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Teresa AvertaOffline

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  • STORIA DI UNA LACRIMA

    Ti sei chiesto che cosa è una lacrima, che fine fa, dopo che nasce e muore... e muore veramente una lacrima?E quello che mi sono chiesta anch’io, fino a che, un meraviglioso giorno di questa fantastica vita, ho avuto il coraggio di chiederlo direttamente a Lei.Mia cara lacrima, so, quanto sei bella e sacra, e quando hai voglia di nascere, non guardi niente e nessuno; ma so che quando arrivi, bu... Altro...

    Ti sei chiesto che cosa è una lacrima, che fine fa, dopo che nasce e muore... e muore veramente una lacrima?

    E quello che mi sono chiesta anch’io, fino a che, un meraviglioso giorno di questa fantastica vita, ho avuto il coraggio di chiederlo direttamente a Lei.

    Mia cara lacrima, so, quanto sei bella e sacra, e quando hai voglia di nascere, non guardi niente e nessuno; ma so che quando arrivi, bussi, educata e fragile come sei, luminosa e pulita come non mai.

    Il mio cuore Ti ama e ti trattiene perché sa che servi, sei necessaria. È vero, sei solo acqua, ma sei Acqua pura, piena, e vera; acqua di sale, di dolore, di rabbia, acqua di emozione, di sofferenza, di gioia e di allegria, acqua e sempre acqua che ci libera, da tutto, da noi stessi, dalla prigione degli errori, dalla gabbia degli orrori, dalla guerra di quelli che si “credono” grandi, dalle battaglie quotidiane per un tozzo di pane e un briciolo di giustizia, acqua che ci inonda come un fiume e porta via tutti i detriti del peccato e delle vanità mondane.

    Mia cara lacrima, sei un dono. Un dono che non ha prezzo, gratuito, ma non tutto ciò che è gratuito è apprezzato. Per questo ti concedi a pochi, e fai bene, le lacrime non si consumano per niente. Le lacrime sono i fiori che sbocciano quando l’anima scoppia e rinasce a nuova vita, ed è una meraviglia ai nostri occhi, quando questo avviene!

    Ti voglio bene cara lacrima, perché sei spontanea e sincera e sei di tutti: uomini, animali e cose... piangono gli uomini, piangono i bambini e purtroppo piangono anche le cose e noi non ce ne accorgiamo. E sì, “piangono le cose” quando le dimentichiamo, quando le abbandoniamo, quando le maltrattiamo, quando le usiamo senza chiederci il vero senso del loro esistere. E quante volte abbiamo confuso persone e cose, lacrime e canzoni, soldi ed emozioni, titoli e falsità, miseria e nobiltà, vita e morte per uno spicciolo di eternità.

    È la vita... mia dolce lacrima, compagna cara e stretta delle mie notti insonni, amica fervente e devota nelle mie preghiere quando non riuscivo ad abbracciare nessuno, neanche chi mi stava accanto, con una calda tisana e un cuscino di piume.

    Lacrima, acqua santa che nasci da miei occhi innocenti, e solchi il mio viso passando delicatamente fra le rughe della mia esistenza, quanta strada hai fatto prima di attraversarmi, e finalmente eccoti qui, non ti asciugherò perché le lacrime non si asciugano, non ti berrò perché le lacrime non vanno ingoiate, ma devono sgorgare fuori, come acqua che zampilla di nuova vita, di felicità, di gioia senza fine.

    Cara lacrima, sei importante e meravigliosa: per amore nasci e per amore muori.

    E oggi... che so quanto vali, ti prego non morire sulla mia bocca, ma arriva dritta al cuore, una lacrima non va buttata via perché è un pezzo di noi, un pezzo di storia che non si può dimenticare.

    Teresa Averta

  • L’AMORE, IL REGALO PIÙ BELLO

    Ultimo giorno di scuola, prima delle attese vacanze natalizie. L'arrivo del Natale, ogni anno è annunciato da un’atmosfera particolare per la scuola e la società. Le strade illuminate delle città si riempiono di persone, che diventano più allegre o si precipitano nei negozi a fare acquisti. Ai bambini luccicano gli occhi, al sol pensiero del presepe o dell'albero pieno di luci e giocattoli. ... Altro...

