Cara brezza dell’alba dove sei?
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Ho perso così tanto tempo
che gli orologi sono impazziti,
non sanno più dove sbattersi,
in un senso o nell’altro
tutto è contrario,
strali di attimi incistati nel niente
di un caffè freddo, indifferente.
Cara brezza dell’alba dove sei?
Di quel vento che dondolava il sogno
e quel tormento delle tempeste
di maggio che buttava all’aria le foglie morte della magnolia?
Sto nell’incavo di un petalo
come nella mano di un dio
scosso dal vento,
non posso se non tacere, dentro
un bisbiglio d’addio,
in questo affondo del tempo,
un graffio nel vuoto,
mentre sto, resto
nel mio guscio di pane.
E te e me, ultimo orizzonte,
cadeva forse quel giorno cenere,
non ricordo bene
se quel vociare d’ombre fosse
polverulenta tra rami chini,
latrava alla notte un cane,
incombente.
(…)
G.L.