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Danilo CoppolaOffline

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  • I pazzi iniziano dove finisce la loro comprensione

    In coda al supermercato, un sabato pomeriggio.Me ne stavo lì in coda al supermercato e vedevo i carrelli davanti e dietro e intorno. Ovunque carrelli. Ma cosa c'era nei carrelli? E c'era un uomo corpulento...scusate, volevo dire grasso, la mania del politicamente corretto ci ucciderà più dei trigliceridi. Ma poi voi se foste una puttana vorreste essere chiamati/te operatrice sessuale? Nel suo c... Altro...

    In coda al supermercato, un sabato pomeriggio.

    Me ne stavo lì in coda al supermercato e vedevo i carrelli davanti e dietro e intorno. Ovunque carrelli. Ma cosa c'era nei carrelli? E c'era un uomo corpulento...scusate, volevo dire grasso, la mania del politicamente corretto ci ucciderà più dei trigliceridi. Ma poi voi se foste una puttana vorreste essere chiamati/te operatrice sessuale? Nel suo carrello c'erano wurstel, una montagna di wurstel. Stava parlando ad una signora lì accanto e diceva che lui adorava i wurstel. Poi stava dicendo anche che strozzerebbe il suo capo al lavoro. Deduco che scarica sui wurstel. La soluzione di trasformare il suo capo in carne da wurstel non la prendeva in considerazione. Spesso il cibo è il simbolo dell'autoflagellazione masochistica quando non riesci a essere violento con gli altri, che non è nella tua natura. Dimmi come mangi e stenderò io tuo profilo psicologico. La signora che parlava con il tipo sovrappeso era magra come un'acciuga di quelle che mettono sulle pizze il sabato sera quando danno fondo alle scatole di acciughe che hanno lì da quando c'era la lira...epperò te le vendono in euro. Lei odiava il suo capo. Cavolo, ero nel supermercato dei paria vessati da capi. Era celiaca. Nel supermarket dov'ero c'era uno scaffale intero per celiaci. E ovviamente, in coda, non si ha niente da fare, esauriti i like sui social ( lasciamoli stare per un po', magari più tardi ci sembreranno tanti, anziché vederli volta per volta che sembrano sempre pochi-tranquilli, nessuno vi vuole bene lo stesso e pochi leggono veramente quello che avete scritto, già se mettete una foto è un like sincero che significa: grazie per non aver scritto niente e avermi mandato il cervello in pappa...che in molti non si capisce la differenza fra il prima e il dopo...il cervello in pappa), che si fa? Si chiacchiera amabilmente. Mi sono fatto una cultura sui celiaci. Non è una cosa da poco essere allergici al glutine. Praticamente devi cambiare passaporto...figuriamoci, un italiano allergico alla pasta! Ma se la chiediamo anche all'estero. Persino in Cina, la chiediamo ( trova l'assurdità di quest'affermazione e vincerai la mia stima...bè, è chiaro, non voglio mandarvi il cervello in pappa, i Cinesi hanno inventato la pasta!). Questa fa il paio con quel mio amico pugliese che per fare l'arguto disse:”a me quando parlo in dialetto mi capiscono persino in Spagna”. E certo, se sei pugliese e hai avuto i Borboni. C'è pure il caffè, Borbone, al mio supermercato. Insomma la signora la capivo e la misericordiavo, senza pietismi, quelli li lascio a Salvini mentre fa la spesa tricolore all'Esselunga. M'è scappata la satira, scusate, del resto Salvini, satiricamente , è una tautologia vivente. Guardavo la spesa sul nastro della cassa di una signora davanti a me: birra, olio per frittura, maionese, wurstel, hamburgers, patatine, fonzies( scusate, questa la debbo dire a latere...sapete quegli uomini che camminano sulle spiagge tutto muscoli e spalle larghe e faccia squadrata e sguardo all'orizzonte del vasto latifondo del globo terracqueo? Nelle mutande gli s'intravede un minuscolo fonzie e lui non saprà mai di essere una satira di costume, da bagno, appunto, vivente!), che a un certo punto ho detto, signò..e già mi ha guardato con sospetto, come, questo a Milano, mi chiama signò e non sciura? Uhmmm, sentono puzza di terrone. Signò, dico, a casa sua i trigliceridi si sono arresi per omeopatia?Non conosco questa malattia, mi risponde. E certo, che pretendo pure di essere capito?Cazzooo, ho dimenticato il dado, e come faccio senza dado? Già, penso io come farà senza dado. Se vuole dare un po' di sapore a questi cibi industriali, il dado, ci vuole, i dado è tratto. Ah, le urlo da dietro, “alea acta est? Tangenziale ovest, prego, è stata la risposta! I pazzi iniziano dove finisce la loro comprensione!

  • La mosca

    La mosca.Stavo azionando le mie ali mesotoraciche e ad un tratto entrai nel pronto soccorso di un he gli umani chiamano Milano. Mi posai su un banco della reception, come veniva chiamato dagli umani. Dietro al banco c'era una ragazza umana , giovane. Riceveva le prenotazioni di certi esami che vengono chiamati Risonanze Magnetiche. C'erano delle persone umane che dovevano fare questo tipo di esami... Altro...

    La mosca.