    Ultimo giorno di scuola, prima delle attese vacanze natalizie. L'arrivo del Natale, ogni anno è annunciato da un’atmosfera particolare per la scuola e la società. Le strade illuminate delle città si riempiono di persone, che diventano più allegre o si precipitano nei negozi a fare acquisti. Ai bambini luccicano gli occhi, al sol pensiero del presepe o dell'albero pieno di luci e giocattoli. Il Natale è una festività prevalentemente religiosa, si sa, e si può festeggiare con luci splendenti, alberi di Natale e addobbi vari anche a scuola. Si può renderlo gioioso, ma senza sottovalutare l'importanza del cuore, di quello che è il vero significato della festa. Bisogna far capire ai bambini il vero senso delle festività natalizie: il senso di pace e armonia che si respira tra le persone, il desiderio di credere che ci sia qualcos'altro oltre doni e gli oggetti materiali. La bontà, che ci costringe, a pensare a quelle persone che trascorrono il Natale staccate dai loro affetti, a quelli che sono sommersi dalle difficoltà economiche e a chi ha svariato motivi d’infelicità.

    Anche quest’anno, a scuola, abbiamo respirato un’atmosfera gioiosa tra musica, suoni, colori e sapori. Tombolina per i nostri amati bambini. Regali e Balocchi come premi.

    Pacchetti che girano, genitori che salutano, cellulari che squillano...

    Maestre ansiose e festose di donare l'abbraccio conclusivo.

    Ed ecco che c'è il fatidico scambio di doni tra insegnanti e bambini. E in questa magica scena, sullo sfondo appare una dolcissima creatura, che mi mette in mano un "biglietto", lo conservo, mi allontano serenamente... e di nascosto, leggo le seguenti parole scritte:- “Teacher Terry, non ho abbastanza soldi per un regalo ma secondo me, il vero regalo è l’amore; quindi, ti do tutto il mio amore e ti auguro un Buon Natale.”

    Commossa, torno da lei... ci guardiamo negli occhi e ci abbracciamo fortemente.E le dico: -piccola mia, non preoccuparti, per me non sono importanti i regali! Oggi tu, mi hai dato un’immensa gioia, ed è il dono più bello che io potessi ricevere per questo Natale.-Mi hai consegnato il tuo Amore, e me l'hai donato proprio tutto... sappi che è arrivato già, dentro il cuore mio.

    -Sei una bambina meravigliosa, non cambiare, mai!

     E questo è stato il Natale più bello, un Natale ricco di gioia e di speranza, quello in cui hai regalato un sorriso, quello in cui hai donato e ricevuto piccoli doni, capaci di grandi emozioni.

    Teresa Averta

  • CARA MAESTRA…

    Mia caro stato, ho scritto una letterina l’altro giorno alla mia maestra, e l’ho scritta guardando il mondo dalla finestra... pensavo e penso che la scuola che vorrei sia solo un sogno, ma come ogni bambino a me piace sognare e ho scritto così:-Cara maestra, quanto vorrei che la nostra scuola fosse diversa! Mi piacerebbe una scuola nella quale ci sono persone “dal volto umano” e non ... Altro...

    Mia caro stato, ho scritto una letterina l’altro giorno alla mia maestra, e l’ho scritta guardando il mondo dalla finestra... pensavo e penso che la scuola che vorrei sia solo un sogno, ma come ogni bambino a me piace sognare e ho scritto così:

    -Cara maestra, quanto vorrei che la nostra scuola fosse diversa! 

    Mi piacerebbe una scuola nella quale ci sono persone “dal volto umano” e non costruite in laboratorio, a cominciare dalle bidelle, dal custode, fino ad arrivare alle maestre e al Signor Preside. Nella scuola che vorrei ci sono lavoratori umili che, senza sostegno alcuno da parte delle istituzioni locali e nazionali, combattono la battaglia più dura e importante della nostra società: quella di formare noi bimbi, dall'asilo all'ultimo anno del liceo, passando per le elementari e per le medie, l'ossatura, il centro nevralgico della formazione di un ragazzo che si affaccia all'età adulta. Tutte persone normali che con tanto impegno, tanta fantasia, tanta buona volontà, provano giorno dopo giorno a fare il loro mestiere, importante e centrale nella nostra società, con onestà e dedizione. La scuola che vorrei è una scuola nella quale non ci sono i figli dei professionisti, dei notai, degli avvocati, dei professori universitari, dei magistrati o dei politici, ma è la scuola degli extracomunitari, degli immigrati e degli abbandonati. Perché i bambini non si devono disperdere, ma hanno tutti il diritto di entrare nelle scuole pubbliche. La scuola che vorrei non è nel quartiere bene, nella strada storica dove ci sono eleganti atelier o nelle vicinanze della storica piazza ritrovo della gioventù per bene della città. 

    No, no di certo. La scuola che vorrei è nei quartieri difficili, a ridosso delle periferie dimenticate e abbandonate dallo Stato. A volte immersa tra le piazze di spaccio e i mercatini dove la gente spende i propri risparmi nel quotidiano per mettere il pane a tavola e nulla più. 

