Menu
Foto del Profilo

Annalina GrassoOffline

  • 36

    Posts

  • 0

    Commenti

  • 3.8K

    Visualizzazioni

  • “Cioccolata calda per due” di Nunzia Gionfriddo

    Un libro dal titolo romantico all’apparenza, perché il romanzo di Nunzia Gionfriddo, in edizione rinnovata, parla di tutt’altro. L’autrice, nota per la sua abilità nello scrivere di fatti storici, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo istriano, torna in libreria con “Cioccolata calda per due”. Romanzo edito da Phoenix Publishing, già vincitore del Premio Milano Intern... Altro...

    Un libro dal titolo romantico all’apparenza, perché il romanzo di Nunzia Gionfriddo, in edizione rinnovata, parla di tutt’altro. L’autrice, nota per la sua abilità nello scrivere di fatti storici, per non dimenticare i massacri delle foibe e l’esodo istriano, torna in libreria con “Cioccolata calda per due”. Romanzo edito da Phoenix Publishing, già vincitore del Premio Milano International. È un romanzo articolato, che tutto ha meno del romantico anche se il titolo trae in inganno. Nelle 214 pagine sapientemente scritte dalla Gionfriddo, il lettore potrà leggere di un amore antico e dal sapore altro che dolce, dove al centro dei fatti che verranno narrati ci saranno storie tragiche: di guerra, sofferenza, rassegnazione, dolcezza, sgomento e inesauribili attese.

    “Il viaggio di ritorno in treno fu molto triste.

    Non la consolarono la bellezza delle Alpi, che questa volta vide al tramonto e all’imbrunire, quando si intravedeva solo la loro sagoma nera.

    Il veloce e affusolato serpente di acciaio, correndo tra le valli e sui ponti, le concesse la vista delle case dei montanari che si illuminavano per la notte, palpitanti di vita.”

    Nel libro l’autrice riporta sotto forma di storia romanzata i fatti tragici del “secondo Dopoguerra che hanno interessato Istria, Dalmazia, Fiume, Trieste e, anni dopo nel 1992-95 il tentativo d’invasione serba della Bosnia, le atroci sofferenze e le decimazioni subite dalle popolazioni, nell’indifferenza delle grandi nazioni europee.

    Giovanni è uno dei protagonisti principali, ispirato a un caro amico della scrittrice, compresa la sua famiglia e la misteriosa scomparsa della moglie. La scrittrice ci ha messo quasi due anni a dare luce a questo romanzo ed è stata sollecitata più volte anche da colleghi scrittori illustri.

    Sta di certo che, attraverso un fitto dialogo e delle immagini storiche, ha fatto parlare i protagonisti anche quando ha raccontato di fatti raccapriccianti che sapevano di morte.

    La stessa autrice afferma nella sua prefazione: “Quando l’ho scritto non sapevo dove sarei arrivata”.

     

    Sinossi dell’opera

    Con l'obiettivo di approfondire le sue ricerche sulle vicende drammatiche avvenute nell'ex-Jugoslavia, Florinda chiede aiuto a Giovanni, giornalista. Ben presto, la donna si scontra con il dolore profondo, mai superato, dell'uomo che in quegli eventi terribili ha perso la moglie. Ne nasce un amore fatto di scambi d'idee, ricordi, piccole condivisioni, riti comuni come una cioccolata al bar, una passeggiata nel quartiere, una gita al mare. I fatti tragici del secondo dopoguerra che hanno interessato Istria, Dalmazia, Fiume, Trieste, il tentativo d'invasione serba nella Bosnia, le atroci sofferenze e le decimazioni subite dalle popolazioni, nell'indifferenza delle grandi nazioni europee irrompono nella loro quotidianità.

