     

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    Risorgere per Trionfare

    Inizia a leggerlo qui, naturalmente gratis!Risorgere per Trionfareɢᴇɴᴇʀᴇ ʟᴇᴛᴛᴇʀᴀʀɪᴏ: 𝕽𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊 𝕾𝖙𝖔𝖗𝖎𝖈𝖔 Sɪɴᴏssɪ XXI secolo. Piove. Un convento del mantovano in una sera di gennaio ospita una giornalista per la notte. Una delle loro novizie verrà brutalmente uccisa. Iniziano le indagini per Ginevra Palladini e suo marit... Altro...

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    Risorgere per Trionfare

    ɢᴇɴᴇʀᴇ ʟᴇᴛᴛᴇʀᴀʀɪᴏ: 𝕽𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊 𝕾𝖙𝖔𝖗𝖎𝖈𝖔 

    Sɪɴᴏssɪ 

    XXI secolo. Piove. Un convento del mantovano in una sera di gennaio ospita una giornalista per la notte. Una delle loro novizie verrà brutalmente uccisa. Iniziano le indagini per Ginevra Palladini e suo marito, Salvatore Cannistrà. Ma un altro segreto si nasconde in quel convento. Un misterioso ritratto e un manoscritto del XIX secolo. Sullo sfondo di un'Italia attraversata da grandi cambiamenti e grandi rivoluzioni, si stagliano le vicende di protagonisti di varia estrazione sociale e di varie età: il devoto don Renato Spalletti, la bella Antonia Colombo, lo spaccone Ernesto Archilli, la conservatrice Agata Montaperti, il piccolo Ferruccio, il coraggioso Remigio Filippini, la caritatevole Nives Bonacolsi e la passionale Rosalia Cannistrà. Eroi e anti eroi che nel loro piccolo scriveranno la storia del nostro Risorgimento, ma che la Storia cambierà profondamente, in un'eterna lotta tra bene e male e sfidandoli continuamente a scegliere tra ciò che hanno sempre creduto e ciò che a loro sembra giusto... 

    ❞𝑯𝒂𝒏 𝒈𝒊𝒖𝒓𝒂𝒕𝒐: 𝑵𝒐𝒏 𝒇𝒊𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕'𝒐𝒏𝒅𝒂 𝑺𝒄𝒐𝒓𝒓𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒖𝒆 𝒓𝒊𝒗𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒆: 𝑵𝒐𝒏 𝒇𝒊𝒂 𝒍𝒐𝒄𝒐 𝒐𝒗𝒆 𝒔𝒐𝒓𝒈𝒂𝒏 𝒃𝒂𝒓𝒓𝒊𝒆𝒓𝒆 𝑻𝒓𝒂 𝒍'𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂 𝒆 𝒍'𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂, 𝒎𝒂𝒊 𝒑𝒊𝒖̀!❞ - Marzo 1821, Alessandro Manzoni. 

    © Tutti i diritti riservati, è vietata qualsiasi copia e riproduzione, parziale o totale della storia.

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    Risorgere per Trionfare Book Trailer

    https://www.youtube.com/watch?v=y7UkP_yjczU Clicca qui sotto per leggerlo subito e se ti sta piacendo, lascia un commento e una stellina.Risorgere per Trionfareɢᴇɴᴇʀᴇ ʟᴇᴛᴛᴇʀᴀʀɪᴏ: 𝕽𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊 𝕾𝖙𝖔𝖗𝖎𝖈𝖔 Sɪɴᴏssɪ XXI secolo. Piove. Un convento del mantovano in una sera di gennaio ospita una giornalista per la notte. Una delle... Altro...
    https://www.youtube.com/watch?v=y7UkP_yjczU

    Clicca qui sotto per leggerlo subito e se ti sta piacendo, lascia un commento e una stellina.

