Ho intrapreso il mio personalissimo viaggio dentro di te sapendo esattamente dove sarei finita, di fronte a cosa mi sarei fermata, il punto esatto in cui volevo arrivare, che volevo raggiungere, quello in cui non avresti più potuto accompagnarmi oltre, in cui non avrei accettato un biglietto per due di più. Sono partita dicendoti che, quando le mie vele sarebbero state ben piene d’aria e vento, da arrivare oltre ogni limite, avrei proseguito da sola: tu hai solo accettato di venire alle tue condizioni; Nessuno pone condizioni, ma c’è sempre chi non è disposto ad accettare le sue e il vento è già contrario, fin dal primo giorno. La consapevolezza ti porta un po’ più in là di quello che immaginavi: credi fermamente in ogni tuo passo, ma nel mondo reale, per il mondo reale che abiti, è solo una fermata. Non è muoversi il punto, non avere un obiettivo e raggiungerlo – talvolta se ne ha uno anche se non lo si palesa -, è sapere che ti porterà dinanzi a quello da cui pare stavi scappando, portarci qualcuno, che poi va via, mentre tu rimani lì, con tutto ciò che stavi evitando: e adesso ce l’hai di fronte. A valle di ogni errore è come se si sentisse un sapore amaro, il gusto di chi ha appena tradito sé stessa e stavolta non può che lasciar perdere e proseguire.
Sono venuta nel tuo mondo e se sia stato un errore non l’ho ancora capito: forse no, non del tutto: il finale nascondeva una vera lezione, una di quelle che ho visto rappresentare infinite volte in uno dei miei film preferiti: quello che c’è stato nel mezzo sarà anche discutibile – probabilmente il nuovo, l’inatteso da moltissimo tempo, non vede sempre l’ora di essere afferrato e mai lasciato sfuggire, pena la vendetta dell’ignoto -, del tutto fuori dalle mie amate logiche, vittorie tutte mie, che ho conseguito lealmente, come premio alla mia ferrea audacia: i miei traguardi sono fatti di felicità, a costo che non rabbuino il sorriso altrui neanche per un po’, come un giro in mongolfiera. Ma ciò che conta veramente è destarsi, destarsi anche da addormentati, avere anche fatto un giro sulla scala che porta alle nuvole, ma sapersi fermare: capire quando è il momento di lasciarsi tutto alle spalle e riprenderti la realtà. E se non vuole sentire ragioni, l’impossibile ha un limite: la pazienza. L’impossibile a volte è reale davvero, lo capisci quando senti che il tuo sentire può avere ceduto, e non riesce più a reggervi entrambi. Se minaccia di lasciar cadere anche te stessa per continuare senza di te, è quello il momento: fermati, fermati qui.