     

    Biografia dell’autore 

    Nunzia Gionfriddo, è nata a Napoli e si è laureata in Lettere e Filosofia, presso l’Università “Federico II”, ha insegnato negli Istituti Medi Superiori. Ha collaborato con il “Dipartimento di Italianistica” e con la cattedra di “Storia della Scienza” dell’Università “La Sa­pienza” di Roma. Si è interessata dei rapporti tra scienza, storia e letteratura, partecipando al dibattito culturale con alcuni saggi, tra cui L’incanto della camera oscura in Giacomo Leopardi, pubblicato dalla Rivista Letteraria “R I S L” (Rivista Internazionale di Studi Leopardiani), diretta da Emilio Speciale e L’Ultrafilosofia si fa poesia, in “Leopardi e il pensiero scientifico”, a cura di Giorgio Stabile.  Ha collaborato con la rivista “La Rassegna della Letteratura Italiana” di Firenze, a cura di A. Ghidetti, per la recensione di saggi storici e letterari. In questi ultimi anni si è dedicata alla stesura di romanzi, di cui Chiocciole vagabonde è stato il primo, pubblicato nel 2013, a cui ha fatto seguito Raccontami la mia storia, ed. Robin, 2016 e Gli angeli del rione Sanità, Kairos edizioni, 2017.  Nel 2019 è uscito nelle librerie il romanzo Cioccolata calda per due, Pegasus Edition, vincitore del secondo premio al concorso Milano International”, di cui la presente è la seconda edizione. Proprio in questi giorni è stato presentato alla critica “Scrivere di donne”, Homo Scrivens. Tutti i libri sono stati insigniti di numerosi premi, sia da non editi che da editi. Dal 2019 è rappresentante dell’associazione “I.P.L.A.C.” per la diffusione della cultura letteraria e artistica in Campania.  Dal 2018 è stata invitata a far parte di giurie per i concorsi per autori di narrativa o poesia, tra cui “Voci” a Roma e “Zingarelli” a Cerignola.  Il 12 agosto 2019 ha presentato al Festival dell’Isola del Cinema di Roma, durante la rassegna IPLAC “Un Ventaglio di Carta” il suo romanzo “Cioccolata calda per due”.

    La pluriennale esperienza nel mondo culturale italiano e in quello universitario storico e scientifico ha reso possibile alla scrittrice di privilegiare nei suoi romanzi la componente storica, non per offrire uno sfondo superficiale ai suoi racconti, ma per dare agli avvenimenti storici il ruolo di coprotagonista, tale da interessare il lettore o uno studente. A volte un “romanzo storico” non di parte e scritto bene può insegnare ed educare di più di un manuale scolastico, come ci dimostrano autori come Ippolito Nievo, Federico De Roberto e Primo Levi, senza dimenticare il triestino, di lingua slava Boris Pahor, tanto per citarne alcuni.

     

  • 'L'ultima occasione', di Vincenzo Contreras

    “L'ultima occasione” di Vincenzo Contreras è un romanzo intrigante, animato da un lucido spirito rivoluzionario; narrato in prima persona, presenta un intenso protagonista che in poche pagine riesce a rivelare il suo complesso mondo interiore. Questo eccentrico personaggio ha deciso di compiere rapine a mano armata per contestare un sistema sociale, politico ed economico oppressivo, vero e pr... Altro...

    “L'ultima occasione” di Vincenzo Contreras è un romanzo intrigante, animato da un lucido spirito rivoluzionario; narrato in prima persona, presenta un intenso protagonista che in poche pagine riesce a rivelare il suo complesso mondo interiore. Questo eccentrico personaggio ha deciso di compiere rapine a mano armata per contestare un sistema sociale, politico ed economico oppressivo, vero e proprio fagocitatore di pensiero critico, di libertà, di sogni e di coscienze. 

    Egli si trucca il viso ispirandosi alla figura del Joker, re indiscusso del sovvertimento dello status quo, per denunciare l’assenza del libero arbitrio negli individui, che credono di gestire le loro vite quando in realtà sono ignobilmente manipolati. Il protagonista, proprio come la nemesi di Batman, cerca la sua personale e, forse, discutibile via per mostrare agli altri l’atroce verità dietro la patina di benessere illusorio in cui vivono.  

    «Signori e Signore, Ladies and Gentlemen, questo è il mio show, quindi mi raccomando, tutti concentrati su di me!». 

