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    Nemmeno una virgola”, l'esordio di Guido Domingo

    Essere “vecchi” in un mondo gerontofobico, che relega l’anziano a un ruolo marginale, inerme, in attesa dell’ultima ora di vita. Ed è proprio a questa mentalità dilagante che questo romanzo breve - “Nemmeno una virgola” - si oppone, regalando nuova speranza e colore alle vite ingrigite degli anziani soli. L’autore Guido Domingo, un biologo dalla penna raffinata, racconta una realt... Altro...

    Essere “vecchi” in un mondo gerontofobico, che relega l’anziano a un ruolo marginale, inerme, in attesa dell’ultima ora di vita. Ed è proprio a questa mentalità dilagante che questo romanzo breve - “Nemmeno una virgola” - si oppone, regalando nuova speranza e colore alle vite ingrigite degli anziani soli. L’autore Guido Domingo, un biologo dalla penna raffinata, racconta una realtà suggestiva e poetica, che trae spunto da un fatto di cronaca: la storia di una pensionata che ritrova un tesoretto di vecchie lire, cambiando così il corso della sua vita. 

    Con uno stile semplice e delicato, che rivela l’estrema sensibilità dell’autore, Domingo affronta tematiche ad alto impatto emotivo, senza mai scadere nel patetico. La “Vecchia” è la protagonista: una donna sopravvissuta per trent’anni al marito alpino e coltivatore, che si ritrova sola, dopo una vita attiva, tra concerti, musei e una laurea in lettere. 

    Difficile e distaccato è il rapporto con sua Figlia, una donna consumata dagli impegni quotidiani e dai suoi due figli, tutti presi dallo sport, dalle consolle e dallo smartphone. Una madre ormai per certi versi dimenticata, il cui scopo è soltanto quello di “attendere la morte” e impiegare il tempo che le resta, tra letture e televisione. Tutto inaspettatamente cambia quando la signora chiede al giovane vicino di ripararle la maniglia del vecchio frigo “Ignis”, ritrovando al suo interno una busta con 300mila lire e un numero di telefono. Un evento inaspettato, che incuriosirà la donna destandola dal suo torpore esistenziale, rianimandola in questa ricerca della verità. Un piccolo giallo da risolvere che la riporterà alla vita e a rivivere il suo primo incontro con il marito, alle pendici del Monte Rosa, in un rifugio da lui edificato molti anni prima. Un finale leggiadro, foriero di un romanticismo “di altri tempi”. «Madre e Figlia si incontrarono finalmente sullo stesso rigo. Nemmeno una virgola le separava.»

    L'autore

     Guido Domingo è nato il giorno di Natale del 1980 e vive a Cavaria Con Premezzo, un piccolo paese in provincia di Varese. Biologo e ricercatore scientifico con diverse pubblicazioni sull'argomento, è un appassionato di natura ed escursioni. È impegnato anche come cantante, con molti album e concerti all'attivo. È autore di testi, ha scritto e pubblicato alcune poesie, "Nemmeno una virgola" è il suo romanzo d’esordio.

    La casa editrice

    Pathos edizioni è una casa editrice torinese nata per caso e un po’ per gioco alla fine del 2015: offre una proposta editoriale particolare e dettagliata, non convenzionale, idee diverse e un team fuori dagli schemi. Partendo dalle pubblicazioni in ambito universitario sino ai romanzi, alle biografie di persone straordinarie: accendendo i riflettori sui diversi VIP, affronta i temi della disabilità e dell’integrazione; supporta la poesia e dà voce ai diritti degli animali. Sensibile alle categorie più indifese, la casa editrice supporta le attività di diverse ONLUS in accordo con gli autori.

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    Diventare vecchi 7

    Diventare vecchi, rapporti genitori-figli...Se sei padre ed ha circa sessant'anni e tuo figlio una ventina, dire che sono cazzi, vuol dire edulcorare la questione. Quando vai a prendere tuo figlio dal Liceo o da qualsiasi altra scuola superiore, lui cercherà di non farsi trovare, se non gli amici gli dicono, oh, ma chi viene, tuo nonno, a prenderti?Quando chiami tuo figlio al telefono , lui rispo... Altro...

    Diventare vecchi, rapporti genitori-figli...

