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    Quanto tempo è passato dalla vita? Quanta vita è passata da quando sono ferma a rasserenarmi i pensieri, mentre tutto il resto del mondo non ha un istante da perdere? Questo è il primo giorno della nuova vita? Quando è cominciata? <<Non potevi muoverti. Non riuscivi a dare aria ai tuoi polmoni, ad indossare il tuo vestito più bello e ammirare la meraviglia: riesci a vederti adesso?... Altro...

    Quanto tempo è passato dalla vita? Quanta vita è passata da quando sono ferma a rasserenarmi i pensieri, mentre tutto il resto del mondo non ha un istante da perdere? Questo è il primo giorno della nuova vita? Quando è cominciata? 

    <<Non potevi muoverti. Non riuscivi a dare aria ai tuoi polmoni, ad indossare il tuo vestito più bello e ammirare la meraviglia: riesci a vederti adesso? Riesci a sentirti? Apriti alla vita, apriti al mondo, a modo tuo. Cattura tutta l'aria che puoi e vivi. Acchiappa il tempo che ti si sfila dalla mano e stringilo, abbraccialo, fallo tuo, tutto tuo. Fissa i colori e sii verde, indaco e gialla insieme, e poi tutta rossa, e bianca solo davanti alla luce: riconoscerai il tuo colore, e i tuoi colori brilleranno di gioia, e tu riconoscerai la felicità.>>. <<Non basta, è tutto nero.>>.<<Hai detto "ti amo" qualche volta? Ti è mai successo?>>.<<Beh, sì...>>.<<"Ti amo" è un tesoro nascosto sotto gli occhi di tutti, tranne che dei tuoi, a volte; E così, eccoti qui, piccola "ti amo": sei un "ti amo" rosso, vivido, lucente, e al buio credi esserlo un nero senza limiti, profondo, oscuro. Hai il cuore in fondo agli occhi, non riuscirai a nasconderlo ancora a lungo.>>.

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    LUCE M’È CARA

    CELEBRANDO LA MAMMA NEL MONDOLa Festa della Mamma è un momento molto speciale, nel mondo, in cui si festeggia l’amore e la dedizione delle madri verso i propri figli. Tuttavia, molte persone sono costrette a celebrare questa giornata senza la propria madre, che purtroppo è deceduta o ancora vive malata e sofferente.La malattia o la morte di una madre è un dolore immenso, e può sembrare diffi... Altro...

    CELEBRANDO LA MAMMA NEL MONDO

    La Festa della Mamma è un momento molto speciale, nel mondo, in cui si festeggia l’amore e la dedizione delle madri verso i propri figli. Tuttavia, molte persone sono costrette a celebrare questa giornata senza la propria madre, che purtroppo è deceduta o ancora vive malata e sofferente.

    La malattia o la morte di una madre è un dolore immenso, e può sembrare difficile trovare le parole giuste da utilizzare in questa occasione. Nonostante tutto però la letteratura e la poesia ci vengono incontro e ci aiutano a commemorare la propria mamma e celebrare l’amore che ci legava e ci lega. Sì, perché la Mamma è celebrata in ogni contesto e luogo sociale: nella musica, nel cinema ma anche nella poesia e nella letteratura. La mamma è.… la Mamma. Chi lo può negare! È vero, la sua festa è tutti giorni, ma oggi ancor di più!

    Una poesia della scrittrice e autrice calabrese Teresa Averta, la canta in versi emozionanti e sinceri come il cuore di una Mamma.

    LUCE M’È CARA

    Sulle mie labbra il cielo ha scritto il tuo nome

    e nel tuo ventre il mare m’ha costruito il nido

    emersi dal fondo del sonno come seme

    virgulto crebbi nel palmo della tua mano,

    il vento è nei tuoi occhi o prima primavera,

    dolce principio dei miei puri affetti,

    cui forse oblio non porterà mai sera,

    teco una volta sola i miei diletti.

    Hai incendiato i miei crepuscoli

    con le fiamme del tuo amore

    ho raccolto tutte le mie notti

    sotto la luce del tuo cuore.

    Io ero terra, ma anche bimba lattante,

    succhiavo da te la pioggia d'inverno,

    ero sposa chiusa nel serraglio battente

    anima desiosa di uscire dall’urna.

    Porterò su di me la tua bellezza grande

    e il sorriso delle tue labbra o mamma mia

    poiché fuori è la folgore, una folgore potente

    il lampo di luce sommerse la vita mia…

    E tu sai con certezza, di essere fra i dolori

    solo un lungo silenzio che conforta…

    ti custodirò per sempre nel campo dei miei fiori,

    che si inginocchieranno davanti alla tua porta.

    Tu duri sempre o madre mentre la vita muore

    tu sola, eterna, tra le nebbie e il sole

    sei musica vivente, ti prego, lasciati abbracciare...

    tu battito mio forte dentro al petto.

    Mi pesano dentro i giardini che non ho attraversato

    ti cerco invano come farfalla nel vento

    ma per il mio cuore che ti ha tanto amato…

    tutto è fiorito, tutto è sentimento.

    Senti la mia voce flebile e sincera

    Come ti chiama: mamma!

    Le labbra tremano un crepito, bagliori,

    ed ecco si leva quella dolce fiamma.

    Io sono qui, nella profondità… io sono

    luce ai miei occhi per vederti o mamma mia

    ombra che mi reca il bianco giorno

    e sciogliere potrà quest'alma mia.

    Teresa Averta

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    Thoughts

    Lo è davvero, una bellissima canzone. <<Quindi non gli scriverai mai più? Non oserai ancora confidargli cose che non diresti ad alcuno? Non gli importano, non gli sono mai importate, eppure a te importa che rivolga uno sguardo solo per te, anche se non significa niente; A te importa che in quell'attimo ogni sua attenzione sia solo per il riflesso e la curvatura delle tue labbra; A lui impo... Altro...

    Lo è davvero, una bellissima canzone. <<Quindi non gli scriverai mai più? Non oserai ancora confidargli cose che non diresti ad alcuno? Non gli importano, non gli sono mai importate, eppure a te importa che rivolga uno sguardo solo per te, anche se non significa niente; A te importa che in quell'attimo ogni sua attenzione sia solo per il riflesso e la curvatura delle tue labbra; A lui importa questo: il tuo viso. Se sei triste, no; Se sei alba, no; Se sei fredda, no; Se sei un cinema a cielo aperto, sì. Se sai rubargli l'amore ogni giorno, non può; Se sai amarlo, se ne accorge forse la sera, quando è solo con i suoi forse; Se sai di quelle voglie tutte sue, sono le sue ombre che restano sulla porta e non abitano casa tua mai davvero: solo in sogno. Se siete un sogno, non se ne ricorda, e tu lo vivi uguale, uguale ai tuoi sogni. Se sei nei suoi occhi, sei solo rabbia. Se ricordi a te stessa che è solo passato, sei solo piena dei tuoi voglio. Se sei colore, sei immaginazione>>. 

