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Teresa AvertaOffline

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  • IMMENSO

    Non mi lasciate di fronte alle ombreimprigionata dai miei versi,che mi conducono al massacro dell’animae a fare a pezzetti il mio cuore…Attendo disperata che qualcuno mi liberie mi chiami dalla stradaal crepuscolo,una voce sconosciutasi faccia sentirenella tempesta di voci,un respiro,un alito di ventomi strappi da quest’immenso.... Altro...

    Non mi lasciate di fronte alle ombre

    imprigionata dai miei versi,

    che mi conducono al massacro dell’anima

    e a fare a pezzetti il mio cuore…

    Attendo disperata che qualcuno mi liberi

    e mi chiami dalla strada

    al crepuscolo,

    una voce sconosciuta

    si faccia sentire

    nella tempesta di voci,

    un respiro,

    un alito di vento

    mi strappi da quest’immenso.

  • AMAMI SE PUOI

    -Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia-Hai ragione,ho il diritto di essere un bambino,di avere un nome,di avere una famiglia,di essere educatodi essere istruito,di essere curato,di essere rispettato,di crescere in libertà,di essere protetto ed accuditodi non essere maltrattato e discriminato.Hai ragione ho diritto a tutto ciò che vuoi!Ma ciò che m’importa più di tutto,è ricord... Altro...

    -Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia-

    Hai ragione,

    ho il diritto di essere un bambino,

    di avere un nome,

    di avere una famiglia,

    di essere educato

    di essere istruito,

    di essere curato,

    di essere rispettato,

    di crescere in libertà,

    di essere protetto ed accudito

    di non essere maltrattato e discriminato.

    Hai ragione ho diritto a tutto ciò che vuoi!

    Ma ciò che m’importa più di tutto,

    è ricordarti: AMAMI SE PUOI!

    Non so se è amarsi ed essere amati

    è un diritto,

    ma so che ne ho bisogno

    quanto un adulto!

    Nessun ha il diritto

    di guardare dall’alto in basso

    senza aprire il suo cuore

    senza tendere la mano,

    nessuno ha il diritto

    di guardare dall’alto in basso

    o calpestare un fiore

    senza mostrare un sorriso

    o dimenticare ciò che siamo.

    Non devo “guadagnare” Amore.

    Non posso guadagnare il diritto di respirare…

    Io respiro semplicemente

    perché esisto come esisti tu…

    Io e te siamo degni di Amore

    perché esistiamo.

    Si vive però, in modo autentico

    per meritare il proprio Amore

    e quello degli altri.

    Non parlarmi di diritti se puoi,

    ma credi semplicemente

    in me e amami per ciò che sono…

    ed io ti amerò per ciò che sei

    in fondo, credo…

    sia quello che tu vuoi.

    Teresa Averta

  • CARA VITA

    Cara vita, oggi sono qui, nel mio angolo di cielo, dove posso ancora aprire le mie ali stanche; si è vero, lo so, le ho consumate queste ali volando in territori difficili, affascinanti, vibranti. In alcuni momenti ho percorso le strade tortuose dell'esperienza umana, senza mai respirare, ma buttando il cuore sempre oltre le apparenze, oltre la “normalità”, in nome di quel senso di verità e... Altro...

    Cara vita, oggi sono qui, nel mio angolo di cielo, dove posso ancora aprire le mie ali stanche; si è vero, lo so, le ho consumate queste ali volando in territori difficili, affascinanti, vibranti. In alcuni momenti ho percorso le strade tortuose dell'esperienza umana, senza mai respirare, ma buttando il cuore sempre oltre le apparenze, oltre la “normalità”, in nome di quel senso di verità e giustizia che mi hanno trasmesso i miei genitori. 

    Sono caduta molte volte, come un soldato in battaglia che non si lecca le ferite, ma le conserva come distintivi di vita vissuta.  Ho conosciuto il dolore forte non solo quello fisico ma anche quello dell’anima, sono scesa come Dio agli inferi e in quel profondo abisso, ho ritrovato la luce. Ho amato e sono stata molto amata. Sempre accompagnata da quell’inquietudine che tende uno sguardo oltre le apparenze e che ricerca nei pertugi della sofferenza, la voce stanca di quel mondo degli “invisibili”, e non mi sono intimidita dalle forme disegnate dalla caducità delle nostre esistenze, ma ho alzato la voce contro l’odio e la guerra. Non riesco a girarmi davanti alle ingiustizie, e non riesco a fare grandi mediazioni. 