    E accoglie la scuola che vorrei, tutti, ma davvero tutti: dal figlio dell'impiegato al figlio del commerciante, dalla figlia del cassintegrato ai figli di chi un lavoro non l'ha mai avuto e mai l'avrà; probabilmente, in questa Italia devastata da una politica che non favorisce lo sviluppo e non consente al mondo del lavoro di riprendere fiato.

    Nonostante questo, la scuola che vorrei ce la fa. E mentre ce la fa, diventa anche esempio di grande civiltà, d’integrazione buona, adottando programmi di accoglienza dei meno abbienti, dei non italiani, dei bambini provenienti da altre etnie e culture vincendo premi comunali, regionali e a volte anche nazionali. E riesce -tra mille pressioni delle lobby interne finanche al Ministero, al Provveditorato e della politica interessata ai voti delle lobby- a tenere fuori dalle aule dei bambini la terribile e infernale cultura bieca del gender, proponendo in alternativa programmi nei quali la Famiglia è comunione inscindibile tra un uomo e una donna, e il rispetto è uno dei valori fondamentali tra esseri umani.

    La scuola che vorrei, infine, tra tanti stenti e senza la benché minima ombra di risorse economiche, in questo periodo ricorda la tradizione, e fa vivere a tutti i bambini, la magia del Natale. A scuola si organizzano balli e canti, saggi e recite, per far sentire il calore natalizio a noi piccoli e ai nostri genitori e per far capire che, nonostante tutto, la comunità dei valori della buona tradizione scolastica italiana può ancora perpetuarsi di generazione in generazione, che la comunità dei valori della scuola italiana è e deve restare ancora comunità di popolo, è, e deve restare comunità di famiglie vere. E non capisco e non voglio imparare paroloni come Indifferenza, Individualismo, ed Egoismo. Competitività, Edonismo, e Arrivismo. Sono questi soltanto alcuni dei “valori” che caratterizzano le nostre generazioni. Non si rendono conto ma gran parte del carattere, della personalità e del bagaglio di valori che ci cuciamo addosso per tutta la vita li assorbiamo sui banchi di scuola, fin dall'asilo, fin dalle elementari... poveri noi!

    -Meravigliosa la tua lettera! Così ha detto la mia maestra. - 

    E dopo averla corretta e messo “bravissimo”, ha voluto finirla così:

    - In questa cornice descritta dal mio alunno, un quadro reale che forse visto con gli occhi di un bambino diventa ancora più vero e assume chiarezza e nitidezza, la scuola riveste una centralità strategica per formare le nuove generazioni. Generazioni di giovani appartenenti a un'Italia non più soltanto italiana ma europea, nella quale i valori della difesa della famiglia e della vita sono sotto attacco da parte della cultura mortifera, "del tutto è permesso”, in nome di falsi miti di progresso che vogliono trasformare la società di valori in società di aberrazioni.

    Oggi sono un’insegnante preoccupata in un'epoca storica nella quale non s’intravede più la luce, alla fine del tunnel, di una crisi economica che sta portando buio, depressione, devastazione e che per questo mette in discussione tutto, persino le certezze fin qui, sempre, considerate tali.

    Per fortuna sono anche un’insegnante felice perché ancorata a sani principi tradizionali, e porto avanti il valore dell'educazione in questa difficile realtà.

    Non è tutto oro quel che luccica, è vero ma tutto quel che si “fa a fin di bene” senza un soldo bucato diventa oro, e quell'oro, giorno dopo giorno, costruisce il tesoro della formazione grazie alla quale sono convinta che i nostri bambini saranno dei ragazzi migliori domani.

    Teresa Averta

  • CREMINO IL TROVATELLO

    La tua e la mia, mio caro figlio, sì perché, per me sei un “ figlio” CREMINO! Ho partorito tre figli, e il dolore è scomparso come un fulmine a Ciel sereno, alla gioia di vedere le mie creature venire alla luce. Ma per te non è stato così. Tu sei per me, non un figlio qualunque, ma sei il figlio speciale, che ho “trovato” e che ho salvato, mio piccolo trovatello.Nel mio feedback menta... Altro...

    La tua e la mia, mio caro figlio, sì perché, per me sei un “ figlio” CREMINO! Ho partorito tre figli, e il dolore è scomparso come un fulmine a Ciel sereno, alla gioia di vedere le mie creature venire alla luce. Ma per te non è stato così. Tu sei per me, non un figlio qualunque, ma sei il figlio speciale, che ho “trovato” e che ho salvato, mio piccolo trovatello.

    Nel mio feedback mentale, scene strazianti ricalcano il teatro dei ricordi.

    Nella mia mente lucida e chiara, mi rivedo ancora, in compagnia di Serena -la mia amica del cuore- a passeggiare lungo via dei Glicini in Fiore … era nostra abitudine, dopo aver servito e riverito gli ospiti del Bed and Breakfast, fare delle lunghe passeggiate serali, dopo cena, prima di andare a dormire.