    Quest’uomo senza nome compie furti e rapine inscenando sempre il medesimo copione, con tempistiche scandite alla perfezione e con le stesse frasi ad effetto; quei momenti adrenalinici sono il suo spettacolo, e lui è l’attore che recita scoppiettanti monologhi di fronte a un pubblico che pende dalle sue labbra. Alla fine dispensa anche un catartico inchino, che sancisce la fine dello spettacolo e il compimento della sua ricerca di emozioni forti. Un giorno, però, una rapina va a finire male ed egli si ritrova a essere inseguito dalla polizia; invece di darsi per vinto, comprende la potenza di quel momento drammatico in cui può continuare a recitare, seppur senza copione: indossa quindi il cilindro e, salendo sul tettuccio della sua macchina, si esibisce per la folla curiosa che si sta assiepando intorno a lui. È un’occasione unica e irripetibile per gridare al mondo il suo atto d’accusa e per divulgare il suo manifesto sovversivo, benché sia conscio di uscirne martire e probabilmente sconfitto.

    Vincenzo Contreras riflette sulle contraddizioni della società odierna, sul tempo sprecato in futilità, sulla libertà negata e su quella che egli definisce “la fabbrica di esseri umani”; il protagonista del suo romanzo potrebbe sembrare un ingenuo idealista ad alcuni, ma cosa ci resta nella vita se non crediamo più nei sogni e se non possiamo più prenderci il diritto di pensare ed agire con la nostra testa?

    SINOSSI DELL’OPERA. Un uomo e una maschera che compiono rapine spettacolo, rapine di protesta, di contestazione verso un mondo, una società, un sistema che sembra avere scopi ben precisi: distruggere i sogni delle persone, annientare la loro possibilità di avere un pensiero critico, rubarne il tempo per evitare che la gente possa avere una vita migliore, una vita fatta di materialità superflua, da una totale assenza di bellezza ma piena di sogni accantonati, naufragati prima che una possibile ultima occasione possa portarla in salvo.

    BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Vincenzo Contreras è nato nel 1981 a Gaeta, dove ha vissuto fino a vent’anni prima di trasferirsi a Siena e poi a Verona, dove vive tutt’ora. Alla sua professione ha associato varie passioni come quelle per la letteratura e per il cinema; non a caso molte storie che ha scritto, tra cui quella narrata nel libro “L’ultima occasione”, trovano ispirazione proprio nei film. Scrittore di racconti e di romanzi, nel 2001 ha ricevuto una citazione di merito al premio letterario “Campiello giovani”. È inoltre un attivista per Mediterranea Saving Humans. 

    Contatti

    https://www.instagram.com/vincenzo_contreras81/

    https://www.facebook.com/vincenzo.contreras/

    www.aliribelli.com

  • "Senti Caro Carlo”, di Maria Pia Selvaggio

    Si intitola "Senti Caro Carlo”, il saggio di Maria Pia Selvaggio, frutto di uno studio di tre anni, che mira ad avvicinare soprattutto i più giovani alla complessa figura del grande scrittore milanese in modo non “accademico” attraverso la corrispondenza tra Gadda, giovane soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale e sua zia.Il libro, già best seller in nella sezione Critica Letter... Altro...

    Si intitola "Senti Caro Carlo”, il saggio di Maria Pia Selvaggio, frutto di uno studio di tre anni, che mira ad avvicinare soprattutto i più giovani alla complessa figura del grande scrittore milanese in modo non “accademico” attraverso la corrispondenza tra Gadda, giovane soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale e sua zia.

    Il libro, già best seller in nella sezione Critica Letteraria d Amazon, parte dall’analisi e dalla ricostruzione del carteggio custodito presso il Gabinetto Vieusseux di Palazzo Strozzi a Firenze e danneggiato dall’alluvione dell’Arno del 1966.

    Affrontare la gigantesca figura di Carlo Emilio Gadda, personalità tra le più affascinanti e importanti della letteratura italiana del ‘900, per Maria Pia Selvaggio, è stata una scommessa vinta. Da pochi giorni infatti l’editrice e scrittrice sannita di Telese Terme (Benevento), ha dato alle stampe il saggio dal titolo "Senti Caro Carlo. Fibre epistolari tra Carlo Emilio Gadda e Isabella Rappi Lehr".

