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    AMAMI SE PUOI

    -Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia-Hai ragione,ho il diritto di essere un bambino,di avere un nome,di avere una famiglia,di essere educatodi essere istruito,di essere curato,di essere rispettato,di crescere in libertà,di essere protetto ed accuditodi non essere maltrattato e discriminato.Hai ragione ho diritto a tutto ciò che vuoi!Ma ciò che m’importa più di tutto,è ricord... Altro...

    -Giornata internazionale per i diritti dell'infanzia-

    Hai ragione,

    ho il diritto di essere un bambino,

    di avere un nome,

    di avere una famiglia,

    di essere educato

    di essere istruito,

    di essere curato,

    di essere rispettato,

    di crescere in libertà,

    di essere protetto ed accudito

    di non essere maltrattato e discriminato.

    Hai ragione ho diritto a tutto ciò che vuoi!

    Ma ciò che m’importa più di tutto,

    è ricordarti: AMAMI SE PUOI!

    Non so se è amarsi ed essere amati

    è un diritto,

    ma so che ne ho bisogno

    quanto un adulto!

    Nessun ha il diritto

    di guardare dall’alto in basso

    senza aprire il suo cuore

    senza tendere la mano,

    nessuno ha il diritto

    di guardare dall’alto in basso

    o calpestare un fiore

    senza mostrare un sorriso

    o dimenticare ciò che siamo.

    Non devo “guadagnare” Amore.

    Non posso guadagnare il diritto di respirare…

    Io respiro semplicemente

    perché esisto come esisti tu…

    Io e te siamo degni di Amore

    perché esistiamo.

    Si vive però, in modo autentico

    per meritare il proprio Amore

    e quello degli altri.

    Non parlarmi di diritti se puoi,

    ma credi semplicemente

    in me e amami per ciò che sono…

    ed io ti amerò per ciò che sei

    in fondo, credo…

    sia quello che tu vuoi.

    Teresa Averta

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    CARA VITA

    Cara vita, oggi sono qui, nel mio angolo di cielo, dove posso ancora aprire le mie ali stanche; si è vero, lo so, le ho consumate queste ali volando in territori difficili, affascinanti, vibranti. In alcuni momenti ho percorso le strade tortuose dell'esperienza umana, senza mai respirare, ma buttando il cuore sempre oltre le apparenze, oltre la “normalità”, in nome di quel senso di verità e... Altro...

    Cara vita, oggi sono qui, nel mio angolo di cielo, dove posso ancora aprire le mie ali stanche; si è vero, lo so, le ho consumate queste ali volando in territori difficili, affascinanti, vibranti. In alcuni momenti ho percorso le strade tortuose dell'esperienza umana, senza mai respirare, ma buttando il cuore sempre oltre le apparenze, oltre la “normalità”, in nome di quel senso di verità e giustizia che mi hanno trasmesso i miei genitori. 

    Sono caduta molte volte, come un soldato in battaglia che non si lecca le ferite, ma le conserva come distintivi di vita vissuta.  Ho conosciuto il dolore forte non solo quello fisico ma anche quello dell’anima, sono scesa come Dio agli inferi e in quel profondo abisso, ho ritrovato la luce. Ho amato e sono stata molto amata. Sempre accompagnata da quell’inquietudine che tende uno sguardo oltre le apparenze e che ricerca nei pertugi della sofferenza, la voce stanca di quel mondo degli “invisibili”, e non mi sono intimidita dalle forme disegnate dalla caducità delle nostre esistenze, ma ho alzato la voce contro l’odio e la guerra. Non riesco a girarmi davanti alle ingiustizie, e non riesco a fare grandi mediazioni. 

    Ho saputo, però, lavorare con sacrificio e pazienza e ho trovato rari rifugi, dove poter sostare e osservare; molto spesso per curare insolite ferite e scoprire nuove vitalità. Un atteggiamento caratteriale che mi porta a stare al fianco degli ultimi con assoluta semplicità e istintività. Impossibile fare sodalizi con l’indifferenza, anche quando le necessità richiedono tempo solo per noi stessi. Questa esigenza etica che sento così forte, è il frutto del lavoro testimoniale della mia famiglia. Una grande fortuna, penso, è stata il non aver perso la visione di nessuno di questi rifugi dove conserviamo beni e valori preziosi che vivono sulla linea dell’idealità e di una profonda spiritualità. Rappresenta, per me un autentico toccasana quando le difficoltà della vita hanno riempito le notti buie abitate da fantasmi impudenti. 

