Quanto è difficile, a volte,
tendere la mano,
al di là di ciò
che troviamo dall’altra parte,
o sta lontano.
Tendere la mano
in quelle situazioni
di lebbra e di morte,
in quelle situazioni,
verso cui non avresti
mai pensato di esserci
ma poi, ti capita a volte.
Forse tendere la mano,
compromette la propria tranquillità,
e non si rischia per il bene,
per un bene che non vediamo,
per un’ignota felicità.
Mettere la mano
sulla spalla del povero
è come la lebbra che consuma,
che puzza, che imputridisce.
Se sei ricco, agiato
e non hai provato sofferenza
ti fa ribrezzo, si capisce!
Ma anche tu
possiedi un anima e un cuore
e non so fino a che punto,
ti serva sputare in faccia all’Amore!
Sì perché, in quel Povero,
in quella misera situazione,
si nasconde la divina presenza.
E lì che abita lo Spirito di Dio
che può dare la forza e la grazia
di sperare contro ogni speranza.
Uscite dai vostri pregiudizi,
dalle vostre preconfezionate
e impacchettate convinzioni,
che poi, vi troverete imbrigliati
con il peccato e le sue maledizioni.
Solo lo Spirito ci può far perdonare
ma se avremo la forza di cambiare.
E il potere verrà da sè…
di lasciarci toccare da Dio, dolcemente.
Perdonare nel cuore, come “candide colombe”,
pur rimanendo “astuti come serpenti”.
Pertanto, non fatevi consumare l’anima
dalla ruggine del rancore.
Perché anche voi
potreste essere i lebbrosi,
i lebbrosi di cuore.
Non siamo NOI
che dobbiamo guarire chi o cosa…
in fondo siamo destinati a soffrire.
È una grande tentazione
quella di sentirsi gli “inviati a salvare”
se poi dobbiamo morire.
Certo, dobbiamo dare molto,
dobbiamo dare il meglio,
ma il problema è
quando “ci sentiamo “migliori di tutti”,
in quel caso si scopre
che di umano e anche divino,
c’è poco nei fatti.
È davvero difficile
e sottile la differenza
tra un lebbroso di corpo
e uno di cuore:
il primo sta in ginocchio,
umiliato dalla sua malattia,
l’altro si crede sano
ed è fiero della sua ipocrisia.
Non siamo più capaci
di metterci in ginocchio
e di chiedere scusa quando sbagliamo.
Non siamo più capaci
di metterci nei panni degli altri…
e soprattutto dei fratelli che amiamo.
Non siamo più capaci
di “abbassarci” per amore.
Crediamo di dare e di fare bene,
pensiamo alla nostra vita
e ce ne infischiamo
di chi patisce inferno e pene.
Poi, però c’è un Gesù Cristo
che si compromette:
non solo tende la mano
verso il lebbroso, ma lo tocca
e per sempre lo guarisce.
Per noi che ci “sentiamo grandi”
è tutto difficile e strano,
si capisce!
La “carne ferita” degli altri
ci inorridisce e ci allontaniamo
perché in fondo non vogliamo rogne,
ma un giorno forse Qualcuno
o il popolo ci “metterà alla gogna”.
Abbiamo tutti paura
ma ci sentiamo “i salvatori”
quelli che hanno la soluzione in tasca,
quelli che ne sanno più
di Dio e si sentono ” i migliori”.
Cari Umani se lo siete,
lo Spirito è altro, ricordate?!
È molto più sensibile e veritiero
dei vostri ingenui limiti a poter fare.
Lo Spirito spinge a rischiare.
Spinge a superare il proprio io e ad Amare.
Allora rischiate perché sapete
che, siete voi, i primi
ad aver bisogno di guarigione.
Rischiate perché sapete
che anche voi avete bisogno
di perdono e d’amore.
Quanto è bello essere umani
in questa vita
e poi godere nell’altra…
la Gioia Infinita.