    Se sei amore, sei tu. 

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    Fall

    Sì che si può cadere; Tra le tue braccia, tra i miei ricordi, tra tutto quello che sei stato e non avresti potuto essere. E sì che avrei voluto cadere: tra le tue certezze, e farne parte. E se mi hai restituito il bisogno di scrivere è perché ne sei diventato il centro, dei miei sogni, dei miei "e se", e non possono competere i miei punti fermi se ti voglio così.  Non importa il resto: ... Altro...

    Sì che si può cadere; Tra le tue braccia, tra i miei ricordi, tra tutto quello che sei stato e non avresti potuto essere. E sì che avrei voluto cadere: tra le tue certezze, e farne parte. E se mi hai restituito il bisogno di scrivere è perché ne sei diventato il centro, dei miei sogni, dei miei "e se", e non possono competere i miei punti fermi se ti voglio così.  Non importa il resto: anch'io so aspettare e perdere, e se non è il caso, quello ha già altri piani: i suoi piani ti portano a me.  

    <<Non sono affatto sicuro di questo.>>. <<Dici?>>. <<Dico.>>.<<Io dico che se ti chiamo fortissimo col pensiero, tu compari nella mia stanza, qualunque cosa tu stia facendo, in qualunque parte del pianeta possa trovarti. Per questo evito di pensarti, ti cancello da ogni cosa, il più possibile, altrimenti tu ti materializzi ovunque io mi trovi e ricomincia il nostro niente, esattamente da dove avevamo lasciato; Stavolta, con una me decisa ad arrivarti dove non mi hai lasciata mai entrare. Ti guardo le spalle, da lontano, sempre. Guardo a quello che avevamo messo in comune e trovo solo incomprensioni e ostacoli insormontabili: tu inviti tutti a fidarsi di te, ma tu non sai come si fa. E non lo vuoi nemmeno. Io vivevo di certezze., arrivavano senza che le chiedessi: è difficile non avere qualcosa da chi è molto simile a te: ha necessità vicine alle tue, interessi, bisogni, e chiede amore esattamente nel tuo stesso modo, ma quel che è stato adesso non esiste più, e io ho conosciuto te, pianeta inesplorato dell'Universo, e mi hai costretta a fare la cosa peggiore che avessi mai potuto scegliere: non potere andare fino in fondo, ma è un fifty-fifty: hai perso tu davanti alla realtà. E forse non valevo la candela e forse neanche tu, neanche noi. Non portavi con te un "insieme", forse qualcosa tipo "solo un adesso", ma per ogni mio adesso servono infiniti domani, senza forse, senza chissà, senza no che tengano. Portano a me in senso lato: ero la tua occasione per andare fino in fondo non più da solo, ma con me, e nonostante questo ci sono milioni di ma che una notte complessa riesce a disperdere, e quella sera sarà una notte a giorno. Tu non hai ancora trovato l'amore.>>.<<E saresti tu?>>.<<Tu l'hai detto>>.<<Bel gioco di parole>>.<<Il tempo non è un gioco. Sarà un gioco anche quando fingerai di non essere tornato perché è stata tutta colpa del fato e non riuscirai a fare niente neanche allora>>.<<Sbaglio... o non hai voluto tu, allora?>>.<<Allora non potevi.>>.<<Tu invece dovresti sforzarti di capirli i momenti sbagliati, potrebbero non arrivare più nemmeno quelli. E non potremo farci nulla entrambi.>>.<<Tu non mi conosci abbastanza per dirlo.>>.<<Sei ancora tu a stare sfidando la vita.>>.<<Per te, che neanche non te ne accorgerai quando arriverà il momento.>>.<<Sei davvero impertinente, sai: non arriverà, non ce ne saranno altri.>>.<<Invece sì. Io ne sono certa.>>.<<Sei rimasta ancora al terzo ed ultimo desiderio inespresso da chiedere al Genio della lampada?! Davvero assurdo! In questa situazione poi...>>.<<Io ho un nuovo sogno, e ci credo, e sei tu.>>

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  • Di Tendenza

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    Brescia

    Non andare, raccontami cos'è l'infernose dal sole piove ancora cenere, travestita d'invernoe le solite mani si toccano, sognando l'eternoquando là fuori lo spirito muore, per l'odio fraterno,Sto finendo l'inchiostro dal braccio, ora non posso fermarmisono all'ultimo piano che urlo, non sono capace a frenarmiho diviso le stelle dal cielo, per te so che li odi i legamihai visto più quadri che vol... Altro...

    Non andare, raccontami cos'è l'inferno

    se dal sole piove ancora cenere, travestita d'inverno

    e le solite mani si toccano, sognando l'eterno

    quando là fuori lo spirito muore, per l'odio fraterno,

    Sto finendo l'inchiostro dal braccio, ora non posso fermarmi

    sono all'ultimo piano che urlo, non sono capace a frenarmi

    ho diviso le stelle dal cielo, per te so che li odi i legami

    hai visto più quadri che volti, sono finti come gli origami,

    Fuori la notte fa freddo, sembra Brescia all'ultimo dell'anno

    ho visto morire dei sogni ho paura la vita sia solo un inganno

    ho preso per mano dei fogli se tiro le righe qualcosa diranno

    pure se finirò solo le porte che ho aperto non si chiuderanno,

    M'importa poco se sbaglio, se ascolto le voci o se lascio

    un unico sguardo che possa riaprire davvero l'inutile guscio

    ieri ti ho vista in un sogno, stavi annegando nel bagno

    la morte restava a guardare rideva rubava la voce al bisogno.

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    La mia ragione

    Tu prova a spiegarti il motivo per cui scegliere di saltare quegli ostacoli rincorrendo un mare di guai che vanno ovviamente nella direzione sbagliata; Andargli dietro nella condizione più testarda che esista e poi risvegliarsi con il primo e unico pensiero che non riesce mai ad addormentarsi di fronte all'idea di quella impresa così assurda: una maratona al contrario corsa alla velocità del su... Altro...