    Risorgere per Trionfare

    ɢᴇɴᴇʀᴇ ʟᴇᴛᴛᴇʀᴀʀɪᴏ: 𝕽𝖔𝖒𝖆𝖓𝖈𝖊 𝕾𝖙𝖔𝖗𝖎𝖈𝖔 

    Sɪɴᴏssɪ 

    XXI secolo. Piove. Un convento del mantovano in una sera di gennaio ospita una giornalista per la notte. Una delle loro novizie verrà brutalmente uccisa. Iniziano le indagini per Ginevra Palladini e suo marito, Salvatore Cannistrà. Ma un altro segreto si nasconde in quel convento. Un misterioso ritratto e un manoscritto del XIX secolo. Sullo sfondo di un'Italia attraversata da grandi cambiamenti e grandi rivoluzioni, si stagliano le vicende di protagonisti di varia estrazione sociale e di varie età: il devoto don Renato Spalletti, la bella Antonia Colombo, lo spaccone Ernesto Archilli, la conservatrice Agata Montaperti, il piccolo Ferruccio, il coraggioso Remigio Filippini, la caritatevole Nives Bonacolsi e la passionale Rosalia Cannistrà. Eroi e anti eroi che nel loro piccolo scriveranno la storia del nostro Risorgimento, ma che la Storia cambierà profondamente, in un'eterna lotta tra bene e male e sfidandoli continuamente a scegliere tra ciò che hanno sempre creduto e ciò che a loro sembra giusto... 

    ❞𝑯𝒂𝒏 𝒈𝒊𝒖𝒓𝒂𝒕𝒐: 𝑵𝒐𝒏 𝒇𝒊𝒂 𝒄𝒉𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕'𝒐𝒏𝒅𝒂 𝑺𝒄𝒐𝒓𝒓𝒂 𝒑𝒊𝒖̀ 𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒖𝒆 𝒓𝒊𝒗𝒆 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒏𝒊𝒆𝒓𝒆: 𝑵𝒐𝒏 𝒇𝒊𝒂 𝒍𝒐𝒄𝒐 𝒐𝒗𝒆 𝒔𝒐𝒓𝒈𝒂𝒏 𝒃𝒂𝒓𝒓𝒊𝒆𝒓𝒆 𝑻𝒓𝒂 𝒍'𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂 𝒆 𝒍'𝑰𝒕𝒂𝒍𝒊𝒂, 𝒎𝒂𝒊 𝒑𝒊𝒖̀!❞ - Marzo 1821, Alessandro Manzoni. 

    © Tutti i diritti riservati, è vietata qualsiasi copia e riproduzione, parziale o totale della storia.

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    “Cioccolata calda per due” di Nunzia Gionfriddo

    Un libro dal titolo romantico all’apparenza, perché il romanzo di Nunzia Gionfriddo, in edizione rinnovata, parla di tutt’altro. L’autrice, nota per la sua abilità nello scrivere di fatti storici, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo istriano, torna in libreria con “Cioccolata calda per due”. Romanzo edito da Phoenix Publishing, già vincitore del Premio Milano Intern... Altro...

    Un libro dal titolo romantico all’apparenza, perché il romanzo di Nunzia Gionfriddo, in edizione rinnovata, parla di tutt’altro. L’autrice, nota per la sua abilità nello scrivere di fatti storici, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo istriano, torna in libreria con “Cioccolata calda per due”. Romanzo edito da Phoenix Publishing, già vincitore del Premio Milano International. È un romanzo articolato, che tutto ha meno del romantico anche se il titolo trae in inganno. Nelle 214 pagine sapientemente scritte dalla Gionfriddo, il lettore potrà leggere di un amore antico e dal sapore altro che dolce, dove al centro dei fatti che verranno narrati ci saranno storie tragiche: di guerra, sofferenza, rassegnazione, dolcezza, sgomento e inesauribili attese.

    “Il viaggio di ritorno in treno fu molto triste.

    Non la consolarono la bellezza delle Alpi, che questa volta vide al tramonto e all’imbrunire, quando si intravedeva solo la loro sagoma nera.

    Il veloce e affusolato serpente di acciaio, correndo tra le valli e sui ponti, le concesse la vista delle case dei montanari che si illuminavano per la notte, palpitanti di vita.”

    Nel libro l’autrice riporta sotto forma di storia romanzata i fatti tragici del “secondo Dopoguerra che hanno interessato Istria, Dalmazia, Fiume, Trieste e, anni dopo nel 1992-95 il tentativo d’invasione serba della Bosnia, le atroci sofferenze e le decimazioni subite dalle popolazioni, nell’indifferenza delle grandi nazioni europee.

    Giovanni è uno dei protagonisti principali, ispirato a un caro amico della scrittrice, compresa la sua famiglia e la misteriosa scomparsa della moglie. La scrittrice ci ha messo quasi due anni a dare luce a questo romanzo ed è stata sollecitata più volte anche da colleghi scrittori illustri.

