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    Un ricordo soltanto: eravamo tre studenti fuori sede…

    A volte penso ai miei coinquilini quando studiavo fuori sede. Sono passati trent'anni ormai. Riccardo era della provincia di Belluno e studiava scienze naturali; era rappresentante di istituto. Era un allievo diligente. Suo padre lavorava nelle ferrovie. Sua sorella era assistente in uno studio dentistico. Riccardo era innamorato di Tiziana, che studiava lettere e alloggiava in un istituto gestito... Altro...

    A volte penso ai miei coinquilini quando studiavo fuori sede. Sono passati trent'anni ormai. Riccardo era della provincia di Belluno e studiava scienze naturali; era rappresentante di istituto. Era un allievo diligente. Suo padre lavorava nelle ferrovie. Sua sorella era assistente in uno studio dentistico. Riccardo era innamorato di Tiziana, che studiava lettere e alloggiava in un istituto gestito dalle suore. Tiziana però stava con uno rozzo e coi soldi. Per lei Riccardo era solo un buon amico. Non l'ho più rivista, non so cosa faccia, non so se si è sposata. Non mi ricordo neanche più il suo viso né la sua voce. Ci avrò parlato tre o quattro volte in tutto. Riccardo morì in un incidente stradale in una via molto vicina all'appartamento dove avevamo abitato. Io quella sera ero a Este a fare il servizio civile. Potevo esserci anche io in quella macchina, guidata da un ragazzo ubriaco. Invece le cose andarono diversamente. Il destino lo volle prematuramente. A me Dio non mi volle. Forse il Padre Eterno era troppo schifato di prendermi in quel periodo o forse mi voleva dare ancora un'opportunità.  Simone invece era della provincia di Treviso. Studiava chimica. Suo padre era un imprenditore e sua madre un'insegnante. Morì anni dopo la laurea a Londra per un malore. Ci eravamo già persi di vista io e Simone.  Sia Riccardo che Simone  piacevano molto alle donne. A differenza di quello che accadrà nel mio funerale ai loro riti funebri ci furono ragazze che piansero per loro, ma in fondo ognuno, come si suol dire, raccoglie quello che ha seminato. A volte mi metto a ricordarli. Accade raramente, ma mi succede. Con la memoria ritorno a quei giorni. Io allora ero innamorato di Giovanna, che non mi volle e poi si è sposata con un altro, ha partorito un figlio, etc etc. Mi ricordo che erano leali e che erano dei veri amici. Vedevano che non piacevo alle ragazze e me le presentavano. Vedevano che ero lontano da casa, che ero  più solo di loro e allora uscivano con me a bere due birre. La loro solidarietà era concreta e tangibile.  Conservo nella memoria un posto per questi due miei amici. C'è un posto nella memoria tutto per loro. Tutto quello che è accaduto in quei giorni è solo nella mia memoria e morirà con me: osservazione razionale banale, ma anche un'amara constatazione di fatto. Ma in fondo non sono cose su cui scrivere un romanzo. Sono passati troppi anni. Non interesserebbe nessuno. Poi è bene lasciare stare i morti. Non sarebbe lecito speculare economicamente sopra, ammesso e non concesso che sia in grado di sfruttare queste storie economicamente.  Una volta li ho sognati. Nel sogno bevevamo due birre assieme come ai vecchi tempi e parlavamo di tutto, tranne del fatto che loro erano morti. A volte penso che sarebbe bello ritornare a quei tempi, a essere come allora. Ma non si può avere venti anni per tutta la vita. Bisogna andare avanti, lasciarsi certe cose alle spalle. Ogni stagione della vita si caratterizza per un diverso stato d'animo. Per ogni stagione abbiamo delle esigenze differenti.  A  volte mi chiedo cosa sia servito studiare per questi due ragazzi morti così giovani, così come mi chiedo a cosa sia servito studiare per me che non ho un lavoro. Ma più vado avanti e più capisco che nella vita è totalmente insensato cercare un senso.

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    Alcuni testi di Impercezioni (1994-1997)…

    1Guardo di sbieco il muro. Apparela coda bifida di una lucertola,compare il dorso, rivestito di squamee....negli interstizi della siepegià non la vedo....come se con unguizzo fulmineo, un lesto strascicaredi zampe si fosse divincolata in uncunicolo; come se il crocicchio deicolori lividi del tramonto, il riverberodi un fievole sfarfallio di raggi l'avesseresa invisibile. Forse è sgusciata inuna ... Altro...

    1

    Guardo di sbieco il muro. Appare

    la coda bifida di una lucertola,

    compare il dorso, rivestito di squame

    e....negli interstizi della siepe

    già non la vedo....come se con un

    guizzo fulmineo, un lesto strascicare

    di zampe si fosse divincolata in un

    cunicolo; come se il crocicchio dei

    colori lividi del tramonto, il riverbero

    di un fievole sfarfallio di raggi l'avesse

    resa invisibile. Forse è sgusciata in

    una fessura, in un anello d'ombra,

    in una zona morta dei miei occhi,

    forse in una crepa nascosta, dove

    cade l'intonaco e affiora la calce,

    sfuggendo alla mia vista, ormai

    inafferrabile.

    2

    Per un attimo ti sembra

    di raggiungere il nervo delle cose.

    Ma un battito di ciglia non è

    un colpo d'ali che ti solleva

    ed è vana ricerca aspirare

    al sillogismo dell'esistenza.

    Così ritorni nell'orbita della vita

    come una favilla, ormai incasellata

    in una goccia, come in un'impronta

    di luce un tremito d'ombra.

    3

    Corsi in una processione

    di luci, che volgevano altrove.

    Sfiorai rami d'oro e ulivi color

    argento. Poi passò il fischio

    di un treno e ritornai nello

    spazio di vuoto tra le cose

    e mi chiamò una voce.