    Certo, in questo cammino, si guarda avanti, senza però, dare per scontato nulla. Spesso mi faccio trascinare dal cuore, dalle sensazioni, dalla voglia di vita, dalle passioni; a volte, però, lascio al silenzio e allo sguardo, le ali per girovagare, perché entrambi hanno le loro grammatiche, i loro segreti e le loro rivelazioni. Ma ritrovo sempre la vita con le sue narrazioni disegnate con una bellezza a volte bizzarra ma sempre entusiasmante, e si ritrova a volte uno squarcio di vita anche nei ricordi più tristi, in pezzi di dolore non digeriti ma sapientemente conservati per sentirci ancora vivi. 

    E allora caro angelo che sei lassù... ti ho scritto davanti alla vita perché tu capisca che ancora la sento e mi ascolto; mi ascolto nel cuore, dove ti cerco, e ti trovo ancora nell’aria e nelle stelle, nei segreti della mia anima e fra la gente. Ho cercato, tra i ricordi più belli, questa foto vecchia e ingiallita, fotogramma non di una vita finita ma di un felice pezzo di storia. Non importa con quali abiti e con quali colori ti porgevo un fiore ma pensavo a te, al profumo della vita che mi hai lasciato addosso. In quel fiore c’era impresso il segno dell'Amore che hai seminato nella nostra esistenza donata alla terra, e se cerchi di guardare o spiare nel cuore per vedere, ancora ci sono intatti i segni delle carezze donate, delle sofferenze e della vita germogliata, ancora ci sono i segni delle tue amorevoli braccia.

    -Poche parole per la conquista del bene, la vita merita di essere vissuta solo se crediamo nei valori, perché questi rimangono, anche dopo la nostra morte- erano queste le tue parole nella quiete del tempo. Se frughiamo tra le ferite con l’amore nelle mani, le cicatrici son tante, e la lotta è stata dura e lo è ancora ma hai vinto tu, hai donato fino all’ultima goccia del tuo sangue per un martirio di salvezza. 

    E ora così, sommessamente, in punta di piedi, "togliendomi i calzari", mi son permessa di bussare alla tua porta; forse per un bisogno del cuore, per dirti che posso camminare ancora nuda nella tua anima; per scoprire la bellezza della luce, sì, di quel raggio di sole che mi lasciasti e che non va più via, ma è nascosto fra le righe della mia poesia. 

    Ti scrivo ogni giorno... ti scrivo perché la vita va vissuta e scritta per non dimenticare i momenti, la meraviglia, il dolore e la gioia di sapere che nulla è per sempre, e che solo un ricordo, una lettera mai scritta, un verso accorato può accompagnarci nella solitudine e aprire la porta all’anima verso orizzonti senza fine. 

    Cara vita Grazie per avermi donato un respiro in più che difficilmente restituirò al cielo.

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    STORIA DI UNA LACRIMA

    Ti sei chiesto che cosa è una lacrima, che fine fa, dopo che nasce e muore... e muore veramente una lacrima?E quello che mi sono chiesta anch’io, fino a che, un meraviglioso giorno di questa fantastica vita, ho avuto il coraggio di chiederlo direttamente a Lei.Mia cara lacrima, so, quanto sei bella e sacra, e quando hai voglia di nascere, non guardi niente e nessuno; ma so che quando arrivi, bu... Altro...

    Ti sei chiesto che cosa è una lacrima, che fine fa, dopo che nasce e muore... e muore veramente una lacrima?

    E quello che mi sono chiesta anch’io, fino a che, un meraviglioso giorno di questa fantastica vita, ho avuto il coraggio di chiederlo direttamente a Lei.

    Mia cara lacrima, so, quanto sei bella e sacra, e quando hai voglia di nascere, non guardi niente e nessuno; ma so che quando arrivi, bussi, educata e fragile come sei, luminosa e pulita come non mai.

    Il mio cuore Ti ama e ti trattiene perché sa che servi, sei necessaria. È vero, sei solo acqua, ma sei Acqua pura, piena, e vera; acqua di sale, di dolore, di rabbia, acqua di emozione, di sofferenza, di gioia e di allegria, acqua e sempre acqua che ci libera, da tutto, da noi stessi, dalla prigione degli errori, dalla gabbia degli orrori, dalla guerra di quelli che si “credono” grandi, dalle battaglie quotidiane per un tozzo di pane e un briciolo di giustizia, acqua che ci inonda come un fiume e porta via tutti i detriti del peccato e delle vanità mondane.