    Tu prova a spiegarti il motivo per cui scegliere di saltare quegli ostacoli rincorrendo un mare di guai che vanno ovviamente nella direzione sbagliata; Andargli dietro nella condizione più testarda che esista e poi risvegliarsi con il primo e unico pensiero che non riesce mai ad addormentarsi di fronte all'idea di quella impresa così assurda: una maratona al contrario corsa alla velocità del suono e di cui dover cancellare ogni ricordo, e ogni sogno anche: e non ho preso la mira al cuore, non più, - il tuo se ne infischia e credo non sia più neanche il solo - pur avendo sempre creduto fosse l'unica nobile ragione che mi autorizzasse a lasciarti un pensiero dietro la porta ogni volta che proseguo verso casa mia. Non siamo poi così distanti, ciononostante non mi raggiungerai mai, e io neanche: non avrai conosciuto ancora il significato di quel "coraggio dell'amore" di cui si straparla tanto, se un bel giorno non avvertirai l'assordante richiamo dell'assenza che ti ordina di trasformarla a tutti i costi in presenza viva, forte e imperativa, impellente, come fosse un appuntamento che qualcuno, te stesso, ha fissato per te, e devi andare: capisci soltanto che devi andare. Io e te non saremo mai pronti per questo: bisogna avere nel curriculum una certa esperienza nel rischio emotivo, ai "no" sonori, pronti a fare il giro del mondo ma non di bocca in bocca, a partire davvero, da soli, senza geolocalizzazione, e con l'unica consapevolezza di star facendo la sola, vera cosa giusta: provarci, fino in fondo, è tutto ciò che abbiamo, tutto ciò che possiamo salvare, e la maggior parte delle volte funziona, se ci hai creduto cosciente di giocarti tutto quello che senti. Hai un cesto senza fondo stracolmo delle mie parole, la forma più intima dei "sono qui" detti in tua assenza, l'anticamera prima di un vero incontro. <<Hai rovinato tutto tu>>.<<Tu me l'hai lasciato fare>>.<<Perché io non posso farlo per te: tu ti sei arresa, se non riesci più ad ascoltare il tuo coraggio dell'amore>>. 

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    L'ultima attesa

    Ho intrapreso il mio personalissimo viaggio dentro di te sapendo esattamente dove sarei finita, di fronte a cosa mi sarei fermata, il punto esatto in cui volevo arrivare, che volevo raggiungere, quello in cui non avresti più potuto accompagnarmi oltre, in cui non avrei accettato un biglietto per due di più. Sono partita dicendoti che, quando le mie vele sarebbero state ben piene d'aria e vento, ... Altro...

    Ho intrapreso il mio personalissimo viaggio dentro di te sapendo esattamente dove sarei finita, di fronte a cosa mi sarei fermata, il punto esatto in cui volevo arrivare, che volevo raggiungere, quello in cui non avresti più potuto accompagnarmi oltre, in cui non avrei accettato un biglietto per due di più. Sono partita dicendoti che, quando le mie vele sarebbero state ben piene d'aria e vento, da arrivare oltre ogni limite, avrei proseguito da sola: tu hai solo accettato di venire alle tue condizioni; Nessuno pone condizioni, ma c'è sempre chi non è disposto ad accettare le sue e il vento è già contrario, fin dal primo giorno. La consapevolezza ti porta un po' più in là di quello che immaginavi: credi fermamente in ogni tuo passo, ma nel mondo reale, per il mondo reale che abiti, è solo una fermata. Non è muoversi il punto, non avere un obiettivo e raggiungerlo - talvolta se ne ha uno anche se non lo si palesa -, è sapere che ti porterà dinanzi a quello da cui pare stavi scappando, portarci qualcuno, che poi va via, mentre tu rimani lì, con tutto ciò che stavi evitando: e adesso ce l'hai di fronte. A valle di ogni errore è come se si sentisse un sapore amaro, il gusto di chi ha appena tradito sé stessa e stavolta non può che lasciar perdere e proseguire. 

    Sono venuta nel tuo mondo e se sia stato un errore non l'ho ancora capito: forse no, non del tutto: il finale nascondeva una vera lezione, una di quelle che ho visto rappresentare infinite volte in uno dei miei film preferiti: quello che c'è stato nel  mezzo sarà anche discutibile - probabilmente il nuovo, l'inatteso da moltissimo tempo, non vede sempre l'ora di essere afferrato e mai lasciato sfuggire, pena la vendetta dell'ignoto -, del tutto fuori dalle mie amate logiche, vittorie tutte mie, che ho conseguito lealmente, come premio alla mia ferrea audacia: i miei traguardi sono fatti di felicità, a costo che non rabbuino il sorriso altrui neanche per un po', come un giro in mongolfiera. Ma ciò che conta veramente è destarsi, destarsi anche da addormentati, avere anche fatto un giro sulla scala che porta alle nuvole, ma sapersi fermare: capire quando è il momento di lasciarsi tutto alle spalle e riprenderti la realtà. E se non vuole sentire ragioni, l'impossibile ha un limite: la pazienza. L'impossibile a volte è reale davvero, lo capisci quando senti che il tuo sentire può avere ceduto, e non riesce più a reggervi entrambi. Se minaccia di lasciar cadere anche te stessa per continuare senza di te, è quello il momento: fermati, fermati qui.

     

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    Lettera g

    Adoro le sigle; E adoro dedicartele. Adoro perfino dedicarti tutto sapendo per certo che tu non potrai mai dedicarmi niente. Fra tutte le cose, adoro quell'idea che mi ero fatta di te e scriverò sempre, fino all'ultima parola, tutti i sogni che ho sognato; <<Fin qui posso stringerti, oltre non saremmo più amici, e questo non ci è permesso. E so anche che tornerai, prima o poi, quando sara... Altro...

    Adoro le sigle; E adoro dedicartele. Adoro perfino dedicarti tutto sapendo per certo che tu non potrai mai dedicarmi niente. Fra tutte le cose, adoro quell'idea che mi ero fatta di te e scriverò sempre, fino all'ultima parola, tutti i sogni che ho sognato; <<Fin qui posso stringerti, oltre non saremmo più amici, e questo non ci è permesso. E so anche che tornerai, prima o poi, quando sarai stanca di correre via e desidererai il mio modo di non riuscire a capirti ma di esserci comunque: io so esserci anche se non ti capisco>>. Mi manchi. Ti avrò anche detto di sparire, ma mi manchi comunque. Quando vengono a farti visita i ricordi, è inevitabile, anche se tu mi avrai rimpiazzata alla grande, fosse anche con la tua sola rabbia. E la colpa è tutta sua. Quando io ho paura, tu hai paura, ma non la riconosci, non sai riconoscerla e pensi che sia rabbia. La tua rabbia è come una colla, mi tiene incollata al desiderio di te. Davvero uno stranissimo effetto. Negli altri, mi tiene lontana anni luce, con te invece quasi non mi fa respirare, tanto ti sento vicino. Un classico di quello che fa male: toglie il respiro, ma non si può fare a meno di sbatterci il cuore contro il pensiero. Tu hai detto che ci saresti stato, ma non ci sei, e sei arrabbiato, arrabbiatissimo, e io muoio dal desiderio di te, in quella cosa assurda che a volte definisci "intesa", ma non è nulla di tutto questo. Dovremmo smettere di parlare; Io di scrivere anche. Non ho alcuna buona ragione anche solo per pensarti: la sincerità con te non paga mai, ci allontana sempre e nel dubbio, adesso so per certo che non ti sentirò ancora una volta, forse mai più. Mai più? Quanto tempo è "mai più" con te? Con me che non riesco a far tacere quella maledetta voglia di tirare fuori quello che neanche tu conosci di te e non sai neanche come sei veramente e io invece lo vedo, anzi, ti sento, ti sento fortissimo. Mi credi un disastro e non sopporti la mia "rabbia", rectius paura, ho sempre paura, perché tu sei un rischio immenso, e non riesci ad averne neanche una minima idea di quel che significa. <<Sei innamorata di me? Perché sono alto, bello e ...>>.<<Non lo sono. So solo che ti sono troppo vicina, devo allontanarmi, e subito. Se invece sono troppo distante, devo fare in modo che tu ti accorga che sono ancora una volta davanti a te, e mi sto tuffando dentro i tuoi occhi e non voglio andarmene da lì, da te>>.<<No. O resti o vai>>.<<Vado>>. E sono andata via sul serio. Non ho idea di come andrà, di quello che sei per me davvero, ma hai detto di "no" tu, io ho solo fatto il resto. Tutti possiamo essere un posto, un bel posto da raggiungere, perché è meraviglioso essere trovati, però dobbiamo anche sapere andare, spostarci, trovare. Io avevo trovato te, e tu, adesso, chissà dove sei.

