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Vera FerroOffline

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  • 'Centomila stagioni di cuore', di Lisa di Giovanni

    "HAIKU- Centomila stagioni di cuore" di Lisa Di Giovanni (Edizioni Jolly Roger) è una raccolta poetica che ci trasporta in un viaggio attraverso le stagioni e l'amore, utilizzando l'antica forma poetica dell'haiku. Con una struttura divisa in cinque sezioni — una per ciascuna delle quattro stagioni e una dedicata all'amore — il libro esplora i cambiamenti ciclici della natura e i momenti... Altro...

    "HAIKU- Centomila stagioni di cuore" di Lisa Di Giovanni (Edizioni Jolly Roger) è una raccolta poetica che ci trasporta in un viaggio attraverso le stagioni e l'amore, utilizzando l'antica forma poetica dell'haiku. Con una struttura divisa in cinque sezioni — una per ciascuna delle quattro stagioni e una dedicata all'amore — il libro esplora i cambiamenti ciclici della natura e i momenti fugaci, ma profondamente intensi, dell'esperienza umana. La scrittura di Lisa Di Giovanni è delicata e contemplativa, evidenziando una raffinata capacità di osservazione affinata dalla sua carriera nel giornalismo. Attraverso i suoi haiku, in soli diciassette sillabe, riesce a catturare l'essenza di paesaggi naturali e sentimenti, offrendo una finestra aperta su mondi ricchi di dettagli. La semplicità dello stile si unisce a un tocco personale e moderno, trasformando ogni componimento in un piccolo capolavoro di chiarezza ed emozione. Le stagioni vengono dipinte con immagini vivide e dettagliate: l'autunno è caratterizzato da foglie dorate, nebbie avvolgenti e crepitii del camino; l'inverno è il silenzio della neve, il gelo e la magia dei cristalli di ghiaccio; la primavera risveglia i sensi con boccioli, piogge tiepide e voli di rondini; l'estate brucia con il sole, il mare e le melodie dei grilli. Queste descrizioni non solo mostrano il cambiamento della natura, ma anche i riflessi emotivi che tali cambiamenti suscitano nel cuore umano.

    La sezione dedicata all'amore approfondisce le sfumature delle emozioni amorose: dalla gioia alla nostalgia, dalla passione al conforto. Attraverso le immagini poetiche, l'amore emerge come un'esperienza multiforme e universale, intessuta con le stagioni della natura e della vita. Di Giovanni dipinge momenti di intimità con grande delicatezza: baci sotto la pioggia, mani intrecciate, vecchie lettere cariche di ricordi che riemergono, testimonianza di un sentimento che, nonostante il tempo, continua. La struttura del libro mira a creare un’esperienza di lettura condivisa: mentre una persona legge i versi, l’altra può concentrarsi sull’immagine correlata, immergendosi nel profondo legame tra parola e arte visiva. La stessa poesia si sviluppa in un ambiente rilassante e multisensoriale, potenziata dall’uso di incenso e tisane, come suggerito nella quarta di copertina.

     

     

     

     

    Sinossi

    L’Haiku è un tipo di espressione poetica breve fiorita in Giappone intorno al 1600 e si compone, nella sua forma canonica, di tre versi suddivisi in diciassette sillabe (che poi sarebbero “more”, ma per semplicità chiamiamole pure sillabe). Beneficiò del suo massimo splendore durante il periodo Edo con i versi del celebre Matsuo Bashō, ed è giunto ai nostri giorni attraverso una serie di contaminazioni che ne hanno fatto una forma di espressione poetica tra le più ricercate. Dallo schema sillabico 7-5-7 siamo approdati a configurazioni più duttili, dettate dalle esigenza comunicative che prevedono la reciprocità di flusso tra parola scritta e lettore, così che la moderna arte dell’Haiku – pur rispettando la filosofia che ne guida da sempre il componimento – si gratifica di un respiro più ampio svincolandosi dai rigidi schemi metrici ai quali la poesia dei Maestri giapponesi era assoggettata. L’interazione che si viene a creare, inoltre, tra parola e immagine, plasma un nuovo approccio interpretativo al componimento, permettendone la godibilità anche come lettura di coppia. Gli Haiku presenti in questo volume, infatti, sono composti da tre versi e un’immagine ciascuno, proprio affinché ci si possa alternare tra la lettura del testo e la contemplazione dell’illustrazione, affinché chi si concentra sulle immagini possa assorbirne il profondo legame con i versi senza dover distogliere occhi, attenzione e anima dalla figura che completa l’Haiku. L’alternanza tra narratore e spettatore, magari vissuta in un ambiente rilassante e impreziosito dall’aroma leggero di un incenso non troppo aggressivo, crea così un rapporto profondo che fonde poetica e immagine generando un vincolo super sensoriale tra i protagonisti di questa esperienza condivisa.

    Biografia

    Lisa Di Giovanni, originaria di Teramo e residente a Roma da oltre vent'anni, è una figura poliedrica nel panorama professionale e culturale italiano. Laureata in psicologia con un master in HR Executive Manager presso la RBS, lavora per una società di telecomunicazioni. Dirige inoltre un ufficio stampa che si occupa di editoria, pubbliche relazioni e organizzazione eventi: PR & Editoria. È consigliere nel direttivo dei Lions Valle Siciliana-Isola del Gran Sasso e portavoce dell'ANAS, dove si occupa di pubbliche relazioni e progetti di inclusione sociale. Come giornalista, dirige il semestrale “La finestra sul Gran Sasso” e la rubrica “Echi di Psiche” per Fix on Magazine. Ha pubblicato diverse opere con Edizioni Jolly Roger e ha co-creato la serie di fumetti “Human's End” con Marco Sciame. Dal 2021, fa parte di un team di eccellenze italiane supportato dalla Confederazione AEPI ed è cofondatrice del marchio 'Sinapsi 180'. Per Edizioni Jolly Roger è anche responsabile della collana “Poesia”.

