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La casa dei miei sogni

Mentre tornava a casa, Carla ancora non ci credeva, ma quel piccolo bigliettino scribacchiato in fretta quella mattina, rendeva il tutto perfettamente reale. Finalmente la casa dei suoi sogni era stata messa in vendita e sarebbe potuta diventare sua. Tutto era iniziato un giorno di sei mesi prima. Carla aveva un importante colloquio di lavoro e si sentiva molto agitata. Uscì  di casa con largo anticipo. Parcheggiò la macchina e fece una passeggiata a piedi. Ottobre stava regalando ancora delle belle giornate assolate. La zona era signorile, fatta di case singole e piccole palazzine attorniate da giardini e piante ornamentali. Erano tutte molto belle ma gli occhi di Carla si soffermarono su di una in particolare. Era la terzultima casa verso la fine del viale. Sembrava disabitata e trascurata. La casa si reggeva su tre piani l’ultimo dei quali era una grande mansarda. C’era poi un bel giardino dove Carla già immaginava i suoi tre figli giocare. Quel giorno Carla ottenne il lavoro, e quella strada, una volta a lei sconosciuta, divenne un’abitudine, una piacevole abitudine. Aveva instaurato un buon rapporto coi colleghi ma soprattutto, aveva la possibilità ogni giorno, di ammirare quella che era diventata la casa dei suoi sogni. Una sera, a Carla parve di vedere un’ombra uscire da una porta del piano terra, ma era buio e pioveva a dirotto e Carla concluse che molto probabilmente si era sbagliata. Se l’autunno era stato generoso di sole, ad aprile inoltrato faceva ancora freddo e Carla era ancora costretta ad indossare la sua classica divisa invernale: cappotto, guanti, sciarpa, ed un delizioso cappellino blu regalatole a Natale dai suoi figli. Anche quel mattino  era vestita così. Era nervosa e stanca di indossare quegli abiti invernali, ma d’un tratto, notò un cartello affisso proprio dentro la casa dei suoi sogni. Improvvisamente Carla smise di pensare al freddo e a quanto si sentisse impacciata, invece prese velocemente dalla borsa la sua agenda e scrisse il numero di telefono che molto probabilmente apparteneva a qualche agenzia immobiliare. Appena Carla arrivò in ufficio ebbe subito l’impulso di fare quella chiamata ma pensò di rimandare fino al suo rientro a casa. Fortunatamente le ore trascorsero velocemente con mille cose da fare. Quando arrivò il momento di andarsene, Carla si diresse velocemente a casa e prima di farsi sfiorare dai dubbi, prese il telefono e fece il numero. L’appuntamento fu fissato per il pomeriggio del giorno dopo così anche suo marito avrebbe potuto vedere la casa. La mattina successiva passando da lì, Carla si sentì il cuore in gola al solo pensiero  che quel pomeriggio sarebbe finalmente entrata dentro quella casa che amava già tanto.

L’interno era più o meno come Carla se l’era immaginato solo ancora più bello. Anche il marito all’inizio un po’ restio, rimase favorevolmente colpito, lui amava dipingere e aveva notato un angolino perfetto per il suo hobby. L’agenzia che trattava la vendita aveva fretta di concludere e il prezzo era ragionevole. I due ragazzi che si presentarono assieme all’agente, volevano vendere velocemente. Vivevano all’estero e la loro partenza era imminente. Era chiaro che desiderassero definire il tutto nel più breve tempo possibile. Avevano ereditato la casa del nonno di cui non avevano più notizie da dieci anni. Forse non era morto ma nessuno lo aveva più visto né sentito. Il notaio, al momento dell’atto, dichiarò che tutto era regolare e l’affare fu concluso. Circa un mese dopo iniziarono dei piccoli lavori di manutenzione. A metà luglio tutto era pronto e così Carla e la sua famiglia utilizzarono le vacanze per traslocare. Tutti erano felici, ognuno di loro aveva scoperto qualche angolo particolare dove poter star solo con se stesso. Organizzarono anche una gran festa per inaugurare la  nuova abitazione. Carla lo fece solo come compromesso, in quanto non desiderava avere troppa gente in giro per casa. Voleva assaporare lentamente quel suo sogno che da poco era divenuto realtà.