    Sta di certo che, attraverso un fitto dialogo e delle immagini storiche, ha fatto parlare i protagonisti anche quando ha raccontato di fatti raccapriccianti che sapevano di morte.

    La stessa autrice afferma nella sua prefazione: “Quando l’ho scritto non sapevo dove sarei arrivata”.

     

    Sinossi dell’opera

    Con l'obiettivo di approfondire le sue ricerche sulle vicende drammatiche avvenute nell'ex-Jugoslavia, Florinda chiede aiuto a Giovanni, giornalista. Ben presto, la donna si scontra con il dolore profondo, mai superato, dell'uomo che in quegli eventi terribili ha perso la moglie. Ne nasce un amore fatto di scambi d'idee, ricordi, piccole condivisioni, riti comuni come una cioccolata al bar, una passeggiata nel quartiere, una gita al mare. I fatti tragici del secondo dopoguerra che hanno interessato Istria, Dalmazia, Fiume, Trieste, il tentativo d'invasione serba nella Bosnia, le atroci sofferenze e le decimazioni subite dalle popolazioni, nell'indifferenza delle grandi nazioni europee irrompono nella loro quotidianità.

     

    Biografia dell’autore 

    Nunzia Gionfriddo, è nata a Napoli e si è laureata in Lettere e Filosofia, presso l’Università “Federico II”, ha insegnato negli Istituti Medi Superiori. Ha collaborato con il “Dipartimento di Italianistica” e con la cattedra di “Storia della Scienza” dell’Università “La Sa­pienza” di Roma. Si è interessata dei rapporti tra scienza, storia e letteratura, partecipando al dibattito culturale con alcuni saggi, tra cui L’incanto della camera oscura in Giacomo Leopardi, pubblicato dalla Rivista Letteraria “R I S L” (Rivista Internazionale di Studi Leopardiani), diretta da Emilio Speciale e L’Ultrafilosofia si fa poesia, in “Leopardi e il pensiero scientifico”, a cura di Giorgio Stabile.  Ha collaborato con la rivista “La Rassegna della Letteratura Italiana” di Firenze, a cura di A. Ghidetti, per la recensione di saggi storici e letterari. In questi ultimi anni si è dedicata alla stesura di romanzi, di cui Chiocciole vagabonde è stato il primo, pubblicato nel 2013, a cui ha fatto seguito Raccontami la mia storia, ed. Robin, 2016 e Gli angeli del rione Sanità, Kairos edizioni, 2017.  Nel 2019 è uscito nelle librerie il romanzo Cioccolata calda per due, Pegasus Edition, vincitore del secondo premio al concorso Milano International”, di cui la presente è la seconda edizione. Proprio in questi giorni è stato presentato alla critica “Scrivere di donne”, Homo Scrivens. Tutti i libri sono stati insigniti di numerosi premi, sia da non editi che da editi. Dal 2019 è rappresentante dell’associazione “I.P.L.A.C.” per la diffusione della cultura letteraria e artistica in Campania.  Dal 2018 è stata invitata a far parte di giurie per i concorsi per autori di narrativa o poesia, tra cui “Voci” a Roma e “Zingarelli” a Cerignola.  Il 12 agosto 2019 ha presentato al Festival dell’Isola del Cinema di Roma, durante la rassegna IPLAC “Un Ventaglio di Carta” il suo romanzo “Cioccolata calda per due”.

    La pluriennale esperienza nel mondo culturale italiano e in quello universitario storico e scientifico ha reso possibile alla scrittrice di privilegiare nei suoi romanzi la componente storica, non per offrire uno sfondo superficiale ai suoi racconti, ma per dare agli avvenimenti storici il ruolo di coprotagonista, tale da interessare il lettore o uno studente. A volte un “romanzo storico” non di parte e scritto bene può insegnare ed educare di più di un manuale scolastico, come ci dimostrano autori come Ippolito Nievo, Federico De Roberto e Primo Levi, senza dimenticare il triestino, di lingua slava Boris Pahor, tanto per citarne alcuni.

     

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    Le radici del fiordaliso

    Tra la prima e la seconda Guerra Mondiale, quando i venti di guerra spazzavano le pianure da est a ovest e da ovest a est, i bielorussi hanno combattuto con e contro tutti per avere un Paese da chiamare casa. Un rivoluzionario russo, un’indipendentista bielorussa, un nazionalista e una studentessa polacchi, un orfano dalle origini incerte, una Giovane Sionista di Sinistra e un ebreo indifferente... Altro...