    Stavo azionando le mie ali mesotoraciche e ad un tratto entrai nel pronto soccorso di un he gli umani chiamano Milano. Mi posai su un banco della reception, come veniva chiamato dagli umani. Dietro al banco c'era una ragazza umana , giovane. Riceveva le prenotazioni di certi esami che vengono chiamati Risonanze Magnetiche. C'erano delle persone umane che dovevano fare questo tipo di esami per capire se erano malate o meno. Io strofinavo le zampine, ferma sul banco della reception, indisturbata. Mi stavo rilassando. Fuori stava arrivando l'autunno e iniziava a fare freschetto, lì dentro in quell'antro due piani sotto terra dove gli umani facevano le Risonanze Magnetiche, si stava bene. Una umana un pò anziana, curva, grigia di capelli, occhiali da vista, non sembrava sentire bene, stava parlando con la ragazza dietro il banco della reception. La ragazza urlava e ripeteva cose ma la signora anziana non sentiva. La ragazza sbuffava e commentava con la collega , un'altra ragazza umana seduta al suo fianco, che pizza, sti anziani, non capiscono niente. Ma la signora capiva tutto, solo che non sentiva bene. La ragazza ripetè che doveva togliere tutte le cose di metallo e le monete dalle tasche dei pantaloni e mettere tutto via. La signora aveva la gonna e disse non ho niente nella gonna. La ragazza ripeteva quelle cose 200 volte al giorno. Non vedeva l'ora di finire il turno e andarsene a casa. Sarebbe diventata vecchia e sarebbe stata trattata a quel modo, come una disabile. Che strano, questi umani, chiamano umane le loro reazioni, umani i loro sentimenti e dicono di noi mosche che facciamo schifo perchè ci posiamo sugli escrementi. Ma noi siamo pulite. Io per esempio ho raccolto un pò di gel caduto sul bancone della reception e mi sto strofinando le zampe. Gli umani stringono mani non lavate di uomini umani che hanno orinato se non peggio senza disinfettarsi le mani e si sentono puliti! Stringono le mani ad assassini, ladri, truffatori, che si sono disinfettati bene le mani e si sentono più puliti di noi mosche che voliamo su milioni di cadaveri prodotti da quegli stessi esseri umani che hanno, per inciso, cessato di essere umani. Si avvicinò alla reception un umano di pelle nera. Non parlava bene la lingua della ragazza umana dietro la reception. La ragazza umana disse all'umano nero di compilare bene un questionario e gli passò una cartella col questionario a cui rispondere, con una penna blu. L'umano nero compilò come potè il questionario di cui non capiva alcune cose e si avvicinò alla ragazza umana dietro la reception per farsi aiutare. Vi abbiamo aiutato già abbastanza a tenervi qui con noi, disse la ragazza umana dietro alla reception. Interessante, pensai, gli umani non si considerano uguali, ma tendono a distinguersi per colore. Noi mosche non abbiamo questo problema, perchè siamo tutte nere ed è questo forse il motivo per cui quando si vede una mosca bianca ci si meraviglia. Ma non per questo cessa di essere mosca. Noi quando vediamo una mosca bianca ne esaltiamo le sue virtù. Tra gli umani non sembra essere così, quando vedono umani di altri colori ne esaltano i difetti. Che strani che sono gli umani. Si credono i padroni del mondo, credono di poter comandare su tutti gli esseri viventi, ma davanti ad esseri minuscoli come virus e batteri sono impotenti. Finii di riposarmi e volai via dalla reception, per i corridoi, libera e felice, nessun geco o lucertola in giro, nessun mio nemico naturale, tutti debellati dagli uomini per i quelli noi mosche non contavamo niente e potevamo essere schiacciate come mosche in qualsiasi momento. Gli umani ci hanno sempre odiato. Perchè ce ne siamo sempre state lì a guardare come gli umani avessero cessato di essere umani. In fin dei conti i bradipi erano più interessanti degli umani. Se ne stavano su un albero a mangiare foglie e scendevano dall'albero una volta alla settimana per fare i loro bisogni. Non avevano molto da dire quando ci avvicinavamo, se ne stavano perciò zitti. Per cui la scena era zitti e mosca. L'uomo era solo capace di farsi venire una mosca al naso e in alcune zone del pianeta negli anni '70, gli umani non facevano nemmeno sapere che temperature ci fossero a Mosca. Inoltre da bambini ci imitavano quando stavano in gruppo e bendavano qualcuno giocando a mosca cieca. Sono ridicoli, questi umani, ogni tanto qualcuno di loro si illude di fare la mosca cocchiera, ma dimentica che non si può avere il miele senza le mosche. Dio ha creato milioni di esseri viventi ciascuno con uno scopo, una funzione. Di noi mosche gli umani dicono che portiamo malattie. Ma non è vero. Noi siamo solo dei segnalatori, indichiamo dove ci sono malattie, non le portiamo noi. Noi potiamo ronzii, l'uomo porta urla, epidemie e bombe atomiche. Poi ad un tratta un uccello in volo mi ingoiò. Ora sono rinato umano. Sono in coda alla reception di un ospedale milanese, e devo fare una risonanza magnetica. Sul banco della reception c'è una mosca che si è appena posata. Avverto qualcosa di familiare. Poi qualcuno mi chiamò: "Siddharta Gautama?". Sono io dissi. Ha compilato il questionario? Chiese la ragazza dietro la reception. Non ancora, vorrei farmi aiutare, dissi. Vi abbiamo già aiutati sin troppo, disse la ragazza. Guardai la mosca. Avevi sempre pensato che la loro presenza indicasse epidemie. Fui contento di non essermi sbagliato.

  • Il re dell'aperta parentesi

    Il re dell'aperta parentesi....Mio padre è seduto alla poltrona di fronte al caminetto e alla tv, più a destra. Col suo ovale brizzolato, il viso pieno di maschere ed espressioni da teatrante, continua a raccontare e la tv in sottofondo diventa poco più che un ronzio di zanzare. Quella volta che era andato a caccia, tra i laghetti del canneto di Lido Morelli, sulla costa adriatica brindisina...... Altro...

    Il re dell'aperta parentesi....