    Ho saputo, però, lavorare con sacrificio e pazienza e ho trovato rari rifugi, dove poter sostare e osservare; molto spesso per curare insolite ferite e scoprire nuove vitalità. Un atteggiamento caratteriale che mi porta a stare al fianco degli ultimi con assoluta semplicità e istintività. Impossibile fare sodalizi con l’indifferenza, anche quando le necessità richiedono tempo solo per noi stessi. Questa esigenza etica che sento così forte, è il frutto del lavoro testimoniale della mia famiglia. Una grande fortuna, penso, è stata il non aver perso la visione di nessuno di questi rifugi dove conserviamo beni e valori preziosi che vivono sulla linea dell’idealità e di una profonda spiritualità. Rappresenta, per me un autentico toccasana quando le difficoltà della vita hanno riempito le notti buie abitate da fantasmi impudenti. 

    Certo, in questo cammino, si guarda avanti, senza però, dare per scontato nulla. Spesso mi faccio trascinare dal cuore, dalle sensazioni, dalla voglia di vita, dalle passioni; a volte, però, lascio al silenzio e allo sguardo, le ali per girovagare, perché entrambi hanno le loro grammatiche, i loro segreti e le loro rivelazioni. Ma ritrovo sempre la vita con le sue narrazioni disegnate con una bellezza a volte bizzarra ma sempre entusiasmante, e si ritrova a volte uno squarcio di vita anche nei ricordi più tristi, in pezzi di dolore non digeriti ma sapientemente conservati per sentirci ancora vivi. 

    E allora caro angelo che sei lassù... ti ho scritto davanti alla vita perché tu capisca che ancora la sento e mi ascolto; mi ascolto nel cuore, dove ti cerco, e ti trovo ancora nell’aria e nelle stelle, nei segreti della mia anima e fra la gente. Ho cercato, tra i ricordi più belli, questa foto vecchia e ingiallita, fotogramma non di una vita finita ma di un felice pezzo di storia. Non importa con quali abiti e con quali colori ti porgevo un fiore ma pensavo a te, al profumo della vita che mi hai lasciato addosso. In quel fiore c’era impresso il segno dell'Amore che hai seminato nella nostra esistenza donata alla terra, e se cerchi di guardare o spiare nel cuore per vedere, ancora ci sono intatti i segni delle carezze donate, delle sofferenze e della vita germogliata, ancora ci sono i segni delle tue amorevoli braccia.

    -Poche parole per la conquista del bene, la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono, anche dopo la nostra morte- erano queste le tue parole nella quiete del tempo. Se frughiamo tra le ferite con l’amore nelle mani, le cicatrici son tante, e la lotta è stata dura e lo è ancora ma hai vinto tu, hai donato fino all’ultima goccia del tuo sangue per un martirio di salvezza. 

    E ora così, sommessamente, in punta di piedi, "togliendomi i calzari", mi son permessa di bussare alla tua porta; forse per un bisogno del cuore, per dirti che posso camminare ancora nuda nella tua anima; per scoprire la bellezza della luce, sì, di quel raggio di sole che mi lasciasti e che non va più via, ma è nascosto fra le righe della mia poesia. 

    Ti scrivo ogni giorno... ti scrivo perché la vita va vissuta e scritta per non dimenticare i momenti, la meraviglia, il dolore e la gioia di sapere che nulla è per sempre, e che solo un ricordo, una lettera mai scritta, un verso accorato può accompagnarci nella solitudine e aprire la porta all’anima verso orizzonti senza fine. 

    Cara vita Grazie per avermi donato un respiro in più che difficilmente restituirò al cielo.