    Il saggio scaturisce dal lungo studio di un carteggio, contenente la corrispondenza epistolare tra Gadda, giovane soldato al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, e la zia Isabella Rappi Lehr, medico specialista al Rizzoli di Bologna.

    Le epistole sono state concesse in esclusiva all’autrice del saggio, dagli eredi di Gadda con l' approvazione del Gabinetto di Stato Viessaux di Firenze e della commissione gaddiana della ricerca di dell’Università La Sapienza di Roma. Le lettere, in parte illegibili data l'usura del tempo, sono state analizzate e decodificate da Maria Pia Selvaggio in un lavoro solitario durato tre anni.

    Pur mantenendo quella "armonia prestabilita", che rende unico il labirinto gaddiano, la saggista Selvaggio ricostruisce, attraverso il piano della "realtà" e quello del "caos", il momento di deformazione strutturale, che serve a svelare la trama poetica di Gadda oltre l'apparenza, minando la provvisorietà e la costruzione barocca, atta a sollecitare un profluvio di emozioni, nel centro del vortice nevrotico tra linguaggio e verità.

    Il carteggio diviene solo lo spunto da cui Maria Pia Selvaggio parte per "puntellare" le risorse gaddiane, che screpolano le ansiose richieste della zia Isabella: "Come sta il mio caro Carlo?; Ho conosciuto un ingegnere che ti potrà dare una mano, raccomandarti...; Senti Caro Carlo, la tua cara mamma...;".

    La guerra "imposta" ai vari intellettuali, diviene l'itinerario di un disordine non "ordinato", anche se quell'eredità dolorosa, in cui perderà l'amato fretello scuoterà e riscalderà il Gadda scrittore.

    Il disordine oggettivo del reale, l’affetto dell’autore nei confronti del fratello, l’orrore della guerra, il disprezzo per le gerarchie, la ricostruzione del pensiero, sono le tematiche principali intorni alle quali riflette la Selvaggio, dividendo il saggio in quattro sezioni che analizzano e "rosicchiano" i pensieri di Gadda (filosofo, uomo, nipote, figlio e fratello).

    In evidenza, le geniali   creazioni linguistiche, le  accensioni liriche, le pennellate impressionistiche, di una costante vena ironica e di un’arguta vis polemica, tipicamente ed isolatamente gaddiane

    È evidente il coinvolgimento emotivo dell’autrice, lontano anni luce dalla fredda analisi d’un Gadda “critico”; l’arte, il linguaggio, la storia (delle idee e degli eventi), le scienze, la tecnica sono organi d’un essere vivente, come tali avvertiti e vissuti.

    Il lavoro di Maria Pia Selvaggio mette anche a confronto due mondi differenti: quello della zia, Isabella, medico ortopedico, donna borghese, e attenta alla sorte lavorativa e preoccupata per la salute del nipote, e quello di Carlo, soldato ventiduenne, irascibile e oltremodo critico .

    Il saggio è dunque un’epopea letteraria che parte dalla famiglia e approda alle opere più significative dello scrittore milanese.

  • 'L'edera'. La Sardegna di Grazia Deledda

    L'edera, romanzo del 1908 di Grazia Deledda, è il racconto di un solo personaggio, Annesa, la "figlia d'anima", la giovane serva che si innamora del proprio padroncino. La sua maturazione avviene significativamente sulla "via di Damasco", dalla cecità del male alla luce del bene, implicata nella pragmatica di esistenti immodificabili nei loro ruoli e dietro le loro tragiche maschere. La coscienz... Altro...

    L'edera, romanzo del 1908 di Grazia Deledda, è il racconto di un solo personaggio, Annesa, la "figlia d'anima", la giovane serva che si innamora del proprio padroncino. La sua maturazione avviene significativamente sulla "via di Damasco", dalla cecità del male alla luce del bene, implicata nella pragmatica di esistenti immodificabili nei loro ruoli e dietro le loro tragiche maschere. La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell'espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l'imponderabile portata dei suoi effetti, l'ineluttabilità dell'ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l'esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, "gettata" in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell'esistenza assoluta.

