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Gio LoreleyOffline

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  • Parlami, luna.

    Parlami, luna.Perla caduta da uno scrigno,parlami con il tuo silenzio,dimmi che dalla tua distanzaio possa misurare la mia dal dolore,é così fragile la tua lamache fende la notte senza voci.Le gocce d'argentoche lungo il sentieroil tuo raggio accendesono lacrime,mi fai strada nella notte più fonda.E se mi perdo tu sai dove sono,in un piccolo gesto d'amore,ad asciugare anche una sola lacrimaal m... Altro...

    Parlami, luna.

    Perla caduta da uno scrigno,

    parlami con il tuo silenzio,

    dimmi che dalla tua distanza

    io possa misurare la mia dal dolore,

    é così fragile la tua lama

    che fende la notte senza voci.

    Le gocce d'argento

    che lungo il sentiero

    il tuo raggio accende

    sono lacrime,

    mi fai strada nella notte più fonda.

    E se mi perdo tu sai dove sono,

    in un piccolo gesto d'amore,

    ad asciugare anche una sola lacrima

    al mondo.

    Dimmi che c'è ancora amicizia

    nella gioia che fa brillare gli occhi,

    nella fatica di una risalita,

    nella fredda lentezza delle cose cadùche.

    Sarò ancora qui domani,

    perché lungo è il viaggio

    dentro l'isola dell'anima mia.

    Tutto quaggiù corre, scorre,

    tutto si rincorre.

    Sento una sola ora

    che non passa mai

    quella di ogni addio.

    Gio Loreley

  • Il Grande Oblio Olocausto del Congo

    [Se la Storia non dice, la Poesia urla]Fiume di Nebbia, nelle tue profonde acque segreti di sangue, gemito di morti che scorre, di mani mozze affumicate, nell’indifferenza.Piedi marci di infanti battono sentieri di inferni, la nebbia scende a fiotti, copre i colpi delle chicottes con le feroci melodie di morti senza tombe.Ti ... Altro...

    [Se la Storia non dice, la Poesia urla]

    Fiume di Nebbia, nelle tue profonde acque segreti di sangue, gemito di morti che scorre, di mani mozze affumicate, nell’indifferenza.

    Piedi marci di infanti battono sentieri di inferni, la nebbia scende a fiotti, copre i colpi delle chicottes con le feroci melodie di morti senza tombe.

    Ti chiamano Nsala, rabberci i resti della tua bambina, due gracili spezzatini per cani su un davanzale freddo,

    passavi nelle trame di resina le dita leste, rattoppi nodosi di fame e rincorrevi quel paradiso bianco di pane su rade colline e radure.

    Nero, ancora gli occhi lerci di bianco ti braccano accanto

    e l’urlo tuo strozzato dalla storia si leva come d’un pianto.

    Da queste pagine strappate alla memoria s’ode l'urlo di corpi sfregiati dalle corde

    con i musi a terra di sangue

    e di catene.

    E' un male l'uomo che dimentica ma peggiore è l'uomo che non sa.

    G.L.

    (Collana Isole)

  • Scala fenicia, Capri.

    All'amicizia, bellezzaVorrei tu venissi qui,in silenzio andremmo,al vespro, lungo il vialefino alla porta della Differenza,dentro la poesia.Da qui, con lo sguardocome di un orbo, sentiremmoil sole calante sulla gota,con passo lento, respirando Tempo,accecati di magia.Poi fino a valle,come i viandanti di cestidi sale e fichi sul capo andavano chini,scenderemmo vòlti a sinistra, io alle tue spalle,... Altro...

    All'amicizia, bellezza

    Vorrei tu venissi qui,

    in silenzio andremmo,

    al vespro, lungo il viale

    fino alla porta della Differenza,

    dentro la poesia.

    Da qui, con lo sguardo

    come di un orbo, sentiremmo

    il sole calante sulla gota,

    con passo lento, respirando Tempo,

    accecati di magia.

    Poi fino a valle,

    come i viandanti di cesti

    di sale e fichi sul capo andavano chini,

    scenderemmo vòlti a sinistra, io alle tue spalle,

    ché tu non perdessi istanti

    di tale infinito espanso.

    Statue di roccia su questi gradini, li vedi?

    Furono, siamo.

    Sono certa,

    ti fermeresti per un inchino,

    pure per riposare il cuore dal peso della bellezza.

    Una cesura,  per non morire.

    Ed io, se anche allargarsi le braccia

    fino al cielo laggiù,

    non direi la misura della mia doppia

    felicità, il mare e Tu.

    Gio Loreley

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