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    Così, te ne vai

    Quando cambia qualcosa, e si ha una buona ragione per cambiarle le cose; Quando qualcosa è cambiato, ma, forse, non è mai stato davvero in quel modo; Quando tutto sembra chiaro, e sbagliato non è solo quel che sembra: è così; Quando non c'è più tempo da perdere: dieci anni sono troppi, per chiunque non abbia più pace per aspettare un solo giorno di più. Quando te ne accorgi, ma non vuole ... Altro...

    Quando cambia qualcosa, e si ha una buona ragione per cambiarle le cose; Quando qualcosa è cambiato, ma, forse, non è mai stato davvero in quel modo; Quando tutto sembra chiaro, e sbagliato non è solo quel che sembra: è così; Quando non c'è più tempo da perdere: dieci anni sono troppi, per chiunque non abbia più pace per aspettare un solo giorno di più. Quando te ne accorgi, ma non vuole darti retta, e ti lascia piangere, tanto prima o poi ti passa: è così, un dolore smette di avere voce, e fa più male. Fa male; Dieci anni sono troppi. Adesso, posso andarmene. Sto aspettandomi un po' più in là di quello che è stato, oltre ciò che ho perduto: non poterlo riavere, è un freno costante, ma ho preso del tempo, ora lo porto con me, ora se ne sta' lì da qualche parte, solo: però, mi stava aspettando, stava aspettando me.

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  • Di Tendenza

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    Quando?

    Quando?Mi sembra di sognare...i due lati della medaglia che si contendono il da farsial vivace scaldaresi specchia il freddarsiall'umano sbagliaresi perdona il mostrarsi,Non c'è vetta quando la scelta rincorre e la paura si affretta lo spazio reggerà lo stesso anche quando l'intimorito tempo si fermeràperché la testa che teme dice bastamentre il cuore che mente urla restae l'anima ininflu... Altro...

    Quando?

    Mi sembra di sognare...

    i due lati della medaglia che si contendono il da farsi

    al vivace scaldare

    si specchia il freddarsi

    all'umano sbagliare

    si perdona il mostrarsi,

    Non c'è vetta quando la scelta rincorre e la paura si affretta 

    lo spazio reggerà lo stesso anche quando l'intimorito tempo si fermerà

    perché la testa che teme dice basta

    mentre il cuore che mente urla resta

    e l'anima ininfluente si discosta,

    Il sole nascosto non si lamenta, o si spaventa, perfino con l'oscurità s'imparenta

    non temendo si ostenta! Anche quando c'è da lottare

    con la magnifica tormenta

    ciò che era non si rammenta

    quando la vecchiaia non blocca forse

    ma recinta e infima si annienta,

    L'anziana succinta sormonta e sgomenta

    dimenticata ci aspetta e nel ticchettio rispunta

    respinta si aggira e nell'ade trasporta

    mentre con gioia racconta:

    Il tempo certo in amore rallenta 

    ma nei miei occhi non c'è torto

    che la mia mano consenta.