    Tra la prima e la seconda Guerra Mondiale, quando i venti di guerra spazzavano le pianure da est a ovest e da ovest a est, i bielorussi hanno combattuto con e contro tutti per avere un Paese da chiamare casa. Un rivoluzionario russo, un’indipendentista bielorussa, un nazionalista e una studentessa polacchi, un orfano dalle origini incerte, una Giovane Sionista di Sinistra e un ebreo indifferente alla propria religione, sono le voci narranti del romanzo. Si può crescere senza conoscere le proprie origini? Quante volte ci si può rialzare dopo essere caduti? È possibile tener fede a un ideale quando sei il solo a farlo?Le radici del fiordaliso è il primo libro della Trilogia della Russia Bianca, un progetto complesso in cui si abbozza una Bielorussia che è un sogno ancora oggi.

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    LEONARDO: DIARIO DI VOLO

    LEONARDO: DIARIO DI VOLOMentre passeggiavo lungo il fiume Arno mi fermai sulla riva, incantato. Non riuscivo più a battere ciglio, come attratto da un magnete invisibile; ero lì, soggiogato dai cerchi disegnati nel cielo di primo mattino. Gli uccelli, coi loro  movimenti,  con quella  maniera primordiale e leggiadra di roteare piume, corpo, ossa e pensieri, mi entravano nell'anima... Altro...
    LEONARDO: DIARIO DI VOLO

    Mentre passeggiavo lungo il fiume Arno mi fermai sulla riva, incantato. Non riuscivo più a battere ciglio, come attratto da un magnete invisibile; ero lì, soggiogato dai cerchi disegnati nel cielo di primo mattino. Gli uccelli, coi loro  movimenti,  con quella  maniera primordiale e leggiadra di roteare piume, corpo, ossa e pensieri, mi entravano nell'anima. Non riuscivo a guardare altrove, e se pur avessi voluto distogliere la mia attenzione non ci  sarei riuscito, e non per mancanza di volontà ma per quel desiderio che mi teneva li, completamente avvinto... Quel desiderio che mi bruciava  dentro e che mi  muoveva verso il fascino dei cieli, dei limiti, dei non limiti, degli orizzonti sconfinati e pieni. Tutto ciò che è fissato da una legge, da un punto, una barriera, per me non ha senso. Tutto ciò che esiste non ha confini, e, qualora ce ne fossero, bisognerebbe osservarli, comprenderli ed abbatterli, per continuare a guardare “oltre il muro” della realtà apparente. Dovevo perciò studiare, indagare, carpire i segreti della natura, penetrarvi il mistero, per giungere a definire quella suggestione, quella tecnica che permetteva di librarsi in volo. A volte, da bambino, avevo desiderato essere un uccello, volteggiare accarezzato  solo dalle correnti direzionali, governando le onde invisibili dell'aria, nuotando nel mare sconfinato chiamato spazio. Quanto avrei voluto! Che sensazione straordinaria sarebbe stata muovermi e spostarmi per aria a mio piacimento! Doveva esserci qualcosa di meccanico in quel meraviglioso marchingegno chiamato ali, ed  io dovevo scoprirlo! Ogni giorno portavo  con me una serie di carte e penna, per poter imprimere sulla carta e nella mente la più piccola tensione muscolare del corpo degli uccelli, il più sottile gioco delle piume, la minima pulsione delle vene, il minimo scarto tra angoli  acuti ed angoli retti. Passavo ore a disegnare  l'apertura e l'anatomia delle ali, sin nei più piccoli dettagli. Ero certo che soltanto mettendo insieme ogni infinitesimale caratteristica fisica e meccanica, ogni singola abitudine di vita, ogni anomalia di volo, persino ogni vibrazione del corpo, avrei un giorno  compreso il segreto della tecnica del volo ed il modo più appropriato per adoperarla  sull'uomo.

    Spesso mi chiedevo perché il Creatore non ci avesse fornito d'un bel paio d'ali, da utilizzare per viaggiare, conoscere ed osservare il mondo da più prospettive. Riflettendo sulla faccenda, mi parve di avvertire nel cuore una sorta di  illuminazione, la risposta più opportuna. Il Buon Dio non crea mai cose che non siano perfette, e se possediamo due braccia anziché ali esisterà di sicuro un buon motivo.