    Mio padre è seduto alla poltrona di fronte al caminetto e alla tv, più a destra. Col suo ovale brizzolato, il viso pieno di maschere ed espressioni da teatrante, continua a raccontare e la tv in sottofondo diventa poco più che un ronzio di zanzare. Quella volta che era andato a caccia, tra i laghetti del canneto di Lido Morelli, sulla costa adriatica brindisina...in un canneto che faceva da corona a uno di quei laghetti d'acqua salmastra dove da sempre ci hanno sguazzato anguille provenienti dal Mar dei Sargassi. Ad un certo momento, fa, aprendo la prima dell'infinito numero di parentesi all'interno dei suoi interminabili racconti, mi venne un bisogno fisiologico. Posai il 16, il fucile di tuo nonno, il padre di tua madre. Quel fucile (parentesi) ha una storia tutta sua, a parte. Tuo nonno era un sindacalista durante il regime fascista....però lui, abbia fatto del bene o meno, questa non è la materia del racconto (parentesi), dopo la caduta del fascismo, immediatamente dopo, si rifugiò nel bosco di Carestia, per paura di ripercussioni degli antifascisti...e si portò il 16, questo fucile dal calibro particolare, visto che il più gettonato per la caccia agli uccelli è stato sempre il 12...E insomma, mentre espletavo questo bisogno fisiologico, da lontano, con volo circospetto e prudente, vidi planare poco sopra le canne, sui laghetti, un falco. Sempre indeciso se sparargli o meno (parentesi), anni dopo mi sono pentito di aver cacciato uccelli e in particolare certuni, con circospezione e mutande abbassate, presi il 16, che avevo appoggiato, ne armai i cani e feci fuoco. Il falco sembrò avvertire il colpo, la rosa dei pallini, non tutti i pallini, evidentemente, alcuni, e cercando disperatamente di agitare le ali per restare in volo, piano piano, cominciò ad avvitarsi e a perdere quota, finendo per cadere a grande distanza, presumibilmente ferito. All'epoca avevo un cane, un cocker spaniel, Ghefurt, un cane intelligentissimo dal fiuto eccezionale. E lui , subito, avendo seguito tutta la scena precedente (parentesi), penso che se avesse potuto ridere come un umano, vedendomi in quelle condizioni in cui mi ero trovato a dover sparare, avrebbe riso di gusto, corse verso la zona in cui il falco sembrava essere caduto. Io mi ricomposi e , sempre in compagnia del 16, mi misi a seguire la scia di Ghefurt. Feci molta strada, nei sentieri che si aprivano in mezzo ai canneti...Fino a quando la mia attenzione non fu catturata dal guaito di un cane...era Ghefurt. Seguii il rumore di quei guaiti, e , svoltando dietro l'ennesimo canneto, mi trovai di fronte a questa scena: Sulla battigia di un laghetto, il falco, che era caduto ferito, per difendersi aveva ghermito il cocker e i suoi artigli cerchiavano la zona intorno ai suoi occhi, tenendo il cane bloccato e sofferente, in quella posizione, potremmo dire, di stallo messicano (parentesi), si ha lo stallo messicano quando ti puntano un'arma addosso mentre tu a tua volta punti la tua addosso a chi te la sta puntando e nessuno spara, in definitiva...l'ho  visto in un film di Sergio Leone...a mio padre, tuo nonno, piacevano molto i western, pare anche che piacessero a Stalin...Papà, dissi io a quel punto, dopo che successe? Ah, già, stavo dicendo, per evitare che il cane restasse cieco, perchè , più si agitava e più il falco affondava i suoi artigli intorno ai suoi occhi, dovetti spararlo....Era un falco pellegrino, alla fine, non un falco pescatore, chissà come mai finito a Lido Morelli. Mi dispiacque ucciderlo, mi sarebbe piaciuto curarlo e ridargli la libertà...E, in fondo, (aperta parentesi) il cacciatore di uccelli è uno che invidia la libertà del volo e quella cosa stupenda che consiste nel fatto che loro, gli uccelli, possono permettersi di vedere il mondo dall'alto verso il basso...E' un furto di prospettiva (aperta parentesi)...Poi feci curare gli occhi di Ghefurt e portai il falco pellegrino a Semeraro, il nano imbalsamatore....Ma papà, non si dice nano, feci io. Uhm, disse, fra un po' non si potrà dire nu cazzu de nenzi. Ad ogni modo, Semerano era un imbalsamatore bravissimo: nonostante le condizioni del pellegrino, per avergli dovuto sparare un secondo colpo, riuscì a ricostruirlo alla perfezione e adesso è ancora lì sul mobile dei liquori; sono passati anni e non ha mai fatto vermi, segno che il nano sapeva il fatto suo...che poi si faceva pagare pagare salato, bravo ma caro....E in più (parentesi) aveva un che di sinistro, lui, a pensarci bene...Quando andavi in quello che lui chiamava “il mio studio”, c'era aria di cimitero, se si fosse sposato all'occhiello avrebbe messo un crisantemo, altro che garofano...

    Il fuoco crepita nel caminetto e mio padre tace per un momento. Io sono seduto nella poltrona a fianco, la tv è rimasta accesa tutto il tempo su rai tre, una rubrica di storia e sentivo che, di lì a poco, parentesi più parentesi meno, mio padre, il re dell'aperta parentesi, avrebbe tirato fuori dal cilindro delle sue storie, qualcosa d'altro da raccontare al miglior pubblico che avesse mai avuto voglia di avere: suo figlio.

  • Nostalgia della mafia

    Una tranquilla domenica di Giugno. Paleimmo, Sicily. Ci sono le elezioni amministrative e i referendum, ma è tutto calmo. Non c'è fretta per non andare a votare. Quello che fa i panini ca meusa sta al suo posto e si prepara per il mezzogiorno o, meglio, la sera, cu friscu ( non è San Francisco pronunciato da Kerouac), quello delle panelle sta già friggendo, ma con calma, molta calma, una calma... Altro...

    Una tranquilla domenica di Giugno. Paleimmo, Sicily. Ci sono le elezioni amministrative e i referendum, ma è tutto calmo. Non c'è fretta per non andare a votare. Quello che fa i panini ca meusa sta al suo posto e si prepara per il mezzogiorno o, meglio, la sera, cu friscu ( non è San Francisco pronunciato da Kerouac), quello delle panelle sta già friggendo, ma con calma, molta calma, una calma buddhista, quasi, quello che vende pesce fritto , a furia di friggere, ha assunto l'aspetto del pesce che frigge, la faccia, diciamolo. Francuzzo, laureato 110 e lode in giurisprudenza, chi o fice pi a secunna parti solamenti, "prudenza", è ancora a letto, ore 10 e 20. Sul tavolo della cucina c'è l'invito a presentarsi come presidente di seggio presso una scuola media nei pressi del suo quartiere, che non mi ricordo che quartiere sia, adesso, ma ai fini della nostra storia, non ce ne fotte una minchia, giusto per restare in tema. Francuzzo si alza sbadigliando, va in cucina, guarda il foglio di invito sul tavolo della cucina medesima. Lo prende in mano, lo accartoccia e lo lancia nella pattumiera. Fa centro al primo colpo. Minchia, disse, lu jucaturi ri Baskèt, ddovevo fare! Con calma si veste ed esce. Giusto il tempo di arrivare al Bar di fronte. Dutturi, dutturi, lo salutano gli avventori del bar che stanno giocando a carte dalla sera prima e che hanno l'aria di non essere andati a dormire a casa, picchì è megghiu al bar c'amici che cu le scassaminghia di mugghieri. Francuzzu saluta a tutti e si siede fuori, dove c'è un bel venticello fresco che gli accarezza il viso ancora non rasato della mattina sonnolenta e sonniferina. Un cornetto cu la granita di caffè e panna, dice improvvisamente. Tutti ordinano la stessa cosa al barman, e l'ordinazione è fatta così: "pigghiu la stessa cosa ru dutturi". Il barman, con calma, con molta calma, dopo circa mezz'ora, gli porta il cornetto ripieno di granita di caffè con panna. Francuzzu se lo divora con piacere e con gusto. Sempre con calma, da quelle parti non serve la fretta, se sei vivo, la fretta serve solo se ti devono accoppare, per quello si adopera l'efficienza milanese, non temete. "Dutturi", dice un vecchio che sta giocando a tressette, ad un tavolo lì vicino, anch'egli immerso nella brezza che dell'aria condizionata se ne fotte quasi quanto della libertà condizionata i mafiosi (ops, non esiste questa parola, sono "cosi ri giornalisti infami"),"pi cu avimu a vutari?". Francuzzo che sta finendo il cornetto e c'ha un poco di panna che gli casca dal piccolo pizzo di barbetta, sorride. Prende tempo per la risposta. Si guarda intorno. Poi pensa, è inutile che mi guardo intorno, quelli che comandano non hanno bisogno di sentire ddirettamente, inventarono i ddroni umani. Se dici una cosa tempo dieci minuti lo sanno i boss (ssshhhh, non si può dire nemmeno col pensiero). "E basta con queste nnovità. E' tempo ri turnari alla vecchia nostra tradizione!", dice Francuzzo. La parola tradizione sta per MAFIA però si può dire senza che gli altri, li cuntinentali e li  forestieri lo capiscano. "Mi chiamarono pi mi minacciari che se non mi presento come presidente di seggio, mi denunciano! Ma io me ne fotto una minchia. Oggi non tengo voglia. Sto qui, mi mangiu lu meu cornettu cu la granita e la panna. Chiu tardi minni vaio allu mari, a pigghiari u soli e cu s'è vistu s'è visto. Non mi scassassero la minchia. Dopo, stasira, minni vaio a vidiri u Paleimmo". I vecchi che giocavano a carte approvarono con un segno del capo. Erano d'accordo. Poi uno di loro, il più vecchio e saggio, fra un lancio di carte e l'altro disse: "però, tuttu stu studio non ti cambiò nemmeno per una minchia. Ti laureasti pi addiventari nu cunigghiu". Tutti gli altri vecchi risero. E continuarono a giocare a carte.