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    Scritto numero 2

    Voi non mi conoscete, non sapete chi sono, cosa ho fatto durante la mia vita, chi ho conosciuto. Sono uno, un estraneo per voi, per voi tutti intendo, ma non è colpa vostra posso sembrare alquanto strambo con il mio cappotto nero lungo, scarpe nere, un viso colmo di rimpianti e rimproveri, capelli vecchi, anche il mio nome ha perso le speranze, senza niente senza più nessuno. Franco Macellaro è... Altro...
    Voi non mi conoscete, non sapete chi sono, cosa ho fatto durante la mia vita, chi ho conosciuto. Sono uno, un estraneo per voi, per voi tutti intendo, ma non è colpa vostra posso sembrare alquanto strambo con il mio cappotto nero lungo, scarpe nere, un viso colmo di rimpianti e rimproveri, capelli vecchi, anche il mio nome ha perso le speranze, senza niente senza più nessuno. Franco Macellaro è il mio nome, sembra quello di un killer forse, lo leggo negli occhi di te che mi guardi camminare lungo questa strada con una bottiglia di vino in mano e la mia aria cupa. Ognuno mi giudica, mi dà una targhetta in base a qualche piccolo dettaglio di me, eppure non ho mai ucciso mia moglie, la mia ex moglie Carla, una donna lontana da quello che ero, diversa da me, ma mi amava molto, era quello che più adoravo di lei, non aveva occhi che giudicavano perché sapeva leggere le persone solo guardandole. Eravamo felici, all’inizio era tutto semplice e facile, a volte le soluzioni arrivavano da sole, non ricordo quando tutto è iniziato a cambiare, alcuni dicono che ciò è grave perché vuol dire che non te ne sei proprio accorto pur vivendo con lei. Credo di essere d’accordo con loro, è grave, non mi sono accorto che piano piano stavo perdendo mia moglie… Era lì, in quella stessa casa dove vivevo io, lei soffriva, stava male, iniziava a pensare di non amarmi più e io non riuscivo a vedere nulla di ciò, non che Carla si lamentasse anzi era una donna molto forte, probabilmente quando io non c’ero lei piangeva, sfogava i suoi sentimenti. Forse quando parlava mi diceva qualcosa che io avrei dovuto leggere tra le righe nei suoi lunghi discorsi, sordo, stupido o qualunque cosa io sia, mese dopo mese, il rapporto deteriorava sempre di più, tra litigi, notti separati e le persone che iniziavano a entrare nei nostri discorsi, intralciandoci il cammino con le loro chiacchiere. Ma i nostri litigi sapevano d’amore forse poco sì, ma c’era, si litigava ancora, si cercava di migliorare la situazione fin che uno dei due si rimangiava la parola data durante quei rari momenti in cui facevamo la pace, a ogni delusione il nostro amore si indeboliva. Un freddo giorno di febbraio, forse più degli altri o forse lo ricordo così, poiché fu il giorno in cui io Carla smettemmo di litigare… Non credete sia bello ciò, né utile è solo la fine di tutto, noi arrivammo in questa orribile fase in cui ognuno dei due agisce pensando a come far soffrire l’altro, a come trovare la contro risposta migliore per avere ragione, un traguardo importantissimo per alcuni. Di tante cose ne sono venuto a conoscenza solo dopo, le persone chiacchierano, dicono e sparlano e quindi tra il dubbio e le bugie ho scelto ciò che io ricordavo e credevo di Carla. In questi momenti di rabbia e disprezzo si aspetta solo il passo falso, la mossa che da inizio al divorzio, e quella mossa la feci io cercando tra rimpianti e disperazione, qualche gioia che quella cameriera poteva darmi, bastò qualche messaggio, qualche incontro non nascosto bene e al ritorno a casa, di un martedì noioso, trovai sul tavolo della cucina, appoggiato in un piatto come se fosse la mia cena, le carte per l’annullamento del nostro matrimonio da firmare. Dopo due giorni firmai le carte. Lunedì, un altro giorno come gli altri, giro per questa città, non riesco a restare a casa, non ho nulla da fare, e quindi scendo alla ricerca di qualcosa che ormai da anni non trovo. Sì forse vivo di speranza, anche se non troverò mai nulla, non decido cosa mettermi né dove andare, indosso un giaccone se fa freddo o una maglia se fa caldo, ma tu signora che ti sposti insieme a tua figlia se mi siedo su questa panchina non pensare che io sia una persona da evitare perché non ho mai fatto nulla ai miei figli. Li ho amati fino alla fine, ho amato Giorgio quanto Martina, anche se non erano miei figli naturali. Con Giorgio è stato facile fare amicizia, mi sono sempre piaciuti i videogame, cercavo di creare un rapporto con lui comprandogli dei giochi per la playstation e con lui giocavamo quando Carla si vestiva o cucinava, sembrava che dopo mesi qualche speranza stava nascendo, con il tempo avremmo avuto un rapporto normale, non avrei mai cercato di sostituire quella merda del padre, forse avrei voluto essere migliore di lui per dar loro un padre o una figura che gli voleva bene davvero. Purtroppo con Martina non ho potuto creare nessun rapporto, mi odiava, odiava il fatto che la madre uscisse con un altro uomo, ho cercato di spiegargli le mie intenzioni che sarebbe stata la mia principessa se lo avesse voluto. Mi scuso con lei di non aver portato a termine i miei obiettivi, all’inizio provai a farmela amica con i regali, ma non fu così semplice anzi, con la solita risposta me li ridava sempre indietro:<< Grazie del pensiero, ma non ho bisogno di questi regali Franco Macellaro>>. Nome e cognome se ero fortunato altrimenti mi chiamava con il cognome come se fossi uno sconosciuto, pur frequentando la madre da mesi ormai. I regali venivano sempre accettati da Giorgio, essendo giochi da poco usciti, e quindi con Martina cercai altri metodi, lei amava discutere dei film, criticare la sceneggiatura, la recitazione e la trama. Iniziai a guardare film di tutti i generi e cercavo di scrivermi dei commenti su un taccuino con cui avrei discusso con Martina, sembrò funzionare, almeno fino alla sua morte del ventisei Ottobre del duemila tredici, quella macchina che non avrebbe dovuto correre su una strada di città, troppo veloce per poter rallentare, troppo stupido per potersi fermare a dare soccorso… Non urlatemi fallito con i vostri sguardi, quando cammino senza meta per il viale alberato, non sono un reietto né tantomeno uno scansa fatiche. Avevo un lavoro, ero un architetto del municipio di una città non molto lontana dalla mia, con un ufficio semplice quasi vuoto e una piccola reputazione grazie a quel coglione del sindaco che mi affidava degli incarichi che erano stupidi per me, andavo di qua e di là per i piccoli negozi della città, facevo dei sopralluoghi per controllare se il negozio fosse in regola con le norme. La maggior parte dei negozi erano nati in degli edifici occupati prima da altri negozi che erano stati venduti per cessazione dell’attività poiché nessuno poteva fare successo senza i clienti, e questi mancavano da anni e anni ormai in quella città. Andavo dai negozianti, per lo più quasi analfabeti e loro mi regalavano qualche prodotto per chiudere un occhio con le tante irregolarità dell’edificio, credetemi all’inizio della mia carriera ero irremovibile, o tutto era a norma di legge o altrimenti il negozio non apriva. Infatti due negozi non aprirono per colpa mia, cercavo di essere un buon lavoratore, fin quando vidi che quei negozi dopo una ventina di giorni aprivano lo stesso, quel sindaco inutile riceveva qualche bustarella e incaricava un altro architetto che dava il via all’attività, era così triste e deprimente vedere che le norme comunque non erano state rispettate e quei negozianti continuavano tranquillamente con la loro vita. Dopo quelle esperienze decisi, che i soldi erano più importanti dei pensieri e sforzi inutili per migliorare quella città e così mi condannai alla tristezza del mio lavoro.  Molti mi dicono di non dare conto a ciò che le persone pensano di me, ma come si può fare ciò, se i loro sguardi, le loro chiacchiere mi condannano e mi feriscono, basta che una persona dia una targhetta a un'altra e tutti penseranno che sia vero. È l’odierna società che usa questi meccanismi di autodifesa, non si spreca più di tanto a conoscere realmente una persona, ammiro chi riesce a vivere senza dar conto a questi inutili ostacoli, chi riesce a vivere semplicemente come vuole, io forse non ci riesco perché questa mentalità mi è stata imposta dai miei genitori che sempre erano pronti a giudicare ogni mia azione che non rispecchiasse il loro pensiero di come avrei dovuto essere. Vecchie persone o vecchie mentalità erano i miei genitori, troppo grandi per avere un figlio, troppo inadatti a fare questo passo, non è colpa loro perché per troppi anni hanno cercato di avere un figlio senza successo e poi è avvenuto il “miracolo”. Nella gioia hanno dimenticato che io ero una persona viva e cosciente che non poteva essere per forza ciò che loro avrebbero voluto come un semplice soldato, io non sto sull’attenti ne rompo le righe a tuo piacimento papà. Come hai potuto credere che io volessi fare il geometra solo perché avevi conoscenze al comune e quindi si, ho bisogno di sfogare la mia rabbia, criticatemi pure se lo faccio, rompo le bottiglie di vino tristemente tracannate da solo per le vie di questa città. Mi piace bere e non ho bisogno di dirvi perché, bevo e spacco bottiglie contro i muri e rimango seduto a terra a guardare i cocci di vetro inermi, ogni giorno fin quando forse qualcosa troverò o cambierà nella mia vita. Anche gli spazzini hanno rinunciato a raccogliere il vetro su quel muro giù al palazzo dove da piccolo scappavo quando la vita era più dura del solito. Volete sapere perché proprio lì? Perché se invece di scappare dai problemi e subire le conseguenze delle scelte altrui avessi preso in mano la mia vita scegliendo io cosa fare e con chi stare, ora forse racconterei di avventure, di felicità e d’amore. Scusa Carla, ma non ti amavo davvero, volevo dei figli miei e non dei figli che non erano i miei e che mi odiano più di prima, scusatemi gente di quel paese i cui negozi prima o poi vi cadranno addosso e scusa mamma e papà ma io volevo essere uno scrittore.

