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Lettera g

Adoro le sigle; E adoro dedicartele. Adoro perfino dedicarti tutto sapendo per certo che tu non potrai mai dedicarmi niente. Fra tutte le cose, adoro quell’idea che mi ero fatta di te e scriverò sempre, fino all’ultima parola, tutti i sogni che ho sognato; <<Fin qui posso stringerti, oltre non saremmo più amici, e questo non ci è permesso. E so anche che tornerai, prima o poi, quando sarai stanca di correre via e desidererai il mio modo di non riuscire a capirti ma di esserci comunque: io so esserci anche se non ti capisco>>. Mi manchi. Ti avrò anche detto di sparire, ma mi manchi comunque. Quando vengono a farti visita i ricordi, è inevitabile, anche se tu mi avrai rimpiazzata alla grande, fosse anche con la tua sola rabbia. E la colpa è tutta sua. Quando io ho paura, tu hai paura, ma non la riconosci, non sai riconoscerla e pensi che sia rabbia. La tua rabbia è come una colla, mi tiene incollata al desiderio di te. Davvero uno stranissimo effetto. Negli altri, mi tiene lontana anni luce, con te invece quasi non mi fa respirare, tanto ti sento vicino. Un classico di quello che fa male: toglie il respiro, ma non si può fare a meno di sbatterci il cuore contro il pensiero. Tu hai detto che ci saresti stato, ma non ci sei, e sei arrabbiato, arrabbiatissimo, e io muoio dal desiderio di te, in quella cosa assurda che a volte definisci “intesa”, ma non è nulla di tutto questo. Dovremmo smettere di parlare; Io di scrivere anche. Non ho alcuna buona ragione anche solo per pensarti: la sincerità con te non paga mai, ci allontana sempre e nel dubbio, adesso so per certo che non ti sentirò ancora una volta, forse mai più. Mai più? Quanto tempo è “mai più” con te? Con me che non riesco a far tacere quella maledetta voglia di tirare fuori quello che neanche tu conosci di te e non sai neanche come sei veramente e io invece lo vedo, anzi, ti sento, ti sento fortissimo. Mi credi un disastro e non sopporti la mia “rabbia”, rectius paura, ho sempre paura, perché tu sei un rischio immenso, e non riesci ad averne neanche una minima idea di quel che significa. <<Sei innamorata di me? Perché sono alto, bello e …>>.<<Non lo sono. So solo che ti sono troppo vicina, devo allontanarmi, e subito. Se invece sono troppo distante, devo fare in modo che tu ti accorga che sono ancora una volta davanti a te, e mi sto tuffando dentro i tuoi occhi e non voglio andarmene da lì, da te>>.<<No. O resti o vai>>.<<Vado>>. E sono andata via sul serio. Non ho idea di come andrà, di quello che sei per me davvero, ma hai detto di “no” tu, io ho solo fatto il resto. Tutti possiamo essere un posto, un bel posto da raggiungere, perché è meraviglioso essere trovati, però dobbiamo anche sapere andare, spostarci, trovare. Io avevo trovato te, e tu, adesso, chissà dove sei.

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Così, te ne vai

La versione di Messalina