  • L'aziendalese

     Negli ultimi, circa, 20 o 30 anni, nel nostro paese, colonia economica e politica americana, anche nel linguaggio, siamo stati pervasi da un uso dell'inglese massiccio e diffuso. A tutti i livelli, nel giornalismo, ma soprattutto nelle aziende, mano mano che le innovazioni informatiche dei processi lavorativi, avanzavano, si è venuta a creare e ad entrare nell'uso comune, una lingua che, co... Altro...

     Negli ultimi, circa, 20 o 30 anni, nel nostro paese, colonia economica e politica americana, anche nel linguaggio, siamo stati pervasi da un uso dell'inglese massiccio e diffuso. A tutti i livelli, nel giornalismo, ma soprattutto nelle aziende, mano mano che le innovazioni informatiche dei processi lavorativi, avanzavano, si è venuta a creare e ad entrare nell'uso comune, una lingua che, come detto, pesca molto dall'inglese , ma si è andata via via arricchendo ( il termine è improprio, credo) di termini informatici e italiano filtrato dai gerghi periferici. Il ritorno di Babele, penserete. Magari! La diversità di linguaggio e di lingue, persino attraverso l'uso dei dialetti, che in Italia assumevano la valenza di vere proprie lingue, con tutto il meraviglioso corredo di onomatopee e metafore ( basti pensare ai sonetti del Belli), sta per essere definitivamente seppellita da questo nuovo linguaggio che non è più italiano, non è neanche inglese, mai stato dialetto...ma bensì un'accozzaglia di termini che meno mano le generazioni succedutesi hanno cominciato ad usare per caratterizzarsi e differenziarsi da quelle che le hanno precedute. Almeno così credono. Il concetto di colonialismo aziendalese, non gli è ancora chiaro: in un'epoca in cui si sono abbandonati ai libri di storia contemporanea, gli afflati rivoluzionari che avevano contrassegnato epoche precedenti e che, lasciatevelo dire, sbagliati per quanto fossero, hanno comunque creato nuove direzioni nella storia. Oggigiorno le nuove generazioni sguazzano nel linguaggio unico del pensiero unico ( il capitalismo dei social che danno l'illusione di contare grazie alla bolla dei tuoi amici o contatti), tranne rare eccezioni, per cui si è autorizzati a dire che i giovani o sono troppo impegnati, troppi pochi, tanto da sembrare marziani, oppure nuotano nel conformismo più becero, i più, inseguendo chimere carrieristiche, per le quali, in attesa, si accontentano di aneliti corrieristici ( quelli degli autobus che li accompagnano ogni giorno a compiere lavoretti insulsi e sottopagati). Carriere corrieristiche che per i più si trasformano nel lavoro di una vita, che, se una volta, per noi, aveva qualche garanzia, oggi ha come unica certezza, la polverizzazione di contratti di lavoro a termine che finisce per creare intorno a questi poverini, una fitta nebbia di incertezza. E cosa si fa in attesa di diventare qualcuno che non si diventerà mai ( perchè quel qualcuno lo sono già, come individui e personalità, solo che non lo sanno)? Ci si adegua. Si naviga a vista e soprattutto, si parla lo stesso linguaggio schizofrenico, che ci rende uguali ai nerd di Chigago e a quelli di Calcutta ( senza la fantasia di ridere di Er Monnezza, Tomas Milian, che fa alla signora americana stravaccata sul divano che ha appena detto, "vengo da Chigago": "mò ce vado pure io!"). Sotto questo aspetto l'uso dell'inglese, che secondo me da noi non si usa come in Inghilterra o come negli Stati Uniti , ma rifondato e rifonduto in un nuovo linguaggio che, per comodità, definiremo, Anglitaliano o, se preferite, Italinglese, abbonda in modo inusitato nelle aziende, specie private ( benchè abbia ormai preso piede anche in quelle pubbliche, ma con molta calma, com'è costume di queste realtà lavorative dai ritmi sudamericani trapiantati al centro dell'Europa occidentale). Si leggono delle meravigliose mail fantasmagoriche, mandate dai dirigenti di queste aziende, che, tra l'altro, come funzione, si sono dati delle definizioni lunghe un chilometro che fanno impallidire qualsiasi supercazzola prezzoliniana e che probabilmente coprono il fatto che sono appena un gradino sopra i loro sottoposti gerarchici (sembrando invece, in tal modo, inarrivabili presidenti galattici di fantozziana memoria), che capiscono solo loro. Eccone un esempio: "Update, sul forecast di alcuni prodotti, la cui pipeline, ha risentito nel TRANSIT, di un trasport issue a causa di un bottle neck, dati che riceveranno ulteriori updates, asap". Sull'asap c'e' una standing ovation...ops! Ora miei cari amici che mi leggete, io che non sono della generazione di "Amici miei" e che le supecazzole del conte Mascetti le ho introiettate dai racconti di mio padre, che pure egli e la sua generazione , si divertivano a inventare con molti tipi di fantastici giochi di parole a scopo  ludico, mostrando creatività e ironia, ma che vengo dalla lettura dei sonetti del Belli, dall'Inferno di Dante e dal Decamerone del Boccaccio, testi,  specie questi ultimi due, fondanti della nostra bellissima lingua italiana rispettivamente in poesia e prosa, come credete che possa rapportarmi a generazioni che parlano e soprattutto scrivono in questo modo? Ovviamente ci saranno molti trentenni o giù di lì che mi offenderanno dicendo che le lingue mutano e che è giusto, facendo violentare la nostra lingua considerata, a livello mondiale, pensiamo alla musica, ad esempio, fra le più belle e romantiche, nata dal latino, ceppo che è all'origine dello spagnolo e del francese, parlare in inglese  (che poi neanche inglese, è) e che dire "Food" invece che "Cibo", introduce la sfumatura che Food è una cosa molto più elaborata ed elegante, di Cibo ( infatti, come dire blowjob invece che chinotto), via andando  fino a Zaia, presidente del Veneto, che dichiara coram populo: "bisogna fare il vaccino ai cargiver, si insomma, a quelli che portano in giro in macchina gli ammalati"...e certo, nella parola c'è "car"! Cari amici, cari lettori, questo pezzo è l'ennesimo tentativo di accendere una torcia sulla direzione grigia che stiamo prendendo, proprio come umanità. Un'umanità che anzichè esaltare le proprie virtù metropolitane e moderne, nate dal rispetto delle buone tradizioni passate, scade sempre più nel provincialismo del linguaggio e delle definizioni linguistiche omologate e omologanti. Anticamera del provincialismo antropologico e sociologico (sia detto  senza tema di supercazzole). Diciamo che è un pò come vedere qualcuno che entra in un museo con bermuda e ciabatte. Solo che non è il museo del surf. Magari definirlo così:" young accidentally enters a museum wearing shorts and slippers" anzichè "tizio con un vuoto a perdere di cervello", serve solo a dire, in realtà: tutto è consentito, nella terra dell'unico tipo di comunismo realizzato: quello del linguaggio! E del siamo tutti uguali; l'unica differenza la fanno i soldi. Non pensiate che la ricchezza dei sentimenti conti ancora qualcosa: "no way!"