    La luna ci teneva compagnia mentre i nostri “quattro passi” rilassavano il corpo e smaltivano le nostre fatiche quotidiane. Ecco che, all’improvviso, la nostra chiacchierata fu interrotta bruscamente da alcuni forti gemiti, che non provenivano da così lontano e non promettevano nulla di buono. La nostra prima reazione fu di stupore misto a spavento. Serena, di scatto si voltò… per capire bene da dove arrivassero simili lamenti. Anch’io, dopo qualche secondo di esitazione, mi girai, e il mio sguardo si posò in direzione della postazione dei cassonetti della spazzatura. Serena ed io, velocemente ci avvicinammo, non curanti del cattivo odore dell'immondizia, per sentire meglio; il lamento era sempre più forte e acuto. Non si vedeva nulla, proprio nulla!

    Era buio. I nostri occhi stanchi non ci aiutavano a distinguere tra i sacchetti neri e sporchi e le bottiglie di vetro accantonate dalla differenziata, sana consuetudine del nostro comune montano.

    Monterotondo è sempre stata una città pulita e ordinata, e meta turistica di molti visitatori, perché città bella da visitare, e inoltre ospita intellettuali e poeti, ogni anno, per gli eventi culturali.

    Serena ed io ci guardammo negli occhi, e immediatamente, senza pensarci tanto…con grande forza di volontà, spostammo tutti i sacchetti puzzolenti. Eravamo ansiose e curiose di sapere, di vedere chi fosse quella fragile e indifesa creatura, nascosta in quel marciume. La paura e l’ansia crescevano ai massimi livelli, al pensiero che potesse trattarsi di una creatura umana.

    Man mano, si discriminavano le buste dell’immondizia, il lamento si faceva più intenso e acuto. Serena urlò: -Rita è un animale; è un cane! Ed io guardando con occhi smarriti aggiunsi:- mio Dio, sì, lo vedo. Forza, coraggio tiriamolo fuori!

    La mia amica Serena lo afferrò, e lo tirò fuori da quella tana sudicia, dove avrebbe trascorso la fine dei suoi giorni, tra dolori indescrivibili e sofferenze atroci. Non appena Serena lo consegnò alle mie braccia, un dolore forte mi colpì al centro del cuore. La mia anima si straziò alla vista di tutto quel sangue.Il nostro trovatello era ferito, insanguinato e dolorante in varie parti del corpo. Non riusciva a respirare. Il suo fiato era corto. Pensavamo che morisse. Una folle corsa a casa, fu la sfida al tempo che gli rimaneva da vivere. Una creatura, che muta, e con gli occhi rivolti al cielo, chiedeva la grazia della vita. E nessun perché avrebbe dato la risposta al suo crudele e inevitabile destino. A gambe levate, e come cavalli infuriati in corsa agli ostacoli verso il traguardo della vittoria finale, arrivammo a casa. Serena corse al piano di sopra, a prendere garze, fasce, disinfettante e acqua pulita, mentre io adagiavo il cagnolino nel piano inferiore, in cucina, su un lenzuolo fresco e pulito. Era stremato povero cucciolo! Era un cane di piccola taglia di color crema con occhi grandi e neri. Era dolcissimo e mansueto, e mentre lo curavamo… ci guardava con occhi lucidi e tristi. Uno sguardo che esprimeva dolore e nello stesso tempo speranza di poter guarire al più presto per ritornare alla vita di sempre.

    Quel cagnolino, aveva voglia di guarire, tanta voglia di rivedere la luce. Aspettavamo con ansia che iniziasse a respirare regolarmente, e che cominciasse a scodinzolare e a correre verso la vita. Avremmo avuto un nuovo amico, un nuovo compagno di cammino e di giochi. Avremmo avuto Cremino, il nostro cucciolo trovatello, e il mondo sarebbe diventato più bello.

    Questa è la storia di CREMINO, un cagnolino abbandonato per strada dal suo padrone, buttato tra i rifiuti, in una via di Monterotondo, ma per fortuna trovato e portato in salvo da noi che ce ne siamo presi cura.

    L’ennesima storia che racconta l’insensibilità, l’incoscienza, la crudeltà e l’inciviltà di alcune persone verso gli animali e anche – e per fortuna – il gran cuore, l’amore e la generosità di altre.

    Questa storia, io l'ho immaginata dal punto di vista di CREMINO e ho voluto raccontarvela così. È tratta da un fatto realmente accaduto!

    È successo qualcosa di miracoloso, quando ormai ogni speranza sembrava vana; pare che Dio l’abbia fatto trovare a noi per salvarlo. Siamo degli angeli? No! Siamo persone speciali? No! Forse e senza forse siamo ESSERI UMANI che abbiamo deciso di salvare un essere animale ma pur sempre una creatura di Dio.

