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Michela BuonoOffline

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  • Intervista al Maestro Alessandro Cavallucci

    Con grande piacere torno ad intervistare il Maestro Alessandro Cavallucci, chitarrista e compositore italiano di fama internazionale     1) Maestro Cavallucci Lei ha studiato chitarra classica al Conservatorio di Pescara diplomandosi con il massimo dei voti sotto la guida del Maestro Delle Cese. Cosa ricorda di quel periodo formativo e quanto l’ha influenzata nella Sua carriera ar... Altro...

    Con grande piacere torno ad intervistare il Maestro Alessandro Cavallucci, chitarrista e compositore italiano di fama internazionale

         

    1) Maestro Cavallucci Lei ha studiato chitarra classica al Conservatorio di Pescara diplomandosi con il massimo dei voti sotto la guida del Maestro Delle Cese. Cosa ricorda di quel periodo formativo e quanto l’ha influenzata nella Sua carriera artistica?

    Inutile e banale dire che è stato il periodo più bello e formativo di tutta la mia vita, è nato tutto da lì e non si parla di influenze nella vita, ma della vita stessa.

    2) E’ cresciuto in una famiglia di musicisti: mamma soprano e nonno mandolinista. Che repertorio ascoltava da piccolo e quali compositori amava maggiormente?

    Sono cresciuto con il repertotio operistico e partenopeo. Io prediligo il periodo impressionistico

    3) I corsi di composizione per chitarra flamenca da Lei seguiti in Spagna con E. Merengue, R. Riqueni, M. Santiago sono state sicuramente esperienze molto positive, da un punto di vista didattico ha riscontrato delle differenze rispetto all’Italia?

    La differenza didattica è che in Spagna sono molto meno accademici e butocratici di noi. E’ tutto molto più emozionale se posso consentirmi questo termine.

    4) Ha studiato per tre anni con L. Brouwer ed ha vinto una borsa di studio della SIAE consegnata ai dieci migliori chitarristi italiani. Cosa è cambiato da quel momento in poi?

    Purtroppo quasi nulla, perchè la realtà concertistica che viviamo è poco meritocratica. Si lavora molto per “conoscenze”e “concerti scambio” ci sono pochissimi fondi che diano la possibilità di far emergere i veri talenti, che molte volte vengono ignorati solo perchè non hanno le conoscenze giuste.

    5) Ha suonato per importanti rassegne musicali italiane ed estere (Firenze, Genova, Roma, Spoleto, Marktoberdoff in Germania, Festival di Cordoba in Spagna…), dove si è trovato più a suo agio?

    Dappertutto, anche se il cuore l’ho lasciato in Spagna.

    6) Lei è anche compositore e scrive sia per chitarra che per mandolino, quali forme musicali compositive adotta?

    Le mie composizioni sono di stile impressionistico, quindi con atmosfere molto meditative, oppure di stile mediterraneo con influenze flamenche.

    7) Il suo amore per la natura l’ha portata a comporre alcune composizioni “naturalistiche”, in cosa consistono e per quali strumenti ha scritto?

    Sono composizioni che portano in simbiosi con il silenzio, la meditazione e le voci della natura. Composizioni per chitarra solista e per chitarra e arpa.

    8) A maggio 2022 è uscito il suo album “The song of heart”, di cosa si tratta?

    E’ una rivisitazione di brani appartenenti alla musica pop, tutti arrangiamenti scritti da me dei brani più belli degli anni 80 di artisti come i Queen, Supertramp, Chicago, ecc.

    9) Progetti futuri?

    Realizzare delle opere con l’orchestra sinfonica

  • “Le parole degli angeli” (2010) MyLife

                                    “Le parole degli angeli” (2010) MyLife                                                                     Do... Altro...

