Storie recenti

  • in

    Sulla mia vita e sulla mia solitudine…

    Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella giovinezza sono stato raramente solo. La solitudine per me era una condizione innaturale. Frequentavo dapprima il cosiddetto gruppo dei pari, i compagni di scuola, gli amici del quartiere,  i compagni della squadra di calcio del rione, e poi più grande le comitive. Ci sono stati periodi della mia giovinezza in cui mi sono dimostrato estroverso. Già da... Altro...

    Nell'infanzia, nell'adolescenza e nella giovinezza sono stato raramente solo. La solitudine per me era una condizione innaturale. Frequentavo dapprima il cosiddetto gruppo dei pari, i compagni di scuola, gli amici del quartiere,  i compagni della squadra di calcio del rione, e poi più grande le comitive. Ci sono stati periodi della mia giovinezza in cui mi sono dimostrato estroverso. Già da bambino ero un poco timido, ma tutto sommato socievole, anche se non proprio espansivo.  Avevo bisogno di stare in mezzo agli amici; cercavo una ragazza giusta che non ho mai trovato. Un anno ho frequentato il movimento umanista. Volevamo umanizzare il mondo. Forse non avevamo già messo in conto che Firenze, dopo secoli di storia e di cultura, era già umanizzata.  Eravamo giovanissimi. Io ero appena maggiorenne. Mi ricordo un ultimo dell'anno tanto atteso e caricato di aspettative, che si rivelò una delusione. Per due mesi avevo distribuito volantini nel centro storico per la festa di San Silvestro che avevamo preparato in una discoteca. Pensavo di conquistare una ragazza, ma non combinai niente. Anzi una ragazza di Milano che avevo conosciuto e che avevo accompagnato alla festa si mise a limonare con un altro. Diventai teso, nervoso. Ero molto deluso. Mi misi in un angolo in disparte. Un ragazzo mi urtò. Ci fu un battibecco. Stavo per sferrare un pugno, ma mi fermai all'ultimo. Mai stato assolutamente un picchiatore, ma covavo nell'animo una delusione sentimentale ed ero giovanissimo, non avevo ancora imparato a trattenermi, a regolarmi. Quel mio gesto violento, non eseguito, ma accennato, trattenuto fu malvisto dal resto del gruppo umanista che predicava la non violenza. In realtà in quegli anni i ragazzi toscani erano molto rissosi e violenti;  ogni scusa, secondo la mentalità comune, era buona per menare le mani, ma in quel gruppo erano tutti apparentemente pacifisti. Insomma qualcuno ironicamente potrebbe affermare "cherchez la femme". Finita l'esperienza col movimento umanista, in Veneto mi ritrovai in diverse comitive. Prima di tutto a Padova con i compagni di facoltà,  i coinquilini, i compagni dell'occupazione e del movimento studentesco. Padova era un mondo abbastanza chiuso, ma la facoltà di psicologia era un mondo a sé stante. Padova era leghista, mentre la mia facoltà era una roccaforte ideologica della sinistra.  Talvolta le lezioni universitarie venivano interrotte per due minuti da un autonomo che proponeva un'attività culturale agli studenti. C'erano cortei e qualcuno che parlava col megafono. Insomma si respirava in quegli anni ancora un clima politico. Per la maggioranza l'università era già un esamificio e la politica universitaria era solo distrazione, perdita di tempo, divertimento; per queste persone l'occupazione era solo un modo per stordirsi e divertirsi. Ma c'erano anche  alcuni che credevano  davvero di cambiare le cose. Fu allora, nelle assemblee del movimento, davanti a duecento, trecento studenti che scoprii che soffrivo di un leggero timor panico a parlare in pubblico, ero un poco impacciato. Di fronte a un pubblico inferiore a cento persone posso parlare senza problemi ma non l'ho più fatto perché non c'è mai stata una ragione valida, ancora di più: non c'è mai stata necessità. Devo dire però che sia i contatti umani e le relazioni sociali del movimento umanista che quelle del movimento studentesco mi aiutarono non certo a sbloccarmi totalmente ma a superare alcuni miei blocchi emotivi/comunicativi. Io ero innamorato di una studentessa di psicologia ventenne, che non ne voleva sapere di me né di nessun altro. Mi