    Quella considerazione infervorò  ancor di più il mio spirito indagatore : “ Forse Dio  desiderava che qualcuno ci pensasse, e quel qualcuno sono io.”  Ciò che dapprima mi appariva visionario iniziava a farsi strada dentro di me fino a divenire caparbia convinzione. Intraprendere questo percorso non era stato facile, così denso di dubbi e, dapprima, privo d'ogni fondamento, malgrado lo sentissi pulsare ed attraversarmi le vene, come vera passione a cui non è possibile sottrarsi. In fondo era il mio regalo per l'umanità, il dono più ambito dall'uomo di tutti i tempi:  poter volare.

    Prospettive, mi direte... Intendevo forse offrire all'uomo nuovi punti di vista, nuovi  orizzonti da valicare, nuovi spazi da esplorare, un nuovo modo di guardare alla vita, di pensare al futuro, di  formulare tesi ed ipotesi, oltre le nuvole, oltre lo spazio, fino a toccare le stelle, comete e pianeti. Oppure tutto questo stavo per offrirlo semplicemente a me stesso, preso com'ero dalla mia voglia di sentirmi parte del mondo. Non credo d'esser mai stato soltanto un uomo d'arte e di scienze , ma uomo di coscienza fervente e luminosa, e doveri, missioni, vocazioni ed ispirazioni,  non so se a torto o a ragione, facevano parte di me, sempre fedele a me stesso. Ci sono stati giorni in cui avrei voluto interrompere i miei studi, ma un particolare evento fu la chiave di volta del mio annoso, quanto desiderato “ brevetto di volo”.

    Su commissione del Ducato di Milano, lavoravo ai Navigli per realizzare una serie di condotti, capaci di far confluire le acque in ordine, senza straripamenti. Stavo mettendo a punto uno stratagemma per collegare viuzze e strade e, allo stesso tempo, permettere la circolazione di grandi imbarcazioni. Avevo creato “i ponti mobili”, una coppia di portelli atti a chiuderne e schiuderne la struttura portante, agevolando il libero passaggio di velieri e bastimenti. Mentre osservavo il movimento dei portelli, un  grosso falco, col suo battito d'ali, oltrepassò le nuvole, e, volteggiando su di me, si posò per qualche istante sulla mie spalle. D'improvviso mi apparve tutto chiaro. Nel suo fulmineo movimento intravidi una curvatura delle ali che in principio non avevo notato. Repentino, afferrai carta e matita e disegnai quella “curvatura”. Si trattava forse di quella piccola differenza che concedeva la giusta posizione di volo. Così, per gioco, disegnai un oggetto curvo, una palla a metà, simile a quella con cui giocavo da fanciullo. La immaginai non più pesante ma leggera, rigonfia d'aria che vi passava attraverso, dopodiché vi aggiunsi alcuni fili a cui aggrappai il mio pensiero. Avrei realizzato quell'affare, e lo avrei sperimentato su di me, tenendomi sospeso a quelle corde; dovevo provare l'ebbrezza del volo a tutti i costi,  magari prendendo una vigorosa rincorsa giù dal Monte del Resegone! Volevo sentirmi uguale ad un falco, per forma, spirito e vocazione. Il movimento dei portelli cui stavo lavorando mi fece venire in mente che movimenti alari non più confusi e ripetuti a caso ma cadenzati da partitura fissa, metodica, precisa, consentivano alle ali di gonfiare le piume prima di spiccare il volo. Intuizioni che mi ripetevo in mente, per riunire tutti i concetti fino ad allora espressi, in un' unica idea, un mosaico divino che prendeva sempre più forma. Desideravo ancor più affinare il mio prospetto, prima di costruire ali di pipistrello, magari realizzate con ferro, legno e cartongesso compresso, ali bellissime, tenute a mezz'aria da corde e carrucole, a più manovelle. Nei giorni seguenti, spinto dalla febbrile e costante ricerca di dare corpo alle mie intenzioni, mi procurai tutto il  materiale necessario per dare vita ai miei “prototipi” volanti... Stavo probabilmente rischiando il tutto per tutto ma non m'importava nulla, amavo le sfide e soprattutto amavo sfidare me stesso.

