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    -fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza- (Inferno, canto XXVI)Ah, sì, l’inferno! Luogo di sepoltura per l’anima!Io son già stato all’inferno, e da poco son tornato.Pensavo d’incontrar, meschino, della tenebra il giullare,eppure m’appare, in un sussulto, della luce il portatore.Quel ceppo, nelle carni stretto, ancor mi duole e trattiene,non mi lascia poich... Altro...

    -fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza- (Inferno, canto XXVI)

    Ah, sì, l’inferno! Luogo di sepoltura per l’anima!

    Io son già stato all’inferno, e da poco son tornato.

    Pensavo d’incontrar, meschino, della tenebra il giullare,

    eppure m’appare, in un sussulto, della luce il portatore.

    Quel ceppo, nelle carni stretto, ancor mi duole e trattiene,

    non mi lascia poiché andarmene non conviene.

    L’attracco alla mente è l’approdo che lui vuole,

    perché, dimmi, quando entri in quel girone,

    riuscirai mai a risalirne lo sperone?

    Approssimato ormai per sempre a quel luogo,

    la mia anima sospira e aspira a un mondo luminoso.

    Non andar molto lontano, poiché l’ombra della notte

    ti segue e con la mano ti accompagna.

    L’inferno non cercarlo in un altrove,

    poiché, se ben guardi, è qui, in ogni dove!

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    I pazzi iniziano dove finisce la loro comprensione

    In coda al supermercato, un sabato pomeriggio.Me ne stavo lì in coda al supermercato e vedevo i carrelli davanti e dietro e intorno. Ovunque carrelli. Ma cosa c'era nei carrelli? E c'era un uomo corpulento...scusate, volevo dire grasso, la mania del politicamente corretto ci ucciderà più dei trigliceridi. Ma poi voi se foste una puttana vorreste essere chiamati/te operatrice sessuale? Nel suo c... Altro...

    In coda al supermercato, un sabato pomeriggio.

    Me ne stavo lì in coda al supermercato e vedevo i carrelli davanti e dietro e intorno. Ovunque carrelli. Ma cosa c'era nei carrelli? E c'era un uomo corpulento...scusate, volevo dire grasso, la mania del politicamente corretto ci ucciderà più dei trigliceridi. Ma poi voi se foste una puttana vorreste essere chiamati/te operatrice sessuale? Nel suo carrello c'erano wurstel, una montagna di wurstel. Stava parlando ad una signora lì accanto e diceva che lui adorava i wurstel. Poi stava dicendo anche che strozzerebbe il suo capo al lavoro. Deduco che scarica sui wurstel. La soluzione di trasformare il suo capo in carne da wurstel non la prendeva in considerazione. Spesso il cibo è il simbolo dell'autoflagellazione masochistica quando non riesci a essere violento con gli altri, che non è nella tua natura. Dimmi come mangi e stenderò io tuo profilo psicologico. La signora che parlava con il tipo sovrappeso era magra come un'acciuga di quelle che mettono sulle pizze il sabato sera quando danno fondo alle scatole di acciughe che hanno lì da quando c'era la lira...epperò te le vendono in euro. Lei odiava il suo capo. Cavolo, ero nel supermercato dei paria vessati da capi. Era celiaca. Nel supermarket dov'ero c'era uno scaffale intero per celiaci. E ovviamente, in coda, non si ha niente da fare, esauriti i like sui social ( lasciamoli stare per un po', magari più tardi ci sembreranno tanti, anziché vederli volta per volta che sembrano sempre pochi-tranquilli, nessuno vi vuole bene lo stesso e pochi leggono veramente quello che avete scritto, già se mettete una foto è un like sincero che significa: grazie per non aver scritto niente e avermi mandato il cervello in pappa...che in molti non si capisce la differenza fra il prima e il dopo...il cervello in pappa), che si fa? Si chiacchiera amabilmente. Mi sono fatto una cultura sui celiaci. Non è una cosa da poco essere allergici al glutine. Praticamente devi cambiare passaporto...figuriamoci, un italiano allergico alla pasta! Ma se la chiediamo anche all'estero. Persino in Cina, la chiediamo ( trova l'assurdità di quest'affermazione e vincerai la mia stima...bè, è chiaro, non voglio mandarvi il cervello in pappa, i Cinesi hanno inventato la pasta!). Questa fa il paio con quel mio amico pugliese che per fare l'arguto disse:”a me quando parlo in dialetto mi capiscono persino in Spagna”. E certo, se sei pugliese e hai avuto i Borboni. C'è pure il caffè, Borbone, al mio supermercato. Insomma la signora la capivo e la misericordiavo, senza pietismi, quelli li lascio a Salvini mentre fa la spesa tricolore all'Esselunga. M'è scappata la satira, scusate, del resto Salvini, satiricamente , è una tautologia vivente. Guardavo la spesa sul nastro della cassa di una signora davanti a me: birra, olio per frittura, maionese, wurstel, hamburgers, patatine, fonzies( scusate, questa la debbo dire a latere...sapete quegli uomini che camminano sulle spiagge tutto muscoli e spalle larghe e faccia squadrata e sguardo all'orizzonte del vasto latifondo del globo terracqueo? Nelle mutande gli s'intravede un minuscolo fonzie e lui non saprà mai di essere una satira di costume, da bagno, appunto, vivente!), che a un certo punto ho detto, signò..e già mi ha guardato con sospetto, come, questo a Milano, mi chiama signò e non sciura? Uhmmm, sentono puzza di terrone. Signò, dico, a casa sua i trigliceridi si sono arresi per omeopatia?Non conosco questa malattia, mi risponde. E certo, che pretendo pure di essere capito?Cazzooo, ho dimenticato il dado, e come faccio senza dado? Già, penso io come farà senza dado. Se vuole dare un po' di sapore a questi cibi industriali, il dado, ci vuole, i dado è tratto. Ah, le urlo da dietro, “alea acta est? Tangenziale ovest, prego, è stata la risposta! I pazzi iniziano dove finisce la loro comprensione!