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    Scritto numero 1

    Come si combatte la solitudine? E io che cazzo ne sò Come si può combattere una cosa del genere Come si può cercare di sfuggire a qualcosa che è così forte? Ti entra nel cervello, ti aggredisce quando sei malconcio Cerca di spremere tutta la tua parte più buona. La solitudine ha il potere di trasformarti in qual cosa che non hai mai visto. Ogni giorno ti svegli, pensi che q... Altro...
    Come si combatte la solitudine? E io che cazzo ne sò Come si può combattere una cosa del genere Come si può cercare di sfuggire a qualcosa che è così forte? Ti entra nel cervello, ti aggredisce quando sei malconcio Cerca di spremere tutta la tua parte più buona. La solitudine ha il potere di trasformarti in qual cosa che non hai mai visto. Ogni giorno ti svegli, pensi che quello è il giorno giusto, in cui uscirai dal letto e la tua vita inizierà Ma a volte quando sei solo, a stento esci dal letto. Giornate infinite, il tempo non passa Ma anche se passa dove va? Cosa ti aspetterà alle 8:15? Perché alle 4 del mattino? Dove devi andare? Sei solo, nessuno ti aspetta, nessuno ti sta cercando. Potresti sparire nell’ombra e forse qualcuno prima o poi dirà, ma quello lì dove sta ? Ma quale solitudine? La mia personalmente è una paura fottuta di stare da solo.  Ma non nell’esistenza, nella vita ci sono persone che ci accompagnano di tanto in tanto in alcune giornate, ma poi vanno via e tornano alla loro solitudine. Io intendo la paura di non condividere il mio mondo con quella giusta Il mio cuore è a pezzi. La mia anima, stracciata, dove deve andare? Da chi andrò? Se torno da lei il mio dolore passerà? E se torno da lei chi mi dice che sarà quella giusta? Le persone si lasciano, e dopo pochi giorno puff, eccoti la nuova tipa di turno. Ma come cazzo fate? Solitudine e silenzio, due armi letali La solitudine chiama il silenzio, e a poco a poco, stai scivolando nel buio. I tuoi pensieri varcano confini che mai prima di ora avresti pensato. Ti portano negli angoli malfamati del tuo inconscio, ed è lì che caschi, forse le prime volte ti rialzi. Ma sei sicuro che riuscirai ad alzarti la prossima volta? Io ho paura di cadere, e se quella volta non ci sarà nessuno a prendermi, sento che potrei rimanere lì, a terra. In fin fine potresti ascoltare quella vocina, chi te lo vieta, chi ti dice che devi per forza viverti la tua vita a pieno. Chi ti dice che forse non è quello il tuo destino, magari se non lo fai, il tuo dolore potrebbe spingerti oltre, potresti ferire altri Quindi perché non ti alzi e vai? Non sforzarti di dire a nessuno ciao, a nessuno fregherà niente. Non ci sei più, consolati delle lacrime di qualche  Strano come adesso che ci pensi, le cose sembrano più facili, la testa smette di pulsare, il silenzio è più tranquillo, all’improvviso i pensieri si sono placati.  tutti sugli spalti attendono con ansia il gesto Una strana calma ti circonda, mormori di fondo, telefono accessi pronti a riprenderti, aspettano. Sei lì, ti vedo anche io. So che lo stai pensando, non ti conosco ma qualunque sia la tua solitudine, posso capirti. Fatti bastare questo Ora però ti devo lasciare, io sono già passato troppe volte su questa strada, la terra sotto i miei piedi mi conosce, mi accoglie con grazia Non striscio e non biascico Sono pronto A testa alta

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    Accampati!

    Ci stringemmo attorno al fuoco appena acceso, le fiamme iniziarono a lambire il ceppo alla base mentre consumava i rametti più sottili e il fumo permeava l'aria.Intanto un calderone pieno di aromi e verdure, si trovava in attesa di cuocere sopra di esso.《 Ne è passato di tempo dall'ultima volta... 》bisbigliai malinconico, era da quando il mio villaggio era stato spazzato via assieme ai suoi ... Altro...

    Ci stringemmo attorno al fuoco appena acceso, le fiamme iniziarono a lambire il ceppo alla base mentre consumava i rametti più sottili e il fumo permeava l'aria.

    Intanto un calderone pieno di aromi e verdure, si trovava in attesa di cuocere sopra di esso.

    《 Ne è passato di tempo dall'ultima volta... 》bisbigliai malinconico, era da quando il mio villaggio era stato spazzato via assieme ai suoi abitanti che non mi accampavo in compagnia e accendevo un fuoco.

    Una gomitata al fianco mi ridestò e mi fece sfuggire un lieve lamento.

    《 Pensieri indecenti umano? i miei preferiti! 》mi sussurrò la succube melliflua, accarezzando con una mano uno dei suoi corni che spuntavano appena dalla sua chioma rossastra.

    《 Già affamata Irania? preparo le vivande 》cercai di svincolarmi dal suo sguardo magnetico, l'ultima volta che mi ero soffermato troppo sulle sue triplici iridi per occhio, a malapena ero sopravissuto.

    Sentii il cuore accellerare appena e il petto ardere come se avessi tracannato in un unico sorso tutto il liquore della cerimonia d'iniziazione.

    《 Mi piace già cosa sto assaporando adesso, Dreik! 》mi pungolò accentuando il messaggio sottinteso e sfiorando con uno degli artigli le sue labbra.

    Riuscii a girarmi dall'altra parte, serrando le palpebbre come se dei tizzoni ardenti fossero finiti nei miei occhi.

    Quella fune invisibile che sembrava tirarmi con forza crescente verso di lei scomparve di colpo.

    Come se del cotone avesse invaso le mie orecchie, i suoni arrivavano ovattati, ma seppur lentamente tornarono con la stessa velocità con cui erano scomparsi.

    《 ... sempre a rovinare tutto, voi colombelle! 》la sentii lamentarsi con quel tono falsamente innocente e vagamente infantile.

    《 e smettila di puntarmi quelle tre paia di ali, sarebbe un peccato rovinare quel brodo con quelle piumaccie. Mi irriterebbero la gola! 》si lamentò il demone goliardicaménte verso il serafino.

    《 Probabilmente ti piacerebbe pure, demone. 》disse con un certo disgusto Elanor, la durezza dell'ultima parola cozzava con la gentilezza usuale che trasmetteva la sua voce.

    《 Perchè non proviamo, boccoli d'oro! 》continuò ad istigarla non nascondendo che si stesse divertendo.

    L'angelo non reagì alla provocazione e la vidi incrociare le braccia di fronte al seno, le ali si ripiegarono però mantenendo le penne remigranti irte come in attesa di un attacco imminente.