    Feci calcoli, ragionamenti sulle correnti, sui venti e le loro direzioni, studiai a fondo l'anatomia e la meccanica del corpo di questi misteriosi animali, febbrilmente, instancabilmente. Tuttavia compresi che per poter volare, dovevo vivere come un uccello, pensare come uno di loro, persino sognare allo stesso modo. 

    La mia passione per la falconeria giovò non poco ad appagare la mia curiosità e, nei giorni a venire, seguitai a studiare comportamenti ed abitudini osservando i due begli esemplari di falchi che avevo acquistato, a cui permettevo di volare liberamente nella mia bottega. Rimanevo altrettanto incantato rimirando la piccionaia di fronte alla finestra di casa, un vero spettacolo della natura! Volatili in grado di creare legami durevoli ed appassionati, che comunicavano gioia, protezione ed  amore. Ma ciò che maggiormente mi colpiva era il forte senso della famiglia: nidificavano, mangiavano, si moltiplicavano, tubavano ed avevano nel corpo e nell'anima quella grazia e quel portamento che soltanto il Buon Dio poteva donare. Un giorno, dal davanzale, alle prime luci dell'alba, un usignolo mi entrò in casa, ne vedevo uno per la prima volta e rimasi estasiato ed intenerito nell'ascoltarne il meraviglioso canto. E fu per questo che volli dipingere due ali d'uccello sulla schiena dell'angelo che mi apprestavo a definire, per omaggiare la Vergine Maria, convinto che soltanto chi possieda  ali racchiuda in sé tutta la poesia custodita nel Creato, ed ho ben compreso perché il Buon Dio m' ha fatto uomo e non uccello:  sono capace di dipingere ciò che sento e vedo, costruire ciò che spero e sogno, realizzare anche l'impossibile perché Lui mi ha creato donando abilità alle mie mani e finezza al mio intelletto, talenti con cui posso realizzare tutto ciò che io disegno.

    Rosita Matera,  2019

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    I problemi dell'Italia…

    Non c’è niente di male nell’affermare che noi italiani abbiamo un Paese con più problemi rispetto ad altre nazioni occidentali, nonostante un certo margine di etnocentrismo sia una costante antropologica.Molte di queste problematiche le abbiamo ereditate dai nostri avi e ci angustiano ancora oggi. Non possiamo disconoscere alcuni limiti intrinseci della nostra nazione. Non si può essere olt... Altro...

    Non c’è niente di male nell’affermare che noi italiani abbiamo un Paese con più problemi rispetto ad altre nazioni occidentali, nonostante un certo margine di etnocentrismo sia una costante antropologica.

    Molte di queste problematiche le abbiamo ereditate dai nostri avi e ci angustiano ancora oggi. Non possiamo disconoscere alcuni limiti intrinseci della nostra nazione. Non si può essere oltremodo patriottici o sciovinisti. Bisogna esserne consapevoli.

    D’altronde basta leggere un libro di storia delle scuole superiori. Basta andare un poco indietro nel tempo. Abbiamo raggiunto l’Unità nazionale solo nel 1861, mentre invece la Francia ha fatto la sua rivoluzione nel 1789 e l’America ha ottenuto la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti nel 1776. 

    Nel nostro Paese è stata risolta prima la questione della lingua. Dante, Boccaccio, Petrarca avevano posto le basi in pratica nel Medioevo. Lo stesso Manzoni andò a “risciacquare i panni in Arno”.  I letterati avevano già una lingua. Il resto della popolazione parlava in dialetto.

    La lingua italiana poi diventò popolare con le lezioni televisive del maestro Manzi. Fino ad allora era difficile capirsi per gli italiani quando si ritrovavano insieme a fare il militare oppure quando erano in trincea. Comunque per secoli l’Italia è stata un ammasso di staterelli.

    Si è distinta soltanto per le dominazioni straniere. Con la rivoluzione francese diventava protagonista il terzo stato, ovvero il popolo. In Italia invece i moti del 1820 e del 1830 fallivano anche per la scarsa partecipazione del popolo, che allora era quasi tutto analfabeta e troppo povero per pensare a nobili ideali quando doveva tutti i giorni guadagnarsi il pane.

    Nella penisola non c’era ancora una coscienza nazionale e fu proprio per questo motivo che Mazzini fondò la Giovine Italia. Ma non fu certo con lo slancio di Mazzini ma con la diplomazia di Cavour che avvenne l’unificazione. Non mi piace però una certa retorica sul Risorgimento. Ci furono anche delle macchie: il massacro di Bronte e la repressione del brigantaggio. Inoltre la massoneria ispirò i patrioti.

