Due parole soltanto su darwinismo sociale e biopolitica…
Il fatto che in ospedale i pazienti con più di 80 anni col Covid non vengano più intubati ma lasciati al loro destino è la dimostrazione scientifica del darwinismo sociale in atto nei paesi occidentali. In fondo più anziani morti significano meno pensioni e meno pensioni significano meno debito pubblico. Boris Johnson e Bolsonaro con le loro dichiarazioni di intenti e i loro comportamenti conseguenti hanno dato prova che il darwinismo sociale grazie al Covid ha fatto più morti del razzismo. Certo non ci sono statistiche a riguardo. In tempi passati il razzismo ha scatenato schiavitù e colonialismo. Ma in questi ultimi due anni quante centinaia di migliaia di anziani sono morti di Covid a causa delle politiche scellerate di alcuni capi di Stato!?? Sono stati lasciati morire solo i più anziani. Non erano più produttivi. Era troppo costoso curarli bene. Le spese erano troppo onerose. Questi anziani col Covid per lo Stato erano solo un costo sociale. Il darwinismo sociale in questi ultimi tempi ha avuto nettamente la meglio sulla biopolitica di Foucault, secondo cui ogni Stato moderno cerca di far vivere più a lungo possibile ogni suo cittadino. Per Foucault per ogni Stato era un dovere far vivere a lungo ogni cittadino e per ogni cittadino era un diritto/dovere campare più a lungo possibile. Anche la biopolitica può avere i suoi limiti e le sue pecche perché i cittadini in base a essa dovrebbero essere redarguiti o addirittura puniti per uno stile di vita non corretto, Qualcuno ha pensato di far pagare i costi di ospedalizzazione a ogni non vaccinato, ma così facendo si creerebbe un pericolosissimo precedente: allora si dovrebbe far pagare il fio a ogni guidatore che aveva torto in un incidente, ogni fumatore, ogni alcolizzato, ogni drogato, ogni obeso e così via (la lista dei comportamenti a rischio potrebbe essere infinita). Un difetto della biopolitica è che deve essere rispettata ogni volontà, anche quella di autodistruggersi. Io non penso che il darwinismo sociale abbia vinto definitivamente sulla biopolitica. È stato solo un predominio in questo breve lasso di tempo. I finanziamenti spingono la ricerca scientifica verso un prolungamento della vita. Ci sono i fondi pensioni e c'è tutto un business sugli anziani e la loro cura. Molti giovani campano grazie alle pensioni dei genitori. Le ricadute positive su un prolungamento della vita sono molte. Ma ci sono anche giovani che pensano che tra qualche decennio non avranno la pensione. Darwinismo sociale e biopolitica insomma sono due forze contrapposte. C'è una lotta incessante da tempo. Da un lato tutti i cittadini dovrebbero essere uguali per la medicina senza distinzioni, neanche di età. Dall'altro gli anziani la loro vita l'hanno vissuta, i giovani sono il futuro della nazione e quindi largo ai giovani! In parole molto povere così si potrebbero riassumere questi due concetti inversi e opposti. Quando tutto va bene la biopolitica ha la meglio, ma il darwinismo sociale viene sempre ripescato e applicato per le emergenze, per le situazioni limite. Però di fronte alla sovrappopolazione, una delle possibili cause dell'Apocalissi, il darwinismo sociale potrebbe avere definitivamente la meglio. Una volta ho visto un film comico e allo stesso tempo di fantasia, in cui veniva rappresentata una distopia in chiave demenziale: i cretini facevano sempre più figli e i più intelligenti non li facevano. L'umanità perciò degenerava e veniva mandato un uomo medio nel futuro grazie alla macchina del tempo a cercare di salvarla. Il film si intitolava Idiocrazy, il modo con cui veniva valutata la stupidità o meno era il q.i, che è una misurazione grossolana e perfettibile dell'intelligenza umana, ma il titolo del film era tutto un programma e la visione fu divertente. Il film mi risultò agrodolce, mi fece un poco riflettere. La realtà è che ogni governo è in sospeso tra darwinismo e biopolitica. La verità è un'altra: in queste righe ho estremizzato, pensato in modo un poco binario, ho filosofeggiato alla buona perché darwinismo sociale e biopolitica sono un intreccio indissolubile e inestricabile. Però un fondo di verità c'era in questa dicotomia, in questa distinzione grossolana. Originariamente comunque la biopolitica tramite riproduzione, cura, igiene, profilassi tende a conservare il genere umano, ma questa sovranità dello Stato sul cittadino presenta sempre anche un risvolto tanatopolitico.