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    ROTHKO (No.6 – Violet, Green and Red)

    Annega nei cerchi d'acqualo sguardo di lavagna,si punteggiano le velesulla campata stornail tempestìo di solidi triformi,sono specchi come pozzigli acquitrini di snidate campiture,la gravità piega il tempodove riposa a lumi spentiil cuore sempreverde di cicale.Mal tempera la limauna puntuta mina,scompiglia la faglia intortadi cartiglia dove rotolanoi fumetti di certune stanze,la doppia sintesi d... Altro...

    Annega nei cerchi d'acqua

    lo sguardo di lavagna,

    si punteggiano le vele

    sulla campata storna

    il tempestìo di solidi triformi,

    sono specchi come pozzi

    gli acquitrini di snidate campiture,

    la gravità piega il tempo

    dove riposa a lumi spenti

    il cuore sempreverde di cicale.

    Mal tempera la lima

    una puntuta mina,

    scompiglia la faglia intorta

    di cartiglia dove rotolano

    i fumetti di certune stanze,

    la doppia sintesi del tarlo.

    Fiotto di forme discolori,

    moderavi la vista d'imperfette

    piegature del geoide fumé

    dove s'intaglia e s'attorciglia

    la sottile zampa di una gru,

    dove capitolò la stilla

    nel baricentro di Foucault.

    Sulla fronte di tramestate viole

    entrò per sbaglio dall'altra porta

    una parvenza di vinile

    a misurare i crucci che sdegnavi.

    E sia, dormendo,

    il suolo di pània, è chiuso

    il lampo nei cassetti 

    dove sostava il sogno, 

    la verità che s'imbluiva 

    nel delta dell'assioma.

    Thea Matera ©️

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    LUNA INNAMORATA

    Innamorata più che mai del sole,ero celata in un timido velo.Pensai di nascondermi e chiesi al ventodi non svelar il mio volto d’argento.Rimasi nel cielo con un po’ di fortunaio regina della notte e timida lunaaspettavo lui alle porte dell’aurorae solo a vederlo, tremavo ancora.Spuntava lui: il sol trionfantecavalcava le nubi il mio tenero amante.S’innalzava maestoso sui bianchi montilo a... Altro...

    Innamorata più che mai del sole,

    ero celata in un timido velo.

    Pensai di nascondermi e chiesi al vento

    di non svelar il mio volto d’argento.

    Rimasi nel cielo con un po’ di fortuna

    io regina della notte e timida luna

    aspettavo lui alle porte dell’aurora

    e solo a vederlo, tremavo ancora.

    Spuntava lui: il sol trionfante

    cavalcava le nubi il mio tenero amante.

    S’innalzava maestoso sui bianchi monti

    lo accoglieva l’alba nel suo incanto.

    Lo seguivo nascosta e lo guardavo

    e pallida e triste piangevo,

    ma lui preso a scaldar l’universo,

    di me, Luna non si accorgeva.

    Quante lacrime per il sole

    versavo ... per amore.

    Ma lui le raccoglieva

    e le gettava al mare.

    Un bel giorno il vecchio, amico vento di ponente

    portò le mie risa fragorose e squillanti

    ma quando si accorse di me, era tardi ormai

    perchè non fu possibile incontrarmi mai.

    Da allora fui solitaria per le vie del cielo,

    decisi di percorrere furtiva il mio sentiero.

    le stelle mi seguivano a mille, a mille

    ed io dimenticavo il mio amore folle.

    “O sole mio” -gridai-

    anche se non ci incontreremo, mai

    sempre io ti amerò,

    ma sola e lontana da te vivrò.

    Mi specchierò nei fiumi, nei laghi

    e nelle fonti chiare

    dove il mio pallido volto

    potrai contemplare...

    non sarò mai per te dimora e casa

    piangerai la tua eterna malinconia

    in cielo, in terra e in ogni cosa.

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    IL MIO BORGO NATIO

    Tra i vicoli di questo Borgomemoria viva passeggia.Fu come un vecchio sospiroche la gioia improvvisa esplose dal mio petto.Battiti e passi allo stesso ritmo sentoil sole bacia la terra e quell’ombre seguo da giorni.Non ebbi io mai sì fatta felicità,né averla ancora dalla vita spero.Fanciulla e spensierata ero quella volta,e ora malata sono di ignota nostalgia.Tra le antiche strade del Borgoil... Altro...

