CREMINO IL TROVATELLO
La tua e la mia, mio caro figlio, sì perché, per me sei un “ figlio” CREMINO! Ho partorito tre figli, e il dolore è scomparso come un fulmine a Ciel sereno, alla gioia di vedere le mie creature venire alla luce. Ma per te non è stato così. Tu sei per me, non un figlio qualunque, ma sei il figlio speciale, che ho “trovato” e che ho salvato, mio piccolo trovatello.
Nel mio feedback mentale, scene strazianti ricalcano il teatro dei ricordi.
Nella mia mente lucida e chiara, mi rivedo ancora, in compagnia di Serena -la mia amica del cuore- a passeggiare lungo via dei Glicini in Fiore … era nostra abitudine, dopo aver servito e riverito gli ospiti del Bed and Breakfast, fare delle lunghe passeggiate serali, dopo cena, prima di andare a dormire.
La luna ci teneva compagnia mentre i nostri “quattro passi” rilassavano il corpo e smaltivano le nostre fatiche quotidiane. Ecco che, all’improvviso, la nostra chiacchierata fu interrotta bruscamente da alcuni forti gemiti, che non provenivano da così lontano e non promettevano nulla di buono. La nostra prima reazione fu di stupore misto a spavento. Serena, di scatto si voltò… per capire bene da dove arrivassero simili lamenti. Anch’io, dopo qualche secondo di esitazione, mi girai, e il mio sguardo si posò in direzione della postazione dei cassonetti della spazzatura. Serena ed io, velocemente ci avvicinammo, non curanti del cattivo odore dell'immondizia, per sentire meglio; il lamento era sempre più forte e acuto. Non si vedeva nulla, proprio nulla!
Era buio. I nostri occhi stanchi non ci aiutavano a distinguere tra i sacchetti neri e sporchi e le bottiglie di vetro accantonate dalla differenziata, sana consuetudine del nostro comune montano.
Monterotondo è sempre stata una città pulita e ordinata, e meta turistica di molti visitatori, perché città bella da visitare, e inoltre ospita intellettuali e poeti, ogni anno, per gli eventi culturali.
Serena ed io ci guardammo negli occhi, e immediatamente, senza pensarci tanto…con grande forza di volontà, spostammo tutti i sacchetti puzzolenti. Eravamo ansiose e curiose di sapere, di vedere chi fosse quella fragile e indifesa creatura, nascosta in quel marciume. La paura e l’ansia crescevano ai massimi livelli, al pensiero che potesse trattarsi di una creatura umana.
Man mano, si discriminavano le buste dell’immondizia, il lamento si faceva più intenso e acuto. Serena urlò: -Rita è un animale; è un cane! Ed io guardando con occhi smarriti aggiunsi:- mio Dio, sì, lo vedo. Forza, coraggio tiriamolo fuori!
La mia amica Serena lo afferrò, e lo tirò fuori da quella tana sudicia, dove avrebbe trascorso la fine dei suoi giorni, tra dolori indescrivibili e sofferenze atroci. Non appena Serena lo consegnò alle mie braccia, un dolore forte mi colpì al centro del cuore. La mia anima si straziò alla vista di tutto quel sangue.Il nostro trovatello era ferito, insanguinato e dolorante in varie parti del corpo. Non riusciva a respirare. Il suo fiato era corto. Pensavamo che morisse. Una folle corsa a casa, fu la sfida al tempo che gli rimaneva da vivere. Una creatura, che muta, e con gli occhi rivolti al cielo, chiedeva la grazia della vita. E nessun perché avrebbe dato la risposta al suo crudele e inevitabile destino. A gambe levate, e come cavalli infuriati in corsa agli ostacoli verso il traguardo della vittoria finale, arrivammo a casa. Serena corse al piano di sopra, a prendere garze, fasce, disinfettante e acqua pulita, mentre io adagiavo il cagnolino nel piano inferiore, in cucina, su un lenzuolo fresco e pulito. Era stremato povero cucciolo! Era un cane di piccola taglia di color crema con occhi grandi e neri. Era dolcissimo e mansueto, e mentre lo curavamo… ci guardava con occhi lucidi e tristi. Uno sguardo che esprimeva dolore e nello stesso tempo speranza di poter guarire al più presto per ritornare alla vita di sempre.
Quel cagnolino, aveva voglia di guarire, tanta voglia di rivedere la luce. Aspettavamo con ansia che iniziasse a respirare regolarmente, e che cominciasse a scodinzolare e a correre verso la vita. Avremmo avuto un nuovo amico, un nuovo compagno di cammino e di giochi. Avremmo avuto Cremino, il nostro cucciolo trovatello, e il mondo sarebbe diventato più bello.
Questa è la storia di CREMINO, un cagnolino abbandonato per strada dal suo padrone, buttato tra i rifiuti, in una via di Monterotondo, ma per fortuna trovato e portato in salvo da noi che ce ne siamo presi cura.
L’ennesima storia che racconta l’insensibilità, l’incoscienza, la crudeltà e l’inciviltà di alcune persone verso gli animali e anche – e per fortuna – il gran cuore, l’amore e la generosità di altre.
Questa storia, io l'ho immaginata dal punto di vista di CREMINO e ho voluto raccontarvela così. È tratta da un fatto realmente accaduto!
È successo qualcosa di miracoloso, quando ormai ogni speranza sembrava vana; pare che Dio l’abbia fatto trovare a noi per salvarlo. Siamo degli angeli? No! Siamo persone speciali? No! Forse e senza forse siamo ESSERI UMANI che abbiamo deciso di salvare un essere animale ma pur sempre una creatura di Dio.
Oggi CREMINO è vivo, è guarito e può cominciare una nuova vita, accudito da una persona speciale di Monterotondo che lo ama. Lo ama come un figlio!
Sicuramente la sua brutta esperienza gli ha lasciato un segno per sempre. Anche a me e a Serena. CREMINO, però, saprà che esistono anche persone di cui si può fidare, buone e magnanime che riescono a riconoscere e a rispettare la vita in ogni essere vivente.
Spero che questo racconto tratto da una storia vera, faccia il giro del web.
Ho deciso di raccontarvelo perché voglio che sia conosciuto da più persone possibili. Mi piacerebbe che diventasse un manifesto contro la violenza e i maltrattamenti verso gli animali e un esempio perché tutti capiscano che i cani, come tutti gli animali, non sono dei giocattoli da utilizzare quando ci va e poi buttare via quando non ci piacciono più; non sono strumenti per il nostro spassa tempo, ma sono dei meravigliosi compagni di vita con un cuore che batte e devono essere amati e tutelati fino all’ultimo istante di vita.
Teresa Averta