In mezzo ai monti, rischiarato dal notturno astro, un lago, di modeste dimensioni, dalle acque cupe e viscide, manifestava uno scenario di impensabile brutalità. La quiete di quelle acque sorgive, solo apparente ad un occhio disattento, celava, con variabile efficacia, le spoglie di innumerevoli mortali, un tempo dotati di gran cervello e fegato (sfortunatamente essi, in queste lugubri notti, rappresentavano solo l’ignobile pasto di pesci e corvi).
Quella notte, tuttavia, si rivelò alquanto più insolita: i raggi della Regina del cielo notturno svanirono senza traccia o motivazione apparente, la acque del lago ribollirono e l’ordine antico di preda e predatore fu stravolto quando i decomposti ghigni squarciarono le nere ali dei corvi.
La Luna, riconquistato il suo trono, vide le deformi orde avanzare ispirate da una funesta melodia incongruente con ogni idea di vita…