    Mia cara lacrima, sei un dono. Un dono che non ha prezzo, gratuito, ma non tutto ciò che è gratuito è apprezzato. Per questo ti concedi a pochi, e fai bene, le lacrime non si consumano per niente. Le lacrime sono i fiori che sbocciano quando l’anima scoppia e rinasce a nuova vita, ed è una meraviglia ai nostri occhi, quando questo avviene!

    Ti voglio bene cara lacrima, perché sei spontanea e sincera e sei di tutti: uomini, animali e cose... piangono gli uomini, piangono i bambini e purtroppo piangono anche le cose e noi non ce ne accorgiamo. E sì, “piangono le cose” quando le dimentichiamo, quando le abbandoniamo, quando le maltrattiamo, quando le usiamo senza chiederci il vero senso del loro esistere. E quante volte abbiamo confuso persone e cose, lacrime e canzoni, soldi ed emozioni, titoli e falsità, miseria e nobiltà, vita e morte per uno spicciolo di eternità.

    È la vita... mia dolce lacrima, compagna cara e stretta delle mie notti insonni, amica fervente e devota nelle mie preghiere quando non riuscivo ad abbracciare nessuno, neanche chi mi stava accanto, con una calda tisana e un cuscino di piume.

    Lacrima, acqua santa che nasci da miei occhi innocenti, e solchi il mio viso passando delicatamente fra le rughe della mia esistenza, quanta strada hai fatto prima di attraversarmi, e finalmente eccoti qui, non ti asciugherò perché le lacrime non si asciugano, non ti berrò perché le lacrime non vanno ingoiate, ma devono sgorgare fuori, come acqua che zampilla di nuova vita, di felicità, di gioia senza fine.

    Cara lacrima, sei importante e meravigliosa: per amore nasci e per amore muori.

    E oggi... che so quanto vali, ti prego non morire sulla mia bocca, ma arriva dritta al cuore, una lacrima non va buttata via perché è un pezzo di noi, un pezzo di storia che non si può dimenticare.

    Teresa Averta

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    L’AMORE, IL REGALO PIÙ BELLO

    Ultimo giorno di scuola, prima delle attese vacanze natalizie. L'arrivo del Natale, ogni anno è annunciato da un’atmosfera particolare per la scuola e la società. Le strade illuminate delle città si riempiono di persone, che diventano più allegre o si precipitano nei negozi a fare acquisti. Ai bambini luccicano gli occhi, al sol pensiero del presepe o dell'albero pieno di luci e giocattoli. ... Altro...

    Ultimo giorno di scuola, prima delle attese vacanze natalizie. L'arrivo del Natale, ogni anno è annunciato da un’atmosfera particolare per la scuola e la società. Le strade illuminate delle città si riempiono di persone, che diventano più allegre o si precipitano nei negozi a fare acquisti. Ai bambini luccicano gli occhi, al sol pensiero del presepe o dell'albero pieno di luci e giocattoli. Il Natale è una festività prevalentemente religiosa, si sa, e si può festeggiare con luci splendenti, alberi di Natale e addobbi vari anche a scuola. Si può renderlo gioioso, ma senza sottovalutare l'importanza del cuore, di quello che è il vero significato della festa. Bisogna far capire ai bambini il vero senso delle festività natalizie: il senso di pace e armonia che si respira tra le persone, il desiderio di credere che ci sia qualcos'altro oltre doni e gli oggetti materiali. La bontà, che ci costringe, a pensare a quelle persone che trascorrono il Natale staccate dai loro affetti, a quelli che sono sommersi dalle difficoltà economiche e a chi ha svariato motivi d’infelicità.

    Anche quest’anno, a scuola, abbiamo respirato un’atmosfera gioiosa tra musica, suoni, colori e sapori. Tombolina per i nostri amati bambini. Regali e Balocchi come premi.

    Pacchetti che girano, genitori che salutano, cellulari che squillano...

    Maestre ansiose e festose di donare l'abbraccio conclusivo.

    Ed ecco che c'è il fatidico scambio di doni tra insegnanti e bambini. E in questa magica scena, sullo sfondo appare una dolcissima creatura, che mi mette in mano un "biglietto", lo conservo, mi allontano serenamente... e di nascosto, leggo le seguenti parole scritte:- “Teacher Terry, non ho abbastanza soldi per un regalo ma secondo me, il vero regalo è l’amore; quindi, ti do tutto il mio amore e ti auguro un Buon Natale.”