  • Diventare vecchi 7

    Diventare vecchi, rapporti genitori-figli...Se sei padre ed ha circa sessant'anni e tuo figlio una ventina, dire che sono cazzi, vuol dire edulcorare la questione. Quando vai a prendere tuo figlio dal Liceo o da qualsiasi altra scuola superiore, lui cercherà di non farsi trovare, se non gli amici gli dicono, oh, ma chi viene, tuo nonno, a prenderti?Quando chiami tuo figlio al telefono , lui rispo... Altro...

    Diventare vecchi, rapporti genitori-figli...

    Se sei padre ed ha circa sessant'anni e tuo figlio una ventina, dire che sono cazzi, vuol dire edulcorare la questione. Quando vai a prendere tuo figlio dal Liceo o da qualsiasi altra scuola superiore, lui cercherà di non farsi trovare, se non gli amici gli dicono, oh, ma chi viene, tuo nonno, a prenderti?Quando chiami tuo figlio al telefono , lui risponde scocciato e dice, perchè non mi mandi un messaggio su whatsapp? Non lo so usare, rispondi. E' come imparare ad andare in bici, Pa, impara! See, come no, così faccio come te che l'ultima volta che eri in bici, per rispondere ad un messaggio, sei finito su un palo della luce! Ti sbagli Pa, ho l'applicazione con il sensore di movimento! Lo osservate per un lungo minuto. Dì un pò, ma le seghe, voi ggiovani ve le fate ancora a mano , o avete un applicazione anche per quello? Sono queste le cose che vi fanno amare da vostro figlio.

    Se chiamate vostra figlia, di solito non risponde. Quando rientra la sera vi dice che aveva messo l'i-phone in modalità vibrazione. E che era in casa. In realtà non era mai uscita. Voi guardate vostra moglie e lei si gira dall'altra parte, dicendo, ai miei tempi usavamo altri metodi. Voi la guardate incredulo e dite-che metodi? Manomettevamo la serratura della porta mentre eravamo in camera col tipo. Ma di cosa stiamo parlando? Chiedete a quel punto Scappatalle! Dice lei...Allora tua figlia usa sempre la nostra stanza, trovo sempre la serratura rotta! Vostra moglie ridacchia e fa-davvero? Cazzo, pensate a quel punto, ho sposato Pinocchio in versione femminile. Cazzo, pensa lei, ho sposato l'unico cornuto che si crede un muflone...c'ha le corna, ma poichè sono arrotolate pensa di non averne...

    Diventare vecchi, la pompa di benzina informatica..

    .Quando andate a fare benzina e magari siete già in pensione, quindi siete tagliati fuori da tutte le novità tecnologiche, spesso vi troverete a fronteggiare l'ultima insidia in termini informatici: le pompe di benzina con il touch screen, parlanti. L'altro giorno ho visto uno che rispondeva alla pompa i benzina che gli chiedeva con la voce di C-3PO ( il robot umanoide di Guerre Stellari) se aveva già messo il denaro. L'ho messo, diceva il tipo attempato, capelli grigi e pancetta d'ordinanza. Ma la pompa di benzina diceva di mettere i soldi o scegliere la pompa per rifornirsi. Il tipo è rimasto mezz'ora a grattarsi la testa mentre la pompa ripeteva pedissequamente il concetto. Bisogna stare attenti a non incazzarsi, perchè vengono voglie violente. Potreste abbracciare la pompa con la voglia di strozzarla. Poi arrivano i vigili urbani che vi accuseranno di atti osceni in luogo pubblico!

  • Fesbuk 1

    Facebook, il numero dei like....Se scrivete qualcosa di interessante e bello e divertente ma anche solo commovente e prendete un numero di like sul post che avete creato inferiore a quello che prendono altri vostri contatti che hanno postato cose che ritenete meno interessanti delle vostre e questo vi deprime...dovete andare da uno psicanalista. Non c'è altra soluzione. Facebook è un fornitore d... Altro...

    Facebook, il numero dei like....

    Se scrivete qualcosa di interessante e bello e divertente ma anche solo commovente e prendete un numero di like sul post che avete creato inferiore a quello che prendono altri vostri contatti che hanno postato cose che ritenete meno interessanti delle vostre e questo vi deprime...dovete andare da uno psicanalista. Non c'è altra soluzione. Facebook è un fornitore di connessione e funziona come tutte le altre cose della vita reale: se siete ruffiani, finti, accattivanti e postate selfies con accanto personaggi famosi oppure dei vostri addominali scolpiti ( o non scolpiti trattenendo il fiato come faceva Maiorca) per sembrare in perfetta forma, o delle vostre mogli o fidanzate che sembrano modelle, prenderete migliaia di like. Se postate cose ancor più amene e prendete migliaia di like, spesso il gradimento è dato dalla vostra collocazione sociale, dal fatto che siete un professionista affermato nella vita reale e che siete, nella vita reale, apprezzato...per cui qualsiasi cosa scriviate o mettiate sul vostro diario sarà subissato di like. Se siete un medico , un avvocato, un professionista che ha fatto dei favori in giro , il numero dei like sulle cose che postate è rivolto a voi come persone o personaggi nella vita, non tanto ai contenuti. Se invece credete che siano ai vostri contenuti, dovete andare dallo psicanalista. Non c'è altra soluzione...Se siete già uno psicanalista dovete andare da un collega.

    Continua...

  • Diventare vecchi 6

    Diventare vecchi: smettere di fumare.Quando si diventa vecchi, si perdono colpi.  I medici dicono le stesse cose a tutti gli anziani. Smettere di fumare, mangiare meno carne, fare movimento. Anche ai muratori, dicono di fare movimento. Perchè hanno una sorta di nastro incorporato e dicono le stesse cose a tutti indistintamente, Lo direbbero anche ad un maratoneta ultraquarantenne. Eh, ma lei... Altro...

    Diventare vecchi: smettere di fumare.

