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Gruss Gott

Gruss gott

Con il mio amico d’infanzia, Giulio Vix, nel maggio del 1999 andammo a Imst, in Austria. Volevamo vedere il concerto dei Rolling Stones. Giulio venne in treno a Milano, da Lecce. Poi in macchina saremmo andati a Imst. Avevo la Punto, all’epoca. Per strada ci fermano in Valchiavenna . Mangiammo in un crotto e bevemmo in abbondanza del vino rosso frizzantino fresco appena uscito da una di quelle fredde cantine dove si usava lasciarlo decantare. Ci rimettemmo in macchina e ci dirigemmo al confine. Durante il viaggio ci esercitammo nel parlare un nostro linguaggio inventato anni prima e che consisteva nel tradurre dall’inglese intraducibili espressioni gergali o frasi del nostro dialetto d’origine: l’anglostunese. Uno dei cavalli di battaglia linguistici era “water to the pipe” , che traduceva dal dialetto “acqua alla pipa”, e si usava in vari contesti in cui si voleva intendere un niente di combinato. Arrivati alla frontiera ci fermò una guardia di frontiera, in divisa militare, austriaca.  Gruss gott  , ci disse. Io e Giulio ci guardano l’un l’altro. Gruss gott, ripete’ l’austriaco. Io scesi dalla macchina e aprii il portabagagli. La parola assomigliava alla nostra italica ” cruscotto” e cruscotto poteva voler dire portabagagli. Una volta aperto il portabagagli , l’uomo neanche ci guardo’ dentro. Gruss gott, prese a gridare. Entrai in macchina e aprii il cruscotto, quello vero non il supposto equivocato in austriaco da me. L’austriaco non guardo’  neanche nel cruscotto. Io e Giulio ci guardammo. L’uomo ci fece segno di levare le tende. Gruss gott, continuava a gridare. Riprendemmo il cammino e giungemmo in un villaggio Sos dove saremmo stati ospitati. Scendemmo dall’auto e subito fummo accolti da dei ragazzi che ci urlavano: gruss gott, gruss gott, e ridevano a crepapelle. Io e Giulio ci guardammo. Si vede che si e’ sparsa la voce, disse Giulio.

Quando tornammo in Italia, dopo il concerto , raccontammo  l’episodio ad un oste , mentre mangiavamo qualcosa poco dopo il confine . Lui rise a  crepapelle. Gruss gott? Significa buona giornata,  disse. Io e Giulio ci guardano e ridemmo.  Nel 1999 non c’era Google. Per questo avevamo ancora qualcosa per cui ridere. E per questo abbiamo ancora qualcosa da raccontare.

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