    Commossa, torno da lei... ci guardiamo negli occhi e ci abbracciamo fortemente.E le dico: -piccola mia, non preoccuparti, per me non sono importanti i regali! Oggi tu, mi hai dato un’immensa gioia, ed è il dono più bello che io potessi ricevere per questo Natale.-Mi hai consegnato il tuo Amore, e me l'hai donato proprio tutto... sappi che è arrivato già, dentro il cuore mio.

    -Sei una bambina meravigliosa, non cambiare, mai!

     E questo è stato il Natale più bello, un Natale ricco di gioia e di speranza, quello in cui hai regalato un sorriso, quello in cui hai donato e ricevuto piccoli doni, capaci di grandi emozioni.

    Teresa Averta

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    IL MIO BORGO NATIO

    Tra i vicoli di questo Borgomemoria viva passeggia.Fu come un vecchio sospiroche la gioia improvvisa esplose dal mio petto.Battiti e passi allo stesso ritmo sentoil sole bacia la terra e quell’ombre seguo da giorni.Non ebbi io mai sì fatta felicità,né averla ancora dalla vita spero.Fanciulla e spensierata ero quella volta,e ora malata sono di ignota nostalgia.Tra le antiche strade del Borgoil... Altro...

    Tra i vicoli di questo Borgo

    memoria viva passeggia.

    Fu come un vecchio sospiro

    che la gioia improvvisa esplose dal mio petto.

    Battiti e passi allo stesso ritmo sento

    il sole bacia la terra e quell’ombre seguo da giorni.

    Non ebbi io mai sì fatta felicità,

    né averla ancora dalla vita spero.

    Fanciulla e spensierata ero quella volta,

    e ora malata sono di ignota nostalgia.

    Tra le antiche strade del Borgo

    il desiderio ardente mi strappa quel sospiro

    che fan fatica anche i polmoni a respirare.

    Libero la voglia nella dolce danza del tempo

    d’infanzia e giovinezza, e vedo poche case sparse,

    arrampicate sul corpo nudo della mia vecchia collina,

    tra alberi folti e disadorni e profumate chiese d’incenso.

    Lì sorge il mio antico Borgo prospero di storia e misteri,

    pietra su pietra scolpita è la vita di tutti.

    La fede e le campane squillano come il vino ed il pane,

    come i bimbi e le donne si annidano così rondini e rondinelle.

    Si amano il cielo e le stelle in questo borgo dove asciugo ancora il mio sudore.

    In un cantuccio, ahimè, lasciavo al cuore azzurro spiraglio,

    per contemplare presso di me, “il nuovo infinito”

    l’inattesa e sospirata gioia di non esser più io,

    d’essere soltanto: una creatura fra gli uomini, una donna.

    Un essere umano che brama di viver come si vive.

    Note di musica nuova o ritrovo di eco perduta

    di pezzi di giovinezza smarrita per le vie del Borgo, mutate,

    come mutato son io poeta d’altri tempi.

    Sulle mura del castello vado scrivendo la storia che non cambia,

    sulle vecchie e desolate case dipingo angeli senz’ali.

    Sugli uomini e i mestieri, sui giardini e sui bambini

    è scesa la polvere che avvolge le cose finite.

    Le onde del mare si son fermate ad aspettare

    il mio sospiro duro e lungo in un mondo che non è più il mio.

    E morte m’attende in queste contrade

    ma prima di rivedere l’alba eterna,

    di giovinezza mi voglio vestire e chiedere il permesso a Dio

    di respirare ancora il mio borgo natio.

    T. Averta

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    ADELE

    Adele passa tra i banchi,silenziosa e lieve se ne va…un soffio la fa volare tra i campicome la vita, poi ritornerà. Bella e riccioluta guarda e saluta il mondodanza con i compagniin un gran girotondo. Fiori, profumi e ricordidella sua scuola di periferia,mette nel suo zainettoprima di andare via. Raccoglie gioia e sorrisi dei grandi e dei bambini,non dimentica l’odore... Altro...

    Adele passa tra i banchi,

    silenziosa e lieve se ne va…

    un soffio la fa volare tra i campi

    come la vita, poi ritornerà.

     

    Bella e riccioluta 

    guarda e saluta il mondo

    danza con i compagni

    in un gran girotondo.