    Quando si diventa vecchi, si perdono colpi.  I medici dicono le stesse cose a tutti gli anziani. Smettere di fumare, mangiare meno carne, fare movimento. Anche ai muratori, dicono di fare movimento. Perchè hanno una sorta di nastro incorporato e dicono le stesse cose a tutti indistintamente, Lo direbbero anche ad un maratoneta ultraquarantenne. Eh, ma lei deve fare più movimento. Poi al termine del turno di lavoro escono dallo studio e si fumano una bella sigaretta.

    Ed ecco il maturo ultraquarantenne, verso i cinquanta o poco più che cinquantenne, convertirsi subito alla sigaretta elettronica. Vanno nei negozi di Svapo e comprano la sigaretta elettronica. L'esperimento dura qualche giorno. Dopo li vedi che hanno ripreso a fumare sigarette a cinque la volta. Devono recuperare nicotina. Poi ci riprovano, cambiano sigaretta elettronica. Stavolta è deciso, dura di più. Si sentono meglio, i polmoni funzionano meglio. Ma sospetto che sia un effetto psicologico. Dopo un mese passano alle sigarette fatte a mano. Le devi fare ogni volta, e ci metti meno tabacco, per cui ti illudi di fumare meno. Sei in pausa al lavoro e cerchi di farti una sigaretta, ma la pausa sta per scadere. Te la fumi in 10 secondi. L'effetto relax è svanito. Se ti compri le sigarette normali stai dentro al quarto d'ora perchè non perdi tempio a fartele a mano. Tutto questo sbattimento psicologico dovrebbe farti guadagnare in salute. I polmoni sembrano beneficiarne ma devi andare dallo psichiatra! Non fumare finisce per costare di più che fumare.

    Qualcuno passa ai sigari. Dicono che fanno meno male ai polmoni. Ma la bocca, le mucose, la gola? Niente. Torni alle sigarette.

    A volte ce la fai, a smettere del tutto. E questo è un bene. Così lo comunichi al tuo doc. Bravo, dice, ora passiamo alla carne. Abolita! Cosa mangi in alternativa? Eh, ci sono un mucchio di cose da mangiare...per esempio il pesce. Ha un basso tasso di colesterolo. E giù a fare grigliate di polpo. Lo comunichi al tuo doc. No, ma che fa? Il Polpo contiene altissime percentuali di colesterolo. Non va bene. Ma è lei, doc, che mi ha detto di darmi al pesce. Pesce azzurro, dice il dottore. Ti informi sul pesce azzurro e vai al supermercato. E vai di merluzzo surgelato, sardine, salmone...il salmone contiene omega tre. Tutti giorni pesce. E la vita scorre bene, è migliorata. Le sigarette sono un lontano ricordo. Poi inizia la depressione. Torni dal medico. Devi trovare delle motivazioni, per vivere. Tua moglie, i tuoi figli, il lavoro, la pensione che non arriva. La pensione che non arriva, magari la togliamo, dice il doc. Finalmente fai le analisi. Colesterolo, trigliceridi, transaminasi, tutti altissimi. Ma come, doc, ma non mi ha mica detto che col pesce...sarebbe tornato tutto nella norma? Lei è ingrassato troppo. Troppo pesce. Ma il pesce azzurro? Troppo pesce azzurro, dice il doc. Ti metti a dieta. Niente sigarette, niente carne, niente alcolici, niente troppo pesce azzurro. Insalatine, zucchine, melanzane, pomodori...no, i pomodori no, attivano gli acidi urici. Arrivi a sessantanni e pensi: ho eliminato le sigarette, la carne, gli alcolici, per il sesso devo fare la domanda in carta da bollo a mia moglie. Ti accendi una sigaretta e pensi. Solo una, che può farmi solo una sigaretta? Poi però riprendi a fumare.

    Quando sei alla frutta di nuovo vai dal doc. Lui ti guarda preoccupato. Scuote la testa. Guarda e analisi che ha davanti, scuote la testa ancora. Lei ha un tasso di colesterolo altissimo, che facciamo? Be', dottò, sa che facciamo, ce lo facciamo arrostito. Cosa? Fa il doc. Il tasso. Ma lei scherza, se continua così finisce male! Dice il doc. Peggio del tasso non credo. Il dottore ti guarda e finge di arrabbiarsi. Non vede l'ora di finire le visite. Per fumarsi in santa pace, una bella sigaretta. Morale: se invecchiare vuol dire andare avanti per sottrazione, togli questo, togli quello...aggiungiamoci un pò di ironia ogni tanto. Lo sappiamo che dobbiamo sottrarre, solo lasciatecelo fare per gradi.

    Ps: io fumo ogni tanto i sigari e mangio carne. Ho 56 anni. Le mie analisi sono buone, specie quelle sociologiche!
  • Ros

    ROSSi chiamava Ros. E che io sappia si chiama ancora cosi'. Anche se non ho proprio idea di dove sia andato a finire. E se vogliamo questo e'proprio il suo stile. Ha superato i sessanta, quasi verso i 70. Lo conobbi piu' di trent'anni fa.  Jeans, camicia hawaiana, capelli lunghi, perenne sigaretta incollata al labbro. Lo conobbi perche' si innamoro' di una mia amica d'infanzia. Una moracciona... Altro...

