Della verde edera piena di grazia la gioia io colgo
e quasi mi sembra che nel mio petto abbia radici
e quasi mi sembra d’essere io l’antico muro
che la verde edera ricca di grazia cinge.
Accorrono tra le catene frondose dell’edera
a stormi i passeri ad appollaiarsi
e si addormono nel placido grembo
cullato dell’ebbrezza del quieto vivere.
Si sdraia la notte: e si adagiano intorno uno ad uno
e insieme avanzano da lontano
luminosi ricordi, nella solitudine sconsolata
mi portano a sedermi sui crateri della luna.
Le gote accarezzate in altri tempi son arrossite
e sopra le foglie secche passa opaca l’esistenza
a consolar il balsamo della rassegnazione
che al tramonto guarisce i rami feriti dalla pioggia.
Dentro i tuoi occhi il fulmine ha scritto il suo nome
tra le tue braccia un’aquila ha costruito il nido
ma qui sull’umida via, una sola strada conobbi:
l’edera che intreccia ricordi e non muore.
La sete dell’amore chiede lacrime dolci
si chinano i fiori al passaggio del vento
s’ode il battito del mondo nelle foglie
al crepitio veloce dell’indulgente sorte.
Arde di vita, e splende un solo istante…
prima di spegnersi dentro un buio d’ebano
il mio crepuscolo come un pellegrino libero
s’appressa e il domani cade nel silenzio.