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Qualunque cosa ci accada, tu resta leggera

Ti rubo per sempre soltanto dieci minuti, leggerezza, quei dieci minuti che passerei immobile a ricordare senza riuscire a fare altro. Sarebbero dieci minuti, per così dire, di “foto-ricordi” dal passato proposto dalla mia mente, delle voci che mi sono tanto familiari e che non ho più risentito, miste a tutto quello che vorrei cancellare degli ultimi anni. “Qualunque cosa ci accada, tu resta leggera” è il mantra di oggi, sempre in ritardo col mondo io, con la mia natura delle cose, e il tempo che non sa aspettare, che te ne regala, sì, ma senza sorpresa, e svuotato di tutto quello con cui l’avevi fatto tuo, con cui hai costruito te stessa. Un compasso senza grafite traccia cerchi immaginari perfetti, uno dopo l’altro, uno sull’altro perfino, ripassando spazi in cui è già passato, è già stato, senza poter ricordare mai esattamente dove; Come è potuto accadere? Non “perché proprio a me”, non è questa la domanda giusta: c’è un “io” e un “tu” insieme, raggianti, non sono sola, nonostante non ci sia alcun segno dei nostri cerchi perfetti, che una volta coincidevano perfettamente, quando tu eri il mio centro, il punto certo da cui iniziare e riiniziare ancora e ancora. Sono trascorsi più di dieci minuti, leggerezza, molti di più dei dieci minuti che ti avevo promesso: c’è di buono che sul mio foglio bianco non ha ricominciato a piovere, non si è così sgualcito, non si è strappato, e anche se è rimasto bianco, senza nessun cerchio visibile, io posso sentirli tutti, perché so da dove ho cominciato, questo non posso dimenticarlo: dal centro, mi basterà tenere a mente il mio centro, non potrò sbagliarmi.  

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