    Non mi piace comunque neanche il disfattismo. Non bisogna essere monarchici per accettare pacificamente il fatto che Cavour era un abile politico e che i Savoia furono gli unici a mettersi contro il potere asburgico e il potere temporale della Chiesa. Eravamo anche arretrati dal punto di vista economico.

    Si pensi che quando noi eravamo tutti contadini in Inghilterra avveniva la rivoluzione industriale, che naturalmente oltre alle innovazioni tecnologiche (macchine a vapore e telai) e alla ricchezza comportava anche sfruttamento. In Italia invece si iniziò a parlare di industrializzazione solo con Giolitti, anche se soltanto nel Nord. Il resto del Paese era contadino.

    Va ricordato però che la politica di Giolitti aveva le sue luci e le sue ombre. Fu anche definito da Salvemini “ministro della malavita”. La situazione cambiò  con la vittoria della sinistra storica. Inizialmente venne attuato  un programma progressista: meno tasse, soppressione della tassa sul macinato, alcune riforme sul lavoro, istruzione elementare obbligatoria,  allargamento del diritto di voto.

    La sinistra si dimostrò però anche trasformista, reazionaria e avvezza al compromesso quasi come la destra storica. Eppure erano presenti anche diversi ex-garibaldini e diversi ex-mazziniani nella sinistra storica! Sono passati tanti anni. Anche oggi le coalizioni politiche sembrano tanto diverse ma all’atto pratico non sono poi così dissimili quando si tratta di prendere decisioni sulla pelle degli italiani. Alcuni dei problemi dell’Italia attuali derivano dal Risorgimento.

    Il problema delle opere pubbliche, del deficit di bilancio, delle differenze regionali  dovevano essere affrontati adeguatamente già nel Risorgimento. La stessa politica odierna non sembra capace di risolverli. Sono questioni irrisolte che ci trasciniamo dietro da così tanto tempo che sembrano ormai dei rompicapo insolubili.

    Forse fanno parte del DNA della nostra nazione e i politici, neanche quelli più validi, possono porvi rimedio. Forse il problema è un altro.

    Molto probabilmente noi italiani siamo troppo teorici, ideologi, astratti ed idealisti. Molto probabilmente siamo bravi a complicarci la vita quando dovremmo semplificare un poco senza scadere nel semplicismo. Forse non siamo abbastanza pragmatici. Forse non è mai esistita e non esiste ancora in Italia una sufficiente ed adeguata realpolitik.

    Oppure forse aveva ragione Henry Wotton quando scriveva che l’Italia “è un paradiso abitato da diavoli”.

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    LA FORZA DELLA MEMORIA

    Un nuovo racconto a sfondo sociale, una fresca e singolare testimonianza di vita, nata dalla mente, e attraversata dalla penna fluente, sempre attuale e attenta ai problemi del mondo, dell'autrice Teresa Averta. LA FORZA DELLA MEMORIA è il coraggio della testimonianza di chi è sopravvissuto all'orrore dei campi di concentramento nazisti. Un racconto dedicato alla Shoah da leggere, condividere, c... Altro...
    Un nuovo racconto a sfondo sociale, una fresca e singolare testimonianza di vita, nata dalla mente, e attraversata dalla penna fluente, sempre attuale e attenta ai problemi del mondo, dell'autrice Teresa Averta. LA FORZA DELLA MEMORIA è il coraggio della testimonianza di chi è sopravvissuto all'orrore dei campi di concentramento nazisti. Un racconto dedicato alla Shoah da leggere, condividere, compatire, far conoscere, conservare e tramandare a più persone possibile, soprattutto ai giovani delle future generazioni. Un lucido e vivido racconto di un viaggio negli abissi più profondi della crudeltà dell'uomo; un grido lacerante di dolore diventato livido permanente nell’anima di Tonia Nadzieja, docente e studiosa di filantropia storica, protagonista della storia. Un’esperienza dolorosa di una donna sopravvissuta al più grande campo di concentramento messo in piedi dalla macchina di sterminio nazista, dove sono stati uccisi milioni di esseri umani. Lei, testimone coraggiosa e superstite del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, ci lascia un diario di vita, le cui pagine sono ancora bagnate di lacrime e sangue e rivelano compiutamente al mondo, l’orrore del genocidio nazifascista. Che fu uno sterminio incomprensibile alle menti degli esseri umani dotati di un cuore, che ancora oggi, desiderano riscattare la libertà di vivere e far vivere i loro fratelli nello spazio condiviso di uno stesso universo.