  • RACCONTO DI UN PROFUGO

    Un medico di nazionalità curda, ricorda ancora le bombe, gli aerei di guerra sempre in volo, la paura di suo padre che non andava a lavorare ma si nascondeva perché temeva di essere reclutato per andare a combattere contro l’Iran, in una guerra senza senso. Dice che i bambini non la capiscono mai, la guerra, ma imparano a combatterla, a loro modo, prima sopravvivendo, poi impegnandosi in qualc... Altro...
    Un medico di nazionalità curda, ricorda ancora le bombe, gli aerei di guerra sempre in volo, la paura di suo padre che non andava a lavorare ma si nascondeva perché temeva di essere reclutato per andare a combattere contro l’Iran, in una guerra senza senso. Dice che i bambini non la capiscono mai, la guerra, ma imparano a combatterla, a loro modo, prima sopravvivendo, poi impegnandosi in qualche causa. Ed è vero, il dottor Goder parla della sua terra e della sua gente con l’orgoglio di chi non si tira indietro: in questa nuova devastante guerra, i curdi combattono il terrorismo dello Stato islamico in nome di tutto l’occidente. Goder, combatte questa guerra a modo suo: attivandosi per la pace e la salvezza dei suoi fratelli. Attende che il fato gli affidi un pezzo di campo profughi dignitoso, dove le persone possono almeno nutrirsi e dormire. Un angolo anche buio e sporco ma pur sempre un posto dignitoso per quei bambini costretti al nomadismo e alle privazioni, un momento di scuola dove trovarsi, e volersi bene.

     

    "Non posso dimenticare il pianto di bambini migranti... lì sul limbo serbo dopo aver attraversato la rotta balcanica.

    Ho visto adulti e bambini ammalarsi, e morire di fame e di freddo.

    Ho fatto migliaia di chilometri a piedi, per arrivare sino a qui, con quei pochi soldi risparmiati in tutta una vita: denaro raccolto facendo le collette davanti alle chiese; ho venduto la casa che mi aveva lasciato mia madre e gli animali.

    Ora non ho più paura, il freddo è il meno che mi possa capitare.  

    Voglio andare avanti, come gran parte dei profughi afghani e pakistani accampati dentro le stazioni, ho attraversato mari e montagne in Iran e Turchia, mi sono fermato nei centri di accoglienza greci, bulgari, macedoni, prima di raggiungere Belgrado.

    Vorrei che qualcuno mi aiutasse, e aiutasse la nostra gente.

    In verità io penso che la gente non sia così stupida, ha solo bisogno di verità la gente come me...

    Mi sento completamente disarmato di fronte a tanta sofferenza.

    Siamo poveri e spogli di tutto e tanto sporchi di fango, ma quello che mi fa più male è il fango della loro indifferenza. L’indifferenza di chi sta meglio di noi, di chi non capisce e non può capire perché ha avuto una vita più facile della nostra.

    Oh Dio, quanto vorrei trovare un pezzo di terra! Un pezzo di campo profughi dignitoso, di attesa, dove le persone possono almeno nutrirsi e dormire. Un angolo anche buio e sporco ma pur sempre un posto per questi bambini costretti al nomadismo e alle privazioni, un momento di scuola dove trovarsi.

    Cammino dentro la Storia. Una parte di Storia che non avrei mai voluto vivere.

    Dio, come sono straordinari quei bambini sfortunati, e nei loro occhi s’intravedono ancora le fiamme dell’inferno. Hanno ancora i segni di quelle fiamme, li portano anche sul viso, sulle braccia, sui piedini scalzi.

    Le mie parole si perdono oltre la sconfinata vallata.

    Perché è facile parlare di guerra senza averla mai vista, senza saperne nulla, senza conoscerne gli effetti devastanti sulla vita – ma quando ti ci trovi davanti, capisci che le parole giuste, in realtà, non esistono.

    Esistono, al più, silenzi giusti, e forse, in taluni casi, neanche quelli.

    Decine di centinaia di famiglie siriane sono fuggite dal clamore della guerra, nascoste in silenzio in casolari, stalle, garage abbandonati di questa splendida, meravigliosa città di frontiera.

    Rifugi abbandonati da chi, prima di loro, è fuggito dal fragore dei missili, dalla certezza della morte.

     Da questo confine sono verosimilmente passati più di quattro milioni di profughi.