    Mi diressi verso la borsa da cui tirai fuori alcune striscie di carne essiccata assieme a della carne fresca, avrebbe contribuito a migliorare il brodo.

    Consegnai le striscie di carne secca a loro due, mentre io tagliai a cubetti la carne da cuocere e mordicchiavo la mia striscia.

    《 Dammene un paio... 》mi chiese Irania indicandomi con un dito la carne appena tagliata.

    Guardai la carne un pò perplesso ma la consegnai senza proferir parola anche se nel mio volto era ben visibile il dubbio.

    Lei prese la coppia di cubetti ridacchiando tra sè e li infilzò in un rametto che trovò accanto al suo fianco.

    Guardandomi ancor più divertita, mise la carne vicino al fuoco e l'altra estremità la conficcò salda nel terreno.

    《 Proprio come fate per i Marshmallows! 》mi disse come se fosse una cosa abbastanza ovvia, spalancando gli occhi e indicando con entrambe le mani il bastoncino.

    《 È inutile, neanche ricordano i draghi d'acciaio che li spostavano rapidamente o le immense zattere di ferro che usavano per navigare. Figuriamoci se conosce un dolce riscaldato sul fuoco! 》si intromise nella discussione Elanor.

    Le guardai entrambe con sgomento senza comprendere come potessero esistere simili cose.

    《 Magia degli antichi. Il ferro non può galleggiare ed un animale fatto di metallo non l'ho mai visto! 》pensai, liquidando la cosa come una delle tante cose inspiegabili del passato.

    《 Prevedibile in una specie con una vita tanto corta, Vesna me lo ripeteva per decadi fino alla nausea. 》mi canzonò la succube.

    《 Ok, allora devi essere un demonietto molto vecchio per conoscere bene gli antichi. E questa Vesna lo è probabilmente più di te! 》andai al contrattacco, ma dovevo rimanere cauto poichè non potevo fare sempre affidamento sul serafino.

    《 Veramente ho soltanto un paio di migliaia di anni, un diavoletto appena apparso praticamente! 》mi rispose allargando le braccia ed enfatizzando maggiormente dispiegando le ali.

    Le fiamme creavano strani riflessi in quelle ali nere come la notte, la membrana elastica che le componeva era ipnotica e letale quanto la loro proprietaria.

    《 E mia madre Vesna era giovanissima quanto lo sono adesso io quando mi ha avuto... se lo desideri posso chiamarla! 》l'ultima parte me lo disse passandosi la lingua tra i denti in maniera suadente e non era difficile pensare a ciò che potesse pensare continuamente una succube.

    《 Avrei preferito che il concilio ci avesse mandato Belfagor, lui avrebbe provato a squarciarci un paio di volte la gola ma una volta che gli avessi reciso qualche arto avrebbe smesso! 》si lamentò Elanor sospirando rumorosamente.

    《 Quando la dea ti generava doveva essere di cattivo umore, ali d'argento. 》proruppe Irania con un sorrisetto cattivo, ma continuo a parlare senza dare il tempo di replicare all'angelo.

    《 Probabilmente neanche sai che giorno è oggi, vero ossa fragili? 》mi chiese conoscendo già la risposta.

    《 Gli antichi festeggiavano questo giorno dandogli il nome di Halloween, é il giorno in cui la distanza tra le nostre dimensioni è talmente sottile che basta un graffio per unirli ed entrare nel vostro mondo. 》mimò con gli artigli quanto detto prima e gesticolando come se strisciasse dentro un tunnel.

    《 Un portale naturale che dura una sola notte. 》tagliò corto il serafino.

    《 Tu mai una gioia eh... a parte apatia e ira vero? 》la rimbeccò il demone, fu un attimo e si rigirò nuovamente verso di me per continuare la sua spiegazione.

    《 La notte in cui i cuccioli umani si vestivano per imitarci e chiedere i dolcietti agli umani adulti. 》disse raggiante più del solito, doveva essere stato un periodo felice per lei.

    《 Se vuoi ti mostro qualcosa, vuoi vero? 》quasi mi supplicò ed io non potei far altro che abbassare il capo in segno di assenso.

    Uno schiocco di dita ed il paesaggio attorno a noi fu invaso da strane palle arancioni con diversi volti intagliati su di esse.

    Una fiamma dentro le cavità di quei volti sorridenti o ringhianti, fluttuava sospinta dal vento e creava l'illusione che fosse animata.

    Alcune figure che assomigliavano ad esseri umani, erano legati a dei pali e rimanevano immobili.

    Alcuni avevano la pelle verde decadente con alcune parti del corpo mancanti, mentre altri portavano uno strano mantello nero e con i denti più aguzzi di Irania.

    Ora, sicuramente chi tra di voi mi segue da quando sono caduto da quella torre senza tramutarmi in una gelatina rossa dovrebbe sapere che ne ho viste di zanne... ma quelle di questi esseri in mantello sono veramente esagerate!

    Dei strani fuochi comparvero in mezzo ai rami degli alberi, ognuno di loro emetteva luce di colore diverso e si affievoliva per rinvigorirsi subito dopo, creando una danza estasiante.

    Sotto di essi delle piccole figure evanescenti si muovevano intorno a noi in cerchio, con delle maschere con lineamenti distorti a nasconderne il volto e nella mano stringevano un cestino penzolante.

    Una musica allegra invase le nostre orecchie, un coro di voci dicevano qualcosa nella loro lingua sconosciuta ma rimanevano gradevoli accompagnando la melodia.

    Mi sentii rapito da quella scena apparsa dal nulla, la succube aveva perfettamente ragione a ritenere divertente questa usanza.

    《 wow, questo allora è Halloween! 》esclamai eccitato da una festa di questo tipo, da noi il massimo del divertimento era una battuta di caccia proficua oppure uno scherzo al sarto del villaggio.

    Un sorriso estasiato mi si incollò sulle labbra senza che potessi evitarlo, durò appena un istante ma morì altrettanto rapidamente perchè qualcuno mi afferrò le spalle e mi ritrovai rapidamente a terra.

    Un odore fetido e pungente mi raggiunse le narici, qualcosa cercava di sovrastarmi e sulle spalle sentivo qualcosa di liquido che si muoveva sul corpo.

    Riuscii a girarmi su me stesso più per mera fortuna che sovrastando il mio nemico a livello di forza.

    Sbarrai gli occhi appena vidi quell'essere composto da fanghiglia spalancare la bocca, non erano presenti denti però al loro posto delle pietre aguzze li sostituivano egreggiamente.

    In una frazione di secondo, l'essere fu colpito di piatto dalla lama del serafino allontanandolo da me e una palla di fuoco si infranse su di esso senza lasciargli scampo.

    Mi girai verso le mie salvatrici con la tacita domanda nel mio sguardo che richiedeva una spiegazione.

    《 Ottima mira, vero? 》mi disse ammiccando con l'occhio e soffiando sulla punta dell'indice proteso che era attorniato da del fumo scuro.

