C’è un perché
mentre fuori è inferno
e macerie di corpi
allarmano il cuore?
C’è un perché
dopo lo strappo del tempo
che svela l’investitura della tristezza
amputando l’anima
in un vuoto di frammenti?
C’è un perché
dopo la memoria
quando in fila nella bufera
una voce distorta ha riparo
meno di ieri?
C’è un perché
tra corolle di girasoli
a presidio della notte
in ostaggio di umide stelle
sprovviste di luce?
Scioglieremo il domani
nel mare brulicante del petto
dopo aver raccolto sulla battigia
groppi prolungati
in una sola cicatrice.