                                    “Le parole degli angeli” (2010) MyLife

                                     

                                        Doreen Virtue e Grant Virtue

    Le parole possono influenzare le nostre vite? Sembrerebbe di si in base al libro scritto da Doreen e Grant Virtue intitolato “Le parole degli angeli”. Secondo gli autori ciò che viene detto e pensato possiede una vibrazione che può essere positiva o negativa capace di influenzare sia la nostra esistenza che l’ambiente circostante. Doreen e Grant si accorsero di questa “vibrazione” guardando lo schermo del loro computer, utilizzando un programma di grafica notarono come la parola “angelo” assumesse la forma di un essere celeste con ai lati due estremità simili a delle ali particolarmente ampie. Inserendo altri termini quali “gelosia” ed “ammirazione” osservarono come il grafico fosse molto più ristretto per via della connotazione negativa del termine (gelosia) mentre, aggiungendo la parola “ammirazione” di significato più positivo, la rappresentazione grafica fu decisamente più estesa e tendente verso l’alto. È interessante notare come alcuni vocaboli, come ad esempio “grasso”, possano avere un’eccezione “neutra” in base ai contesti, nella frase “ho avuto un grosso aumento di liquidità” il significato potrebbe essere sia “positivo che neutro” ma nell’espressione “sono grasso” viene espressa una condizione sfavorevole e di bassa energia. In base ad alcune testimonianze rilasciate ai Virtue diverse persone hanno dichiarato come le loro vite siano cambiate in meglio aggiungendo parole più positive. Invece di focalizzarsi, ad esempio, sulla mancanza di qualcosa hanno utilizzato frasi come “c’è abbondanza nella mia vita”. Stesso discorso per quanto riguarda le “imprecazioni”, anche se dette per alleviare l’ansia “…la loro energia di basso livello si ripercuote su chi le ha pronunciate”, sarebbe meglio sostituirle utilizzando espressioni quali “tu sia benedetto”. Nel libro sono riportati gli studi condotti da Masaru Emoto il quale si accorse di come le molecole dell’acqua cambiassero ogni volta che qualcuno pronunciasse vocaboli positivi o negativi. Anche il Dott Handwerker studiando alcune donne notò come frasi dette durante l’infanzia come ad es. “sei stupida” ecc. creassero stati depressivi in queste persone una volta diventate adulte. C’è un capitolo nel libro molto interessante intitolato “Parole positive per la terra”, il concetto che viene espresso è il seguente: tutto ciò che vive risente di determinate energie, animali compresi. Per Doreen e Grant non ha senso esclamare “presto il mondo finirà”, sarebbe meglio dire “il nostro Pianeta è un dono di Dio”, proprio a causa dell’impatto che i nostri pensieri e frasi hanno su ciò che ci circonda. Altro esempio: “l’economia va male” ecco un’altra locuzione che presenta un livello energetico molto basso, potrebbe essere sostituita con “l’economia è sana” e così via. Spesso e senza rendercene conto, utilizziamo dei cliché ossia delle frasi fatte, idiomatiche, perché siamo abituati a pronunciarle senza pensare al loro effetto: “…tutte le volte che le pronunci (le frasi) o esprimi un desiderio, l’universo ti dà proprio quello che chiedi”, per questo è importante sceglierle bene. Con un po' di pratica è possibile trasformare il nostro modo di pensare utilizzando delle parole dotate di una vibrazione più elevata e attrarre situazioni e relazioni migliori rispetto al passato. Il libro si intitola “Le parole degli angeli”, potrebbe sembrare fuorviante ma, in realtà, si riferisce al potere “guaritore” presente in qualsiasi vocabolo ad alto contenuto energetico, come, ad esempio, nella parola “Angeli”. Di esempi su come cambiare noi stessi ve ne sono moltissimi ed è vero che, almeno all’inizio, è richiesto un certo sforzo ma perché non provare, in fondo non costa niente e i benefici potrebbero essere notevoli!

  •    Freddie Mercury. Una biografia intima.

                                                         Di Peter Freestone con David Evans“E’ iniziato tutto nel 1973”…si apre così il libro scritto da Peter Freestone con la collaborazione di David Evans pubblicato nel 1998, intitolato ”Freddie Mercury. Un... Altro...

                             

                                Di Peter Freestone con David Evans

    “E’ iniziato tutto nel 1973”…si apre così il libro scritto da Peter Freestone con la collaborazione di David Evans pubblicato nel 1998, intitolato ”Freddie Mercury. Una biografia intima”. All’epoca l’autore del libro incontrò per la prima volta Mercury in un ristorante di Londra ma fu solo nel 1979 che iniziò a lavorare con i Queen. Per i dodici anni successivi visse a stretto contatto con Mercury svolgendo diverse mansioni: segretario, capocuoco, maggiordomo, valletto ecc. fino alla morte del cantante avvenuta nel 1991. Una vita per nulla facile quella del performer dei Queen così come descritta nella canzone “We are the champions”: “….no bed of roses, no pleasure cruise…”, dalla quale ne uscì vincitore. Quando scriveva le note e i testi delle canzoni …Freddie era un pozzo senza fondi di sentimenti… una delle personalità più complesse che si potessero incontrare e, allo stesso tempo, un essere umano come tutti noi”. Dedito al perfezionismo niente era lasciato al caso, voleva che le sue performance fossero perfette, curate nei minimi particolari, ogni pezzo veniva provato molte volte fino a che tutti i membri della band fossero soddisfatti. Stesso discorso per quanto riguardava la preparazione dei concerti, dalle luci alla perizia strumentale, dal backstage, alle coreografie era un lavoro laborioso che richiedeva uno sforzo immane da parte dell’entourage, oltre cento persone lavoravano ad ogni show. Terminate le esibizioni “…Freddie aveva bisogno di circa tre o quattro ore per scaricarsi…le notti trascorse in libertà nei night club e le feste in albergo gli servivano per tirare avanti”, l’eccesso di adrenalina doveva essere alleggerita in qualche modo. Non so bene per quale motivo ma, come riportato dall’autore del libro, “…se per registrare doveva sentirsi sereno, dal vivo raggiungeva il massimo solo se animato da dissapori o scontri con qualcuno”, celebri le litigate sia con i Queen che con chiunque si trovasse alla sua portata. Non gli piaceva esibirsi nelle grandi città “…l’accoglienza riservata al gruppo era meno calorosa rispetto ai centri urbani di dimensioni più modeste”. Ciononostante amava la vita notturna delle città americane quali New York, New Orleans, luoghi in cui i locali erano aperti tutta la notte ed era possibile girare senza alcun problema. Non era facile per il cantante stringere nuove amicizie, spesso le persone si approfittavano di lui e la sofferenza che provava era notevole, fu spesso tradito dalle persone di cui si fidava e fino al giorno della sua morte fu circondato solo da una ristretta cerchia di amici. Anche molti dei suoi partner lo tradirono “…con ragazzi più carini e più giovani: una persecuzione”. Forse è vero che “…la creatività nasce dal dolore…tuttavia ciò diede a Freddie la carica per esibirsi in performance indimenticabili…”. Diverse star internazionali divennero suoi amici: Boy Geroge, Jennifer Holliday, Elton John, Michael Jackson, Olivia Newton-John, Donna Summer, David Bowie, Tony Hadley, George Michael, Prince e molti altri. Elvis Presley e John Lennon furono i suoi idoli, per quanto guarda il cinema guardava i film di Ava Gardner, Marlene Dietrich, Ava Gardner spaparacchiato sul divano con una coperta addosso. Intorno al 1981 si appassionò alla lirica, ascoltò con grande interesse i dischi di Luciano Pavarotti, era affascinato dal modo in cui riuscisse a raggiungere le note più acute senza sforzare la voce. Dalla collaborazione con il soprano Montserrat Caballé nacque l’album “Barcelona” uno dei più belli scritti dalla rock star. Una curiosità! Alcune delle copertine degli album dei Queen furono disegnate dal performer, riteneva che l’immagine desse già un’idea del disco. La sua passione per le opere d’arte lo portò a collezionare quadri di Goya, Dalì, artisti vittoriani, pre-raffaelliti, stampe giapponesi di ogni tipo con i quali abbellì la sua casa di Londra. Numerose le feste che diede nella sua abitazione, spesso vi festeggiava i compleanni degli amici donando loro dei regali, durante le feste ne riceveva e rimaneva entusiasta quando il regalo veniva scelto con il cuore e non in base al valore economico. “Amicizia e lealtà non avevano prezzo…” per tale motivo cercò sempre di difendere le persone alle quali volle bene, negli ultimi due anni di vita allontanò tanti amici, non accettava che soffrissero vedendolo stare male. Fino al giorno della sua morte vi fu Mary Austin accanto a lui, il suo primo amore, immortalata nella canzone “Love of my Life”, una lirica dolcissima che ancora oggi commuove chi l’ascolta. Adorò sempre i suoi gatti, durante le tournée voleva ascoltare i loro miagolii al telefono, commissionò dei ritratti affinché fossero “eterni”. Non mi soffermerò sugli ultimi giorni di vita di Mercury soprattutto per una questione di rispetto verso un uomo che soffrì moltissimo. Ho letto il libro di Freestone quattro volte per cercare di essere il più possibile precisa nello scrivere questa recensione e molto altro avrebbe potuto essere riportato. Più di duecento pagine scritte con dovizia di particolari dedicate ad una leggenda del rock e ad un grande amico. Un uomo buono, sensibile sempre pronto ad aiutare gli altri, un grande artista che ha cambiato la musica per sempre.

  • Intervista al M° Alessandra Celletti

    Con immenso piacere torno ad intervistare Alessandra Celletti, pianista e compositrice di fama internazionale, ha all’attivo una carriera concertistica in Italia, Europa, Africa, India e Stati Uniti, oltre 20 produzioni discografiche e milioni di ascolti su Spotify.Molte le collaborazioni con artisti italiani (da Gianni Maroccolo a Claudio Rocchi, ai Marlene Kuntz, a Franco Battiato) e stranieri... Altro...

    Con immenso piacere torno ad intervistare Alessandra Celletti, pianista e compositrice di fama internazionale, ha all’attivo una carriera concertistica in Italia, Europa, Africa, India e Stati Uniti, oltre 20 produzioni discografiche e milioni di ascolti su Spotify.

    Molte le collaborazioni con artisti italiani (da Gianni Maroccolo a Claudio Rocchi, ai Marlene Kuntz, a Franco Battiato) e stranieri (tra cui il mitico Hans Joachim Roedelius, pioniere dell'elettronica tedesca con Brian Eno e i Cluster).

    Alessandra Celletti su Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandra_Celletti_(pianista)

    Spotify: https://open.spotify.com/artist/0BbHILJDz4eN90gbl1mHZj?si=D7Vz9RZ8S8qn23tO2P5cuw

    Facebook: https://www.facebook.com/cellettialessandra

    Instagram: https://www.instagram.com/alessandracelletti_official/

    Youtube:  https://www.youtube.com/user/alesscell

    1) Alessandra vorrei tornare per un momento al 2021 anno in cui si è esibita con il suo "Mini Piano Tour Experience" nel Friuli- Venezia Giulia portando le sue composizioni scritte per pianoforte. Cosa ha suonato durante questo tour? C’è una correlazione con Il “piano piano on the road” del 2013?

    Ogni volta che si presenta un ostacolo cerco di ribaltare la situazione e di far nascere un’idea...Sia “Piano piano on the Road” che "Mini Piano Tour Experience" sono state una mia risposta ad un periodo di crisi in cui tutto sembrava bloccato e in cui sembrava impossibile fare concerti. Così nel 2013 caricai il  pianoforte su un camion e girai l’Italia portando la mia musica in luoghi bellissimi e inediti, direttamente a contatto con le persone. Nel 2021 la situazione era ancora più complessa. Non si poteva più suonare per il pubblico così ho pensato: “viaggerò da sola con il mio minipiano e suonerò lungo i corsi d’acqua del Friuli Venezia Giulia, una regione che amo tantissimo. Suonerò per i fili d’erba, per i fiori, per gli insetti….anch’essi sono esseri viventi e sicuramente ameranno la musica”. Così sceglievo un punto che mi ispirava e improvvisavo qualcosa con l’unico desiderio di condividere suoni e purezza. Ho ripreso tutto con la mia videocamera e registrato i suoni che poi ho editato e rielaborato. E’ nato così “Experience” un album che racconta il mio amore  per la trasformazione.