ricordo che poco prima delle vacanze di Natale mi disse, mentendomi, che si sarebbe messa con me. Mi ricordo che durante quelle vacanze, trascorse con una febbre a quarantuno che non mi passava, fui veramente felice. Ma quando la rividi scoprii che mi aveva solo illuso. Voleva essere lasciata libera. Si divertiva a farci innamorare e  poi a deluderci in un piccolo gioco sadico/narcisista. Aveva avventure ma per lo più con giovani immigrati che ospitava a casa di nascosto. La libertà sessuale è senza ombra di dubbio un diritto inalienabile dell'Occidente: lei aveva senz'altro la libertà di andare a letto con chi voleva (e nessuno gliela negava), ma non aveva il diritto di illuderci e poi di negarsi, di essere in confidenza totale con noi e poi di prenderci in giro. Insomma i miei vent'anni furono croce e delizia, avventure con ragazze che non amavo e una cocente delusione sentimentale, protesta politica e amicizia,  birre e libri, le prime ubriacature,  le prime sigarette fumate rabbiosamente in modo accanito. Per gran parte della mia gioventù la sigaretta è stata una dolce compagna, un'amica che sapeva trattenermi dalle intemperanze e che allontanava l'ansia. Oppure tutto questo allora era solo una mia impressione. Comunque è da dieci anni che ho smesso di fumare. L'anno nella bassa padana a lavorare in un collegio avevo molte amicizie e molte conoscenze. Molti eravamo accomunati dal fatto di avere un nemico comune, ovvero il direttore del collegio. In quegli anni ho conosciuto persone di ogni risma, di ogni tipo. Forse di quegli incontri ne ho fatto tesoro anche negli anni successivi. Ho poi avuto un negozio per alcuni anni a Pontedera. Quel negozio era l'osservatorio privilegiato di un microcosmo angusto. C'erano due realtà umane in cui mi sono imbattuto: i clienti locali che compravano abbigliamento e coppiette o single benestanti, provenienti da tutta Italia,  che venivano a comprare mobili di qualità.  Poi ho conosciuto ma solo superficialmente alcuni commercianti pontederesi. Più che altro conobbi sporadicamente alcuni baristi. Dopo mi sono ritirato socialmente, pur non essendo schizofrenico. È stata una scelta sociale e umana ben ponderata e calcolata. A stare da me evito negatività e spendo meno. Frequento da anni un solo amico. Ho i miei contatti virtuali. Ho i miei familiari, Internet, i miei libri. Ho le mie passioni da coltivare. La mia vita raramente è vuota e insensata. Ci sono naturalmente momenti di crisi. Vado allora a fare un giro in centro o per il quartiere. Vado al bar per dieci minuti. Non ho più bisogno di una ragazza che mi procuri l'orgasmo. Adesso mi basta bere una Cocacola al bar e sentire qualche avventore che parla in sottofondo. Oppure vado al ristorante con mio padre o col mio amico. Ogni stagione ha i suoi limiti e le sue conquiste interiori. Non posso vivere come un ventenne o un trentenne. Non mi va di correre dietro a una ventenne o una trentenne per convincermi di essere ancora giovanile. Mi accontento delle quattro avventure e disavventure vissute in gioventù e mi faccio bastare il loro ricordo stantio, sbiadito. Sono solo o no? Qui a Pontedera sono solitario e isolato allo stesso tempo. Ma potrei prendere un treno, andare in una città e fare subito amicizie. La mia solitudine per motivi che non sto a elencare è circoscritta qui a Pontedera. La sopporto perché tutto sommato è tollerabile. Non è mai troppo feroce. Qui a Pontedera sono chiuso nella mia storia. Forse se chiedessi una mano troverei solo pugni chiusi. Ma non sono ancora in una condizione disperata. Dopo anni di overdose di amicizie e contatti sociali ho imparato a stare da me. So stare meglio con me perché non mi vedo più come un nemico né vedo parti di me come nemiche. Un tempo la solitudine la evitavo, oggi talvolta la cerco.  Sento di potermi sopportare. Sento di accettarmi di più. Perché allora aggirare, eludere me stesso come prima? Sento di poter affrontare i lati peggiori di me stesso. Non mi concilierò mai col mondo, non lo accetterò mai totalmente,  ma mi sono un poco riappacificato con me stesso ed è già qualcosa. 