    ROS

    Si chiamava Ros. E che io sappia si chiama ancora cosi'. Anche se non ho proprio idea di dove sia andato a finire. E se vogliamo questo e'proprio il suo stile. Ha superato i sessanta, quasi verso i 70. Lo conobbi piu' di trent'anni fa.  Jeans, camicia hawaiana, capelli lunghi, perenne sigaretta incollata al labbro. Lo conobbi perche' si innamoro' di una mia amica d'infanzia. Una moracciona anticonvenzionale che studiava Scienze politiche come me. Per starle accanto mise in piedi in quattro e quattr'otto un negozietto di bigiotteria . Lo andavo a trovare spesso, nella zona storica di Ostuni, a fianco ad un bar famoso che aveva preso il nome da un famoso cantante lirico di quei lidi: Tito Schipa. Interi pomeriggi in cui assistevo a lezioni di vendita di un bene voluttuario, la bigiotteria. Ma la bigiotteria era una scusa. Le donne volevano parlare con qualcuno. Volevano qualcuno che le facesse sentire importanti anche solo a bersi l'inganno di frasi come : guardi questa collana come la sfina e la ingentilisce-davanti ad uno specchio che aveva il potere di rinpicciolirti- guardi come la rende intrigante. Cose cosi'. Ros aveva vissuto mille vite in mille posti diversi. Era di Poggio Marino, credo. Campano quindi. Ma aveva vissuto a Bologna dove aveva conosciuto un altro grosso esponente della vita di strada : Beppe Maniglia, un culturista vegetariano che suonava in strada con la chitarra elettrica brani di Santana e faceva esplodere borse d'acqua calda con la forza dei respiro. E di Bologna aveva preso l'accento e la spocchia cittadina di quando si viene a contatto con la provincia. Una provincia dei sud. Soccia, raga', quando accendi il gas anche il fuoco qui va lento, diceva a volte. Ed era stato a Roma, dove aveva lavorato in un negozio di import-export di vestiti con Bali e Thailandia. Il suo socio era un ex di Autonomia operaia che aveva finito per tifare Lazio. A Roma era noto come Ivano. A Bologna come Ros. Credo fosse il diminutivo dell'archetipico campano Rosario. Ad Ostuni alloggiava in una casupola del  Centro Storico, quartiere Terra. Per lui era la dimora piu fantastica del pianeta , perche'ha finestra dava sulla marina di Ostuni, con la sua spianata di ulivi secolari che parevano un esercito di giganti millenari a difesa delle murge. Li' a lume di candela leggeva Castaneda e Kerouac. Due autori che gli avevano tracciato una via per la vita.  Castaneda si sposava perfettamente con la sua spiritualita' partenopea. Kerouac gli aveva insegnato che l'importante era andare. Non importava dove, perche' se non sapevi dove stavi andando poteva pure essere meglio. Cosi almeno non potevi perderti. Poi l'amore fini' e lui che era uno che viveva per amore e d'amore, uno per cui l'amore veniva sopra ogni cosa e soprattutto in barba a qualsiasi convenzione sociale, impazzi' dal dolore. Segui la sua bella a Bari, dove lei si era trasferita con la scusa dell'Universita' . Ogni giorno, da Ostuni, prendeva il treno  con una valigetta piena di bigiotteria al seguito e scendeva a Bari . Faceva il giro delle gioiellerie e vendeva la sua mercanzia. Era bravo a vendere perche' vendeva la sua simpatia, la sua fantasia , la sua arte di far vivere i sogni. Ma l'amore fini' dei tutto . Non per lui. Resto' ancora un anno  circa vivendo onestamente di onesti espedienti. Poi quando capi' che era finita se ne ando' a Roma. Che per lui c'era sempre un posto nel negozio di import-export dei suo amico . Lo rividi dopo anni. Mi telefono' dicendomi che voleva presentarmi la sua nuova fiamma . Era venuto in vacanza con lei da qualche parte nella marina di Carovigno . Era una mattina d'estate e li raggiunsi in un bar sul mare. Ci abbracciammo.  Lei era bellissima. Ed era la fotocopia gemella della mia amica. E'incredibile l'amore cosa puo' produrre. Crea bellezza ma anche inganni. Era ancora innamorato della mia amica . Ma cosi' tanto innamorato da essersi legato per sempre a quell'immagine cercata e trovata in un altra donna. Ma non fece in tempo a dirmi di non sottolineare quella somiglianza che mi sfuggi' di farglielo notare. Stetti molto male per quella gaffe, per molto tempo. Ma lui non me lo fece mai pesare. Perche' era buono come un pezzo di pane. E io mi sono sempre legato in amicizia con i pezzi di pane e mai con i pezzi di merda...che tanto piacciono  all'italiano medio ammiratore dell'uomo forte. Non lo rividi piu'. Sono anni che non lo vedo. Lo immagino all'inseguimento dell'amore, l'ennesimo, rischiando sempre tutto senza raccogliere quanto dovuto e ambito nel modo in cui lo vorrebbe lui. Senza vestirsi in giacca e cravatta per fregare il prossimo con titolo di studio e belle parole.  Ma con gli occhi del malocchio a chi gli vuol male, nel ricordo di Castaneda. E sempre in movimento.  Come Kerouac. Perche'se ti muovi sempre anche se le persone cambiano e tu no, c'e' sempre la speranza di ritrovarsi comunque. Come ha scritto Castaneda in uno dei suoi libri, la vita di uno sciamano o di un guerriero dello spirito ha una ricapitolazione  , ad un certo punto. Devi incontrare i vecchi amici e scusarti con loro. Beh, Ros, questa e' una delle cose che faro' anche con te. Anche se non sono uno sciamano.Per quella volta in cui me ne potevo stare zitto e invece ti ho.lasciato in balia del fuoco amico. Di lei che dice, hai visto? Pure lui dice che assomiglio a lei!

  • Buddhista occidentale

     Da ragazzo frequentando il catechismo non avevo la contezza di cosa volesse dire possedere una spiritualità. Mi ricordo una volta che la catechista fece cenno ad un concetto dal titolo :il pane è vivo. Subito nella mia mente ed in quella di molti altri miei compagni di catechesi si materializzo' il cartoon di michette e panini e filoncini che se ne andavano a spasso per fare una gita. E un... Altro...

     Da ragazzo frequentando il catechismo non avevo la contezza di cosa volesse dire possedere una spiritualità. Mi ricordo una volta che la catechista fece cenno ad un concetto dal titolo :il pane è vivo. Subito nella mia mente ed in quella di molti altri miei compagni di catechesi si materializzo' il cartoon di michette e panini e filoncini che se ne andavano a spasso per fare una gita. E una risata continua e irrefrenabile ci prendeva con buona pace della povera signora che faceva catechesi(ma chi gliel'aveva ordinato poi di dedicarsi alla catechesi, ci sono molti modi di guadagnarsi il paradiso, persino in terra), la quale non sapendo come governarci ci cacciava via. Io e alcuni altri discoli del catechismo passavamo più tempo fuori che dentro le sale del catechismo. Per noi Dio era una cosa seria, molto più seria di panini , taralli e friselle che se ne andavano a spasso ballando il tango. Non lo conoscevamo ma ne avvertivamo la potenza, lo temevamo, subliminalmente immaginavamo che noi saremmo stati puniti. Ma che anche la catechista sarebbe finita all'inferno, colpevole di non averci interessato. Dio l'ho imparato dopo, anni e anni dopo, quel tanto che bastava per rendermi conto che i processi della tua vita sono mossi dalla tua volontà e che Dio se esiste è lontano sideralmente dall'idee che adulti , sacerdoti e operatori religiosi in generale volevano darci di Lui. Uno dei miei compagni di catechesi era omosessuale e lì dentro non facevano altro che parlare di Sodoma e Gomorra e di come se ci fossimo fermati ad osservare la distruzione di quelle che per alcuni sono naturali pulsioni, saremmo stati trasformati in statue di sale. Ma poichè cio' non avveniva venivamo incentivati maggiormente all'idea che la faccenda fosse una bestiale fregatura. Io guardavo le cose da un punto di vista pratico, nonostante le mie letture di storia riguardanti le crociate e le sante inquisizioni. E vedevo che quelli che si battevano il petto a messa la domenica erano quelli maggiormente disposti a dare al prossimo delle sonore fregature. Cercavano di turlupinare e fregare il prossimo dal lunedì al sabato, per poi, di domenica, recitare il mea culpa. Una religione ben comoda, che aveva come contraltare in politica la Democrazia Cristiana. Ognuno ha avuto la propria Unione Sovietica e il suo PCUS. Io ho avuto la Democrazia Cristiana. I preti si facevano le amanti , qualcuno faceva dei figli e le alte gerarchie invocavano il perdono, dicevano che sbagliare era umano. Stavano soltanto precostituendosi alibi per se stessi. Gente in buona fede, nella chiesa, ne ho conosciuta, animati da fede autentica e per qualche tempo li ho invidiati. Io che ero e sono buono solo al pregare Padre Pio quando sono in pericolo. Salvo poi dimenticarmene una volta scampato quel pericolo. Del resto sono pugliese, per me non invocare Padre Pio sarebbe stato come nascere a Livorno e farsi tatuare una svastica sul braccio.