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    MEMORIE DI UNA SCRITTRICE

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    [caption class="snax-figure" align="aligncenter" width="662"][/caption]                   

     Dire o non dire:- dipende però, anche dall’accoglienza che la parola incontra...

     

    Eravamo sotto l'occupazione tedesca.

    Ero una maestra e scrittrice ebrea, insegnavo in una scuola del confine Francese.

    In quel periodo di grande persecuzione, gli ebrei erano prima costretti a portare la stella gialla, poi erano allontanati da ogni luogo pubblico, dal loro impiego, dalle scuole.

    Anni oscuri e dolorosi mi avevano tanto segnato quanto quei vagoni riempiti di bambini ebrei alla stazione.

    Ignoravo tutto allora dei metodi di sterminio nazisti. E chi avrebbe potuto immaginarli!

    Ma quegli agnellini strappati alle loro madri superavano già quello che avrei creduto possibile.

    Un sogno che ha finito di dissiparsi per me davanti a quei vagoni carichi di bambini. Amavo tanto i bambini... ero sempre a contatto con quelle "piccole grandi" creature che illuminavano il mondo.

    Tuttavia, ero lontana mille miglia dal pensare che andassero a rifornire le camere a gas e i forni crematori. invece, mio Dio, era tutto vero, era tremendamente vero!

    Nel Lager ho sentito con molta forza il pudore violato, il disprezzo dei nazisti verso uomini, donne e bambini: tutte vittime umiliate. Ed io purtroppo, allora, non ero consapevole.

    Solo, quando anch’io fui prigioniera, incominciai a capire perchè quando fui dietro a quelle sbarre maledette, tutto mi apparve dannatamente vero.

    Da quel luogo non vedevo più il mare, non vedevo la mia famiglia, non vedevo i miei amici, non riuscivo a vedere più i miei alunni né a pensare che fossero maltrattati dai quei mostri disumani.

    Poveri angeli indifesi, poveri piccoli cristi!

    Nell’attesa angosciante, pensavo che una volta arrestata, tempo una settimana sarei morta e tutta la mia vita con l’infinito che io sentivo dentro di me, sarebbe spazzato fuori.

    Non potevo scrivere potevo solamente sognare quanto sarebbe stato bello se solo fossi potuta uscire da quelle sbarre.

    Come un cavallo pazzo, la mia fantasia volava, attraversava muri sporchi e sbarre d’acciaio.

    Il mio pensiero inquieto volava libero in un cielo nero senza luce e senza speranza.

    Mi arrampicavo sulle sbarre con le mani, fino a farle sanguinare oltre l’umano, oltre il limite, oltre la vita dove il silenzio faceva spazio alla morte.  

    Avrei voluto essere una farfalla e volare via, uscire e attraversare quelle sbarre, fuggire da quella maledetta prigione. Da tempo conoscevo ormai la sopraffazione, la vergogna, la brutale umiliazione che ci spogliava della nostra umanità, e con essa anche della nostra femminilità.

    Ero ancora viva ma mi sentivo già morta, sentivo che il tempo si era fermato per me; era il tempo dell’odio, dell’ingiustizia, ma era anche il tempo di Dio.

    In quel tempo noi tutti, compresa me, dovevamo concentrarci nel perdono, nel perdonare chi ci aveva rinchiuso, chi ci aveva torturato, chi ci aveva annientato.

    Quando uscirò da questa prigione, -mi dicevo- il mio unico debito verso Dio sarà solo quello di perdonare il mio fratello, il mio prossimo e farò come vuole il mio Dio, farò come vuole il mio Gesù' con la purezza dell’infanzia e la poesia del cuore.

    Non so se sono uscita dalla prigione. So solo che sono morta e rinata; nascere per caso, nascere donna, nascere povera, nascere ebrea è troppo in una sola vita!

    Oggi, sono solo una povera e piccola scrittrice che ha provato a immedesimarsi in una “grande donna” che ha donato la sua vita per l’umanità.

    Oggi non mi fa più paura il silenzio dei morti perché la Memoria dei giusti ne parla. Mi fa paura invece il silenzio dei vivi, di quelli che purtroppo hanno già dimenticato.

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