    Oggi CREMINO è vivo, è guarito e può cominciare una nuova vita, accudito da una persona speciale di Monterotondo che lo ama. Lo ama come un figlio!

    Sicuramente la sua brutta esperienza gli ha lasciato un segno per sempre. Anche a me e a Serena. CREMINO, però, saprà che esistono anche persone di cui si può fidare, buone e magnanime che riescono a riconoscere e a rispettare la vita in ogni essere vivente.

    Spero che questo racconto tratto da una storia vera, faccia il giro del web.

    Ho deciso di raccontarvelo perché voglio che sia conosciuto da più persone possibili. Mi piacerebbe che diventasse un manifesto contro la violenza e i maltrattamenti verso gli animali e un esempio perché tutti capiscano che i cani, come tutti gli animali, non sono dei giocattoli da utilizzare quando ci va e poi buttare via quando non ci piacciono più; non sono strumenti per il nostro spassa tempo, ma sono dei meravigliosi compagni di vita con un cuore che batte e devono essere amati e tutelati fino all’ultimo istante di vita.

    Teresa Averta

  • IL MIO BORGO NATIO

    Tra i vicoli di questo Borgomemoria viva passeggia.Fu come un vecchio sospiroche la gioia improvvisa esplose dal mio petto.Battiti e passi allo stesso ritmo sentoil sole bacia la terra e quell’ombre seguo da giorni.Non ebbi io mai sì fatta felicità,né averla ancora dalla vita spero.Fanciulla e spensierata ero quella volta,e ora malata sono di ignota nostalgia.Tra le antiche strade del Borgoil... Altro...

    Tra i vicoli di questo Borgo

    memoria viva passeggia.

    Fu come un vecchio sospiro

    che la gioia improvvisa esplose dal mio petto.

    Battiti e passi allo stesso ritmo sento

    il sole bacia la terra e quell’ombre seguo da giorni.

    Non ebbi io mai sì fatta felicità,

    né averla ancora dalla vita spero.

    Fanciulla e spensierata ero quella volta,

    e ora malata sono di ignota nostalgia.

    Tra le antiche strade del Borgo

    il desiderio ardente mi strappa quel sospiro

    che fan fatica anche i polmoni a respirare.

    Libero la voglia nella dolce danza del tempo

    d’infanzia e giovinezza, e vedo poche case sparse,

    arrampicate sul corpo nudo della mia vecchia collina,

    tra alberi folti e disadorni e profumate chiese d’incenso.

    Lì sorge il mio antico Borgo prospero di storia e misteri,

    pietra su pietra scolpita è la vita di tutti.

    La fede e le campane squillano come il vino ed il pane,

    come i bimbi e le donne si annidano così rondini e rondinelle.

    Si amano il cielo e le stelle in questo borgo dove asciugo ancora il mio sudore.

    In un cantuccio, ahimè, lasciavo al cuore azzurro spiraglio,

    per contemplare presso di me, “il nuovo infinito”

    l’inattesa e sospirata gioia di non esser più io,

    d’essere soltanto: una creatura fra gli uomini, una donna.

    Un essere umano che brama di viver come si vive.

    Note di musica nuova o ritrovo di eco perduta

    di pezzi di giovinezza smarrita per le vie del Borgo, mutate,

    come mutato son io poeta d’altri tempi.

    Sulle mura del castello vado scrivendo la storia che non cambia,

    sulle vecchie e desolate case dipingo angeli senz’ali.

    Sugli uomini e i mestieri, sui giardini e sui bambini

    è scesa la polvere che avvolge le cose finite.

    Le onde del mare si son fermate ad aspettare

    il mio sospiro duro e lungo in un mondo che non è più il mio.

    E morte m’attende in queste contrade

    ma prima di rivedere l’alba eterna,

    di giovinezza mi voglio vestire e chiedere il permesso a Dio

    di respirare ancora il mio borgo natio.

    T. Averta

  • ADELE

    Adele passa tra i banchi,silenziosa e lieve se ne va…un soffio la fa volare tra i campicome la vita, poi ritornerà. Bella e riccioluta guarda e saluta il mondodanza con i compagniin un gran girotondo. Fiori, profumi e ricordidella sua scuola di periferia,mette nel suo zainettoprima di andare via. Raccoglie gioia e sorrisi dei grandi e dei bambini,non dimentica l’odore... Altro...

    Adele passa tra i banchi,

    silenziosa e lieve se ne va…

    un soffio la fa volare tra i campi

    come la vita, poi ritornerà.

     

    Bella e riccioluta 

    guarda e saluta il mondo

    danza con i compagni

    in un gran girotondo.