     

    Fiori, profumi e ricordi

    della sua scuola di periferia,

    mette nel suo zainetto

    prima di andare via.

     

    Raccoglie gioia e sorrisi 

    dei grandi e dei bambini,

    non dimentica l’odore

    del fresco ciliegio dei giardini.

     

    Conserva il diario dei ricordi

    che aprirà un giorno con stupore

    tra quelle pagine troverà

    sorprese d’ogni colore.

     

    Emozioni di amicizia 

    e parole d’affetto gradite,

    lacrime di felicità

    per averle vissute.

     

    Gli anni passano…

    e Adele crescerà

    sarà un bellissimo fiore

    che presto sboccerà,

     

    spanderà il suo profumo

    ovunque lei andrà,

    riempirà ogni cuore

    di tenerezza e bontà.

     

    Studierà e la vita 

    le farà compagnia,

    poi sotto le stelle

    leggerà questa poesia…

     

    penserà alla Calabria

    e all’azzurro del mare,

    ai suoi amati compagni 

    che non potrà scordare.

     

    Delle care maestre

    seguirà gli insegnamenti,

    ma porterà nel cuore

    i loro buoni sentimenti,

     

    Se un giorno il distacco  

    sarà duro per Adele,

    l’amore sarà dolce

    sempre più del miele…

     

    quel dono importante

    che perder non potrà

    è l’amore che ha lasciato…

    e in cuor suo ritroverà.

     

    Passa il tempo 

    e volerà sulle nuvole

    perché crederà 

    un po' di più alle favole.

     

    I sogni viaggiano

    a ritmo del vento

    “le cose belle”

    durano un istante.

     

    Adele, passa tra i banchi

    silenziosa e lieve se ne va…

    un soffio la fa volare tra i campi

    come la vita, poi ritornerà. 

     

    (T. Averta)

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    IL CANTO DELL'ANIMA

    "Il canto dell'anima", soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io - prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l'io più nascosto - e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a s... Altro...

    "Il canto dell'anima", soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io - prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l'io più nascosto - e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a svolgere nel corso degli anni. Niente in questo volume è lasciato al caso o all'improvvisazione. C'è la sua anima in questi dolcissimi versi, e anche l'essenza di una donna e di una poetessa che vuole mettersi in discussione, aprirsi, confidare agli altri quanto vive in lei: gioie, dolori, felicità, delusione, malinconie, nostalgia, certezze, attese.

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    Gli amanti infelici

    Era l’alba di un giorno nuovo e il tempo insieme trascorse in una dimensione di beatitudine sensuale.Si alzarono felici, fecero colazione di buon’ora in terrazza e poi esplorarono le cittadine e le spiagge sulla vasta costa della Catalogna, facendo un breve tour intorno all’esclusiva Spiaggia di Mundaka dei Paesi Baschi: una delle più rinomate della Spagna.Tuttavia, il posto preferito di Pa... Altro...

    Era l’alba di un giorno nuovo e il tempo insieme trascorse in una dimensione di beatitudine sensuale.

    Si alzarono felici, fecero colazione di buon’ora in terrazza e poi esplorarono le cittadine e le spiagge sulla vasta costa della Catalogna, facendo un breve tour intorno all’esclusiva Spiaggia di Mundaka dei Paesi Baschi: una delle più rinomate della Spagna.

    Tuttavia, il posto preferito di Paula era la spiaggetta privata sottostante alla villa di proprietà di Robert. «È incredibile che tu l’abbia a disposizione tutta per te.» Si fermò a raccogliere conchiglie e aggrottò le sopracciglia nel sentire vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni di Robert. «Non rispondi, ti sta squillando il cell, se non sbaglio?»

    «No. Nulla di importante!» L’abbracciò forte, la cinse alla vita e l’attirò a sé. «Sono con te e voglio rimanere solo con te.» Sentirsi desiderata da un uomo come lui era inebriante ed emozionante. Era di un fascino senza confini.

    «Sei fortunato a essere il capo. Nessuno può licenziarti. Che cosa fai, in ogni caso?»

    «Progetto software per il computer, un lavoro abbastanza interessante.»

    Paula fece una smorfia. «Devi essere molto intelligente e sveglio. I computer mi detestano; io non ho pazienza.»

    Lui sorrise e la strinse di più. «I computer non hanno sentimenti, Paula, sono semplicemente macchine a cui ci siamo affezionati perché ci facilitano parecchio il lavoro.»