    Più volte e in separate pagine chi scrive ha creduto di scorgere, concordemente e sulla scorta di buona parte della vulgata critica, l’originalità e la forza della narrativa deleddiana proprio nella appassionata e magistrale rappresentazione dell’auto-modello sardo e, soprattutto, nellaproiezione simbolica del suo universale concreto. Sullo sfondo di paesaggi edenici, carichi di emozioni e di suggestioni incantatorie, l’isola è restituita e intesa, nelle pagine della scrittrice, come luogo mitico e come archetipo di tutti i luoghi, terra senza tempo e sentimento di un tempo irrimediabilmente perduto, spazio ontologico e universo antropologico entro cui si consuma l’eterno dramma del vivere.

    Grazie Deledda per questo romanzo si avvale l’artificio per parlare d’altro, lo piega ad un ine più alto. Questo è ciò che la rende una grande scrittrice, figlia ed erede, a suo modo, della grande tradizione umanistica, che aveva teorizzato il miscēre utile dulci e il docēre delectando, e costituito il fondamento di un’idea della letteratura come «formatrice della vita intellettuale e morale dell’uomo, come moderatrice della sua natura»; un’arte educatrice con finalità essenzialmente etiche, che nei secoli aveva mirato ad insegnare e a dilettare, a consolare e a far riflettere.

    Con la Deledda, e tramite la sua operazione artistica, la Sardegna entra a far parte dell’immaginario europeo.Una realtà geografica e antropologica si trasforma, come ha efficacemente rilevato Nicola Tanda, nella «terra del mito», metafora di una condizione esistenziale, quella del primitivo, che proprio la cultura del Novecento aveva recuperato come unica risposta possibile al disagio esistenziale creato dalla società industriale e luogo per eccellenza dove rappresentare le angosce dell’uomo contemporaneo di fronte al progresso scientifico.

  • 'Le foglie del destino', il fantasy di Motta

    La Natura e il suo mistero, il coraggio di una giovane donna, la conoscenza di se, la lotta contro il Male, sono i protagonisti del romanzo fantasy di Marco Motta, pubblicato da Albratos il Filo nel 2021, dal titolo Le foglie del destino, che ha per protagonista la druida Alys alle prese con il raggiungimento della propria identità.Questa la sinossi del romanzo: Haara, il pianeta della luna Viola... Altro...

    La Natura e il suo mistero, il coraggio di una giovane donna, la conoscenza di se, la lotta contro il Male, sono i protagonisti del romanzo fantasy di Marco Motta, pubblicato da Albratos il Filo nel 2021, dal titolo Le foglie del destino, che ha per protagonista la druida Alys alle prese con il raggiungimento della propria identità.

    Questa la sinossi del romanzo: Haara, il pianeta della luna Viola e Calideo, il pianeta della luna verde, sono legati all’insaputa dei loro abitanti, da un destino comune. La natura, sotto forma della divinità Agaty, richiede un cambiamento ciclico e la creazione di un nuovo pianeta frutto dalla fusione dei singoli. Gli strumenti della dea sono i Druidi Neri, la parte maschile degli utilizzatori della magia della natura, che attraverso il Male Nero, una contaminazione di tutto ciò che vive sui due pianeti, portano la morte e la conseguente rinascita nella nuova forma. Tuttavia, nel ciclo di morte e rinascita durante il quale le vicende sono narrate, i Druidi Neri attuano il loro piano di destabilizzazione di un processo millenario, cercando di creare un nuovo mondo sotto il proprio dominio.

    Una lotta per la sopravvivenza e per la giustizia dunque, che fa venire in mente i dibatti odierni intorno al Nuovo Ordine Mondiale, a cosa sappiamo davvero del mondo in cui viviamo e a quale davvero auspichiamo e se è davvero migliore di quello attuale.

    E come si può entrare nella realtà se non anche attraverso la lettura di un libro che come scrive Barbara Alberti nella prefazione al romanzo di Motta, è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno?

    Il sogno in questione è quello che ci porta a fare Motta: qualunque sia l’origine che si vuole dare alla parola druida, le immagini ad essa legate evocheranno riti magici e profezie in una raduna nel bosco o attorno ad un cerchio di mehir, celeberrimo magalite monolitico.