     

    Fiori, profumi e ricordi

    della sua scuola di periferia,

    mette nel suo zainetto

    prima di andare via.

     

    Raccoglie gioia e sorrisi 

    dei grandi e dei bambini,

    non dimentica l’odore

    del fresco ciliegio dei giardini.

     

    Conserva il diario dei ricordi

    che aprirà un giorno con stupore

    tra quelle pagine troverà

    sorprese d’ogni colore.

     

    Emozioni di amicizia 

    e parole d’affetto gradite,

    lacrime di felicità

    per averle vissute.

     

    Gli anni passano…

    e Adele crescerà

    sarà un bellissimo fiore

    che presto sboccerà,

     

    spanderà il suo profumo

    ovunque lei andrà,

    riempirà ogni cuore

    di tenerezza e bontà.

     

    Studierà e la vita 

    le farà compagnia,

    poi sotto le stelle

    leggerà questa poesia…

     

    penserà alla Calabria

    e all’azzurro del mare,

    ai suoi amati compagni 

    che non potrà scordare.

     

    Delle care maestre

    seguirà gli insegnamenti,

    ma porterà nel cuore

    i loro buoni sentimenti,

     

    Se un giorno il distacco  

    sarà duro per Adele,

    l’amore sarà dolce

    sempre più del miele…

     

    quel dono importante

    che perder non potrà

    è l’amore che ha lasciato…

    e in cuor suo ritroverà.

     

    Passa il tempo 

    e volerà sulle nuvole

    perché crederà 

    un po' di più alle favole.

     

    I sogni viaggiano

    a ritmo del vento

    “le cose belle”

    durano un istante.

     

    Adele, passa tra i banchi

    silenziosa e lieve se ne va…

    un soffio la fa volare tra i campi

    come la vita, poi ritornerà. 

     

    (T. Averta)

  • IN CAMMINO CON IL CUORE

    In cammino con il cuore è un libro di poesie in cui regna un universo intimo e passionale, una miriade di emozioni che si imprimono sulle pagine bianche e danno vita ad un sogno. In questa raccolta di poesie, Teresa Averta sublime autrice di talento, ci regala momenti di riflessione, di spiritualità e di drammatico coinvolgimento, attraverso le sue parole e le sensazioni che riesce a trasmettere... Altro...

    In cammino con il cuore è un libro di poesie in cui regna un universo intimo e passionale, una miriade di emozioni che si imprimono sulle pagine bianche e danno vita ad un sogno. In questa raccolta di poesie, Teresa Averta sublime autrice di talento, ci regala momenti di riflessione, di spiritualità e di drammatico coinvolgimento, attraverso le sue parole e le sensazioni che riesce a trasmettere in maniera unica e naturale. Il lungo cammino intrapreso fin da fanciulla conduce il lettore attraverso mondi fatti da emozioni, gioie, dolori e riflessioni. Pensieri che viaggiano veloci in spazi profondi, in luoghi fantastici, esplodendo in una selva di sensazioni che abbracciano la vita di ogni persona. Poesie che nascono dal cuore di un'instancabile sognatrice, dai suoi sogni e dall'esperienza che ha formato la sua persona. L'universo di Teresa Averta è alla portata di tutti, tra le pagine di questo magico libro e della sua poesia... che viaggia a battito di cuore.

  • PICCOLE DONNE

    Ho letto PICCOLE DONNE e lo rileggerei ancora e poi ancora perché mi è piaciuto molto.È il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, bravissima scrittrice statunitense, che ha pubblicato inizialmente in due volumi, il primo nel 1868 e il secondo nel 1869, negli Stati Uniti con il titolo Little Women or, Meg, Jo, Beth, and Amy. Amo e ho amato questo libro che tengo, gelosamente, custodito nella ... Altro...

    Ho letto PICCOLE DONNE e lo rileggerei ancora e poi ancora perché mi è piaciuto molto.

    È il più famoso romanzo di Louisa May Alcott, bravissima scrittrice statunitense, che ha pubblicato inizialmente in due volumi, il primo nel 1868 e il secondo nel 1869, negli Stati Uniti con il titolo Little Women or, Meg, Jo, Beth, and Amy. Amo e ho amato questo libro che tengo, gelosamente, custodito nella mia piccola biblioteca perché mi ha appassionato molto suscitandomi forti emozioni.

    Ho sognato insieme con Louisa in questa stupenda storia, ambientata nel mezzo della Guerra di Secessione Americana e incentrata sulle piccole donne di casa March, Meg, Jo, Amy e Beth, che hanno condotto una vita serena, tranquilla fino a quando il padre non fu costretto a partire per il fronte, lasciandole sole con la moglie e la governante.