I mesi estivi stavano volando via molto velocemente, ormai anche l’esterno della casa era stato ripulito. Dalla strada i passanti potevano ammirare un impeccabile prato inglese, arricchito da due giovani alberi d’ulivo e con l’aggiunta di alcuni vasi dove furono piantati un ibisco, un buganvillee e una passiflora, i fiori che Carla amava di più. Un altro vantaggio, era quello di avere il lavoro a portata di mano, questo significava avere più tempo da poter dedicare alla sua numerosa famiglia. I bambini erano felicissimi della loro nuova casa e suo marito aveva già trovato l’ispirazione giusta per un nuovo quadro. Tutto sembrava perfetto ma un giorno accadde qualcosa di strano. Ottobre era arrivato, ma a differenza dell’anno precedente era molto piovoso. Quel mattino, Carla uscendo di casa notò delle impronte sul vialetto che portava al cancello. Quel giorno decise di non dire niente a nessuno, ma il giorno seguente di buonora scese le scale e andò in cucina, fu molto attenta a non fare rumore, si affacciò alla finestra e… i loro occhi s’incontrarono. Lui fece per scappare ma lei fu più veloce e lo raggiunse. Carla si sentiva molto indignata con quel barbone anche se qualcosa in quegli occhi la colpì. Erano occhi tristi, sofferenti, disperati… Per qualche strana ragione Carla lo fece accomodare dentro casa. Stava per fargli il terzo grado ma lui se ne uscì con una frase che la lasciò sbalordita: “Io conosco molto bene questa casa, tanto bene che potrei elencarle pure i difetti perché l’ho costruita io.”  “Il nonno scomparso!” disse Carla incredula. “Già” E per la prima volta quell’uomo malconcio, sorrise. Notando l’imbarazzo di Carla, si affrettò a dire: “So cosa pensa e  non si deve preoccupare perché la casa è sua. I miei nipoti hanno fatto la cosa giusta. Sono scomparso dalla circolazione dieci anni fa. Non ho una storia triste da raccontarle, mia moglie non è morta, anzi… se la sta spassando col suo nuovo marito chissà dove. Ma vede… sarò un sentimentale ma… senza di lei qua dentro non riuscivo più a stare, così me ne andai all’estero. Dopo qualche anno però, decisi di tornare, solo che, non me la sentivo più di vivere qua dentro. A poco a poco, senza rendermene conto iniziai a vivere per strada. Nessuno mi cercava, ma nemmeno io cercavo loro. Da circa un anno però il desiderio di tornare diventava sempre più forte, cosicché ogni tanto entravo quasi furtivamente e vi passavo le notti, quelle più fredde almeno. Poi di giorno dovevo uscire. Ogni cosa qua dentro parlava di lei e allora scappavo. A volte non lo so, mi sento un vigliacco…” Poi, come ricordandosi di qualcosa di importante disse: “Comunque non si preoccupi, perché io non mi introdurrò più in questa casa che ormai è soltanto sua e di mia moglie ormai non c’è più nemmeno l’ombra.” Carla era senza parole, aveva ascoltato molto attentamente tutto ciò che quello sconosciuto le aveva detto, e lei sempre così scettica e diffidente, sentiva che poteva fidarsi, sapeva che quell’uomo le aveva raccontato la verità. E adesso? Cosa avrebbe potuto dire? Carla si sentiva a disagio, ci fu un momento di silenzio tra i due poi improvvisamente Carla ebbe un’idea così disse: “Venga, faccia colazione con me, abbiamo ancora circa un’ora di tranquillità prima che il resto della mia famiglia si svegli e finisca la pace.” L’uomo un po’ esitante si alzò e la seguì. Mentre Carla porgeva una tazza di caffè fumante al suo ospite e una generosa fetta di torta, disse qualcosa che sorprese lei stessa per prima: “Vede, i genitori di mio marito non ci sono più e i miei abitano molto lontano, perciò i miei tre figli non hanno praticamente nessun nonno con cui giocare…” A questo punto Carla si fermò un attimo ma riprese quasi subito: “Che ne direbbe di fare loro da nonno?” Questa volta fu l’uomo ad essere sorpreso e senza parole. Carla proseguì: “In questo modo continuerebbe a vedere la sua vecchia casa che ama ancora molto, lo capisco, solo che vi entrerebbe da invitato e non furtivamente e di nascosto, e perché no… farebbe le veci di un nonno che non c’è”. Poi Carla continuò un po’ fuori dal suo solito stile timido e riservato: “Suvvia, la vita le sta offrendo ancora qualcosa: la nostra amicizia per esempio, non la butti via, dica di si.” L’uomo le sorrise poi disse: “La ringrazio per la sua gentilezza e le prometto che ci penserò su.” poi aggiunse: “Grazie ancora per l’ottima colazione.” Detto questo se ne andò. Carla era rimasta lì sola nella sua nuova cucina a riflettere su quello strano incontro. Era un po’ delusa, avrebbe voluto che quel signore di cui non ricordava neanche il nome, le dicesse subito di sì. Perché buttare via anche soltanto l’idea di ricominciare? Quel giorno Carla non disse niente a nessuno nemmeno a suo marito, non avrebbe saputo neanche da dove cominciare. Il pomeriggio passò e anche la sera ma lui non si fece vedere e Carla andò a letto scontenta. Il giorno dopo verso le cinque del pomeriggio il campanello di casa suonò e Carla affacciandosi, vide che al cancello c’era un uomo di mezza età ben vestito che appena la vide la salutò cordialmente. Carla stava per dire: “Desidera?” ma la parola le morì in bocca perché improvvisamente lo riconobbe, era lui, il nonno scomparso, solo che adesso sembrava uscito dalle pagine di una rivista di moda. Come aveva potuto trasformarsi così? O meglio, come aveva fatto un uomo così di classe a diventare un barbone quasi inavvicinabile? Carla preferì lasciare per il momento, quelle domande senza una risposta e si precipitò a farlo entrare. “Ho seguito il suo consiglio.” disse l’uomo, poi proseguì: “sono venuto per fare il nonno.” “Ha fatto la scelta giusta” disse Carla, “vedrà non se ne pentirà, venga le faccio strada, i ragazzi sono in salotto.” ma poi Carla ricordò e si corresse subito: “che sbadata, dimenticavo che la casa l’ha costruita lei…” Il ghiaccio non era ancora stato rotto ma… quello era già un buon inizio.

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