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • in

    Io sono un antitoscano e ne sono fiero…

    Invettiva contro i toscani:Io sono un antitoscano e ne sono fiero. Ne sono orgoglioso. Diro di più: mi vergogno di essere toscano. Non è questione di essere snob o ricercati. Assolutamente no! Io sono  contro il pettegolezzo che diventa diffamazione. Io sono contro la presa in giro che diventa offesa. Io sono contro il catto-comunismo-consumismo, anche se fortunatamente annacquato e genetic... Altro...

    Invettiva contro i toscani:

    Io sono un antitoscano e ne sono fiero. Ne sono orgoglioso. Diro di più: mi vergogno di essere toscano. Non è questione di essere snob o ricercati. Assolutamente no! Io sono  contro il pettegolezzo che diventa diffamazione. Io sono contro la presa in giro che diventa offesa. Io sono contro il catto-comunismo-consumismo, anche se fortunatamente annacquato e geneticamente modificato dal centrosinistra. Io sono contro la rozzaggine che diventa rissa. Io sono contro l'accanimento nei confronti di chi è differente. Io sono contro il politicamente corretto imposto dai toscani. Io sono contro il moralismo mischiato all'opportunismo di molti toscani. Io sono contro le donne toscane che pensano di avercela solo loro. Io sono contro le attenzioni, le premure, le moine alle donne   degli uomini toscani sotto cui si nascondono maschilismo e misoginia. Io sono contro voi che pensate di essere furbi.  Io sono contro i toscani che con la pretesa di essere veri, autentici si dimenticano della gentilezza,  del tatto, del rispetto del prossimo. Io sono contro la vostra mentalità secondo cui se uno è educato è gay (anche se voi utilizzate altri epiteti più volgari). Io sono contro voi che inneggiate al sesso e al godersi la vita, mentre invece siete i soliti repressi sessuali. Io sono contro la vostra omofobia, che voi opportunamente nascondete sotto un'apparente tolleranza e falsa apertura mentale. Io sono contro il vostro razzismo al contrario. Io sono contro la vostra tradizione e fede politica. Io sono contro la santificazione di facciata che fate alle vostre donne per poi raccontare a tutti nei minimi dettagli cosa fanno a letto con voi, affermando apparentemente la vostra virilità.  Io sono contro la vostra goliardia, che non è mai ironia fine e nemmeno autoironia. Io sono contro la logica delle clientele che esiste da settant'anni in Toscana. Io sono contro i toscani che con la scusa dell'integrazione sociale totale vanno a braccetto coi mafiosi. Io sono contro le amministrazioni toscane che con la scusa del recupero dei carcerati danno lavori ben pagati e di concetto a ex brigatisti rossi, simpatizzando per loro. Mi fanno schifo anche i piccoli imprenditori toscani spesso ignoranti e conformisti, spesso cerchiobottisti e vigliacchi, che non hanno il coraggio di dire come la pensano o di pensare con la propria testa, attenendosi per quieto vivere ai dogmi del catto-comunismo diventato pseudo-progressismo. Tenetemi pure a distanza. Fatemi morire di solitudine. Non datemi lavoro. Fatemi morire di fame. Ma non sapete sotto sotto l'odio e lo schifo che nutro nei vostri confronti perché voi stessi siete i primi a essere schifati e a odiare chi non è come voi, chi non la pensa come voi. Di certo non mi fa paura la vostra rozzezza che vi porta a essere violenti, a menare le mani. Chi la pensa diversamente in modo politico per voi è da condannare, da emarginare, da esiliare, da irridere, da perseguitare, da esiliare. Il vostro controllo sociale spesso diventa violenza psicosociale. E avete anche la presunzione e l'ardire di ritenersi i migliori italiani, i più solidali, i più umani, i più simpatici! Tutta la mentalità toscana si ritrova nella comicità di Panariello, Pieraccioni, Carlo Conti. Strapapagateli pure e fate la fila ai botteghini per vedere questi grandi ingegni. Di me invece continuate a dire che sono un ritardato mentale. Ma io sono solo perché voglio essere solo. La Toscana è fatta da circa 3 milioni e mezzo di abitanti, il mondo è abitato da quasi 8 miliardi di persone. Non sono solo e di persone che pensano che la mentalità comune toscana sia assurda ne trovo tante, anzi tantissime. Per me la Toscana è sono un'isola (in)felice. E siete così civili che alla minima critica che vi faccio mi chiedete perché non me ne vado. Per diversi motivi sono impossibilitato ad andarmene (motivi anche economici), ma le mie critiche se foste davvero civili, colti e intelligenti, come credete di essere, allora  dovreste accettarle. Di strada ne dovete fare tanta! Pensate di essere nati imparati, di avere la cultura, l'intelligenza nel vostro DNA e invece...bè...lasciamo stare...stendiamo un velo pietoso...

