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I panni stesi

Vivendo in un Paese del nord Europa non mi capita mai, d’inverno, di vedere uno stendino con i panni stesi sopra, poggiato sul balconcino del proprio appartamento ma, d’estate, la musica cambia. Stendibiancheria fatti di metallo o di plastica dalle forme più strane e a volte stravaganti, occupano quel che resta di un piccolissimo spazio che chiamare balcone potrebbe sembrare eccessivo ma che conserva, comunque, una sua modesta “dignità”. Quello che non capisco è il perché nei giorni di pioggia il sopracitato stendino non venga portato in casa per permettere ai panni di asciugarsi in modo decente. Mi spiego: una delle mie vicine di casa lascia per giorni la sua biancheria un po’ stesa su un filo sul quale anche un fazzoletto di piccole dimensioni si “sentirebbe soffocare”, qualche altro panno lo adagia sul muretto nella speranza che non cada di sotto e, il resto su uno stendino che si regge a malapena, appoggiato tra il muro condominiale e una pianta piuttosto alta che dovrebbe fungere da appoggio di quel che resta di questo ammasso di metallo chiamato stendibiancheria. Il bello è che prima di un temporale generalmente si alza il vento e questi poveri panni, sballottati da una parte all’altra, finiscono o per terra nelle migliori delle ipotesi oppure cadono nell’androne condominiale sulla testa di qualche mal capitato. In tutto questo trambusto c’è un correre da parte della mia vicina alla ricerca della biancheria “volante” e un chiedere scusa in continuazione a chi non si aspettava di essere travolto da così tanto bucato. Adesso mi chiederete “e lo stendino che fine fa?” Per fortuna non l’ho mai visto cadere di sotto ma il pericolo rimane anche perché i panni bagnati pesano e nel caso disgraziato dovesse piombare addosso a qualcuno le cose si complicherebbero. Ma la storia non finisce qui. Nonostante il temporale quel che resta della biancheria rimane fuori a prendere tutta l’acqua del mondo accompagnata da fulmini e saette e vi rimane per giorni anche nel caso in cui il tempo avverso dovesse continuare. La cosa più divertente di tutte è che appena la pioggia smette la signora si precipita di fuori e tocca i panni, replicando quei gesti che facciamo un po’ tutti per vedere se sono asciutti e possono essere ritirati. Non contenta del fatto che siano ancora gocciolanti li lascia fuori anche per giorni tanto prima o poi smetterà di piovere! Mi chiedo a cosa le serva la lavatrice, potrebbe metterli direttamente sul balconcino lasciando alla pioggia “l’arduo” compito di lavarli! Insomma la situazione ha del comico non c’è dubbio, anche perché non sono la sola spettatrice e, devo ammettere, che non poche volte mi piego in due dalle risate. Mi capita di immaginare che i suoi vestiti, le sue camicie e quant’altro, stufi di questo trattamento volino via in una giornata di sole, facendo un inchino e salutando la signora con il famoso “gesto a ombrello”!

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GRECALE (Sguardo a Nord- Est)