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Roberta CanuOffline

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  • Mirahv

    I bimbi che si guardavano allo specchio, di notte, non dovevano pronunciare quel nome strambo, bizzarro. Lo sapevano tutti, anche gli adulti, che Mirahv non era mai stato un incubo, né una leggenda. Miravh era vera come la luna. Era stata una bambina sfortunata, un giorno di tanto tempo prima, nell'orfanotrofio di Mirabella, vicino al mare. Nessuno voleva adottarla, nessuno voleva prend... Altro...

    I bimbi che si guardavano allo specchio, di notte, non dovevano pronunciare quel nome strambo, bizzarro. Lo sapevano tutti, anche gli adulti, che Mirahv non era mai stato un incubo, né una leggenda. 

    Miravh era vera come la luna. 

    Era stata una bambina sfortunata, un giorno di tanto tempo prima, nell'orfanotrofio di Mirabella, vicino al mare. Nessuno voleva adottarla, nessuno voleva prendersi cura di lei, solo perché aveva le lentiggini e i capelli rossi. Si diceva fosse figlia del peccato, ma Mirahv non lo era.

    Mirahv aveva la pelle d'ebano e i sogni conficcati nelle ossa tanto da farsi male, era infatti una bambina problematica ma non per questo meno sensibile o altruista di altre, anzi... era strana sì, ma le piaceva guardare la luna e scrivere versi poetici che la direttrice dell'orfanotrofio puntualmente bruciava nel caminetto, facendo crepitare la carta e facendo piangere la bambina.

    Odiava quel posto. 

    Odiava tutti coloro che la prendevano in giro, si burlavano di lei soltanto perché era rossa, perchè era timida e riservata e perchè aveva il dono di poter parlare con i defunti. 

    Mirahv una notte si guardò allo specchio e si tagliò volenterosa i capelli lunghi, la sua chioma bellissima sparì completamente e quando vide che dietro di lei un'ombra si era insinuata all'interno dello specchio, passando dentro il corpo della stessa Mirahv, lei non ebbe paura ma rimase felice di non essere più sola. 

    Quello spirito nuovo, ma allo stesso tempo antico, vagava da secoli per  quell'istituto in cerca di un'anima che potesse ospitarlo, in cerca di un oggetto che potesse riempire il suo vuoto. 

    Non era importante che lo specchio fosse realizzato in ottone, anzi forse questo conferiva antichità e maggior mistero, piacendo allo spirito che disse a Mirahv di voler esaudire i suoi tre desideri. 

    La bambina credette subito che si trattasse di qualcosa di bello, allora chiese di punire, con le dovute cautele, la signorina Wilson e anche gli altri bambini che la infastidivano. 

    Poi chiese di riavere, se possibile, una folta chioma rossastra come prima, e come ultimo desiderio il poter trovare finalmente qualcuno che la volesse così com'era, magari una famiglia, oppure un ragazzo che si innamorasse di lei alla follia.

    Lo spettro schioccò le dita ma ciò che accadde successivamente fu tragico e duraturo, e tutt'ora nell'orfanotrofio si avvertono le energie negative di quel luogo spettrale. 

    L'anima di quel luogo uscì dallo specchio e uccise tutti i bambini, compresa la signorina Wilson, prendendoli a martellate. Dopodiché fece in modo che Mirahv non avesse mai più i suoi capelli bellissimi ma anzi rimanesse calva e malatuccia fino a quando non morì all'età di ventinove anni, nel fiore della gioventù.

    Per ultimo, il ragazzo che trovò la foto di Mirahv dopo diversi anni, dopo la morte della ragazza, se ne innamorò perdutamente ma ovviamente non potè mai coronare il suo sogno poiché la maledizione dello spirito volle che Gregory, proprio quello stesso ragazzo, si uccidesse impiccandosi e non trovasse mai pace, al contrario di Mirahv che andò in un luogo di pace e amore, in un eterno Paradiso, ma senza il suo futuro sposo che bruciò per sempre tra le fiamme ardenti dell'Inferno. 

    Mirahv non era cattiva, ma i bambini dell'orfanotrofio di Mirabella, dopo che l'istituto riaprì e loro ne furono contenti ma allo stesso tempo coinvolti a tal punto da sentirsi attratti dallo specchio d'ottone, si tennero ben distanti da quell'immagine stramba dello spirito malvagio che spesso di notte sussurrava il nome di Mirahv, coinvolgendo spesso anche la signorina Wilson. 

  • La severità del decreto 14ZA

    Erano stati ben radunati e stavano in fila uno dietro l'altro. Non erano soldati, erano stati catturati dagli agenti del decreto 14ZA, insomma dai caporali maggiori di Stato dell'Asphix13, per intenderci.Marciavano silenziosamente, non era vietato solo parlare ma anche frignare, piangere o addirittura decidere di scappare da un momento all'altro. Non erano tutti uomini, c'era anche una donna, ed e... Altro...

    Erano stati ben radunati e stavano in fila uno dietro l'altro. Non erano soldati, erano stati catturati dagli agenti del decreto 14ZA, insomma dai caporali maggiori di Stato dell'Asphix13, per intenderci.