    4

    La natura immersa nella Primavera.

    L'aria tersa e serena. La notte

    ritornano le lucciole a colorare

    spighe e roveti. Le stelle

    dipingono angoli di campi, margini

    di strade. E le trascorse stagioni

    ritornano come le parole dei morti

    nella memoria dei vivi distrattamente

    sul far della sera.

    5

    L'oscurità invoca con le sue ombre

    la voce di stagioni, che videro i morti

    padri. E figli i nostri padri.

    Ma ogni anno cambiano

    le scritte sui muri, ogni generazione

    crede ciecamente nei suoi miti

    ed idoli. E le piazze di quei cortili,

    i lidi di quegli arenili sono intrisi

    di altri amori. Le vie hanno perduto

    quegli odori.

    6

    Ho sognato città invisibili,

    dove risiedevano solo artisti.

    C'erano saltimbanchi, poeti, attori,

    pittori, acrobati, contorsionisti, trampolieri,

    mimi, ormai prossimi a firmare l'armistizio

    con la realtà. E quando la loro penna

    stava scrivendo ho sentito i singhiozzi

    del cielo. Ho visto stelle cadere. Fermarsi

    comete. Le maree ribellarsi alla luna.

    Le strade senza nome battezzarsi l'un l'altra.

    Ma avevano avuto fortuna. L'inchiostro era

    simpatico. Si rinfrancarono gli artisti.

    Si rinfrancò la luna.

    7

    Il riflesso della luna

    è smosso dal flusso del fiume,

    scalfito da acini di pioggia.

    Pioggia, che scende sulle case,

    incanalata in grondaie ossidate.

    Vapore e nebbia. Qua e là indistintamente

    calano grumi di lumi sul corpo della linfa,

    sulle dita adunche dei rami.

    E' l'ora in cui gli insetti intravedono

    in un'angusta fessura e gli uomini

    in una scia d'aereo la fuga. E' l'ora

    in cui cresce la ferita di una ruga,

    immaginando cento mondi di idee,

    mille amori finiti nel dimenticatoio

    o sbiaditi in un logoro matrimonio,

    a onde di generazioni susseguitesi

    tra loro.

    8

    E' sfuggito irreprensibile

    in un angolo morto del ricordo

    il rossore del suo volto,

    il timbro della sua voce,

    il calore delle sue mani.

    Ora la cerco inutilmente nelle stanze

    della mia memoria.

    Un tempo si sfiorarono

    i nostri respiri. Si congiunsero

    le nostre ombre.

    Adesso non so se i suoi anni

    piangono per amori mai nati,

    se in lei vincono rimorsi o rimpianti.

    Adesso non so quali tremiti astrali,

    quali fremiti nei prati le sue parole

    chiamano quasi amore.

    9

    Non sospirare mai sullo sguardo

    di una passante, sul gioco di sponda

    di sguardi incrociati dal finestrino

    con la ragazza seduta sul treno

    del binario parallelo. Non sospirare,

    soffermandosi ad ogni bivio del passato,

    pensando a ciò che poteva essere e non è stato.

    Non chiedersi mai quale sarebbe stata la trama

    del nostro destino in un luogo appena accennato,

    dove il treno non ha sostato, o nelle città dai bei

    gerani, che mai ci hanno visto, che mai ci vedranno.

    Non chiedersi mai se lasceremo una traccia alla nostra

    partenza. Non chiedersi mai quale mano d'angelo,

    quale frammento del nostro sogno scacci l'ombra

    della morte dal nostro sonno.

    10

    Traversai l'oscurità di una cannula,

    il fragore mattutino di una pagliuzza.

    Annodai ciglia, trapunsi con le mie dita

    ali di farfalla. Mi specchiai in raggi di luna.

    Venni rifranto dal cristallo. Fui vivisezionato

    da un prisma. Fui equilibrista su un filo interdentale.

    Adesso posso, esangue, disfarmi in un minuscolo

    punto di inchiostro, su una finitura di un foglio;

    questo mondo sempre in eterno mutamento, in

    continua metamorfosi, non mi avrà mai.

    Onda o corpuscolo ?

    11

    Nel silenzio di una città straniera.

    Nel cuore di una notte quieta.

    Noi, gravidi di gelo. I vestiti

    modellati dal vento.

    E fu il tepore di una luce trasversale,

    il nitido chiarore emanato da lampare.

    Celammo ognuno nel proprio animo

    le parole amare ed avvelenate. Sostammo

    appoggiati al parapetto del lungomare

    senza parlare. I nostri occhi, senza rotta

    né stella polare, erravano nel colore del mare.

    Poi dicesti: " Ho letto i poeti per cercare

    un verso che potesse racchiudere la mia vita

    e tutte le vite. Ma ho solo trovato conforto

    dalle loro voci."

    Dopo in silenzio di nuovo a ricercare

    in uno sfolgorio di luce, in un tono

    vivo, uno slancio, che si accordasse

    col chiaroscuro del nostro profondo.

    12

    Da un comignolo si leva il fumo.

    I termometri segnano lo zero.

    Un vecchio sfoglia il calendario dal barbiere.

    Una vedova ferma sugli zigomi le lacrime.

    Una ragazza al bar beve il caffè e fissa la testa

    di un cinghiale imbalsamato.

    Da un appartamento si diffonde musica classica.

    Poi la puntina si ferma, il disco si incanta.

    13

    Un ago smagnetizzato,

    un pettine sdentato,

    un giocattolo rotto,

    uno schioppo, un botto,

    un infuso insipido,

    la caduta di un nido,

    il coccio di un guscio rotto di lumaca,

    una radice aggrovigliata,

    rinnovano il mistero del mondo.

    Davide Morelli 

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