    Un'intera generazione di bambini siriani sta crescendo senza avere mai conosciuto la pace.

    Non c’è stata pace per noi. La mia infanzia era scandita da bombe e morti, mio padre restava nascosto in casa per non essere preso e mandato a combattere contro gli iraniani in una guerra non nostra.

    La mia, era una bella famiglia, ricca delle cose essenziali, amore e cultura; amavo la musica e i miei mi fecero studiare pianoforte.

    Non potendo mai uscire da casa per la guerra, suonavo tutto il giorno la pianola... poi un giorno, decisi di scappare.

    Ben presto, però l’invasione irachena spezza ogni sogno e ci costringe a un esodo biblico: tra le colonne interminabili che s’inerpicano sulle montagne desertiche, c’è anche il mio piccolo fratello Omar.

    L’arrivo in campo profughi, il freddo, la calca tra bambini per afferrare cibo e acqua dai camion di aiuti rende la nostra casa, un sogno lontano, pensavo alla mia pianola, che non l’avrei più rivista... eravamo nudi e senza niente.

    Ho sofferto come un cane, per non poter donare il mio aiuto agli altri, cosa potevo dare ai miei sfortunati fratelli se io stesso non avevo nulla... neanche il fiato per respirare, e neanche più gli occhi per piangere.

    È stato allora che, decisi di diventare medico.

    Volevo offrire qualcosa al mio popolo innocente e disgraziato. Noi curdi chiedevamo solo pace, ma nei secoli siamo sempre stati aggrediti e martoriati.

    Anche oggi, siamo in guerra contro Isis. Sono stati anni duri, a causa dell’embargo e della nuova guerra tra Usa e Iraq; mancava la corrente e studiavo con la boccetta di petrolio accesa sui libri, ma non demordevo, e i miei genitori fecero di tutto perché io e mio fratello minore avessimo un’istruzione.

    Avrei voluto conquistare almeno la dignità di essere riconosciuto come un essere umano e il diritto di sognare un futuro per me e per gli altri. Che poi è l’unica ragione che muove il mondo, e lo rinnova.

    Il mondo è abbastanza grande da accogliere tutti quanti noi, apriamo le porte, costruiamo i ponti, edifichiamo la pace. Perché malattie e morte ce ne sono state abbastanza... e non serve solo odiare e condannare.

    Bisogna trovare la forza per unirsi contro la barbarie e la violenza, non solo per garantire e difendere la democrazia, minacciata da forze oscurantiste d’inusitata mostruosità.

    È da condannare ogni silenzio nei confronti di queste tragedie e bisogna invece sostenere chi da sempre è impegnato in prima linea per il dialogo tra le religioni e le culture e per lo sviluppo dei principi di pluralismo e rispetto della libertà.

    È stata una giornata molto intensa.

    Affiora la stanchezza e sono tanti i sentimenti che ho accumulato in tutte le visite che ho fatto. Davanti ai miei occhi scorrono gli occhi di tutte le bambine e i bambini che ho incontrato, abbracciato e ascoltato.

    Gli occhi appassionati degli operatori sanitari che ho ammirato.

    Qualcuno di noi cede e da spazio alle lacrime: è giusto così, non si riesce a tenere tutto dentro, non è umano. Come è disumana questa guerra, anche se è, voluta da uomini.

    Oggi Sento forte l'orgoglio di lavorare per chi ha bisogno.

    Oggi sono un medico del mondo, sono il soccorritore dei poveri e dei miseri.

    Il lavoro che faccio sul campo è indispensabile ed efficace allo stesso tempo.

    Sì, perché... mentre tu hai una cosa, può esserti tolta. Ma quando tu dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare.

    E allora è tua per sempre.” Il silenzio e l’indifferenza, certe volte, fanno più danno delle bombe.”

    Teresa Averta

     

  • I MIEI MARI

    Abbraccio questo troncoabbandonato in questa rivache ha il sapore di saledi un oceanoChe si schiantòprima o dopo il mio naufragioe osservo la schiuma biancarimasta appiccicata sul mio corponello strappo ferocedelle tue piume volate sulle nuvole.Vicino a me eriCiò che dovevi essere,e ora sei disteso in un’urna d’acquae come una reliquia riposi in una vetrinaquasi fossi una bombonierainfrangib... Altro...

    Abbraccio questo tronco

    abbandonato in questa riva

    che ha il sapore di sale

    di un oceano

    Che si schiantò

    prima o dopo il mio naufragio

    e osservo la schiuma bianca

    rimasta appiccicata sul mio corpo

    nello strappo feroce

    delle tue piume volate sulle nuvole.

    Vicino a me eri

    Ciò che dovevi essere,

    e ora sei disteso in un’urna d’acqua

    e come una reliquia riposi in una vetrina

    quasi fossi una bomboniera

    infrangibile.

    Sudicio di luce

    Ti pulisti per rientrar

    nel buio dell’embrione in cui nascesti.

    Mi sono avventurata nell’universo

    a raccoglier per te

    migliaia di stelle…

    ma le spegnevi tutte

    ad una, ad una.

    E qui meglio

    mi sono riconosciuta,

    non ero per te “albero maestro”.

    Di mari ne ho attraversati tanti

    ma dentro le tue lacrime

    non avevo mai navigato.

    Non biasimo i tuoi sogni,

    adagiati nella culla dei ricordi

    ma lasciarmi naufragare

    nel silenzio

    è storia senza cuore

    e senza tempo…

    e in quelle occulte mani

    hai lasciato scivolare

    il senso della vita

    che non si è perso. Era il mio!

    Quella rara Felicità

    che ho accolto e compreso

    quando ho attraversato i “miei mari”.

    E in quell’azzurro mi sono rimescolata

    E in mezzo a quelle onde…

    ho lasciato andare mille tempeste.

    Mi sono conosciuta e amata,

    e non ho avuto più paura.

    La forza era il cielo riflesso nel mare.

    Il coraggio ero io che cercavo la riva,

    il porto sicuro,

    questi sono i miei mari,

    la mia nostalgia.

    La schiuma si è sciolta…

    su questo tronco solitario

    e i pesci danzano ancora nell’acqua.

    Or ch’è di nuovo è giorno

    la mia anima mi pare una corolla

    perché dentro i mari:

    son capitano della mia dolce vita.

    Teresa Averta

  • UOMO

    Anche tu sei un pugno di terra.Sei carne e sangue di passaggio.Cammini come chi cerca la vita,a tentoni attraversa l’esistenzaattendi, in silenzio, la morte sulla porta.Respiri vento ti emozioni e taci.Stringi le mani e il dolorelasci andare tetti ed amori.Sei solo! Solo! Solo!Dentro di te…sale la rabbia prepotenteche ti ha svegliatoe ti ha dato un mondoche non volevi.Che pretendevi?Uomo.Anche... Altro...

    Anche tu sei un pugno di terra.

    Sei carne e sangue di passaggio.

    Cammini come chi cerca la vita,

    a tentoni attraversa l’esistenza

    attendi, in silenzio, la morte sulla porta.

    Respiri vento ti emozioni e taci.

    Stringi le mani e il dolore

    lasci andare tetti ed amori.

    Sei solo! Solo! Solo!

    Dentro di te…

    sale la rabbia prepotente

    che ti ha svegliato

    e ti ha dato un mondo

    che non volevi.

    Che pretendevi?

    Uomo.

    Anche tu sei un pugno di terra.

    Teresa Averta

  • VELENO DOLCE

    Come veleno dolcezampilla e bisbigliala fonte del mio essereora che sei ritornatodal tuo lungo viaggioe assetato vuoi bere tuttii baci della mia bocca.Hai mangiato polvere e desertolontano dai miei occhi di fuoco...ora scivola sul mio corpo,semina pure il tuo amoree fiorisci come il silenzioso grano,prima che faccia inverno.Piangi pure le tue sventuresulle mie mammellecosì che possa berle:le tue ... Altro...

    Come veleno dolce

    zampilla e bisbiglia

    la fonte del mio essere

    ora che sei ritornato

    dal tuo lungo viaggio

    e assetato vuoi bere tutti

    i baci della mia bocca.