    Un racconto intrecciato di aspirazioni, sentimenti e difficoltà familiari a causa delle ristrettezze economiche, dove i protagonisti riescono a combattere le “miserie quotidiane” ma non a uscirne mortificate da questo stato precario di cose. Il loro legame è più forte di tutto.

    La solidità del loro rapporto di sangue è il risultato di una combinazione perfetta tra personalità completamente differenti e un equilibrio di intenti che le porterà lontano e qualcuna anche al successo sociale.

    RECENSIONE DEL LIBRO

    Piccole donne di Louisa May Alcott

    Le protagoniste e i personaggi di Piccole donne

    Meg, la primogenita, è il punto di riferimento principale per le altre sorelle. È bella, dolce e socievole, e anche abbastanza ambiziosa.

    Decisamente l’opposto è la secondogenita, Jo: anticonformista, tenace, intuitiva e impulsiva. Considerata l’eroina indiscussa del romanzo e alter ego della stessa Alcott, Jo nutre una passione per i libri, per la letteratura e sogna di diventare un giorno scrittrice (come me). Ecco perché questo amabile romanzo ha lasciato un segno nella mia anima: mi sono rispecchiata nel suo personaggio e ho volato sulle ali dell’immaginazione e della fantasia.

    Poi c’è la piccola Beth, ragazza timida e generosa, sensibile ma poco incline alla compagnia esterna alla famiglia, tanto da non riuscire a socializzare con nessuno al di fuori dei contatti più stretti e cari.

    L’ultima è la piccola Amy, bambina vispa e vivace, la cui spiccata vanità la porta ad apparire a volte esuberante e altezzosa.

    In realtà, le sorelle di Piccole donne sono tutte simpatiche a modo loro e la differenza le arricchisce.

    Chi fa da collante tra le quattro è la signora March, madre sempre attenta, premurosa e presente, delicata e intelligente perché sa come lasciare spazio e concedere autonomia alle proprie figlie, permettendo loro di vivere liberamente le proprie esperienze al fine di farle crescere serenamente e responsabilmente.

    Completano la storia altri personaggi come la bisbetica zia March, il burbero signor Laurence e suo nipote Laurie, vicino di casa e amico fidato delle sorelle March.

    Insomma, un cast super social, come diremmo oggi, da seguire dall’inizio fino alla fine del romanzo, con il fiato sospeso.

     

    I valori espressi in Piccole Donne

    È proprio in una frase uscita dalla bocca matura e consapevole dalla saggia Meg che è racchiuso tutto il senso del libro:

    «L’inverno sarà difficile per tutti e non dovremmo spendere denaro in cose futili, quando i nostri uomini stanno soffrendo in guerra. Noi non possiamo fare molto, ma possiamo contribuire con qualche piccolo sacrificio e dovremmo farlo volentieri.»

    Dunque, è necessario crescere con sani e buoni valori se si vuole diventare grandi in ogni senso. È questa l’educazione che la signora March ha trasmesso alle proprie figlie, consentendo loro di affrontare le avversità della vita con maturità, aiutandosi reciprocamente, nonostante la diversità del loro carattere e della loro personalità.

    Nonostante le precarietà economiche, ognuna delle quattro sorelle tenta di coltivare le proprie passioni come la musica, la pittura e la scrittura, soprattutto in un’epoca non affatto progressista e piuttosto incline a supportare un mondo “fatto di soli uomini”.

    «Gli uomini devono lavorare e le donne si sposano per denaro. È un mondo orribilmente ingiusto.»

    Questa volontà di ribellarsi alle convenzioni trova la sua realizzazione nel personaggio di Jo. Anticonformista per eccellenza, come ho già detto; è lei che più di tutte combatte contro la volontà comune nel vedere le donne relegate a un ruolo secondario.

    In questo libro c’è amore, fratellanza, inclusione, pari opportunità, rispetto, educazione, arte… quindi per la varietà e l’importanza dei temi trattati, il libro della Alcott appare decisamente all’avanguardia rispetto all’epoca in cui è stato scritto.

    L’attenzione posta sul nucleo familiare e sui valori che derivano lascia trasparire il desiderio di affermazione personale.

    Perché leggere Piccole donne oggi

    Piccole Donne è un libro meraviglioso da leggere, perché, attraverso la descrizione di questo affresco famigliare che abbiamo visto, l’autrice offre al lettore numerosi personaggi in cui potersi rispecchiare e notevoli spunti di riflessione, come il rifiuto degli stereotipi femminili, le restrizioni sociali e le disuguaglianze tra i generi.

    Consiglierei Piccole Donne alle giovanissime di oggi, per capire come sia cambiato il mondo, ma soprattutto l’importanza di nutrire e coltivare le proprie aspirazioni e i propri sogni e portare avanti i valori e gli ideali in cui si crede, acclamandoli così forte da fare la storia, lasciando un segno indelebile nel tempo.