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • in

    Non sono di sinistra e nemmeno faccio finta…

    Non sono di sinistra e nemmeno faccio finta.  Non ho alcuna intenzione di snaturarmi. Forse molti dei miei problemi derivano tutti da questo. Forse la mia solitudine dipende anch'essa da questo. Chi dice che non esistano più destra e sinistra può essere in mala fede oppure può dimostrare di avere una falsa coscienza per non dichiararsi, per non schierarsi da una parte o dall'altra. Ma può... Altro...

    Non sono di sinistra e nemmeno faccio finta.  Non ho alcuna intenzione di snaturarmi. Forse molti dei miei problemi derivano tutti da questo. Forse la mia solitudine dipende anch'essa da questo. Chi dice che non esistano più destra e sinistra può essere in mala fede oppure può dimostrare di avere una falsa coscienza per non dichiararsi, per non schierarsi da una parte o dall'altra. Ma può dire anche bene, se intende che destra e sinistra non esistono più, che sono scomparse differenze sostanziali, che però esistono ancora persone che tifano per l'una o per l'altra. Spesso tifare per uno schieramento o per l'altro è solo bisogno di avere un'identità,  di appartenere a un gruppo; talvolta è un semplice pretesto per menare le mani, appena si scaldano un poco gli animi. Forse è troppo qualunquistico dire che tutti i partiti sono uguali e rubano tutti allo stesso modo, ma non mi sembra di uscire fuori dal seminato a dire che si mettono sempre d'accordo, mentre noi cittadini comuni dovremmo odiarci e dividerci per l'appartenenza politica, secondo l'antico divide et impera. Non essere di sinistra in Toscana o almeno non dichiararsi di sinistra significa rinunciare ad amori, amicizie, opportunità lavorative, occasioni di divertimento. Ci sono molti che si dicono di destra, poi votano in modo disgiunto, votano a livello nazionale la destra e a livello locale il centrosinistra, dato che ci sono dei rapporti di amicizia, di interesse, di natura clientelare da coltivare. Per quanto uno possa dichiararsi di destra alcuni elementi della coscienza popolare di sinistra e della cultura regionale di sinistra lo influenzano nettamente. Insomma per dirla alla Pennacchi in Toscana perfino i fascisti sono fasciocomunisti. Allo stesso modo di comunisti duri e puri ne sono rimasti pochi. Sono i più comunisti annacquati. Se va bene sono cattocomunisti, ovvero dei ravanelli, conservano nel loro io più profondo un'anima democristiana e consociativa. C'è chi ci crede (e in questo senso l'appartenenza a un partito è un atto di fede) e fa onestamente la sua parte, ma essere di sinistra significa spesso  far finta di crederci e fingere una parte. La sinistra italiana è così folcloristica, così pittoresca, ma anche così modaiola (nel senso che segue il conformismo dell'anticonformismo), soprattutto a livello giovanile. Ma essere di sinistra significa anche sapersi godere la vita: godersi i soldi, farsi la villa, guidare delle macchine di lusso. E se dici che sono incoerenti, che predicano male e razzolano ancora peggio tu allora sei l'invidioso,  il poveretto, il rosicone! Conosco gente che da adolescente rubava alle Mercedes il "mirino" (la stemma a stella