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    La mosca

    La mosca.Stavo azionando le mie ali mesotoraciche e ad un tratto entrai nel pronto soccorso di un he gli umani chiamano Milano. Mi posai su un banco della reception, come veniva chiamato dagli umani. Dietro al banco c'era una ragazza umana , giovane. Riceveva le prenotazioni di certi esami che vengono chiamati Risonanze Magnetiche. C'erano delle persone umane che dovevano fare questo tipo di esami... Altro...

    La mosca.

    Stavo azionando le mie ali mesotoraciche e ad un tratto entrai nel pronto soccorso di un he gli umani chiamano Milano. Mi posai su un banco della reception, come veniva chiamato dagli umani. Dietro al banco c'era una ragazza umana , giovane. Riceveva le prenotazioni di certi esami che vengono chiamati Risonanze Magnetiche. C'erano delle persone umane che dovevano fare questo tipo di esami per capire se erano malate o meno. Io strofinavo le zampine, ferma sul banco della reception, indisturbata. Mi stavo rilassando. Fuori stava arrivando l'autunno e iniziava a fare freschetto, lì dentro in quell'antro due piani sotto terra dove gli umani facevano le Risonanze Magnetiche, si stava bene. Una umana un pò anziana, curva, grigia di capelli, occhiali da vista, non sembrava sentire bene, stava parlando con la ragazza dietro il banco della reception. La ragazza urlava e ripeteva cose ma la signora anziana non sentiva. La ragazza sbuffava e commentava con la collega , un'altra ragazza umana seduta al suo fianco, che pizza, sti anziani, non capiscono niente. Ma la signora capiva tutto, solo che non sentiva bene. La ragazza ripetè che doveva togliere tutte le cose di metallo e le monete dalle tasche dei pantaloni e mettere tutto via. La signora aveva la gonna e disse non ho niente nella gonna. La ragazza ripeteva quelle cose 200 volte al giorno. Non vedeva l'ora di finire il turno e andarsene a casa. Sarebbe diventata vecchia e sarebbe stata trattata a quel modo, come una disabile. Che strano, questi umani, chiamano umane le loro reazioni, umani i loro sentimenti e dicono di noi mosche che facciamo schifo perchè ci posiamo sugli escrementi. Ma noi siamo pulite. Io per esempio ho raccolto un pò di gel caduto sul bancone della reception e mi sto strofinando le zampe. Gli umani stringono mani non lavate di uomini umani che hanno orinato se non peggio senza disinfettarsi le mani e si sentono puliti! Stringono le mani ad assassini, ladri, truffatori, che si sono disinfettati bene le mani e si sentono più puliti di noi mosche che voliamo su milioni di cadaveri prodotti da quegli stessi esseri umani che hanno, per inciso, cessato di essere umani. Si avvicinò alla reception un umano di pelle nera. Non parlava bene la lingua della ragazza umana dietro la reception. La ragazza umana disse all'umano nero di compilare bene un questionario e gli passò una cartella col questionario a cui rispondere, con una penna blu. L'umano nero compilò come potè il questionario di cui non capiva alcune cose e si avvicinò alla ragazza umana dietro la reception per farsi aiutare. Vi abbiamo aiutato già abbastanza a tenervi qui con noi, disse la ragazza umana dietro