    Qualunque cosa volesse dire non gli badai molta attenzione poichè la mia attenzione fu rapita dal calderone rovesciato, e questo poteva significare soltanto che anche oggi non avremmo cenato.

    《 Bene, scordiamoci della cena ed anche di un sonno ristoratore. Hai soltanto indicato la nostra posizione a tutte le creature di questa foresta! 》redarguì l'angelo al demone e ripose la sua spada nel fodero.

    《 Adesso l'umano andrà a riposarsi che domani ripartiremo per l'assemblea dei caduti. 》ordinò il serafino, la succube cercò di proferir parola ma un occhiataccia da parte di Elanor la zittì.

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    Nuovo Mondo!

    Racconto partecipante al contest "il personaggio misterioso" del gruppo Facebook "Scrittori in Gioco". Linee guida, 2000 parole massime e utilizzo di un personaggio proveniente da qualsiasi piattaforma e opera che comunque sia famosa. Senza nominare il personaggio. Link: https://www.facebook.com/events/1885724178438150/permalink/1885750358435532/Leggi qui il testo completo di quasi 2000 parol... Altro...

    Racconto partecipante al contest "il personaggio misterioso" del gruppo Facebook "Scrittori in Gioco". Linee guida, 2000 parole massime e utilizzo di un personaggio proveniente da qualsiasi piattaforma e opera che comunque sia famosa. Senza nominare il personaggio.

     Link: https://www.facebook.com/events/1885724178438150/permalink/1885750358435532/

    Leggi qui il testo completo di quasi 2000 parole!

    Tutti i personaggi sono di proprietà Square e Square enix appartenenti alle saghe videoludiche come Final Fantasy e Dissidia.

    Tale racconto può essere considerata una fanfiction a tutti gli effetti e vuole mettere in correlazione i mondi di tali videogiochi a seguito della compressione temporale avvenuta durante la trama di Final Fantasy 8.

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    Storie Per Non Dormire 03 – On The Road

    Ejay Ivan LacSTORIE PER NON DORMIREON THE ROADCapitolo 1On The RoadAlessandro e Mirko stavano percorrendo in auto una buia strada di montagna, erano circa le dieci di sera di Ottobre e la pioggia aveva appena smesso di cadere.Erano diretti verso un piccolo paesino, entrambi appassionati di ufologia, sapevano che da quelle parti molte persone raccontavano di misteriose luci nel cielo. Incuriositi s... Altro...

    Ejay Ivan LacSTORIE PER NON DORMIRE

    ON THE ROADCapitolo 1

    On The Road

    Alessandro e Mirko stavano percorrendo in auto una buia strada di montagna, erano circa le dieci di sera di Ottobre e la pioggia aveva appena smesso di cadere.

    Erano diretti verso un piccolo paesino, entrambi appassionati di ufologia, sapevano che da quelle parti molte persone raccontavano di misteriose luci nel cielo. Incuriositi si misero in viaggio per soggiornare quattro giorni a Pontechianale.

    La strada era molto deserta, la nebbia cominciava a scendere limitando la visuale. Alessandro accese i fari fendinebbia rallentando l'auto: "Porca miseria, non si vede niente, pazzesco".

    Mirko: "Quanto dovrebbe mancare alla destinazione?"

    Alessandro: "Circa quarantacinque minuti, ma con questa andatura anche settanta"

    Mirko: "Il navigatore continua a dare quarantacinque"

    Alessandro: "Sembra che non si stia muovendo di una virgola. Ma si è bloccato?"

    Mirko: "Ok aspetta, provo a riavviarlo", provò a reimpostare il navigatore ma il segnale era totalmente assente, la fitta nebbia divenne sempre più intensa, la luce dei fari era come se stessero puntando contro ad un muro bianco.

    Alessandro fermò l'auto non credendo ai suoi occhi, la nebbia era così compatta che era quasi come se fossero sommersi sotto una montagna di neve.

    Alessandro: "Pazzesco!!! ma che sta succedendo? non si vede proprio niente"

    Mirko: "Ma è nebbia? sembra quasi fumo o roba simile"

    Alessandro: "Dici che sta andado a fuoco qualcosa, i boschi? Non sento odore di bruciato"

    Mirko: "Aspetta sento qualcosa, sembra quasi come se la strada stesse vibrando"

    Alessandro: "Starà passando un tir? Il motore dell'auto è spento"

    La nebbia cominciò a dissolversi, la strada ritornò ad essere visibile. Alessandro accese l'auto e rimise i fari fendinebbia, riprendendo il percorso. Anche il navigatore ritornò a funzionare indicando cinquantanove minuti all'arrivo. Ma qualcosa incuriosì Mirko, il suo orologio segnava la mezzanotte, provò a controllare il suo smartphone e anche li segnava la mezzanotte, così come il navigatore.

    Guardò il suo amico e gli chiese di controllare l'orologio: "Hey Ale, anche il tuo orologio segna la mezzanotte?". Alessandro controllò e anche il suo segnava lo stesso orario.

    Alessandro: "Come è possibile? Sicuro che erano le dieci prima che ci fermassimo?"

    Mirko: "Certo, erano esattamente le dieci, posso esserne sicuro. Che diavolo sta succedendo?"

    Improvvisamente uscirono dalla nebbia, la strada finalmente era limpida. Alessandro vide una sosta di emergenza al lato della strada e si fermò lì, cercando di capire cosa sia successo.

    Alessandro: "Qualcosa è successo, quella nebbia ci ha tenuti li dentro dalle dieci a mezzanotte, senza che ci accorgessimo di nulla"

    Mirko: "Cosa sarà stata quella vibrazione?"

    Alessandro: "Aspetta, guarda la, in fondo alla strada... c'è qualcosa". Indicò il fondo della strada dove si trovava la figura in lontananza di un uomo, con un lampione che lampeggiava sopra di lui. Mirko prese la videocamera e filmò, Alessandro provò ad accendere la macchina ma Mirko lo fermò: "No!!! non facciamoci notare, c'è qualcosa di strano in questa storia".

    Mirko: "Aspetta... aspetta un secondo. Questa persona è nuda..."

    Alessandro: "Nuda? Senza vestiti?"

    Mirko: "Si ho fatto lo zoom, non porta i vestiti ed è girato di spalle"

    Dalla videocamera videro la testa dell'uomo girarsi completamente di scatto verso di loro sorridendo. Cominciò a camminare all'indietro con la testa girata e il passo molto veloce. Alessandro cercò di mettere in moto, mentre Mirko anche se spaventato continuava a filmare.

    Gridò ad Alessandro di sbrigarsi, l'uomo era sempre più vicino alla loro auto, riuscì ad accenderla accelerando verso di lui per poi schivarlo, si allontanarono velocemente da lui per proseguire la loro strada.

    Mirko: "Cosa? Cosa cazzo abbiamo visto... ma che cos'era?"

    Alessandro: "C'è qualcosa di paranormale in questa zona e noi ci siamo finiti dentro".

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