    Tra i vicoli di questo Borgo

    memoria viva passeggia.

    Fu come un vecchio sospiro

    che la gioia improvvisa esplose dal mio petto.

    Battiti e passi allo stesso ritmo sento

    il sole bacia la terra e quell’ombre seguo da giorni.

    Non ebbi io mai sì fatta felicità,

    né averla ancora dalla vita spero.

    Fanciulla e spensierata ero quella volta,

    e ora malata sono di ignota nostalgia.

    Tra le antiche strade del Borgo

    il desiderio ardente mi strappa quel sospiro

    che fan fatica anche i polmoni a respirare.

    Libero la voglia nella dolce danza del tempo

    d’infanzia e giovinezza, e vedo poche case sparse,

    arrampicate sul corpo nudo della mia vecchia collina,

    tra alberi folti e disadorni e profumate chiese d’incenso.

    Lì sorge il mio antico Borgo prospero di storia e misteri,

    pietra su pietra scolpita è la vita di tutti.

    La fede e le campane squillano come il vino ed il pane,

    come i bimbi e le donne si annidano così rondini e rondinelle.

    Si amano il cielo e le stelle in questo borgo dove asciugo ancora il mio sudore.

    In un cantuccio, ahimè, lasciavo al cuore azzurro spiraglio,

    per contemplare presso di me, “il nuovo infinito”

    l’inattesa e sospirata gioia di non esser più io,

    d’essere soltanto: una creatura fra gli uomini, una donna.

    Un essere umano che brama di viver come si vive.

    Note di musica nuova o ritrovo di eco perduta

    di pezzi di giovinezza smarrita per le vie del Borgo, mutate,

    come mutato son io poeta d’altri tempi.

    Sulle mura del castello vado scrivendo la storia che non cambia,

    sulle vecchie e desolate case dipingo angeli senz’ali.

    Sugli uomini e i mestieri, sui giardini e sui bambini

    è scesa la polvere che avvolge le cose finite.

    Le onde del mare si son fermate ad aspettare

    il mio sospiro duro e lungo in un mondo che non è più il mio.

    E morte m’attende in queste contrade

    ma prima di rivedere l’alba eterna,

    di giovinezza mi voglio vestire e chiedere il permesso a Dio

    di respirare ancora il mio borgo natio.

    T. Averta

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    BAIGNÉ PAR LA LUMIÈRE

    Andavamo, ebbre lanterne,per mostre d'artein cerca di ludiche anticaglie,propaggini frugali,a guardare, tèndini,la piega fatalista,la miccia di frumento,la luce mutevole del pettine rado,l'assedio dell'onda di fango.Non si ravvede il canto ribelle- corde pulsum tangite -la foto strappata di un volto,il lembo dell'occhio neroa destra della luna,di lampade ad olionella foschia di pece,un canto di n... Altro...

    Andavamo, ebbre lanterne,

    per mostre d'arte

    in cerca di ludiche anticaglie,

    propaggini frugali,

    a guardare, tèndini,

    la piega fatalista,

    la miccia di frumento,

    la luce mutevole del pettine rado,

    l'assedio dell'onda di fango.

    Non si ravvede il canto ribelle

    - corde pulsum tangite -

    la foto strappata di un volto,

    il lembo dell'occhio nero

    a destra della luna,

    di lampade ad olio

    nella foschia di pece,

    un canto di nebbia

    di algide presenze

    in abito da sera.

    Moire gravitano

    sulla lama del foglio,

    in un'aria di fosforo

    limano il filo di lana

    sulla rotaia punta,

    sul contorno

    di balze sforbiciate

    di fossili alpestri,

    fintantocché non giunga

    in limine il polso flesso.

    Fa' che sia importante

    il fondo di ogni verso,

    ricopia ogni parola

    sulla campata sdrucciola,

    ricopri la parola da ogni lato,

    non perderla fra brogli d'orzo

    e zampe di cristelle.

    Il lupo fissa di lontano

    il paesaggio innevato

    e, solitario, si perde nel corrusco,

    dove il poeta rude

    zufola del croco

    e di nocciòli nivei,

    e l'orologio molle

    mostra l'ora inerme

    sulla costa di tormalina.

    Thea Matera ©️

    (Dal libro:" CARTEGGI PERPENDICOLARI " -   Amazon.it, Copyright 2022©️)

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