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Il re dell'aperta parentesi

Il re dell’aperta parentesi….

Mio padre è seduto alla poltrona di fronte al caminetto e alla tv, più a destra. Col suo ovale brizzolato, il viso pieno di maschere ed espressioni da teatrante, continua a raccontare e la tv in sottofondo diventa poco più che un ronzio di zanzare. Quella volta che era andato a caccia, tra i laghetti del canneto di Lido Morelli, sulla costa adriatica brindisina…in un canneto che faceva da corona a uno di quei laghetti d’acqua salmastra dove da sempre ci hanno sguazzato anguille provenienti dal Mar dei Sargassi. Ad un certo momento, fa, aprendo la prima dell’infinito numero di parentesi all’interno dei suoi interminabili racconti, mi venne un bisogno fisiologico. Posai il 16, il fucile di tuo nonno, il padre di tua madre. Quel fucile (parentesi) ha una storia tutta sua, a parte. Tuo nonno era un sindacalista durante il regime fascista….però lui, abbia fatto del bene o meno, questa non è la materia del racconto (parentesi), dopo la caduta del fascismo, immediatamente dopo, si rifugiò nel bosco di Carestia, per paura di ripercussioni degli antifascisti…e si portò il 16, questo fucile dal calibro particolare, visto che il più gettonato per la caccia agli uccelli è stato sempre il 12…E insomma, mentre espletavo questo bisogno fisiologico, da lontano, con volo circospetto e prudente, vidi planare poco sopra le canne, sui laghetti, un falco. Sempre indeciso se sparargli o meno (parentesi), anni dopo mi sono pentito di aver cacciato uccelli e in particolare certuni, con circospezione e mutande abbassate, presi il 16, che avevo appoggiato, ne armai i cani e feci fuoco. Il falco sembrò avvertire il colpo, la rosa dei pallini, non tutti i pallini, evidentemente, alcuni, e cercando disperatamente di agitare le ali per restare in volo, piano piano, cominciò ad avvitarsi e a perdere quota, finendo per cadere a grande distanza, presumibilmente ferito. All’epoca avevo un cane, un cocker spaniel, Ghefurt, un cane intelligentissimo dal fiuto eccezionale. E lui , subito, avendo seguito tutta la scena precedente (parentesi), penso che se avesse potuto ridere come un umano, vedendomi in quelle condizioni in cui mi ero trovato a dover sparare, avrebbe riso di gusto, corse verso la zona in cui il falco sembrava essere caduto. Io mi ricomposi e , sempre in compagnia del 16, mi misi a seguire la scia di Ghefurt. Feci molta strada, nei sentieri che si aprivano in mezzo ai canneti…Fino a quando la mia attenzione non fu catturata dal guaito di un cane…era Ghefurt. Seguii il rumore di quei guaiti, e , svoltando dietro l’ennesimo canneto, mi trovai di fronte a questa scena: Sulla battigia di un laghetto, il falco, che era caduto ferito, per difendersi aveva ghermito il cocker e i suoi artigli cerchiavano la zona intorno ai suoi occhi, tenendo il cane bloccato e sofferente, in quella posizione, potremmo dire, di stallo messicano (parentesi), si ha lo stallo messicano quando ti puntano un’arma addosso mentre tu a tua volta punti la tua addosso a chi te la sta puntando e nessuno spara, in definitiva…l’ho  visto in un film di Sergio Leone…a mio padre, tuo nonno, piacevano molto i western, pare anche che piacessero a Stalin…Papà, dissi io a quel punto, dopo che successe? Ah, già, stavo dicendo, per evitare che il cane restasse cieco, perchè , più si agitava e più il falco affondava i suoi artigli intorno ai suoi occhi, dovetti spararlo….Era un falco pellegrino, alla fine, non un falco pescatore, chissà come mai finito a Lido Morelli. Mi dispiacque ucciderlo, mi sarebbe piaciuto curarlo e ridargli la libertà…E, in fondo, (aperta parentesi) il cacciatore di uccelli è uno che invidia la libertà del volo e quella cosa stupenda che consiste nel fatto che loro, gli uccelli, possono permettersi di vedere il mondo dall’alto verso il basso…E’ un furto di prospettiva (aperta parentesi)…Poi feci curare gli occhi di Ghefurt e portai il falco pellegrino a Semeraro, il nano imbalsamatore….Ma papà, non si dice nano, feci io. Uhm, disse, fra un po’ non si potrà dire nu cazzu de nenzi. Ad ogni modo, Semerano era un imbalsamatore bravissimo: nonostante le condizioni del pellegrino, per avergli dovuto sparare un secondo colpo, riuscì a ricostruirlo alla perfezione e adesso è ancora lì sul mobile dei liquori; sono passati anni e non ha mai fatto vermi, segno che il nano sapeva il fatto suo…che poi si faceva pagare pagare salato, bravo ma caro….E in più (parentesi) aveva un che di sinistro, lui, a pensarci bene…Quando andavi in quello che lui chiamava “il mio studio”, c’era aria di cimitero, se si fosse sposato all’occhiello avrebbe messo un crisantemo, altro che garofano…

Il fuoco crepita nel caminetto e mio padre tace per un momento. Io sono seduto nella poltrona a fianco, la tv è rimasta accesa tutto il tempo su rai tre, una rubrica di storia e sentivo che, di lì a poco, parentesi più parentesi meno, mio padre, il re dell’aperta parentesi, avrebbe tirato fuori dal cilindro delle sue storie, qualcosa d’altro da raccontare al miglior pubblico che avesse mai avuto voglia di avere: suo figlio.

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