     

  • “Moti d’inerzia”, di Mariagrazia Spadaro

    “Motid’inerzia”, è il nuovo coinvolgente libro di Mariagrazia Spadaro Norella, pubblicato da Edizioni Libreria Croce di Fabio Croce, in distribuzione da giugno 2024.La forza di “Motid’inerzia” risiede senza dubbio nella costruzione di personaggi autentici. Ognuno di essi, sviluppato con cura e profondità, risuona in armonia con gli altri, intrecciando storie di vita che si richiamano... Altro...

    “Motid’inerzia”, è il nuovo coinvolgente libro di Mariagrazia Spadaro Norella, pubblicato da Edizioni Libreria Croce di Fabio Croce, in distribuzione da giugno 2024.

    La forza di “Motid’inerzia” risiede senza dubbio nella costruzione di personaggi autentici. Ognuno di essi, sviluppato con cura e profondità, risuona in armonia con gli altri, intrecciando storie di vita che si richiamano a vicenda. I personaggi sono infatti sapientemente miscelati, creando un racconto strategico ed emozionante.

    Numerosi sono i temi che l’autrice, attraverso una narrazione coinvolgente e moderna, porta alla luce: dipendenze, figli perduti e ritrovati, solitudini e incapacità di amare, allucinazioni e follia, fino ad arrivare all’abuso sessuale e all’ossessione per le proprie ambizioni. I sogni raccontati da Spadaro Norella svelano il lato oscuro e inedito della loro natura. I protagonisti di “Motid’inerzia” sognano in grande, e proprio i loro sogni li conducono verso un baratro fatto di privazioni, slanci eccessivi e mortificazioni del corpo. Sono storie emozionanti, dove il sogno si dissolve, lasciando spazio alla disillusione.

    L’opera offre profonde riflessioni sulla realizzazione personale e sulla difficile ricerca di un’identità artistica significativa. È un viaggio all’interno dei personaggi, capace di cogliere le loro più intime peculiarità, i loro sogni e i loro peccati. Un testo che, pagina dopo pagina, guida il lettore nelle vite di persone comuni, descritte con un linguaggio fluido e colloquiale.

    Il titolo, “Moti d’inerzia”, è perfetto per rappresentare un mondo in cui l’inerzia e il movimento si mescolano, dove l’alternanza tra andare e tornare diventa l’unica via per vivere appieno. Mina, Paola, Simona, Bartolomeo, Pietro, Mattia, e molti altri personaggi apriranno le porte delle loro esistenze ai lettori più attenti, offrendo un’opera moderna che affronta con profondità numerosi temi di grande rilevanza.

    I protagonisti di “Moti d’inerzia” – attori, pittori, cantanti, circensi – sono prigionieri dei loro stessi sogni artistici. Ognuno, intrappolato nella propria vita, è incapace di trovare il proprio posto nel mondo. Queste storie, tutte pervase da un’amara ironia e ambientate nelle periferie romane, raccontano di dipendenze, figli perduti e ritrovati, solitudini, incapacità di amare, allucinazioni e follia.

    Info biografiche

    Mariagrazia Spadaro Norella è nata a Roma nel 1966. Architetto appassionato, si è dedicata principalmente al recupero di aree degradate nelle città come Roma, Milano e Torino, restituendo questi spazi ai cittadini. Ha partecipato a concorsi internazionali di architettura, focalizzati sullo sviluppo di piazze e periferie, oltre che sulla realizzazione di musei e laboratori artistici in scuole ed edifici industriali dismessi. Attualmente si occupa della ristrutturazione di grandi uffici. Parallelamente alla sua professione, ha iniziato a scrivere: dapprima testi tecnici e di settore, poi racconti, culminati nella raccolta “Moti d’inerzia” negli ultimi quattro anni. Nel 2023, ha seguito il percorso di specializzazione "Narrativa/RomanzoOver 30" presso la Scuola Holden di Alessandro Baricco. Attualmente frequenta un corso di sceneggiatura presso la Scuola Tracce a Roma. Il suo sogno è trasformare uno dei racconti della raccolta in un film.

     

  • "Le donne di Maddalena” di Mormandi

    “Maddalena, che tutti in paese ormai chiamavano La Mammana, aveva fatto nascere quasi tutti i bambini da quando la precedente levatrice era venuta a mancare. Era entrata in tutte le case, conosceva tutti ed era a conoscenza delle storie intime di tutte le donne che si affidavano a lei quasi come a una Santa. Quella sparizione così improvvisa aveva lasciato tutti sgomenti: senza Maddalena le don... Altro...

    “Maddalena, che tutti in paese ormai chiamavano La Mammana, aveva fatto nascere quasi tutti i bambini da quando la precedente levatrice era venuta a mancare. Era entrata in tutte le case, conosceva tutti ed era a conoscenza delle storie intime di tutte le donne che si affidavano a lei quasi come a una Santa. Quella sparizione così improvvisa aveva lasciato tutti sgomenti: senza Maddalena le donne del paese si sentivano di colpo orfane e smarrite.

    A farsi visitare dal medico, le partorienti, non ci pensavano minimamente; non era consuetudine e non lo avrebbero mai fatto se non in situazioni gravissime. L'educazione ricevuta, assieme al pudore e alla vergogna, impartiva di preservare a ogni costo la propria intimità dagli occhi degli uomini. Questo pensiero così intransigente predominava in quasi tutte le donne del paese. Molte volte Maddalena aveva affrontato l’argomento cercando di far capire loro che non si dovevano vergognare, che non era sconveniente se in casi di assoluto bisogno fosse intervenuto il medico.

    Ma per loro era inconcepibile, rifiutavano a priori un simile discorso. Erano ferme sulle loro idee e credenze. Permettere a un uomo, sia pure un medico, di visitarle nelle parti intime era per ognuna di loro una forma di disonore e vergogna.

    Solo la mammana poteva essere d’aiuto per certe questioni e dopo tanti anni si era creato un rapporto di fiducia tra lei e le sue donne, come amava definirle”.

     “Le donne di Maddalena” di Giuseppina Mormandi, è edito da Blitos edizioni in distribuzione da Aprile 2024.

    Maddalena è una donna forte e caparbia, la sua professione da levatrice è più una vocazione celeste che un semplice lavoro. Ispirata prima da sua nonna e poi da sua madre, svolge il ruolo di “Mammana” con amore e passionalità. Ella è al fianco “delle sue donne”, non solo quando è il momento di dare alla luce un figlio, ma diviene anche abile confessore, amica infallibile, custode di segreti indicibili.

    Il romanzo di Giuseppina Mormandi è capace di dare voce alle donne, nelle loro vicende complesse e intricate. In una società fortemente patriarcale, le donne del romanzo di Mormandi sono semplici mezzi per le attività riproduttive. Da qui l’insoddisfazione, la vergogna e il timore di non essere all’altezza, sopraggiungono in un vortice estenuante, che solo Maddalena è capace di dissipare.

    Numerosi gli argomenti che l’autrice racconta con abile maestria: l’abbandono alla culla della vita, l’angoscia di vivere una terza gravidanza senza la gioia di mettere al mondo un erede maschio, la morte sopraggiunta da parto prematuro, la bruttura di un matrimonio forzato e diverso da come ci si aspettava, l’orrore di dover rispettare a tutti i costi i doveri coniugali, fino a giungere alla solitudine di quelle donne che non sanno cosa dar da mangiare ai propri figli, ormai ridotti ad uno squadrone tutt’ ossa.

    Un romanzo intenso e coinvolgente, una fotografia di Pietraia che capitolo dopo capitolo è capace di raccontare le brutture di una società ormai tramontata.

    Un linguaggio semplice e scorrevole, capitoli avvincenti e vivaci. Un libro che si è classificato primo al Premio Letterario Nazionale DI PARI PASSO 2024. Un testo, quello di Giuseppina Mormandi che racconta la storia di donne di paese, che perdono luce e vita lungo il percorso della loro esistenza.

    Nei primi anni del Novecento a Pietraia, un paesino abbarbicato su un costone di roccia, arriva a dorso di mulo una giovane donna: il suo nome è Maddalena.Dopo un’iniziale diffidenza, la nuova Mammana diventa ben presto punto di riferimento indispensabile per tutte le donne del paese.Un giorno Maddalena sparisce inaspettatamente, lasciando tutti gli abitanti in preda allo sgomento e a un profondo senso di abbandono.Maddalena, che tutti in paese ormai chiamavano La Mammana, aveva fatto nascere quasi tutti i bambini da quando la precedente levatrice era venuta a mancare.Era entrata in tutte le case, ed era a conoscenza delle storie intime di tutte le donne che si affidavano a lei quasi come a una Santa.Un romanzo delicato che affronta la questione femminile riportando alla memoria antiche usanze e consuetudini, tipiche della società patriarcale di inizio Novecento, che governavano la vita di tutti nei piccoli paesini rurali d’Italia.Maddalena è l’archetipo della donna moderna, libera di scegliere per sé, noncurante del giudizio altrui, a differenza di tutte le donne che si trova ad aiutare.

     

    Info biografiche

    Giuseppina Mormandi nasce a Roseto Capo Spulico (CS). Rinuncia all’insegnamento per dedicarsi alla famiglia e alle sue molteplici passioni tra cui la poesia, la prosa e la pittura. Scrive poesie dall’età adolescenziale.

    Pubblicazioni: Roseto (raccolta di poesie), ’I timpe ‘i ‘na vote (usi e costumi rosetani), Mario Luzi editore, ‘I dettète èntiche ‘o nne fèlliscene mèje ( proverbi rosetani) Jonia Editrice, Alta e bassa marea (silloge di poesie), Aletti editore, Venere e la luna (silloge di poesie), Aletti editore, Malinconie (silloge di poesie) Aletti editore, Tu oltre l’orizzonte (silloge di poesie), Temperino rosso editore, Rimembranze (silloge di poesie) Temperino rosso editore, L’amore al quadrato (silloge di poesie) Scorpione editrice, Cento rose (poesie su Roseto) Scorpione editrice, Il vento dell’amore, (silloge di poesie) Scorpione editrice, Te tènghe ‘nt’u core Poesie in dialetto rosetano, Jonia Editrice, Pommedi’je e cosecusi’lle Favole, filastrocche, indovinelli e modi di dire in dialetto rosetano, Jonia Editrice, I sogni non finiscono all’alba, (silloge di poesie), Temperino rosso editore, inserita nell’Antologia poetica Scrivendo 2022, nella collana “I poeti del nuovo millennio” Vente du Midì” con le liriche “I reverberi dell’animo”, nella collana “Il paese della poesia”, e nella raccolta “Canti per Alda” (Accademia dei Bronzi), recensita tra gli “Scrittori dell’Alto Ionio cosentino”. Le sue poesie hanno vinto molti premi e prestigiosi riconoscimenti.

  • Vasco ha gli occhi azzurri, di Silvia Mazzocchi

    “Quando avevo cinque anni ogni domenica con i miei genitori andavamo nella casa di famiglia a Montefiridolfi, frazione di poche anime contadine su un cucuzzolo in Chianti. Montefiridolfi era un bucolico paesino campagna vicino alla metropoli di Mercatale Val di Pesa, non ancora balzata nelle prime pagine della cronaca a causa delle vicende del mostro di Firenze. Da Firenze per raggiungere Montef... Altro...

    “Quando avevo cinque anni ogni domenica con i miei genitori andavamo nella casa di famiglia a Montefiridolfi, frazione di poche anime contadine su un cucuzzolo in Chianti. Montefiridolfi era un bucolico paesino campagna vicino alla metropoli di Mercatale Val di Pesa, non ancora balzata nelle prime pagine della cronaca a causa delle vicende del mostro di Firenze. Da Firenze per raggiungere Montefiridolfi servivano una quarantina di minuti di macchina, per me era un viaggio vero. Adoravo andare nella grande casa colonica di famiglia dove c’era la libertà, la Bmx da cross e le ciliegie da rubare sugli alberi. C’erano i miei cugini, i nonni e soprattutto c’era la totale retrocessione di noi bambini allo stato selvaggio. Durante il viaggio da Firenze a Montefiridolfi me ne stavo seduta nei sedili posteriori della Lancia Beta di mio babbo, senza cinture che a quei tempi non usavano proprio, rigorosamente seduta nel centro per guardare la strada, a me la macchina mi ha sempre dato noia. Con i miei genitori ci divertivamo a scegliere le canzoni alla radio. Era prima dei cd, prima di SPOTIFY e nella nostra macchina c’era la radio con la ruzzola per scegliere le stazioni radio. Era bellissimo quando dopo tante attese ti capitava di ascoltare una canzone che ti piaceva, cosa che a me non capitava quasi mai. Avevo appena cinque anni e conoscevo giusto le canzoni dei cartoni animati, Jeeg Robot d’acciaio per eccellenza e come cantanti da grandi mi piaceva un sacco Adriano Celentano, mia mamma era fissata con Azzurro e il Ragazzo della via Gluck. I miei genitori erano più fortunati nel toto-canzoni, a parte le canzoni italiane, da Dalla a Guccini, da Morandi a de Gregori, da Baglioni a Vecchioni - mio zio ci ha frantumato le palle per anni con Samarcanda - amavano anche i Beatles i Rolling Stones come cantava Morandi, altro mito di mia mamma peraltro. Poi un pomeriggio, non saprei dire con esattezza l’anno ma suppongo nei primi anni 80, mentre tornavamo dalla campagna passarono in radio una canzone e mio babbo alzò subito il volume. “Silvia! Ascolta le parole di questa canzone!”

    Mi disse. “Babbo ma questo è quel Vasco Rossi!”

    Lo odio! Ha una voce orrenda e poi lo sai che lui è un drogato?”

     

    Ecco “Vasco ha gli occhi azzurri” di Silvia Mazzocchi edito da Edizioni Il Foglio, in distribuzione da Maggio 2024.

    Era solo una bimba di cinque anni quando suo babbo Giuliano le fece ascoltare “Silvia”. Buffo pensare che lei non voleva proprio saperne di ascoltare “quel Vasco Rossi là”! Suo babbo le ripeteva che doveva ascoltare le parole di quella canzone perché quella “Silvia” era come lei, una bambina che arrivava sempre tardi e stava per diventare grande.

    Silvia cresce ma prima di trovare la fede nel giusto mito attraversa gli anni 80’ accompagnata dalla musica pop di Madonna e dall’amore per John Taylor dei Duran Duran ma è grazie al suo primo fidanzatino che a 13 anni scopre Il Blasco” e lui e la sua musica diventano una droga per lei.

    L’emozionante libro di Silvia Mazzocchi attraverso una fotografia generazionale, ripercorre non solo il successo di un mito come Vasco Rossi, ma permette al lettore di seguirla nella sua straordinaria esperienza da fan: fatica, sudore, la corsa per la transenna in prima fila, la stanchezza, una passione divorante capace di azzerare ogni esigenza fisica.

    Questo, il racconto di un testo che la Mazzocchi regala ai suoi lettori, attraverso una narrazione sincera e diretta. La sua è una ricostruzione altresì epocale, attraverso le mode degli anni 90’ e dei primi anni 2000.

    Una cronologia temporale che la vede protagonista di numerosi concerti sparsi per l’Italia. Un Vasco frizzante e dissacrante, poi pronto a lasciare la vita da rockstar per una vita più ordinaria. Una fascia temporale che vede la stessa autrice perdersi nel vuoto interiore, disciolto solo dall’amore per la scrittura e la musica.

    Un testo che si stringe alla forma diario, e che permette attraverso una narrazione colloquiale, ai lettori di ogni stregua di affezionarsi ad un mito della musica che ancora oggi fa la storia.

    Un racconto sincero, attraverso il quale, l’autrice promette l’identikit di “un suo Vasco”. Un’attesa lunga e faticosa, alla volta del prossimo concerto. Un libro che apre le braccia al tempo, che partendo dagli anni 80’ ripercorre quarant’anni di una passione infinita, che vede Silvia Mazzocchi stretta per sempre al suo Vasco.

    Si può raccontare una passione. Forse No. Perché una passione si vive, si respira, si mastica a grandi morsi e raccontarla è difficile. Eppure in questo libro l’autrice con una dose infinita di incoscienza e follia ci ha voluto provare. Silvia Mazzocchi vuole portarvi dentro la sua passione, forse illogica e insana, ma quale passione degna di questo nome non lo è? Cosa serve quindi per leggere questo libro? Serve il cuore, solo quello. Lasciate ogni buon senso o voi che entrate e lanciatevi, rigorosamente senza paracadute, dentro questa storia. Questa è la domanda che ci pone l’autrice: "Ma voi, l’avete mai seguito un cantante per quarant’anni? Avete mai provato una passione vera, carnale e illogica per lui? Tanto grande da scriverci un libro? Io sì."

     

    Info biografiche:

    Silvia Mazzocchi classe 1975. Irvi75 nel mondo dei social network.

    Professione: Ha un contratto a tempo indeterminato con l’ansia, ma mira a far carriera nel mondo della calma.  Sport praticati: è medaglia d’oro olimpica nel lancio della polemica e argento nel triplo salto carpiato della crisi di nervi.  Lingue parlate: il sarcasmo. Studia da anni la diplomazia, ma non riesco proprio a farmela piacere.

    Dipendenze: burro di arachidi e gorgonzola.  Come combatte i momenti di crisi: aggiunge al carrello. Pregi: Parla troppo, scrive troppo, beve troppo, fuma troppo e dice un sacco di parolacce, ma ho anche dei difetti.  Sogno nel cassetto: il folletto, ma per ora ha investito in altri beni di lusso come la psicoterapia.  Religione: è atea ma dal lontano 1988 prega il suo Dio.  Il sui Dio si chiama Vasco. Vasco Rossi. 

  • "Le lettere a Nora” di James Joyce

    La relazione tra James Joyce e Nora Barnacle iniziò il 16 giugno del 1904, giorno del loro primo appuntamento: una data che oggi coincide con il "Bloomsday", la festività istituita in onore dell'autore irlandese. L'appassionato legame con Nora, destinata a diventare amante, musa e moglie, fu fonte di ispirazione per innumerevoli dettagli descritti nelle opere dello scrittore dublinese. In questo... Altro...

    La relazione tra James Joyce e Nora Barnacle iniziò il 16 giugno del 1904, giorno del loro primo appuntamento: una data che oggi coincide con il "Bloomsday", la festività istituita in onore dell'autore irlandese. L'appassionato legame con Nora, destinata a diventare amante, musa e moglie, fu fonte di ispirazione per innumerevoli dettagli descritti nelle opere dello scrittore dublinese. In questo volume viene riportata una selezione della loro corrispondenza; attraverso le missive è possibile ripercorrere alcune tappe di un rapporto intenso e senza tabù. Piccole e grandi gelosie, frammenti di vita condivisa, nostalgie e attese; e l'amore, naturalmente, declinato nelle prospettive che oscillano tra la dimensione eterea e l'erotismo spinto.

    [Fine luglio 1904]

    60 Shelbourne Road, Dublino

     

    Mia particolarmente imbronciata Nora, ti avevo detto che ti avrei scritto. Ora scrivimi tu e dimmi che diavolo avevi l’altra sera. Sono sicuro che qualcosa non andava. Mi sembrava tu fossi dispiaciuta per qualcosa che non era accaduta – che sarebbe cosa molto da te. Ho cercato di consolare la mia mano da allora ma senza riuscirci. Dove sarai sabato sera, domenica sera, lunedì sera, dato che non potrò vederti? Adesso, adieu, carissima. Ti bacio quella fossetta miracolosa sul collo, il Tuo Cristiano Fratello di Lussuria.

    J.A.J.

    Quando tornerai di nuovo lascia i bronci a casa – pure i corsetti

    Ecco “Le lettere a Nora” di James Joyce, libro a cura di Andrea Carloni, edito da Alter Ego Edizioni, in distribuzione da Maggio 2024.

    È lo scambio epistolare l’espediente che Andrea Carloni utilizza nella sua realizzazione del testo. Il libro curato e tradotto da quest’ultimo, presenta una serie di lettere scambiate tra Joyce e Nora Barnacle, il cui appuntamento tenutosi il 16 Giugno, ispirerà alcuni eventi dell’opera Ulisse. Un testo moderno e contemporaneo, capace di accompagnare il lettore nella ricostruzione veritiera di personaggi ed eventi. Nora non è l’angelo del focolare, ma una donna voluttuosa, famelica, ribelle ed emancipata. Ella intrattiene con Joyce un rapporto, considerato per l’epoca dei fatti, infruttuoso e scandaloso. Una relazione che si concretizzerà ben dopo gli atti fisici in un matrimonio. Un rapporto viscerale, diretto, dove Joyce vede la sua musa “in posizioni grottesche, virginali, languide” e in cui ordina “concediti a me”. Una visione della vita ben precisa, quella presentata da Joyce e che Carloni cura con estrema efficacia. Una vita che svia da tabù e costrutti, gettandosi nell’esistenza libera, dove navigare a vele scoperte è la regola principale.

    Un libro, quello curato da Carloni, capace di presentare le opere principali dello scrittore dublinese, e al tempo stesso ricostruire porzioni di tempo essenziali nella conoscenza di un autore senza tempo. 

    Sesso, debiti, malattie, scandali, delusioni, amore: un semplice e contorto distillato di vita, che a poco a poco mostra le sue parti nascoste, mostrando uno spettacolo contemporaneo e crudo, seguendo la scia di uno degli artisti di Dublino più famosi al mondo.

    La relazione tra James Joyce e Nora Barnacle iniziò il 16 giugno del 1904, giorno del loro primo appuntamento: una data che oggi coincide con il "Bloomsday", la festività istituita in onore dell'autore irlandese. L'appassionato legame con Nora, destinata a diventare amante, musa e moglie, fu fonte di ispirazione per innumerevoli dettagli descritti nelle opere dello scrittore dublinese. In questo volume viene riportata una selezione della loro corrispondenza; attraverso le missive è possibile ripercorrere alcune tappe di un rapporto intenso e senza tabù. Piccole e grandi gelosie, frammenti di vita condivisa, nostalgie e attese; e l'amore, naturalmente, declinato nelle prospettive che oscillano tra la dimensione eterea e l'erotismo spinto.

     

    Info biografiche

    BIO AUTORE (James Joyce)

    James Joyce è certamente uno dei più grandi autori del XX secolo e le sue opere sono tra le pietre fondanti della moderna letteratura. Nonostante ciò, il suo genio non venne subito riconosciuto. Scelse sin dalla gioventù una vita di esilio, caratterizzata da ristrettezze economiche e una costante tendenza alla precarietà. La sua frequentazione fuori dal matrimonio con Nora Barnacle fu per i tempi scandalosa e gli atteggiamenti che ebbe nei confronti della sessualità, della politica e del cattolicesimo risultarono sempre molto complessi e controversi. Scrittore cosmopolita, mantenne però un fortissimo legame territoriale con Dublino, sua città natale, in cui ambientò quasi tutti i suoi scritti, fra i quali la raccolta di racconti Dubliners e Ulysses, romanzo fondamentale nella svolta modernista della storia letteraria del Novecento.

    BIO CURATORE/TRADUTTORE (Andrea Carloni)

    Andrea Carloni è nato nel 1977 a Roma, dove attualmente vive. Ha pubblicato la raccolta di racconti Chi mai in qualche dove (Caravaggio, 2019), il romanzo Lissy è stata qui (Leonida, 2022), la traduzione di Musica da camera di James Joyce con postfazione di Enrico Terrinoni (Castelvecchi, 2022) e i componimenti sperimentali FemminiciDio e altri stupri (Amazon, 2024). Conduce su YouTube e Spotify il canale/podcast “Ritratto Di Ulisse” con approfondimenti e interviste a esperti di Joyce. Si occupa di poesia e traduzione come redattore in "Laboratori Poesia" (Samuele Editore) e pubblica articoli, interviste, traduzioni, poesie su lit-blog come Nazione Indiana, Atelier Poesia, Limina, Poetarum Silva, Clandestino, Equi-Libri Precari e Fogli Bianchi.

     

  • "Hi chiuso con te" di Emanuela Esposito Amato

    “Ho chiuso con te” edito Guida porta la firma della scrittrice Emanuela Esposito Amato. Narrato attraverso tre punti di vista che si alternano, ovvero quello di Lola, quello di Alessandro, quello della voce narrante del tempo di Caivano che s’intromette a raccontare il passato delle gemelle, il libro ha per protagoniste Lola, che non ha memoria della tragedia familiare, e Nina che invece ne ... Altro...

    “Ho chiuso con te” edito Guida porta la firma della scrittrice Emanuela Esposito Amato. Narrato attraverso tre punti di vista che si alternano, ovvero quello di Lola, quello di Alessandro, quello della voce narrante del tempo di Caivano che s’intromette a raccontare il passato delle gemelle, il libro ha per protagoniste Lola, che non ha memoria della tragedia familiare, e Nina che invece ne ha, e forse è questo il motivo che l’ha spinta a diventare la donna che è adesso.

    Un romanzo che va a esplorare e ad affrontare i temi legati all’ambiente familiare e la ricerca della propria identità. Un libro che attrae e incuriosisce i lettori sin dalle prime pagine, un romanzo che va ad avvicinarsi anche al mondo del thriller e del giallo grazie alla tensione e al pathos che trasmette. L’ambientazione è quella di Caivano, una zona di Napoli vittima di degrado e di abbandono. Le protagoniste sono Lola e Nina, due gemelle che a causa di un evento traumatico si vedranno costrette a dividersi. 

    Lola andrà a Parigi perché vuole diventare importante nel mondo della moda, mentre Nina decide di restare qui a Napoli e di dedicarsi all’arte. La vita di Nina verrà stravolta da un incontro. Cosa succederà a entrambe? Un romanzo introspettivo che va a scavare non soltanto nella vita delle protagoniste ma anche in quella degli stessi lettori. Il passato e il presente vanno a intrecciarsi in questa lettura creando curiosità nel lettore e soprattutto spingerà a chiedergli sempre: “Cos’è che ora accadrà”? Uno stile fluido, coinvolgente che viene caratterizzato da un ritmo veloce e soprattutto carico di tensione e adrenalina, quel tocco in più che servirà proprio per affrontare il rush finale della lettura e restare coinvolti e colpiti dal finale. Non soltanto quindi il racconto della vita delle due protagoniste, di Napoli, la figura di Alessandro e la tematica del narcisismo, presente all’interno del romanzo anche segreti legati alla sfera della famiglia.

    “Quando ci hai chiamati a raccolta, con quella voce impostata di chi ha qualcosa di fondamentale da dire, ho pensato al peggio. E non sbagliavo. Gli zii sono andati in estasi. Complimenti, promesse di sostegno, strette orgogliose”.

    Ho chiuso con te, è un romanzo dalla struttura narrativa ben articolata che richiama alla mente L’amica geniale di Elena Ferrante, le sue due protagoniste, ma qui non c’è nessun mistero legato all’identità dell’autrice.

     

     

     

     

  • “Ho chiuso con te” di Emanuela Esposito

    “Ho chiuso con te” edito da Guida porta la firma della scrittrice Emanuela Esposito Amato. Un romanzo coinvolgente che va a esplorare e ad affrontare i temi legati all’ambiente familiare e la ricerca della propria identità. Un libro che attrae e incuriosisce i lettori sin dalle prime pagine, un romanzo che va ad avvicinarsi anche al mondo del thriller e del giallo grazie alla tensione e al ... Altro...

    “Ho chiuso con te” edito da Guida porta la firma della scrittrice Emanuela Esposito Amato. Un romanzo coinvolgente che va a esplorare e ad affrontare i temi legati all’ambiente familiare e la ricerca della propria identità. Un libro che attrae e incuriosisce i lettori sin dalle prime pagine, un romanzo che va ad avvicinarsi anche al mondo del thriller e del giallo grazie alla tensione e al pathos che trasmette. 

    L’ambientazione è quella di Caivano, una zona di Napoli vittima di degrado e di abbandono. Le protagoniste sono Lola e Nina, due gemelle che a causa di un evento traumatico si vedranno costrette a dividersi. Lola andrà a Parigi perché vuole diventare importante nel mondo della moda, mentre Nina decide di restare qui a Napoli e di dedicarsi all’arte. La vita di Nina verrà stravolta da un incontro. Cosa succederà a entrambe? Un romanzo introspettivo che va a scavare non soltanto nella vita delle protagoniste ma anche in quella degli stessi lettori. Il passato e il presente vanno a intrecciarsi in questa lettura creando curiosità nel lettore e soprattutto spingerà a chiedergli sempre: “Cos’è che ora accadrà”? 

    Uno stile fluido, coinvolgente che viene caratterizzato da un ritmo veloce e soprattutto carico di tensione e adrenalina, quel tocco in più che servirà proprio per affrontare il rush finale della lettura e restare coinvolti e colpiti dal finale. Non soltanto quindi il racconto della vita delle due protagoniste, di Napoli, la figura di Alessandro e la tematica del narcisismo, presente all’interno del romanzo anche segreti legati alla sfera della famiglia.

    “Quando ci hai chiamati a raccolta, con quella voce impostata di chi ha qualcosa di fondamentale da dire, ho pensato al peggio. E non sbagliavo. Gli zii sono andati in estasi. Complimenti, promesse di sostegno, strette orgogliose”.

     

  • “Un’altra notte ancora”, di Domenico Cornacchia

     “Un’altra notte ancora, Kilimangiaro Marangu Route” è l’ultimo libro di Domenico Cornacchia, edito da Edizioni Efesto, in distribuzione da Novembre 2023.Il testo di Cornacchia nasce in seguito ad un viaggio in Tanzania. L’esperienza è così indimenticabile da suscitare nell’autore il desiderio di condividere le proprie emozioni. La Tanzania viene presentata nella sua ricchezza ... Altro...

     “Un’altra notte ancora, Kilimangiaro Marangu Route” è l’ultimo libro di Domenico Cornacchia, edito da Edizioni Efesto, in distribuzione da Novembre 2023.

    Il testo di Cornacchia nasce in seguito ad un viaggio in Tanzania. L’esperienza è così indimenticabile da suscitare nell’autore il desiderio di condividere le proprie emozioni. La Tanzania viene presentata nella sua ricchezza dei colori, nella gioia della sua gente che vive con l’essenziale, nella forza delle donne, instancabili lavoratrici, nelle immense distese di mais e riso. Elementi questi, che accompagnano il lettore in un viaggio emozionante, che parte dalla Tanzania cittadina per arrivare, rifugio dopo rifugio, fino alla vetta più alta del Kilimangiaro.

    L’autore, in compagnia di un gruppo di amici, e della mano forte degli accompagnatori professionali, compirà un viaggio emozionante dove fatica, freddo, caldo, e dubbi, si mescolano insieme in un mix esplosivo dedicato ai suoi lettori. Non mancheranno consigli pratici per un eventuale partenza nel medesimo luogo. Attrezzatura da usare, periodo dell’anno da preferire, l’abbigliamento giusto, i costi cui si va incontro. Questi “ingredienti tecnici” rendono il libro di Cornacchia un manuale, una guida per appassionati. Il testo corredato di scatti, accompagnerà quindi il lettore in un posto lontanissimo, dove le usanze, la lingua Swahili e i profumi del cibo presenteranno un posto lontanissimo capace di rapire il cuore.

    Il Kilimangiaro è la montagna singola più alta del mondo, il monte più alto del continente africano ed è una delle “Seven Summits”, ovvero le sette vette più alte di ciascun continente della Terra. Il libro di Cornacchia si propone di narrare una storia, conferendo, al contempo, indicazioni ben precise su di un itinerario: quello che, in Tanzania, conduce alla cima del Kilimangiaro, attraversando una delle tante vie possibili da percorrere per raggiungere la vetta, la Marangu Route. Raggiungere la vetta del Kilimangiaro, con i suoi 5895 m, è un’impresa assolutamente non impossibile, ma non per tutti. Anche le persone meno esperte possono raggiungere la vetta, con determinazione, allenamento e tanta forza di volontà. Per questo, pur essendo una guida finalizzata a dare consigli utili su percorso, attrezzatura e logistica per tutti coloro che vogliano cimentarsi nella salita del Kilimangiaro, il presente volume racconta una storia tutta personale, senza la consueta freddezza dei manuali per viaggiatori, regalando al lettore, con semplicità, la vicenda di un’anima trovatasi al cospetto dell’immensità, registrando visioni, emozioni, sensazioni, colori, sapori, odori.