    Marciavano silenziosamente, non era vietato solo parlare ma anche frignare, piangere o addirittura decidere di scappare da un momento all'altro. Non erano tutti uomini, c'era anche una donna, ed era ferita ad un braccio.

     Il sangue era già raffermo e incrostato dalla sera prima, quando era stata portata via dalla sua casa a forza, caricata di peso sul Carovan e messa ai lavori forzati. 

    Solo perché laggiù, il decreto 14ZA doveva fare effetto, doveva impaurire la gente, doveva sublimare ogni cosa.

    Assomigliavano a degli zombie, persone che non avevano più dignità né salute mentale o fisica. Non bevevano dal giorno prima e il caldo avrebbe presto agito sui loro corpi, rendendoli fiacchi e deboli. 

    Elsa, l'unica donna tra centocinquanta uomini denigrati dallo Stato Asphix13, si portò una ciocca di capelli davanti al viso, voleva constatare che avesse ancora un briciolo di raziocinio. Voleva capire fin quanto il dolore, nel vedere quei capelli sporchi di terra e tagliati alla rinfusa dai capi maggiori, la potesse salvare in un certo qual senso. Perché in effetti, ciò che non uccide, si dice che fortifichi, no?

    La ciocca che un tempo era stata completamente bionda, ora risultava zozza di fango, di melma, di terriccio completamente bagnato. 

    Se LORO avessero visto che si era mossa, che la donna stava progettando la fuga, se  anche solo si fossero accorti che stava per starnutire e darsela a gambe levate dopo una mezz'oretta scarsa, avrebbero dato di matto e sparato su tutti gli altri. 

    Se uno tentava la fuga, tutti gli altri avrebbero pagato caro il conto di quell'azione sconsiderata. 

    Qualcuno ruppe il silenzio, rompendo anche le righe. 

    SI trattava di Henry Blossom, proprietario di un'azienda agricola nel Maine. Era stato portato in quel campo due giorni prima, e da allora non aveva visto altro che il sole cocente di quel luogo dimenticato da Dio. Un cattedrale nel deserto, ecco cos'era per Henry quel posto. 

    La classica invenzione di un matto che è a piede libero per grazia concessa. 

    Henry scalciò involontariamente un sassolino. Era l'unico sasso piccolo che avrebbe potuto vedere, dato che in giro non ce n'era nemmeno uno simile. Si guardò attorno, terrorizzato. Non fiatò nessuno. 

    Elsa lo fissò con gli occhi colmi di terrore e improvvisamente il respiro di Henry si bloccò, e poco dopo giacque a terra, morto stecchito.

    Bastava anche solo tirare un sasso per puro caso, bastava un respiro di sconcerto o di paura, un rumore sconnesso o altro... ed ecco che la morte giungeva con la sua falce maledetta a strappare ciò che di più caro vi era al mondo; la vita. 

    Elsa allora urlò. 

    E corse lontano, con i capelli corti e per metà medio lunghi che le penzolavano a fatica sugli occhi verde chiaro.

    Quando raggiunse il filo spinato, capì che cosa si nascondeva realmente all'interno del campo e perchè il decreto 14ZA fosse così contorto, malvagio e severo.

    -Bentornata a casa, figlia-

    Elsa abbracciò quella figura aliena ma allo stesso tempo così tanto familiare, dopodiché, voltatasi indietro per vedere i suoi compagni sofferenti che marciavano in tondo con le mani legate tra loro da delle catene spesse, sorrise, mostrando una dentatura affilata. 

    Allora ricordò che cosa le aveva detto suo padre, sempre, quando era ancora una piccola, stravagante aliena in un mondo di uomini cosiddetti normali:- Imparerai quanto sia difficile la vita da adulta, ma vedrai che tuo padre inventerà qualcosa solo per te, per la mia eterna bambina-

    Fu così che il decreto 14ZA andò avanti per anni, e millenni e secoli e ancora adesso si vedono degli uomini, che girano ininterrottamente per il campo, stanchi ma obbedienti. 

  • Mi è bastato quel raggio di sole

    Viandanti, con il cuore stretto tra le labbraancora nude.Tremano e rincorrono un abbraccio,mentre io rimango stretta al mio sole,perché mi bastino i suoi raggi,seppur con l'umore grigio e in tempesta. E ho affogato il dispiacere nel brindisidel suo cuore,sfavillante tristezza di immensa natura. Ma questi viandanti non sanno ripartire forse,mentre a me basta quel tiepidoraggio d'Aprile.&... Altro...

    Viandanti, con il cuore stretto tra le labbra

    ancora nude.

    Tremano e rincorrono un abbraccio,

    mentre io rimango stretta al mio sole,

    perché mi bastino i suoi raggi,

    seppur con l'umore grigio e in tempesta. 

    E ho affogato il dispiacere nel brindisi

    del suo cuore,

    sfavillante tristezza di immensa natura. 

    Ma questi viandanti non sanno ripartire forse,

    mentre a me basta quel tiepido

    raggio d'Aprile. 

    Sole. 

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