    2) L’otto di aprile uscirà il suo nuovo album “Sacajawea” ispirato alla vita di questa donna nativa americana (Sacajawea) che ebbe un ruolo importante nella spedizione di Lewis e Clark, tra il 1804 e il 1806, finalizzata all’esplorazione dell’America nord-occidentale. Una donna come poche in grado di percorrere migliaia di chilometri con il suo bambino in grembo. Come nasce la sua idea di ispirarsi ad un personaggio storico di notevole carisma e forza? Quali aspetti l’hanno colpita maggiormente della vita di Sacajawea?

    Di Sacajawea mi colpisce il grande coraggio e la sua forza d’animo. Quando accompagno’ la spedizione di Lewis e Clark aveva appena sedici anni. Partorì lungo il viaggio e continuò l’audace avventura con il suo piccolo sulle spalle. Nonostante la  giovane età il suo contributo fu decisivo per la riuscita della spedizione. In America Sacajawea è una vera eroina, simbolo dell’emancipazione femmnile. In Europa invece non è quasi conosciuta. Per questo ho deciso di dedicarle un concept album e di  raccontare la sua bellissima storia attraverso la musica.

    3) “Sacajawea” è un album in cui il pianoforte è accompagnato da diversi strumenti tra cui il flauto, le percussioni, la chitarra, la voce umana. Una collaborazione impegnativa e di grande effetto sonoro. Cosa l’ha spinta ad utilizzare proprio questo organico strumentale?

    Ogni brano è un piccolo mondo con una propria sonorità. Non ho preso decisioni a priori ma ho assecondato le esigenze espressive di ogni singola composizione mano a mano che prendeva forma. Sono felice di avere avuto la collaborazione di tanti bravissimi musicisti.

    4) In Great Spirit il flauto è portavoce di una Entità superiore al quale i Nativi Americani si sono rivolti, una melodia sacra che porta con sé grande saggezza e amore verso i doni della natura; potrebbe essere interpretata in questo modo?

    Quando compongo qualcosa mi lascio trasportare dai suoni senza pensare troppo al significato. Sono molto istintiva e mi piace molto quando chi ascolta mi riferisce le proprie emozioni restituendomi a posteriori  il senso di ciò che ho fatto. Quindi ti ringrazio per questa tua interpretazione di “Great Spirit”.

    5) Little Indian Child e Pompey’s Lullaby sono due ninne nanne, nella prima Lei stessa immagina che sia il bambino di Sacajawea nel grembo materno a cantare quasi volesse confortare la madre, nella seconda su testo di Jane L. Fitzpatrick, i riferimenti sono al Grande Spirito, alla Madre Terra, alla vita (non so se sia giusto). Nella conferenza stampa Lei ha accennato ad un progetto cinematografico, immagino che Pompey’s Lullaby farà parte della colonna sonora. Di cosa si tratta esattamente?

    Da diversi anni sono in contatto con Jane L. Fitzpatrick, autrice e produttrice di un un film intitolato  “Sacajawea. The windcatcher”. Jane è una persona molto speciale che sta portando avanti questo progetto dedicato a Sacajawea con vero amore e rispetto. Mi sta anche aiutando a comprendere più profondamente il mondo dei Nativi e le sono grata  per il testo che mi ha ispirato una Ninna nanna molto dolce.  Amo molto cantare questa Lullaby. Spero che presto potranno iniziare le riprese e che la mia musica potrà far parte della colonna sonora.

    6) In Shaman Chant la voce maschile accompagnata dal pianoforte affascina, esercitando una forte capacità di attrazione verso l’ignoto. Le parole del testo a cosa si riferiscono? 