alla reception. Interessante, pensai, gli umani non si considerano uguali, ma tendono a distinguersi per colore. Noi mosche non abbiamo questo problema, perchè siamo tutte nere ed è questo forse il motivo per cui quando si vede una mosca bianca ci si meraviglia. Ma non per questo cessa di essere mosca. Noi quando vediamo una mosca bianca ne esaltiamo le sue virtù. Tra gli umani non sembra essere così, quando vedono umani di altri colori ne esaltano i difetti. Che strani che sono gli umani. Si credono i padroni del mondo, credono di poter comandare su tutti gli esseri viventi, ma davanti ad esseri minuscoli come virus e batteri sono impotenti. Finii di riposarmi e volai via dalla reception, per i corridoi, libera e felice, nessun geco o lucertola in giro, nessun mio nemico naturale, tutti debellati dagli uomini per i quelli noi mosche non contavamo niente e potevamo essere schiacciate come mosche in qualsiasi momento. Gli umani ci hanno sempre odiato. Perchè ce ne siamo sempre state lì a guardare come gli umani avessero cessato di essere umani. In fin dei conti i bradipi erano più interessanti degli umani. Se ne stavano su un albero a mangiare foglie e scendevano dall'albero una volta alla settimana per fare i loro bisogni. Non avevano molto da dire quando ci avvicinavamo, se ne stavano perciò zitti. Per cui la scena era zitti e mosca. L'uomo era solo capace di farsi venire una mosca al naso e in alcune zone del pianeta negli anni '70, gli umani non facevano nemmeno sapere che temperature ci fossero a Mosca. Inoltre da bambini ci imitavano quando stavano in gruppo e bendavano qualcuno giocando a mosca cieca. Sono ridicoli, questi umani, ogni tanto qualcuno di loro si illude di fare la mosca cocchiera, ma dimentica che non si può avere il miele senza le mosche. Dio ha creato milioni di esseri viventi ciascuno con uno scopo, una funzione. Di noi mosche gli umani dicono che portiamo malattie. Ma non è vero. Noi siamo solo dei segnalatori, indichiamo dove ci sono malattie, non le portiamo noi. Noi potiamo ronzii, l'uomo porta urla, epidemie e bombe atomiche. Poi ad un tratta un uccello in volo mi ingoiò. Ora sono rinato umano. Sono in coda alla reception di un ospedale milanese, e devo fare una risonanza magnetica. Sul banco della reception c'è una mosca che si è appena posata. Avverto qualcosa di familiare. Poi qualcuno mi chiamò: "Siddharta Gautama?". Sono io dissi. Ha compilato il questionario? Chiese la ragazza dietro la reception. Non ancora, vorrei farmi aiutare, dissi. Vi abbiamo già aiutati sin troppo, disse la ragazza. Guardai la mosca. Avevi sempre pensato che la loro presenza indicasse epidemie. Fui contento di non essermi sbagliato.

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    Fra i miei domani

    E ti ho detto mille volte che non puoi restare; L'ho detto a me stessa attraverso di te, e sono stata ingiusta, anche con me stessa. La scoiattolina ne "La spada nella roccia" si accorse che Artù non poteva restare dopo che ormai lo desiderava già, ma non fu colpa sua, perché le sembianze di Artù erano quelle di uno scoiattolo qualunque quando accadde, mentre tu non eri uno qualunque fin dall'... Altro...

