L’ usignolo
agucchia
ricami di luce
su fazzoletti
di cieli,
di echi e valli,
in cui spumeggia
la stagione tenue.
S’ infila,
come ago d’ argento,
in labirinti di luce
a saggiar
gli umori campestri,
a bersi brine
di ginestre,
mentre il sole
stempera la chioma
sulla falsariga
di caseggiati
in dormiveglia.
E nel sommesso fiato,
ondeggia sulla tinozza
del vino addolcito,
golando,
tremulo,
spiragli d’ infinito.
ROSITA MATERA