per il cofano) e poi da grande se ne va a giro tutta tronfia in Mercedes: ciò la dice lunga sul finta ribellismo e sull'odio/amore nei confronti di certi status symbol. Non fatevi illusioni: antropologicamente ed eticamente le persone di sinistra sono italiani come tutti gli altri, consumisti e lavativi come tutti gli italiani; il "paese nel Paese" descritto da Pasolini non esiste, bisogna dire le cose come stanno. Ma quando fai qualche critica alcuni si sentono subito parte in causa, si sentono subito offesi e controbattono che uno come me di certo avrebbe fatto certamente peggio, scordandosi che era impossibile fare peggio di quello che hanno fatto loro con il keu. Dichiararsi non di sinistra, non mettere la testa a partito (il partito è il Pd) significa farsi terra bruciata, non perché istituzionalmente vengono presi provvedimenti (da questo punto di vista c'è assoluta civiltà), ma perché i cittadini comuni scelgono di non dare lavoro, di non frequentarti, di non farti favori, etc etc. Non essere di sinistra significa in un certo qual modo scegliere l'ostracismo nel migliore dei casi e nel peggiore la solitudine. Se non sei di sinistra, anche se ti dichiari un liberale apartitico, aspettati i predicozzi e i sermoni dei sinistrorsi. Ti diranno che bisogna saper scegliere la parte giusta, che la destra è becera e va sconfitta, che la sinistra è moralmente e intellettualmente superiore, che tutti gli intellettuali stanno a sinistra, che solo a sinistra c'è la verità e la giustizia. In fondo io lo vedo come c'è la giustizia in Toscana, ovvero quanto e come è giusto e doveroso relegare ai margini della vita sociale e lavorativa chi come me non sta a sinistra. A mio avviso molti fanno finta di essere di sinistra. Ci sono alcuni che ti si avvicinano e ti dicono che ho le mie ragioni,  ma qui in Toscana la tradizione è di sinistra. Altri più onestamente mi dicono che un poco è un peccato il fatto che non sia dei loro. Entrambe queste persone privatamente esprimono delle riserve sul centrosinistra. E poi che vogliono da me? Io sono per il partito del non voto e significa che delego agli altri la scelta di chi mandare al governo. Che cosa vogliono di più? La mia è una scelta legittima, così come totalmente legittime sono le mie critiche a questo andazzo generale. In realtà i partiti politici di sinistra non sono più né carne né pesce a forza di imitare le destre, dato che le masse e gli stessi operai votano a destra e i dirigenti sinistrorsi non potevano lasciare il campo completamente alle destre.  Così facendo politicamente non c'è più alcuna sinistra, ma ci sono due destre: la destra liberista selvaggia, identitaria di Salvini e Meloni, la destra socialdemocratica e apparentemente progressista del PD. La base della sinistra si accontenta, così come gli stessi burocrati dei piccoli partiti comunisti rimasti si accontentano di militanti comunisti che non hanno mai letto Marx. Importante è chiamarsi ancora compagni, anche se la falce e il martello sono scomparsi in nome della modernità.  L'insoddisfazione è reciproca, ma l'importante è salvare le forme, le apparenze. 

    Lascia un commento

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *