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    CARA VITA

    Cara vita, oggi sono qui, nel mio angolo di cielo, dove posso ancora aprire le mie ali stanche; si è vero, lo so, le ho consumate queste ali volando in territori difficili, affascinanti, vibranti. In alcuni momenti ho percorso le strade tortuose dell'esperienza umana, senza mai respirare, ma buttando il cuore sempre oltre le apparenze, oltre la “normalità”, in nome di quel senso di verità e... Altro...

    Cara vita, oggi sono qui, nel mio angolo di cielo, dove posso ancora aprire le mie ali stanche; si è vero, lo so, le ho consumate queste ali volando in territori difficili, affascinanti, vibranti. In alcuni momenti ho percorso le strade tortuose dell'esperienza umana, senza mai respirare, ma buttando il cuore sempre oltre le apparenze, oltre la “normalità”, in nome di quel senso di verità e giustizia che mi hanno trasmesso i miei genitori. 

    Sono caduta molte volte, come un soldato in battaglia che non si lecca le ferite, ma le conserva come distintivi di vita vissuta.  Ho conosciuto il dolore forte non solo quello fisico ma anche quello dell’anima, sono scesa come Dio agli inferi e in quel profondo abisso, ho ritrovato la luce. Ho amato e sono stata molto amata. Sempre accompagnata da quell’inquietudine che tende uno sguardo oltre le apparenze e che ricerca nei pertugi della sofferenza, la voce stanca di quel mondo degli “invisibili”, e non mi sono intimidita dalle forme disegnate dalla caducità delle nostre esistenze, ma ho alzato la voce contro l’odio e la guerra. Non riesco a girarmi davanti alle ingiustizie, e non riesco a fare grandi mediazioni. 

    Ho saputo, però, lavorare con sacrificio e pazienza e ho trovato rari rifugi, dove poter sostare e osservare; molto spesso per curare insolite ferite e scoprire nuove vitalità. Un atteggiamento caratteriale che mi porta a stare al fianco degli ultimi con assoluta semplicità e istintività. Impossibile fare sodalizi con l’indifferenza, anche quando le necessità richiedono tempo solo per noi stessi. Questa esigenza etica che sento così forte, è il frutto del lavoro testimoniale della mia famiglia. Una grande fortuna, penso, è stata il non aver perso la visione di nessuno di questi rifugi dove conserviamo beni e valori preziosi che vivono sulla linea dell’idealità e di una profonda spiritualità. Rappresenta, per me un autentico toccasana quando le difficoltà della vita hanno riempito le notti buie abitate da fantasmi impudenti. 

    Certo, in questo cammino, si guarda avanti, senza però, dare per scontato nulla. Spesso mi faccio trascinare dal cuore, dalle sensazioni, dalla voglia di vita, dalle passioni; a volte, però, lascio al silenzio e allo sguardo, le ali per girovagare, perché entrambi hanno le loro grammatiche, i loro segreti e le loro rivelazioni. Ma ritrovo sempre la vita con le sue narrazioni disegnate con una bellezza a volte bizzarra ma sempre entusiasmante, e si ritrova a volte uno squarcio di vita anche nei ricordi più tristi, in pezzi di dolore non digeriti ma sapientemente conservati per sentirci ancora vivi. 

    E allora caro angelo che sei lassù... ti ho scritto davanti alla vita perché tu capisca che ancora la sento e mi ascolto; mi ascolto nel cuore, dove ti cerco, e ti trovo ancora nell’aria e nelle stelle, nei segreti della mia anima e fra la gente. Ho cercato, tra i ricordi più belli, questa foto vecchia e ingiallita, fotogramma non di una vita finita ma di un felice pezzo di storia. Non importa con quali abiti e con quali colori ti porgevo un fiore ma pensavo a te, al profumo della vita che mi hai lasciato addosso. In quel fiore c’era impresso il segno dell'Amore che hai seminato nella nostra esistenza donata alla terra, e se cerchi di guardare o spiare nel cuore per vedere, ancora ci sono intatti i segni delle carezze donate, delle sofferenze e della vita germogliata, ancora ci sono i segni delle tue amorevoli braccia.