    Se sei padre ed ha circa sessant'anni e tuo figlio una ventina, dire che sono cazzi, vuol dire edulcorare la questione. Quando vai a prendere tuo figlio dal Liceo o da qualsiasi altra scuola superiore, lui cercherà di non farsi trovare, se non gli amici gli dicono, oh, ma chi viene, tuo nonno, a prenderti?Quando chiami tuo figlio al telefono , lui risponde scocciato e dice, perchè non mi mandi un messaggio su whatsapp? Non lo so usare, rispondi. E' come imparare ad andare in bici, Pa, impara! See, come no, così faccio come te che l'ultima volta che eri in bici, per rispondere ad un messaggio, sei finito su un palo della luce! Ti sbagli Pa, ho l'applicazione con il sensore di movimento! Lo osservate per un lungo minuto. Dì un pò, ma le seghe, voi ggiovani ve le fate ancora a mano , o avete un applicazione anche per quello? Sono queste le cose che vi fanno amare da vostro figlio.

    Se chiamate vostra figlia, di solito non risponde. Quando rientra la sera vi dice che aveva messo l'i-phone in modalità vibrazione. E che era in casa. In realtà non era mai uscita. Voi guardate vostra moglie e lei si gira dall'altra parte, dicendo, ai miei tempi usavamo altri metodi. Voi la guardate incredulo e dite-che metodi? Manomettevamo la serratura della porta mentre eravamo in camera col tipo. Ma di cosa stiamo parlando? Chiedete a quel punto Scappatalle! Dice lei...Allora tua figlia usa sempre la nostra stanza, trovo sempre la serratura rotta! Vostra moglie ridacchia e fa-davvero? Cazzo, pensate a quel punto, ho sposato Pinocchio in versione femminile. Cazzo, pensa lei, ho sposato l'unico cornuto che si crede un muflone...c'ha le corna, ma poichè sono arrotolate pensa di non averne...

    Diventare vecchi, la pompa di benzina informatica..

    .Quando andate a fare benzina e magari siete già in pensione, quindi siete tagliati fuori da tutte le novità tecnologiche, spesso vi troverete a fronteggiare l'ultima insidia in termini informatici: le pompe di benzina con il touch screen, parlanti. L'altro giorno ho visto uno che rispondeva alla pompa i benzina che gli chiedeva con la voce di C-3PO ( il robot umanoide di Guerre Stellari) se aveva già messo il denaro. L'ho messo, diceva il tipo attempato, capelli grigi e pancetta d'ordinanza. Ma la pompa di benzina diceva di mettere i soldi o scegliere la pompa per rifornirsi. Il tipo è rimasto mezz'ora a grattarsi la testa mentre la pompa ripeteva pedissequamente il concetto. Bisogna stare attenti a non incazzarsi, perchè vengono voglie violente. Potreste abbracciare la pompa con la voglia di strozzarla. Poi arrivano i vigili urbani che vi accuseranno di atti osceni in luogo pubblico!

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    Sull'esperienza, sulla condivisione, sul dolore, sulla morte

    Premessa:Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata.(Proverbio)Si dice comunemente "provare per credere" e non c'è detto più vero. Un dolore può essere espresso, ma coloro che non lo hanno mai provato possono solo cercare di immaginare,  possono solo cercare di immaginarlo con l'empatia e la conoscenza teorica. Se non si è provato qualcosa si ... Altro...

    Premessa:

    Un dolore condiviso è un dolore dimezzato. Una gioia condivisa è una gioia raddoppiata.(Proverbio)