    L’epilogo del primo romanzo della saga della druida bianca Alys porterà la giovane ad abbandonarsi consapevolmente al Male Nero per poter rinascere in una nuova forma. Così da capire parte di quanto sta avvenendo e poter accedere alla Magia Antica, arte dimenticata dagli abitanti di entrambi i pianeti.

    Le foglie del destino è un fantasy fresco e dal ritmo incalzante che unisce gusto per la visionarietà e riflessione, per una saga che promette successo. E questo primo libro è davvero sulla buona strada.

    Contatti

    https://www.gruppoalbatros.com/prodotti/le-foglie-del-destino-marco-motta/?msclkid=3f8050e2b5ba11ec860257f1613d3f4d

  • “Il coraggio di essere felice" di Roberta dell'Acqua

    L'elemento principale della psicoterapia umanistica è la persona, studiata nella sua interezza, oltreché l'esperienza e la comprensione, come oggetto e strumento di indagine, mettendo in secondo piano sia le interpretazioni, che il comportamento manifesto. Lo sa bene la psicoterapeuta Roberta dell’Acqua autrice del saggio “Il coraggio di essere felice. Un percorso di rinascita interiore... Altro...
    L'elemento principale della psicoterapia umanistica è la persona, studiata nella sua interezza, oltreché l'esperienza e la comprensione, come oggetto e strumento di indagine, mettendo in secondo piano sia le interpretazioni, che il comportamento manifesto. Lo sa bene la psicoterapeuta Roberta dell’Acqua autrice del saggio “Il coraggio di essere felice. Un percorso di rinascita interiore” edito da Alvorada. In contrapposizione ad una visione dell'essere umano meccanicista e determinista, Dell’Acqua ritiene necessario valorizzare la creatività e le proprie scelte perché in questo modo si valorizza anche la dignità della persona, che deve sfruttare i propri talenti e scoprire risorse che pensava di non possedere. Per Roberta dell’Acqua è fondamentale porsi la domanda “Sei felice?” perché non ci si deve abituare all’infelicità. In merito a questo tema, l’autrice fa riferimento ad un grande della letteratura contemporanea, il poeta George Eliot nel capitolo intitolato “Anedonia”, dove si spiega perché è difficile essere felici e amare se stessi. Roberta dell’Acqua cita letterati, attori di cinema, artisti, scienziati, con l’obiettivo di fornire al lettore una visione completa sulla tematiche della felicità, del benessere psico-fisico, mostrando come scienza e umanesimo non siano in conflitto o l’una subordinata all’altra, ma complementari per la ricerca della felcità. Infatti la psicologa afferma nella prefazione al saggio: «È nostro compito imparare ad amare la vita: l’amore libera dalle catene del passato, offre ali per volare, ragioni per rialzarsi dopo una caduta e soprattutto dona significato alla vita. Bisogna vivere nell’amore perché è in quel terreno che può nascere e crescere il coraggio di essere felici», sostiene l’autrice, secondo la quale è ciò che pensiamo a determina la nostra vita ed è facile ingannarsi, illudersi. Roberta dell’Acqua si avvale di una scrittura semplice, quasi aforistica, volta a ribadire con fermezza e convinzione il proprio pensiero. I periodi sono brevi, non particolarmente articolati, a tratti lapidari: <>. (Pag. 193) “Il coraggio di essere felice. Un percorso di rinascita interiore” è un vademecum citazionista che celebra la Terza Forza, meglio conosciuta come psicologia umanista, disciplina alternativa sia alla psicoanalisi che al comportamentismo, e che offre diverse approcci al tema dei temi, ovvero quello della felicità al quale è strettamente legato quello della libertà.
bilancio punti 417 / Punti
Contributore

Emblemi guadagnati

Amici

Foto del Profilo
Natalia Fly
@nat6fly
Foto del Profilo
Roberta Canu
@unalettricetraifiori
Foto del Profilo
Michele Scalini
@michele-scalini
Foto del Profilo
Michela Buono
@michela
Foto del Profilo
Daniele Gelio
@danigelio

Ad Blocker Detected!

Refresh

Aggiungi a Collezione

Nessuna Collezione

Here you'll find all collections you've created before.