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Il Grande Oblio Olocausto del Congo
[Se la Storia non dice, la Poesia urla]Fiume di Nebbia, nelle tue profonde acque segreti di sangue, gemito di morti che scorre, di mani mozze affumicate, nell’indifferenza.Piedi marci di infanti battono sentieri di inferni, la nebbia scende a fiotti, copre i colpi delle chicottes con le feroci melodie di morti senza tombe.Ti ... Altro...[Se la Storia non dice, la Poesia urla]
Fiume di Nebbia, nelle tue profonde acque segreti di sangue, gemito di morti che scorre, di mani mozze affumicate, nell’indifferenza.
Piedi marci di infanti battono sentieri di inferni, la nebbia scende a fiotti, copre i colpi delle chicottes con le feroci melodie di morti senza tombe.
Ti chiamano Nsala, rabberci i resti della tua bambina, due gracili spezzatini per cani su un davanzale freddo,
passavi nelle trame di resina le dita leste, rattoppi nodosi di fame e rincorrevi quel paradiso bianco di pane su rade colline e radure.
Nero, ancora gli occhi lerci di bianco ti braccano accanto
e l’urlo tuo strozzato dalla storia si leva come d’un pianto.
Da queste pagine strappate alla memoria s’ode l'urlo di corpi sfregiati dalle corde
con i musi a terra di sangue
e di catene.
E' un male l'uomo che dimentica ma peggiore è l'uomo che non sa.
G.L.
(Collana Isole)
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Scala fenicia, Capri.
All'amicizia, bellezzaVorrei tu venissi qui,in silenzio andremmo,al vespro, lungo il vialefino alla porta della Differenza,dentro la poesia.Da qui, con lo sguardocome di un orbo, sentiremmoil sole calante sulla gota,con passo lento, respirando Tempo,accecati di magia.Poi fino a valle,come i viandanti di cestidi sale e fichi sul capo andavano chini,scenderemmo vòlti a sinistra, io alle tue spalle,... Altro...All'amicizia, bellezza
Vorrei tu venissi qui,
in silenzio andremmo,
al vespro, lungo il viale
fino alla porta della Differenza,
dentro la poesia.
Da qui, con lo sguardo
come di un orbo, sentiremmo
il sole calante sulla gota,
con passo lento, respirando Tempo,
accecati di magia.
Poi fino a valle,
come i viandanti di cesti
di sale e fichi sul capo andavano chini,
scenderemmo vòlti a sinistra, io alle tue spalle,
ché tu non perdessi istanti
di tale infinito espanso.
Statue di roccia su questi gradini, li vedi?
Furono, siamo.
Sono certa,
ti fermeresti per un inchino,
pure per riposare il cuore dal peso della bellezza.
Una cesura, per non morire.
Ed io, se anche allargarsi le braccia
fino al cielo laggiù,
non direi la misura della mia doppia
felicità, il mare e Tu.
Gio Loreley
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