    Anche io sono rimasta affascinata dalla voce di Shaman Chant. E’ nato come esperimento vocale del mio amico musicista Alberto Tre e subito ho avuto la sensazione di un canto sciamanico. Le parole non corrispondono a nessun linguaggio esistente e forse proprio per questo mi sembravano perfette per suggerire una comunicazione con il mondo dell’invisibile.

    7) Bird Woman ha di per sé un titolo evocativo: la guarigione di Sacajawea e la sua ricerca verso la libertà senza dimenticare le sue origini. Il testo di Pietro Lanzara è stato fonte d’ispirazione per la realizzazione di questo album, cosa l’ha colpita di più leggendo le parole dell’autore?

    Bird Woman è un brano che mi sta particolarmente a cuore. Ho da sempre una passione per il volo e quando ho scoperto che il soprannome di Sacajawea era proprio “donna uccello” questo me l’ha resa ancora più vicina. Il suo desiderio di libertà è anche il mio; e anche la sua gioia di vivere.  Il testo è ricco di emozioni: paura, dolore, confusione, ma anche speranza e ritrovata felicità. E’ stato molto interessante per me cercare i diversi colori della mia voce.

    8) In Daydream la melodia accompagnata dal pianoforte e dalla chitarra pare essere stata composta sulle basi di un’atmosfera onirica, potrebbe essere interpretato come un sogno ad occhi aperti della protagonista?

    Sognare ad occhi aperti è una vera dote naturale. Dai sogni ad occhi aperti nascono spesso grandi intuizioni. Ho immaginato Sacajawea così: romantica e sognatrice, ma anche rivolta verso il futuro con determinazione. Sognare è il primo passo per trasformare la realtà.

    9) Gleams e Frozen Landscape letteralmente lampi e paesaggio ghiacciato, sono elementi importanti che trovano ampio spazio nella cultura indigena così come tutto ciò che si riferisce a Madre natura. Sospesi tra il giorno e la notte questi due brani, accompagnati dal pianoforte e da altri strumenti, sono pervasi da una ricerca timbrica che sottolinea il suo costante interesse verso forme sonore di tipo sperimentale. A quali generi musicali si è ispirata nel comporre queste melodie?

    Ti devo ringraziare perché  queste tue domande mi stanno aiutando a mettere a fuoco molti aspetti di questo mio nuovo lavoro. E’ vero: il giorno e la notte….

    La ricerca timbrica è un aspetto molto importante nel mio percorso musicale. La mia amatissima insegnante di pianoforte Vera Gobbi Belcredi mi ha trasmesso l’importanza del colore del suono. La musica elettronica offre possibilità infinite di esplorazione  e rappresenta per me un ampliamento di questa ricerca timbrica.  Quando compongo non mi pongo dei modelli da seguire ma è naturale che confluiscano tutte le esperienze che hanno fatto parte della mia vita musicale: da Satie a Brian Eno, da Gurdjieff a Philip Glass.

    10) L’album si conclude con Prayer una canzone cantata da Sacajawea dedicata alla sua tribù. Una preghiera di altissimo livello in cui l’amore e il pensiero costante verso il suo popolo accompagnano la protagonista lungo il viaggio dei due esploratori. Perché comporre una preghiera in musica?

    A volte suonare e cantare sono un modo di pregare. Attraverso i suoni si entra in contatto con una parte spirituale. La musica, così come la preghiera, evoca la luce.

  • Poesia

    Prestami la tua ala e ti condurrò in alto, soffierò sulla sabbia che ricopre i tuoi occhi e ti preserverò dall'umidità della notte.Non mandarmi via il sole non ti brucerà, filtrerò i suoi raggi e saranno carezze sul tuo corpo.Perché tremi? Non lasciar cadere quest'unica ala che ci tiene uniti, aspetta...è già caduta! La raccoglierò e come se fosse una bandiera ed io un soldato ferito la ... Altro...