    E ti ho detto mille volte che non puoi restare; L'ho detto a me stessa attraverso di te, e sono stata ingiusta, anche con me stessa. La scoiattolina ne "La spada nella roccia" si accorse che Artù non poteva restare dopo che ormai lo desiderava già, ma non fu colpa sua, perché le sembianze di Artù erano quelle di uno scoiattolo qualunque quando accadde, mentre tu non eri uno qualunque fin dall'inizio, e io l'ho sempre saputo. Quindi, adesso? <<Per me va bene così.>>. Hai e abbiamo già detto abbastanza? Senza che sia successo nulla, le parole, e solo quelle, che peso possono avere? O sei follemente innamorato o niente. <<Io sono qua.>>. Non me ne faccio nulla. Una vita non la puoi cambiare cancellando il passato. Il passato è l'unico che resta com'è esattamente accaduto e, a volte, troviamo che le persone cambiano, altre, siamo fermamente convinti che non possano cambiare mai, e a volte vale l'una, altre l'altra, a volte accade, altre no, tranne il passato. <<Se non sei amore, niente, neanche un'emozione>>.<<Ma l'amore non si dice soltanto, accade, ti stravolge e un desiderio diventa il tuo "dentro di te">>.<<Cosa c'è dentro di te?>>.<<Tu>>.<<Solo la sera, negli spazi angusti e reconditi che restano nella tua giornata>>.<<Nei momenti in cui vorrei accadesse con te. Mi addormento così, sognandolo>>.<<E non capisco più esattamente chi sono io e chi sei tu, se prima i desideri appartenevano solo a te, perché io non mi nutrivo di niente che fosse meno di un amore totale e completo>>.<<Perché il mio amore è imperfetto? Io ho bisogno di presenze, odori, sguardi, strette allo stomaco, respiri bloccati che si riprendono solo con mille baci>>.<<Ma questo non può accadere>>.<<L'amore accade, se lo vuoi>>.<<Così, con le nostre vite incasinate, non posso>>.<<La pena la conosci>>.<<Devo perderti, non ho altra scelta>>.<<Non mi oppongo, a te la scelta>>.<<E se torno indietro? Avremmo un bacio in sospeso>>.<<Potremmo ritornare, tu decidi. Più di un bacio e allora dovrai abbandonarti tu a me>>.<<Non potrei mai>>.<<Allora non tornare. Se non puoi amarmi, non tornare>>.

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    Le quattro categorie

    Il mondo si divide in quattro categorie: quelli che rompono le palle, quelli che si rompono le palle, quelli a cui rompono le palle e quelli che rompono le palle perché gli rompono le palle.Almeno una volta nella vita, tutti noi facciamo parte di queste categorie e anzi, molto spesso, saltiamo da una all'altra quasi senza rendercene conto. Questo è sempre stato il mio pensiero su come andassero ... Altro...

    Il mondo si divide in quattro categorie: quelli che rompono le palle, quelli che si rompono le palle, quelli a cui rompono le palle e quelli che rompono le palle perché gli rompono le palle.

    Almeno una volta nella vita, tutti noi facciamo parte di queste categorie e anzi, molto spesso, saltiamo da una all'altra quasi senza rendercene conto. Questo è sempre stato il mio pensiero su come andassero le cose nel mondo e niente poteva farmi cambiare idea.

    Esisteva però anche una quinta categoria, quella di cui speravo di far parte, quella che conteneva solo pochi eletti in confronto all'enorme numero di persone che popolavano le prime quattro: la categoria delle persone che non rompono le palle. M’impegnavo quotidianamente per non essere un rompipalle ma, in numerose situazioni, questo mio sforzo risultava vano e allora finivo per rompermi le palle, rientrando così a pieno titolo nella seconda categoria.