     

     

    Info biografiche Domenico Cornacchia è nato ad Ascoli Piceno nel 1990, vive a Santa Rufina nel comune di Valle Castellana, al confine tra l’Abruzzo e le Marche. L’attitudine alla natura l’ha portato ad effettuare studi agrari sia alle scuole superiori che all’Università, laureandosi alla facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Teramo.

    Ha trascorso tutta la sua vita a stretto contatto con la natura e con gli animali, di cui ne è stato sempre un amante.

    La sua più grande passione è viaggiare, per scoprire e scoprirsi. Questa passione l’ha portato a visitare posti meravigliosi in giro per il mondo, a confrontarsi con profumi e situazioni diverse, a vivere esperienze indimenticabili che hanno influenzato anche la sua scrittura.

     

  • Il fiore di Farahnaz di Yaprak Oz

    “Il fiore di Farahnaz” è in distribuzione da novembre 2023, edito da Edizioni le Assassine nella collana “Oltreconfine”, tradotto da Nicola Verderame.Siamo negli anni Settanta e la Turchia è scossa da profonde difficoltà economiche e sociali, tuttavia a Kilic, zona residenziale, dove vivono ingegneri e medici in servizio nel complesso minerario adiacente alla città di Zonguldak sulla c... Altro...

    “Il fiore di Farahnaz” è in distribuzione da novembre 2023, edito da Edizioni le Assassine nella collana “Oltreconfine”, tradotto da Nicola Verderame.

    Siamo negli anni Settanta e la Turchia è scossa da profonde difficoltà economiche e sociali, tuttavia a Kilic, zona residenziale, dove vivono ingegneri e medici in servizio nel complesso minerario adiacente alla città di Zonguldak sulla costa del Mar Nero, la vita scorre tranquilla e spensierata, tra serate al cinema, partite a canasta, balli e cene. La piccola comunità di funzionari è infatti molto unita e i rapporti di vicinato sono improntati alla massima solidarietà fino a quando la moglie del direttore degli impianti minerari non viene trovata morta. L’omicidio della giovane donna viene attribuito al pazzo del paese, tuttavia Yildiz, moglie di uno degli ingegneri, divoratrice di gialli e sarta per passione, non si accontenta di questa soluzione di comodo. Da acuta osservatrice, accumula indizi che la portano a conclusioni ben diverse. Ma la protagonista del romanzo avvince anche per il suo modo di essere: grazie a lei hanno voce tutte le donne del quartiere; ognuna di loro racconta i propri sentimenti ed emozioni: l’angoscia di un figlio che non arriva, la gioia di uno che sta arrivando, la tristezza di una madre che accompagna sua figlia non vedente nel verde dei boschi, fino alla rabbia di una donna che si è sempre sentita non voluta. “Voci di donne” diverse, che nel profondo si ricollegano a una voglia incessante di essere buone madri, ma anche di essere ancora figlie.

    Un giallo appassionante, capace non solo di raccontare il vero volto del male, ma di indagarne da vicino le profonde motivazioni di chi sceglie di macchiarsi di sangue per giungere alle vette più alte. Un testo premiato nel 2019, come miglior romanzo giallo dell’anno, in grado di offrire una fotografia precisa di una cittadina turca prima del colpo di Stato del 1980.

    “Qualcuno si ricorda questa mantella?” dissi con un dolce sorriso.

    “Sì”, mormorò triste Betty. “È la mantella di Figen”.

    “Diciamo di sì, ma mia cara Betty non è proprio quella di Figen, bensì una copia. Quella originale la indossava quando è morta. In suo ricordo ho cercato di rifarla, perché per me ha un significato particolare. Mi sono sforzata di riprodurla in maniera esatta, solo che quella di Figen era di stoffa a spina di pesce grigia, questa è di tweed grigio perché non ho trovato un tessuto identico.” Mi tolsi la mantella e la sistemai con cura su una sedia. Poi guardai con un sorriso Ziya, Selçuk, Zafer, Betty e Gül, che non sembravano aver capito come mai avessi cucito una mantella identica a quella di Figen e gliela stessi mostrando “. “Ora vi racconterò una storia che riguarda la nostra amica. Vi chiedo di ascoltarmi molto attentamente. Sono certa che alla fine potrete far sentire almeno un po’ di serenità alla povera anima di Figen, che ha detto addio alla vita in una maniera orribile. Sono convinta che dobbiamo farlo in quanto suoi amici, le persone più vicine a lei. Allora cominciamo.”

    Info biografiche

    YAPRAK ÖZ è nata nel 1973. Ha frequentato il Collegio TED di Zonguldak Koleji e la facoltà di Cultura e Letteratura Americana presso l’Università di Istanbul. Ha pubblicato poesie, racconti e saggi su numerose riviste e antologie in Turchia e all’estero. Le sue poesie sono state tradotte in numerose lingue, tra cui inglese, greco e svedese. Fa parte dell’Unione degli Scrittori di Poliziesco di Turchia e del PEN International. Ha pubblicato cinque raccolte di poesia e otto romanzi, quattro dei quali hanno per protagonista Yıldız Alatan.

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