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    Su solitudine, desiderio e massificazione…

    Scrive la poetessa Lavinia Frati che la solitudine è congenita alla nascita. Si riferisce giustamente al trauma della nascita. Aggiungo io che la solitudine la si prova durante la morte nostra o di qualcuno caro.  Il mio carissimo amico Lele mi dice al telefono che la morte è un grande distacco traumatico. Insomma si nasce e si muore soli. Ma come ha detto anni fa questo Papa l'uomo non è ... Altro...

    Scrive la poetessa Lavinia Frati che la solitudine è congenita alla nascita. Si riferisce giustamente al trauma della nascita. Aggiungo io che la solitudine la si prova durante la morte nostra o di qualcuno caro.  Il mio carissimo amico Lele mi dice al telefono che la morte è un grande distacco traumatico. Insomma si nasce e si muore soli. Ma come ha detto anni fa questo Papa l'uomo non è fatto per stare solo.  Siamo animali sociali, politici,  simbolici (e i simboli si devono comunicare). Abbiamo bisogno di contatti umani, di stimoli sociali. La pornografia, la società stessa imporrebbero che questi stimoli, questi contatti, queste relazioni fossero finalizzati alla sessualità e al raggiungimento dell'orgasmo. Ma esistono molte forze contrapposte nella società.  A imperativi categorici puramente carnali si contrappongono altrettanti imperativi categorici spirituali. La risultante è un essere umano frastornato, distratto, ingolfato,  incerto, smarrito, indeciso sul da farsi perennemente: insomma una persona che non ha fermezza, che non sa che cosa vuole; è l'essere umano che non si ribellerà mai, che non proverà mai a fare la rivoluzione perché per fare la rivoluzione non ci vuole chissà quale elevazione spirituale ma un minimo di rinuncia pulsionale. L'uomo contemporaneo di oggi è programmato per soddisfare le sue "esigenze sessuali". È un modo per controllare la nostra libertà di azione e soprattutto di pensiero. La stragrande maggioranza dei pensieri degli esseri umani in forze in questa società occidentale è fatta soprattutto da desideri sessuali. Come cantava Gaber abbiamo la libertà di fare tutto, tranne quella di pensare. Per il resto come scriveva Schopenhauer "l'uomo può fare ciò che vuole ma non sa volere ciò che vuole". Il problema è che nessuno sa perché nascono certi desideri. Un altro dilemma è come conciliarsi con il nostro desiderio. Ma il problema maggiore è che mass media, moda, pornografia ci obbligano a desiderare partner che hanno certi criteri estetici e certi requisiti. Schopenhauer è stato un profeta. Ma il dominio entro cui si deve desiderare è sempre stato imposto dall'alto, è sempre stato stabilito dal potere. Un tempo c'era più spazio per i gusti personali.  Oggi nessuno ti impone chi amare, ma il potere ti indica le caratteristiche che deve avere. Oggi in questa società massificata, omologata abbiamo tutti grossomodo gli stessi desideri. La soggettività si è ridotta. Dicono "non è bello ciò che è bello. È bello ciò che piace". Ma se i nostri gusti personali non si uniformano ai canoni e ai modelli universalmente riconosciuti andiamo incontro alla disapprovazione e alla solitudine. Allo stesso tempo se noi non rientriamo in certi canoni estetici e se non rispecchiamo certi modelli andiamo incontro alla solitudine. Riconoscere tutto ciò, smontare questa macchina del desiderio, vedere questi meccanismi è il primo passo per essere autentici. Ritornando alla solitudine ci sono mille modi diversi di sentirsi, di essere soli, percezioni soggettive della solitudine  tanto diverse quanto sono gli uomini. La solitudine è una cosa che non si può omologare e proprio per questo è invisa al potere perché da essa può nascere un pensiero diverso, un pensiero contro. La poesia è importante perché comunica la solitudine. Come quella di Octavio Paz per esempio.