    Hai mangiato polvere e deserto

    lontano dai miei occhi di fuoco...

    ora scivola sul mio corpo,

    semina pure il tuo amore

    e fiorisci come il silenzioso grano,

    prima che faccia inverno.

    Piangi pure le tue sventure

    sulle mie mammelle

    così che possa berle:

    le tue lacrime di libertà.

    Dormi placido

    nella cuna dei miei seni,

    dopo avermi succhiato

    completamente l’anima.

    Teresa Averta

  • UNO QUALUNQUE

    Non ti arrampicaresui mari della lunadove i craterihan voragini antiche.Non scalare montagnealtissime se non haipiedi di ferro.Non andare nel boscodi sera,niente è come sembradi giorno.Non guardarel’erba migliorema coltiva la tuacon amore.Non accendereincenso chè ha fumoma conserva il profumodi un fiore.Non inseguire corviassetatiti succhierebbero il sanguea tua insaputa.Vorrei dirti che sbagl... Altro...

    Non ti arrampicare

    sui mari della luna

    dove i crateri

    han voragini antiche.

    Non scalare montagne

    altissime se non hai

    piedi di ferro.

    Non andare nel bosco

    di sera,

    niente è come sembra

    di giorno.

    Non guardare

    l’erba migliore

    ma coltiva la tua

    con amore.

    Non accendere

    incenso chè ha fumo

    ma conserva il profumo

    di un fiore.

    Non inseguire corvi

    assetati

    ti succhierebbero il sangue

    a tua insaputa.

    Vorrei dirti che sbagli

    ma poi so che sbadigli…

    e non oso spezzarti

    la strada tortuosa.

    Ma se nei tuoi ricordi

    mi hai incontrato

    poi, però fermati!

    Non te lo meriti!

    Non ti meriti, proprio

    di essere uno qualunque!

    Uno qualunque si fregia

    di essere sulla crosta terrestre?

    Sì, se con una mano

    può toccare il cielo,

    ma se non ci arriva,

    non è colpa sua!

    Allora, non cadere

    nella trappola

    dei falsi abissi.

    Tu non sei il dolore

    che hai vissuto

    o il sogno

    che hai lasciato a mezza via.

    Ti è mancata la forza

    a scavalcare i tuoi limiti

    e non hai bisogno di un premio

    che colmi il vuoto

    che hai dentro…

    avresti sete sempre

    sete di vita interiore.

    Non riempirti gli occhi

    di sciocche promesse

    ma trova il coraggio

    e rialzati in piedi!

    Non ti affiancare a lumi

    e candele,

    destinati a spegnersi

    prima di un tuo respiro.

    Cerca la luce,

    ma cercala dentro

    nei silenzi più forti

    celati nel cuore.

    Passa se puoi,

    dalla personalità

    all’anima

    è lì che risorge

    la gioia dal vuoto.

    Non negare a te stesso

    Il vero splendore

    che nasce

    da un uomo vestito di niente.

    Teresa Averta

  • L'ANGELO DELLA MONTAGNA

    L’educazione alla coscienza è un tema che ha ripreso vigore e importanza come cardine dell’intera educazione morale. Il mondo attuale patisce la mancanza di “punti di riferimento”, di una bussola certa. L’assenza di certezze e di freni, di riferimenti e di memoria provoca in molti ragazzi la sensazione di essere come astronauti fluttuanti in assenza di gravità. Per questo hanno bisogno... Altro...

    L’educazione alla coscienza è un tema che ha ripreso vigore e importanza come cardine dell’intera educazione morale. Il mondo attuale patisce la mancanza di “punti di riferimento”, di una bussola certa. L’assenza di certezze e di freni, di riferimenti e di memoria provoca in molti ragazzi la sensazione di essere come astronauti fluttuanti in assenza di gravità. Per questo hanno bisogno di un “centro”, un punto di gravità, una roccia sicura su cui costruire la casa della loro vita. Questa roccia esiste ed è dentro di loro. È la coscienza.