    Per dirla tutta, finivo di frequente anche nella terza categoria. E già, la non facile condizione di non rompipalle espone alle vessazioni e ai soprusi di grandissimi rompipalle i quali, profondamente innamorati della loro categoria, fanno di tutto per rimanervi attaccati. Un membro della prima categoria ha bisogno che il resto delle persone si accorga della sua esistenza perché si nutre di quello e vive per quello, se passa inosservato, viene a mancare la legittimazione del suo essere rompipalle da parte di chi non lo è. Da lì, l’escalation è un attimo. Ti rompono le palle, ti rompi le palle perché ti rompono le palle, rompi le palle perché ti rompono le palle, diventi un rompipalle. Preciso, pulito, neanche te ne accorgi. Una volta innescato il processo, c’è ben poco da fare, la strada è tracciata e non si torna indietro. Lo senti, lo percepisci che le cose stanno cambiando, in giro le facce hanno sguardi diversi, la pizza è meno saporita, i tuoi amici fanno cagare, inizi a vedere cessa anche Ornella Muti. Sì, proprio lei, Francesca Romana, quella che da brufoloso adolescente osservavi davanti al letto prima di addormentarti. Come dicono nei film americani, ci sei dentro fino al collo, stai a galla in un mare di rottura di palle che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude, in un rigurgito di leopardiana memoria che in quanto a rottura di coglioni non è secondo a nessuno.

    Perché in quei casi viene in mente Leopardi e non Montale, perché? No dico, in confronto, se proprio è inevitabile rompersi le palle, molto meglio meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto.

     Vuoi mettere Giacomo con Eugenio? Leopardi, una vita di merda a Recanati, brutto, gobbo, malato, muore a 39 anni che sembra ne abbia il doppio. Montale, belìn, nasce a Genova ed è certamente sampdoriano, con quella faccia da nonno buono, senatore a vita, premio Nobel per la letteratura nel 1975, come fai a non amarlo.

    La sfida poetica, determinata dalle incrostazioni del liceo classico, aveva un terzo incomodo, l’inventore di neologismi più famoso d’Italia, il Vate Gabriele D’annunzio. Le simpatie verso il poeta pescarese erano dovute non tanto al fatto che fosse fascio, cioè l’estremo opposto alle mie idee politiche, quanto alla creazione dell’acronimo Saiwa, il marchio dei miei fedeli biscotti della colazione e alle lodi tessute verso il Nepente, Cannonau rosso rubino dal gusto intenso, ottimo per le carni alla brace.

    C’era poi quel verso finale, quello che conclude “La pioggia nel pineto

    «Piove su le nostre mani

    Ignude,

    Su i nostri vestimenti

    Leggeri,

    Su i freschi pensieri

    Che l'anima schiude

    Novella,

    Su la favola bella 

    Che ieri 

    M'illuse, che oggi t'illude, 

    O Ermione»

     

    I vestimenti leggeri ricordavano “quella sua maglietta fina tanto stretta al punto che m’immaginavo tutto”. Fina e non Fila, come per anni aveva pensato e cantato. Lì, descritta in una sintesi folgorante, c’era la fotografia della mia storia con Giulia, una favola bella che mi aveva illuso e che ancora continuava a illudermi con rabbia.

    A pensarci bene, che cavolo c’entra tutto questo con le cinque categorie del mondo? C’entra e pure parecchio. Durante la nostra breve storia, avevo scritto numerose poesie, parola grossa, io le chiamavo “stronzate” e a Giulia erano piaciute, la facevano sentire importante, amata, viva. Avevo trascritto le migliori in un quaderno intitolato “Storie dell’allegra tristezza” e un giorno, con le mani tremolanti, trovai il coraggio di regalarglielo.

    La sua preferita era “Il tempo senza tempo

    «Mentre la risacca accarezzava la spiaggia

    La tua testa si poggiò sulle mie ginocchia

    Vidi allora come mai prima

    L’immenso del tuo sguardo

    Trapassarmi i sensi in un solo momento

    Il tempo diventò senza tempo

    E tutto il resto intorno

    Scomparve»

    La nostra relazione non durò molto. Senza rendermene conto, mi trasformai in un rompipalle seriale e un bel giorno Giulia, satura di tutto, mi mandò a fanculo. Troppi punti di attrito in un rapporto costellato da silenzi che cercavo di forzare nei modi meno opportuni, gli unici che allora conoscevo, gli unici che avrei dovuto evitare. Ma il sentimento no, quello era enorme, totale, entrambi eravamo l’uno per l’altro la metà mancante, perché noi non c’eravamo conosciuti, c’eravamo riconosciuti.