    -Poche parole per la conquista del bene, la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono, anche dopo la nostra morte- erano queste le tue parole nella quiete del tempo. Se frughiamo tra le ferite con l’amore nelle mani, le cicatrici son tante, e la lotta è stata dura e lo è ancora ma hai vinto tu, hai donato fino all’ultima goccia del tuo sangue per un martirio di salvezza. 

    E ora così, sommessamente, in punta di piedi, "togliendomi i calzari", mi son permessa di bussare alla tua porta; forse per un bisogno del cuore, per dirti che posso camminare ancora nuda nella tua anima; per scoprire la bellezza della luce, sì, di quel raggio di sole che mi lasciasti e che non va più via, ma è nascosto fra le righe della mia poesia. 

    Ti scrivo ogni giorno... ti scrivo perché la vita va vissuta e scritta per non dimenticare i momenti, la meraviglia, il dolore e la gioia di sapere che nulla è per sempre, e che solo un ricordo, una lettera mai scritta, un verso accorato può accompagnarci nella solitudine e aprire la porta all’anima verso orizzonti senza fine. 

    Cara vita Grazie per avermi donato un respiro in più che difficilmente restituirò al cielo.

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    Gli amanti infelici

    Era l’alba di un giorno nuovo e il tempo insieme trascorse in una dimensione di beatitudine sensuale.Si alzarono felici, fecero colazione di buon’ora in terrazza e poi esplorarono le cittadine e le spiagge sulla vasta costa della Catalogna, facendo un breve tour intorno all’esclusiva Spiaggia di Mundaka dei Paesi Baschi: una delle più rinomate della Spagna.Tuttavia, il posto preferito di Pa... Altro...

    Era l’alba di un giorno nuovo e il tempo insieme trascorse in una dimensione di beatitudine sensuale.

    Si alzarono felici, fecero colazione di buon’ora in terrazza e poi esplorarono le cittadine e le spiagge sulla vasta costa della Catalogna, facendo un breve tour intorno all’esclusiva Spiaggia di Mundaka dei Paesi Baschi: una delle più rinomate della Spagna.

    Tuttavia, il posto preferito di Paula era la spiaggetta privata sottostante alla villa di proprietà di Robert. «È incredibile che tu l’abbia a disposizione tutta per te.» Si fermò a raccogliere conchiglie e aggrottò le sopracciglia nel sentire vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni di Robert. «Non rispondi, ti sta squillando il cell, se non sbaglio?»

    «No. Nulla di importante!» L’abbracciò forte, la cinse alla vita e l’attirò a sé. «Sono con te e voglio rimanere solo con te.» Sentirsi desiderata da un uomo come lui era inebriante ed emozionante. Era di un fascino senza confini.

    «Sei fortunato a essere il capo. Nessuno può licenziarti. Che cosa fai, in ogni caso?»

    «Progetto software per il computer, un lavoro abbastanza interessante.»

    Paula fece una smorfia. «Devi essere molto intelligente e sveglio. I computer mi detestano; io non ho pazienza.»

    Lui sorrise e la strinse di più. «I computer non hanno sentimenti, Paula, sono semplicemente macchine a cui ci siamo affezionati perché ci facilitano parecchio il lavoro.»

    «È qui che sbagli. Sono apparentemente “fighi”, abili ma molto vendicativi. Ti danno tanto ma poi aspettano finché non stai facendo qualcosa d’importantissimo, lo inghiottono e non te lo fanno vedere mai più.»

    «È sempre possibile trovare i file che hai perso. I pc sono anche calcolatori e anche se qualche volta danno i numeri, non perdono la memoria».

    «Non per me» obiettò lei, cupa. «Sono una schiappa in queste cose. Non imparerei mai a dovere»

    Lui le infilò le mani tra i capelli e le si avvicinò alla bocca rubandole un bacio ardente.