    Il libro ebbe un successo immediato quando uscì e oggi è anche considerato un classico della letteratura per l’infanzia. Ancora lo consiglio a colleghi docenti, educatori e a coloro che si occupano di studi sulla pedagogia scolastica ed evolutiva, in quanto il tema principale del romanzo non è solo la famiglia, i figli e le loro problematiche, bensì la crescita e la trasformazione interiore da adolescenti ad adulti ed è questo risvolto etico e morale oltre che educativo e formativo a rendere il romanzo sempre nuovo e molto interessante.

    Teresa Averta

  • IL CANTO DELL'ANIMA

    "Il canto dell'anima", soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io - prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l'io più nascosto - e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a s... Altro...

    "Il canto dell'anima", soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io - prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l'io più nascosto - e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a svolgere nel corso degli anni. Niente in questo volume è lasciato al caso o all'improvvisazione. C'è la sua anima in questi dolcissimi versi, e anche l'essenza di una donna e di una poetessa che vuole mettersi in discussione, aprirsi, confidare agli altri quanto vive in lei: gioie, dolori, felicità, delusione, malinconie, nostalgia, certezze, attese.

bilancio punti 598 / Punti
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Chi Sono

Teresa Averta

Teresa Averta è docente di ruolo di istruzione primaria, laureata in Scienze Teologiche con l'idoneità all'insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, abilitata all'insegnamento comune e lingua straniera nelle scuole primarie e in quelle dell'infanzia. Ha conseguito diversi Master formativi per la formazione magistrale. Ha un’ottima competenza informatica. È autrice di romanzi, saggi, poesia e letteratura per l’infanzia. Vincitrice di numerosi concorsi per la poesia e narrativa italiana classica e vernacolare. Si occupa anche di social: gestisce un blog educativo per l’infanzia e un blog di rubrica letteraria, e cura un gruppo culturale e artistico: Magna Graecia “artisti calabresi”.

TERESA AVERTA docente, poetessa, scrittrice, blogger e podcaster ha composto: poesie, racconti, articoli, aforismi, letteratura in vernacolo, narrativa italiana, saggi a sfondo etico, religioso e sociale, guide educative e letteratura per l’infanzia.

Teresa Averta, oltre all’attività di scrittura, mette a disposizione sul proprio sito web “TERESAAVERTASCRITTRICE”, gestisce anche un blog educativo per bambini: “LE FAVOLE DI TERESA” e nello specifico cura una pagina Facebook sempre dedicata alla letteratura per l’infanzia “UNA FIABA PER TE” dove pubblica le sue favole e i suoi numerosi racconti,  le produzioni letterarie di piccoli scrittori e piccole scrittrici, che scopre a scuola dove lei opera, o in giro per il mondo…come si dice: va a “caccia di talenti”.

Infine, coltiva delle passioni che sono: il canto, la drammatizzazione, la bella musica e il mare, ed è una buona amante della filosofia indiana e della cultura orientale.

Ha pubblicato:

Opere letterarie in ordine cronologico di pubblicazione.

  • 2017 -Gocce di luce (raccolta di racconti)
  • 2017 -La lucertola e il gigante buono -Favola educativa-
  • 2017-Stupendella -Favola educativa-
  • 2018 -Il racconto di Assan -storia di vita-
  • 2018 -La Teo-poietica: il temporaneo annunciarsi dell’eterno nell’arte contemporanea: “Scandagli tra teologia, poesia e filosofia” -Saggio teologico-
  • 2018 -Jorna di Pasca. -Itinerario di fede e preghiera sul sentiero della poesia-
  • 2018 -Terra di nessuno -racconto a sfondo sociale-
  • 2018 -Il dolore di Sarajei -racconto a sfondo sociale-
  • 2018 -Il giardino di Pasqualino -Favola educativa-
  • 2019 -Risolino, il ragazzo che non sapeva ridere -Favola educativa-
  • 2019 -David e l’aquilone -Favola educativa-
  • 2019 -L’ antica leggenda del mare -Favola educativa-
  • 2019 -Il poemetto dell’Eneide -Saggio poetico-
  • 2019 “Cuntami la Calabria, aspetta ca mò ta cuntu” -Romanzo di formazione-
  • 2020 -Un sogno e una chitarra -Audiolibro-
  • 2020 -Il canto dell’anima -silloge di poesie-
  • 2021 -L’angelo della montagna-
  • 2021 -Incubi notturni-

Amici

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Ele
@ele239
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Mauro Geraci
@mauros
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Michela Buono
@michela
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Michele Scalini
@michele-scalini
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Rosita Matera
@rositamatera

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