    Prestami la tua ala e ti condurrò in alto, soffierò sulla sabbia che ricopre i tuoi occhi e ti preserverò dall'umidità della notte.

    Non mandarmi via il sole non ti brucerà, filtrerò i suoi raggi e saranno carezze sul tuo corpo.

    Perché tremi? Non lasciar cadere quest'unica ala che ci tiene uniti, aspetta...è già caduta! La raccoglierò e come se fosse una bandiera ed io un soldato ferito la porterò a te. 

    Ti sarà restituita la tua libertà, terrò solo l'asta come ricordo della mia ultima battaglia.

  • I panni stesi

    Vivendo in un Paese del nord Europa non mi capita mai, d’inverno, di vedere uno stendino con i panni stesi sopra, poggiato sul balconcino del proprio appartamento ma, d’estate, la musica cambia. Stendibiancheria fatti di metallo o di plastica dalle forme più strane e a volte stravaganti, occupano quel che resta di un piccolissimo spazio che chiamare balcone potrebbe sembrare eccessivo ma che ... Altro...

    Vivendo in un Paese del nord Europa non mi capita mai, d’inverno, di vedere uno stendino con i panni stesi sopra, poggiato sul balconcino del proprio appartamento ma, d’estate, la musica cambia. Stendibiancheria fatti di metallo o di plastica dalle forme più strane e a volte stravaganti, occupano quel che resta di un piccolissimo spazio che chiamare balcone potrebbe sembrare eccessivo ma che conserva, comunque, una sua modesta “dignità”. Quello che non capisco è il perché nei giorni di pioggia il sopracitato stendino non venga portato in casa per permettere ai panni di asciugarsi in modo decente. Mi spiego: una delle mie vicine di casa lascia per giorni la sua biancheria un po' stesa su un filo sul quale anche un fazzoletto di piccole dimensioni si “sentirebbe soffocare”, qualche altro panno lo adagia sul muretto nella speranza che non cada di sotto e, il resto su uno stendino che si regge a malapena, appoggiato tra il muro condominiale e una pianta piuttosto alta che dovrebbe fungere da appoggio di quel che resta di questo ammasso di metallo chiamato stendibiancheria. Il bello è che prima di un temporale generalmente si alza il vento e questi poveri panni, sballottati da una parte all’altra, finiscono o per terra nelle migliori delle ipotesi oppure cadono nell’androne condominiale sulla testa di qualche mal capitato. In tutto questo trambusto c’è un correre da parte della mia vicina alla ricerca della biancheria “volante” e un chiedere scusa in continuazione a chi non si aspettava di essere travolto da così tanto bucato. Adesso mi chiederete “e lo stendino che fine fa?” Per fortuna non l’ho mai visto cadere di sotto ma il pericolo rimane anche perché i panni bagnati pesano e nel caso disgraziato dovesse piombare addosso a qualcuno le cose si complicherebbero. Ma la storia non finisce qui. Nonostante il temporale quel che resta della biancheria rimane fuori a prendere tutta l’acqua del mondo accompagnata da fulmini e saette e vi rimane per giorni anche nel caso in cui il tempo avverso dovesse continuare. La cosa più divertente di tutte è che appena la pioggia smette la signora si precipita di fuori e tocca i panni, replicando quei gesti che facciamo un po' tutti per vedere se sono asciutti e possono essere ritirati. Non contenta del fatto che siano ancora gocciolanti li lascia fuori anche per giorni tanto prima o poi smetterà di piovere! Mi chiedo a cosa le serva la lavatrice, potrebbe metterli direttamente sul balconcino lasciando alla pioggia “l’arduo” compito di lavarli! Insomma la situazione ha del comico non c’è dubbio, anche perché non sono la sola spettatrice e, devo ammettere, che non poche volte mi piego in due dalle risate. Mi capita di immaginare che i suoi vestiti, le sue camicie e quant’altro, stufi di questo trattamento volino via in una giornata di sole, facendo un inchino e salutando la signora con il famoso “gesto a ombrello”!

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