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    Sulla guerra e la distrazione…

    Dicono che dobbiamo stare seri perché c'è la guerra e la situazione è drammatica.  Ma allora prima di questa guerra in Ucraina le altre guerre non valevano niente? Non valevano niente quei morti e quelle tragedie? Allora perché vi sentivate in diritto di ridere e scherzare e ora no? Le guerre dimenticate ma reali nel mondo non valevano niente? Non vi riguardavano? Non eravate parte in cau... Altro...

    Dicono che dobbiamo stare seri perché c'è la guerra e la situazione è drammatica.  Ma allora prima di questa guerra in Ucraina le altre guerre non valevano niente? Non valevano niente quei morti e quelle tragedie? Allora perché vi sentivate in diritto di ridere e scherzare e ora no? Le guerre dimenticate ma reali nel mondo non valevano niente? Non vi riguardavano? Non eravate parte in causa allora? Perché non eravate minimamente coinvolti? Sembrerebbe che ci siano allora guerre di serie A e guerre di serie B. Su certe guerre non vengono mai accesi i riflettori. Adesso i mass media ci marciano su. Vogliono occupare la mente dei telespettatori con la guerra. Gli italiani non possono distrarsi. Devono dimostrarsi a tutti i costi empatici, partecipativi. In realtà i mass media spettacolarizzano e strumentalizzano la guerra per fare audience, per vendere pubblicità. Guardateli nei talk show come fanno finta di azzuffarsi come galline, mentre in realtà sono tutti prezzolati e tutti culo e camicia! Putiniani e filoatlantisti sono lì per fare scena. E poi se tutti devono essere seri perché le televisioni generaliste non chiudono le loro trasmissioni di intrattenimento e varietà? Dimenticavo forse che per business è lecito fare i cretini. Ognuno deve fare la sua parte, si diceva un tempo. Ora il mondo è cambiato: ora ognuno deve recitare la sua parte. Ognuno deve fare il suo show. Invece voi siate voi stessi, siate autentici. Scherzate con gli amici, lasciatevi andare alle battute, anche se questi non sono tempi buoni fate i buontemponi. Andate al bar, ritrovatevi,  prendete una boccata d'aria fresca (perfino i detenuti hanno giustamente la loro ora d'aria), parlate tra voi, non vi immalinconite. L'economia deve girare. Non si può fasciarsi la testa prima di averla battuta. Bisogna vivere, non limitarsi a sopravvivere! Ricercate l'allegria e poi amate, se avete qualcuno o qualcosa da amare. Se ci fosse realmente una escalation di violenza e Putin scatenasse una guerra nucleare questi potrebbero essere i nostri ultimi momenti, se va bene i nostri ultimi momenti di normalità. Potremmo rimpiangere allora il nostro tempo libero sprecato. La preoccupazione di noi cittadini qualsiasi non conta niente, non influisce minimamente sui grandi eventi della storia. Una eccessiva preoccupazione oltre a essere inutile e ininfluente è estremamente deleteria per il sistema nervoso. Se avverrà l'Apocalissi abbiamo il diritto di morire quasi felici, quasi inconsapevoli  (tanto sapere troppo non serve a niente). Che senso ha morire pieni di paura e informati? Le cassandre strapagate a ogni ospitata non serviranno a niente: solo a creare allarmismo inutile, a creare ansia, psicosi. Certi/e opinionisti/e televisivi/e riescono solo a non farci vivere dignitosamente quelli che potrebbero anche essere i nostri ultimi momenti tranquilli. Va bene morire per una bomba atomica,  ma non per troppa preoccupazione e serietà! Come scrisse Gerardina Trovato in una sua canzone: "Chi non ha paura di morire muore una volta sola". Era vero un tempo per la mafia. Ora questa frase è valida per la guerra. Ma voi state seri, come vi ordinano di fare. E ricordate che è peccato mortale ora scherzare sui social o postare foto mentre siete al ristorante. Così vogliono i mass media, così vuole lo show business! Ma perché c'è chi costantemente deve decidere i nostri atteggiamenti mentali nei confronti dei grandi eventi e più in genere della realtà? Siate autentici e autonomi! Essere solidali al popolo ucraino non significa stare sempre seri. Potrebbero essere i nostri ultimi giorni: cercate di divertirvi.

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