    Ma nella mia vita ho sempre avuto un brutto vizio. Un vizio imperdonabile, qualcosa che alla fine ti costringe a vivere ai margini della società e , vuoi o non vuoi, a divenire un essere solitario, per nella socievolezza caratteriale che mi sono sempre ritrovato ad avere. Un vizio che non ti perdona nessuno, principalmente, udite udite, certi insegnanti di Liceo o di Università , per i quali se qualcuno alle proprie dipendenze legge e vieppiù finisce per formulare delle proprie teorie, fuori dalle sedi ufficiali del potere della cultura accademica o francobollata, è un velleitario. Diventi un reietto, uno zimbello, un giullare, qualcuno da ridicolizzare. E naturalmente il greggiume costituito dai montoni paraocchiati , colonnelli e capitani dell'esercito dei"voglio contare" , e dalle bestie da soma abituate a tirare la carretta per mogli e figli e mariti cui interessano le copertine dell'ufficialità e nient'altro, si accodano diventando massa di manovra a difesa dei propri miserabili privilegi di caste inesistenti. Io credo fermamente invece che ciascun individuo dotato di intelligenza, perspicacia, curiosità e coraggio delle proprie idee, valga la pena di essere ascoltato ed è in grado di dire cose, formulare tesi , produrre teorie, infinitamente più innovative e interessanti di qualunque parruccone accademico e televisivo. Dire questo in una società basata sul potere della televisione e del prestigio di casta è in qualche modo rivoluzionario. Quando lo capiremo sarà troppo tardi.

    E leggi che ti rileggi, mentre la massa indistinta gioca ai cavalli senza essere Bukowski, scrive libri perchè è carino e simpatico in Tv, o semplicemente va allo stadio a vedere la partita, o la guarda su Sky o va al cinema a sgranocchiare pop corn perdendosi il meglio delle battute dei protagonisti a causa del sottofondo masticatorio, o fa la fila in pizzeria il sabato sera, o va a puttane nella migliore delle ipotesi(che qualcosa potrebbe in quest'ultimo caso imparare), la mente si nutre. Lo devi fare perchè significa respirare dopo che sei stato sott'acqua tutto il giorno e non hai potuto farlo, mentre intorno a te si parla di aria fritta al punto che se ti cade una patata dal piatto si frigge all'istante. Leggere per me è come bere un secchio d'acqua gelida appena attraversato un deserto. E' come andare a correre per un maratoneta. Attendere la dose quotidiana per un tossicomane.

    Così leggendo e leggendo ho incontrato il Buddhismo. Testi classici, Dhammapada, il Sutra del Loto, i discorsi del Buddha. Una filosofia, più che una religione. Una religione infinitamente più tollerante delle altre religioni, Ebraica, Cristiana, Cattolica, Mussulmana, Induista. Una religione fondata da un uomo che , unico al mondo, perlomeno per quello che ci è stato tramandato per iscritto, si pose il problema di combattere il dolore dell'esistenza. Vivere per poi ammalarsi, invecchiare, dopo aver visto i tuoi cari, i tuo amici, morire, cosa ci puo' essere di più terribile? Essere condannati ad un ciclo di rinascite finchè non si riesce a vivere in modo virtuoso e non ci si estingue nel Nirvana. Che significa mai più rinascere. E di conseguenza mai più dolore. Geniale, come pensiero filosofico. Buddha è indiscutibilmente il principe dei filosofi, per questo ne ho uno tatuato sul deltoide. Qualcuno dice che quando ti tatui qualcosa , quell'insieme di segni prende vita e vive con te. Ora io non sono nè vorrei essere un Buddha. Anche perchè la virtu' eccessiva mi annoia, e spegne la mia creatività. E resta il fatto che sono un occidentale. Dio o chi per lui, fonte di energia, mi ha creato in questo emisfero. E chi nasce in un emisfero, pur essendo blasfemo e reietto, sul piano culturale, ne fa parte appieno. Ma la filosofia inventata da quest'uomo pacifico, che camminava sull'erba dando l'impressione che godesse di quel semplice gesto, ad ogni passo, che si rese conto che sul piano delle leggi della fisica il male eccessivo arrecato da un uomo ad un altro uomo, per uno scambio osmotico, torna indietro centuplicato contro chi lo compie (la legge del Karma) e che capì che vivere il presente in ogni suo attimo lasciando in un'epochè primordiale intonsa e inesplorata, passato e futuro e , ancora, vivere il presente con attenzione, curando al massimo livello ogni dettaglio, aiuta indiscutibilmente a vivere meglio. Prima e meglio di qualsiasi psicanalisi, di qualsiasi psichiatra o imbonitore occidentale. Gli orientali vanno a chiarire i propri dilemmi dai monaci buddhisti. I quali sono molto più interessati a pacificare la vita di chi soffre che a sfoggiare le proprie abilità miracolistiche. Vivere in modo sostenibile come diceva San Francesco, non abusare delle forze della natura, trattare il pianeta come un organismo vivente. Naturalmente anche fra loro , fra  buddhisti, vi sono esegeti e interpreti del pensiero religioso, ma quanta tolleranza vi è in loro! E che pensiero infinitamente rivoluzionario nell'essere compassionevoli! Nell'osservare criminali, carogne e cattivi di turno con la consapevolezza che siano persone che soffrono proprio nel mentre generano sofferenza ad altri. Nessuno aveva osato tanto!

    Ma come ho detto sono un occidentale. E devo compiere ancora molta strada prima di trasformare la mia rabbia per le ingiustizie che osservo ogni giorno, in amore, devo reincarnarmi in molte forme di vita ancora prima di calmare i  miei bollenti spiriti . Magari reincarnarmi  in una iena o in uno scarabeo stercoraro, prima di giungere ad una vita perfetta ed estinguermi nel nulla, nell'a-sofferenza. Mi accontenterei di tendere ad una vità che volge verso la virtu'. Ma senza fretta. Perchè una delle lezioni che ho appreso dalla vita è che devi attraversare l'inferno , conoscerlo e infine annoiarlo. Si spegne da solo. Come un caro amico d'infanzia che muore d'infarto perchè tu sei stato resistente a tutti i suoi pugni.

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