    «Però hai ricordato i nomi di tutte le persone che abbiamo conosciuto in questi giorni e le hai affascinate tutte, nessuna esclusa» le fece notare poi. «Il mio personale ti adora e il mio direttore finanziario voleva sposarti dopo avere parlato con te solo un minuto al telefono. Sei una persona bella e speciale.»

    «Normalissima» obiettò Paula, borbottando.

    Lui sorrise mostrando uno sguardo ipnotico da fascino latino. «Non per come ti vedo io. Quel bikini ti sta divinamente. Sei splendida in bianco perché risalta il colore della tua carnagione scura.»

    «Mi hai regalato degli abiti fantastici.» Paula si guardò addosso, imbarazzata ma vanitosa abbastanza da fare una piroetta su sé stessa. «Non avresti dovuto comprarmi così tanta roba.»

    «Non potevi passare tutta la settimana con il costume nero da chiromante, è giusto che tu ne abbia anche un azzurrino da fata turchina!» Rispose Robert.

    «Ahahaha non era neppure mio! La vera chiromante è sicuramente più piccola, e anche più brava di me a predire il futuro perché io non avrei mai immaginato tutto questo che mi sta accadendo.» Neppure nei miei sogni più audaci. Paula gli cinse il collo con le braccia ma poi aggrottò le sopracciglia. «Tutto bene? Che hai tesoro?»

    «Sto benone» rispose lui, allegro e disinvolto. «Coraggio è l’ora di pranzo. Andiamo a mangiare.»

    Paula era pensierosa e si chiedeva se fosse stato il caso di ricordargli che aveva un volo prenotato in partenza da Bilbao di lì a meno di ventiquattr’ore.

    Per non guastare la dolce atmosfera non le aveva detto nulla dei suoi programmi, ma Paula sapeva della ricca agenda del suo partner, e Robert non poteva continuare a ignorare il cellulare, a far finta di non sentire le frequenti chiamate e seppellirsi in quell’incantevole paradiso del Mediterraneo.

    Avevano entrambi delle vite da gestire e delle esistenze da vivere…e le loro vite non potevano incrociarsi.

    Mentre passeggiavano lungo la riva, Paula ancora concentrata sui suoi pensieri, si girò a guardare il mare che cancellava le loro impronte. Il cielo della sua felicità si rannuvolò e Paula fu scossa da un brivido. Era come se non fossero mai stati lì e non si fossero mai baciati. Era una breve fantasia che era già diventata un ricordo.

    La realtà fece invasione nella sua mente, frantumando tutti i suoi sogni. Era veramente troppo bello per essere vero. Certe cose non capitavano a persone come lei. Lei era una donna fortunata, e per la prima volta, le sembrò di essere nella più bella delle favole.

    «Conosci la storia di Icaro, Paula?» Lui la guardò mentre risalivano il fitto sentiero verso la villa.

    «Certo, qualcosina l’ho studiata. Volò troppo vicino al sole, le sue ali di cera si sciolsero e lui precipitò sulla terra.» E…più in alto voli e più è dura la caduta. Ahimè!

    Poi Robert le prese il luminoso volto tra le mani e chinò il capo verso di lei. «Icaro non sei tu. Non ti farò cadere, amore vedrai.»

    «Non posso continuare la vacanza. Ho un volo domani. Tu lo sai…»

    «Sì lo so, ed è per questo che sono in questo stato…è giusto che tu parta…»

    «Non ti lascio andare» mormorò lui con le labbra sulle sue. «Devi venire via con me!»

    Paula sussultò e si girò dall’altra parte perché era arrossita in volto. Non poteva andar via con lui, giusto, a far che? Aveva un lavoro e parecchi impegni e poi… non poteva abbandonare la famiglia.

    D’altronde… poteva veramente rinunciare a tutto quello che aveva già ma forse non lo rendeva completamente felice?

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