    Si dice comunemente "provare per credere" e non c'è detto più vero. Un dolore può essere espresso, ma coloro che non lo hanno mai provato possono solo cercare di immaginare,  possono solo cercare di immaginarlo con l'empatia e la conoscenza teorica. Se non si è provato qualcosa si crede per sentito dire e talvolta restano in noi dei dubbi e delle perplessità.  Eppure siamo nati per condividere le nostre esperienze, dolorose o piacevoli, senza sapere quale reazione avrà il nostro prossimo. Spesso noi non sappiamo se e cosa gli altri raccoglieranno di ciò che abbiamo seminato. I vecchi e i malati sanno cose che noi non sappiamo perché loro le hanno provate e noi no. Noi possiamo solo cercare di capire. La stessa maturità, anche se priva di acciacchi e malanni, è uno stato d'animo, un'atmosfera, una sommatoria di delusioni e sconfitte, una moria di sogni, una riduzione di possibilità esistenziali che un giovane non può capire. Come vivere in un certo posto e con certe persone non sempre è percepibile e comprensibile da chi ha avuto esperienze diverse. Quando ci innamoriamo la prima cosa da chiedersi è se quella persona può comprenderci, cioè se può capire o meno il nostro vissuto. Nel dialogo con gli altri noi ci scambiamo esperienze,  non facciamo altro che questo. Anche gli insegnanti più teorici oltre a essere nozionistici comunicano la loro esperienza. Certamente il problema di fondo è come definire l'esperienza perché qualsiasi cosa della vita può essere chiamata, definita come tale. Un altro problema non di poco conto è come trasmettere l'esperienza, che va saputa comunicare ma anche recepire. Non sempre tutti sono in grado di comunicare la propria esperienza e talvolta ai più giovani non interessa raccogliere gli insegnamenti dei più maturi o dei più anziani. Ci sono giovani che possono rispondere a tono: "tu non sei più saggio sei solo più vecchio". Talvolta alcuni pensano di non aver bisogno né degli insegnamenti né degli insegnanti. In una vecchia bottega una volta c'era un cartello affisso: "non accetto consigli. So sbagliare benissimo da me". Inoltre spesso gli altri possono fingere di essere empatici, mentre in realtà sono totalmente indifferenti e non gliene frega niente. In fondo quante volte abbiamo l'impressione di essere incompresi e che gli altri non capiscano i nostri problemi? Poi anche nelle esperienze della vita c'è sempre qualcosa di incomprensibile e perciò di inesprimibile. Ecco perché a volte rinunciamo a esprimerci o sentiamo di non esserci espressi  adeguatamente. Non tolleriamo le persone che consideriamo sbagliate neanche se ci dicono cose giuste. Tolleriamo invece le parole sbagliate, fuori luogo, dette per rabbia, delle persone che noi consideriamo giuste. L'empatia totale non esiste. Non riusciamo in fondo a capire noi stessi  e a sentirci totalmente.  Alla persona più cara talvolta possiamo dire: "nessuno mi capisce come te" e talvolta veniamo ingannati, talvolta riconosciamo che la nostra stima e fiducia era mal riposta: eppure nonostante tutto cerchiamo altre persone perché siamo sempre in cerca di comprensione. Ci possono essere incomprensioni, blocchi comunicativi, indifferenza, equivoci che si frappongono tra noi e gli altri. Eppure tutte le persone malate o che provano dolore hanno bisogno degli altri, anche della loro semplice presenza. Per rielaborare un lutto abbiamo bisogno degli altri. Per superare un trauma o un dolore abbiamo bisogno degli altri. Per affrontare la morte e prepararci a essa abbiamo bisogno degli altri. Ci sono scrittori e poeti che vogliono esprimere il disagio o il vuoto, vogliono raccontare la loro storia, vogliono descrivere il loro mondo oppure vogliono crearne uno fittizio a immagine e somiglianza. Ci sono parole che sfidano il silenzio, l'assurdo, la morte. Ma forse è tutta vanità e allo stesso tempo è tutto vano, cioè inutile. Forse è meglio chi cerca di fare soldi vendendo i libri e ha solamente quello come unico fine. Ma forse cercare di condividere una parte di noi stessi è un bisogno primario dell'animo umano. Ci sono parole che urgono dentro di noi, che hanno bisogno di uscire, di essere dette e scritte: c'è in ognuno di noi un demone socratico di cui dobbiamo far partecipi gli altri. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di leggere e ascoltare parole che ci diano conforto, che ci consolino,  che ci rendano partecipi di altri modi di sentire, che ci diano conferma di quello che già sapevamo, che ci facciano vedere il mondo con occhi nuovi, che trovino un nuovo modo di dire le stesse cose di sempre perché forse la vita  è fatta sempre delle solite cose, trite e ritrite (anche se c'è l'eterno divenire, anche se eternamente si rinnova la vita lo fa con le stesse dinamiche e le stesse leggi da che mondo è mondo). 

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