    Il libro narra la storia di una ragazza di nome Sonia, la straordinaria protagonista di questo racconto fantastico che s’ingegna per valorizzare la propria dignità, cerca soluzioni, mette in gioco tutti i suoi talenti per farcela. Anche quando appare sconfitta, là dove manca il “lieto fine”, anche in quel caso la dignità della persona non smette mai di risplendere. Perché, ciò che conta non è arrivare chissà dove, ma piuttosto restare in possesso della propria dignità che oggi sembra essere offuscata dalla nebbia dell’epoca della nostra realtà. In una situazione di ombre e luci, la nostra protagonista, nel dipanarsi di questa storia surreale, si affiderà completamente al fato, dopo una lunga lotta interiore. Sarà “la primavera” di un'era planetaria, il germoglio di un mondo nuovo.

    E porterà il lettore, a spasso nel tempo, a risvegliarsi, a riprendere in mano il timone della sua vita, a rivoluzionare il suo modo di pensare e illuminare la sua coscienza. Ed è a questo stadio profondo di consapevolezza che giunge felicemente Sonia, “L’Angelo della montagna”.

bilancio punti 598 / Punti
Veterano

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Chi Sono

Teresa Averta

Teresa Averta è docente di ruolo di istruzione primaria, laureata in Scienze Teologiche con l'idoneità all'insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, abilitata all'insegnamento comune e lingua straniera nelle scuole primarie e in quelle dell'infanzia. Ha conseguito diversi Master formativi per la formazione magistrale. Ha un’ottima competenza informatica. È autrice di romanzi, saggi, poesia e letteratura per l’infanzia. Vincitrice di numerosi concorsi per la poesia e narrativa italiana classica e vernacolare. Si occupa anche di social: gestisce un blog educativo per l’infanzia e un blog di rubrica letteraria, e cura un gruppo culturale e artistico: Magna Graecia “artisti calabresi”.

TERESA AVERTA docente, poetessa, scrittrice, blogger e podcaster ha composto: poesie, racconti, articoli, aforismi, letteratura in vernacolo, narrativa italiana, saggi a sfondo etico, religioso e sociale, guide educative e letteratura per l’infanzia.

Teresa Averta, oltre all’attività di scrittura, mette a disposizione sul proprio sito web “TERESAAVERTASCRITTRICE”, gestisce anche un blog educativo per bambini: “LE FAVOLE DI TERESA” e nello specifico cura una pagina Facebook sempre dedicata alla letteratura per l’infanzia “UNA FIABA PER TE” dove pubblica le sue favole e i suoi numerosi racconti,  le produzioni letterarie di piccoli scrittori e piccole scrittrici, che scopre a scuola dove lei opera, o in giro per il mondo…come si dice: va a “caccia di talenti”.

Infine, coltiva delle passioni che sono: il canto, la drammatizzazione, la bella musica e il mare, ed è una buona amante della filosofia indiana e della cultura orientale.

Ha pubblicato:

Opere letterarie in ordine cronologico di pubblicazione.

  • 2017 -Gocce di luce (raccolta di racconti)
  • 2017 -La lucertola e il gigante buono -Favola educativa-
  • 2017-Stupendella -Favola educativa-
  • 2018 -Il racconto di Assan -storia di vita-
  • 2018 -La Teo-poietica: il temporaneo annunciarsi dell’eterno nell’arte contemporanea: “Scandagli tra teologia, poesia e filosofia” -Saggio teologico-
  • 2018 -Jorna di Pasca. -Itinerario di fede e preghiera sul sentiero della poesia-
  • 2018 -Terra di nessuno -racconto a sfondo sociale-
  • 2018 -Il dolore di Sarajei -racconto a sfondo sociale-
  • 2018 -Il giardino di Pasqualino -Favola educativa-
  • 2019 -Risolino, il ragazzo che non sapeva ridere -Favola educativa-
  • 2019 -David e l’aquilone -Favola educativa-
  • 2019 -L’ antica leggenda del mare -Favola educativa-
  • 2019 -Il poemetto dell’Eneide -Saggio poetico-
  • 2019 “Cuntami la Calabria, aspetta ca mò ta cuntu” -Romanzo di formazione-
  • 2020 -Un sogno e una chitarra -Audiolibro-
  • 2020 -Il canto dell’anima -silloge di poesie-
  • 2021 -L’angelo della montagna-
  • 2021 -Incubi notturni-

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