    «È qui che sbagli. Sono apparentemente “fighi”, abili ma molto vendicativi. Ti danno tanto ma poi aspettano finché non stai facendo qualcosa d’importantissimo, lo inghiottono e non te lo fanno vedere mai più.»

    «È sempre possibile trovare i file che hai perso. I pc sono anche calcolatori e anche se qualche volta danno i numeri, non perdono la memoria».

    «Non per me» obiettò lei, cupa. «Sono una schiappa in queste cose. Non imparerei mai a dovere»

    Lui le infilò le mani tra i capelli e le si avvicinò alla bocca rubandole un bacio ardente.

    «Però hai ricordato i nomi di tutte le persone che abbiamo conosciuto in questi giorni e le hai affascinate tutte, nessuna esclusa» le fece notare poi. «Il mio personale ti adora e il mio direttore finanziario voleva sposarti dopo avere parlato con te solo un minuto al telefono. Sei una persona bella e speciale.»

    «Normalissima» obiettò Paula, borbottando.

    Lui sorrise mostrando uno sguardo ipnotico da fascino latino. «Non per come ti vedo io. Quel bikini ti sta divinamente. Sei splendida in bianco perché risalta il colore della tua carnagione scura.»

    «Mi hai regalato degli abiti fantastici.» Paula si guardò addosso, imbarazzata ma vanitosa abbastanza da fare una piroetta su sé stessa. «Non avresti dovuto comprarmi così tanta roba.»

    «Non potevi passare tutta la settimana con il costume nero da chiromante, è giusto che tu ne abbia anche un azzurrino da fata turchina!» Rispose Robert.

    «Ahahaha non era neppure mio! La vera chiromante è sicuramente più piccola, e anche più brava di me a predire il futuro perché io non avrei mai immaginato tutto questo che mi sta accadendo.» Neppure nei miei sogni più audaci. Paula gli cinse il collo con le braccia ma poi aggrottò le sopracciglia. «Tutto bene? Che hai tesoro?»

    «Sto benone» rispose lui, allegro e disinvolto. «Coraggio è l’ora di pranzo. Andiamo a mangiare.»

    Paula era pensierosa e si chiedeva se fosse stato il caso di ricordargli che aveva un volo prenotato in partenza da Bilbao di lì a meno di ventiquattr’ore.

    Per non guastare la dolce atmosfera non le aveva detto nulla dei suoi programmi, ma Paula sapeva della ricca agenda del suo partner, e Robert non poteva continuare a ignorare il cellulare, a far finta di non sentire le frequenti chiamate e seppellirsi in quell’incantevole paradiso del Mediterraneo.

    Avevano entrambi delle vite da gestire e delle esistenze da vivere…e le loro vite non potevano incrociarsi.

    Mentre passeggiavano lungo la riva, Paula ancora concentrata sui suoi pensieri, si girò a guardare il mare che cancellava le loro impronte. Il cielo della sua felicità si rannuvolò e Paula fu scossa da un brivido. Era come se non fossero mai stati lì e non si fossero mai baciati. Era una breve fantasia che era già diventata un ricordo.

    La realtà fece invasione nella sua mente, frantumando tutti i suoi sogni. Era veramente troppo bello per essere vero. Certe cose non capitavano a persone come lei. Lei era una donna fortunata, e per la prima volta, le sembrò di essere nella più bella delle favole.

    «Conosci la storia di Icaro, Paula?» Lui la guardò mentre risalivano il fitto sentiero verso la villa.

    «Certo, qualcosina l’ho studiata. Volò troppo vicino al sole, le sue ali di cera si sciolsero e lui precipitò sulla terra.» E…più in alto voli e più è dura la caduta. Ahimè!

    Poi Robert le prese il luminoso volto tra le mani e chinò il capo verso di lei. «Icaro non sei tu. Non ti farò cadere, amore vedrai.»

    «Non posso continuare la vacanza. Ho un volo domani. Tu lo sai…»

    «Sì lo so, ed è per questo che sono in questo stato…è giusto che tu parta…»

    «Non ti lascio andare» mormorò lui con le labbra sulle sue. «Devi venire via con me!»

    Paula sussultò e si girò dall’altra parte perché era arrossita in volto. Non poteva andar via con lui, giusto, a far che? Aveva un lavoro e parecchi impegni e poi… non poteva abbandonare la famiglia.

    D’altronde… poteva veramente rinunciare a tutto quello che aveva già ma forse non lo rendeva completamente felice?

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