    A distanza di quasi cinque anni, le nostre vite navigavano senza bussola. Giulia entrava e usciva da storie senza presente e futuro con un bisogno d’attenzione e d’amore mai soddisfatto appieno, io mi trascinavo dentro un rapporto sgualcito fatto di arrivi e partenze. Volevamo trovare la felicità consapevoli che stavamo facendo di tutto per allontanarci da essa.

    Quella sera di giugno, dopo l’ennesimo litigio fatto di accuse e scuse senza ritorno, decisi di evadere da una gabbia sempre più stretta e soffocante. A costo di sanguinare, dovevo rimediare agli sbagli di una vita. Chiamai Giulia per un appuntamento e lei accettò senza che io dovessi insistere.

    Ci sono strade che conducono alla salvezza o alla perdizione o, più banalmente, strade che avvicinano e altre che allontanano. Quelle che mi conducevano verso il palazzo di Giulia erano senza tempo, immutabili nel loro fluire di emozioni mai sopite. Bruciando un rosso e due stop, fui capace di compiere un’impresa: arrivare in orario all’appuntamento, io che ero il re dei “cinque minuti”.

    Giunto davanti al suo portone, citofonai due volte, come sempre. Giulia scese in un attimo, vestita con dei jeans chiari e una camicia in seta bordeaux, senza trucco e una massa di ricci indomabili.

    Quando fu di fronte a me, fece partire una sonora cinquina che si stampò sulla mia faccia, aggiungendo al gesto: «Sei stato uno stronzo!». Poi mi baciò, stringendomi con passione. Dopo anni passati a ricostruire certezze distruggendo ricordi, potevo di nuovo sentire il respiro di Giulia, il suo profumo, accarezzarla.

    «E con Marco come farai?», le chiesi esterrefatto e anche piuttosto indolenzito. Le dita di Giulia erano lunghe e affusolate, ottime per il basket e per creare un evidente rossore.

    «Che si fotta!» replicò Giulia e mentre pronunciava quelle parole, un sorriso da fossette e denti le illuminò il viso.

    Da grandi rotture scaturiscono grandi rinascite. Il problema è che nessuno sa quando è arrivato il momento giusto per rompere e soprattutto quando ci sarà la rinascita. Tutto è avvolto dal caso, da circostanze inattese che mutano il corso della vita e portano a prendere decisioni impensabili e assolutamente vitali per la sopravvivenza.

    Entrambi alla ricerca di un imprevisto per colmare il vuoto che ci soffocava, quella sera, poi diventata notte, avevamo provato un’emozione quasi dimenticata: la sensazione di sentirsi vivi.

    In poco più di un anno, ci siamo sposati e poi, è nata Eleonora. Da quando il Covid se l’è portata via senza nemmeno un saluto, vivo nella seconda categoria, quelli che si rompono le palle e non ho alcuna voglia di cambiarla.

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    DUE TIRI IGNORANTI

     DUE TIRI IGNORANTIPoi ti osservi intorno, noti che sei oltre la linea dei tre punti e che quel tiro lo devi prendere perché è tutto tuo. Sai benissimo che la tua percentuale è ridicola ma intorno non c'è nessuno e in fondo ti sei rotto di non aver fatto ancora un punto. La tecnica di tiro è rivedibile però il movimento è buono e la palla, seguendo una parabola pressoché perfetta, toc... Altro...

     

    DUE TIRI IGNORANTI

    Poi ti osservi intorno, noti che sei oltre la linea dei tre punti e che quel tiro lo devi prendere perché è tutto tuo. Sai benissimo che la tua percentuale è ridicola ma intorno non c'è nessuno e in fondo ti sei rotto di non aver fatto ancora un punto. La tecnica di tiro è rivedibile però il movimento è buono e la palla, seguendo una parabola pressoché perfetta, tocca leggermente il ferro per poi entrare docilmente dentro il canestro. È andata, hai messo una bomba da tre! Lo stupore è tanto, forse più dei compagni che non avrebbero scommesso un centesimo sul buon esito del tiro. La partita prosegue, cerchi di essere utile, diciamo di fare meno danni possibili, marchi il tuo uomo, piazzi blocchi, qualche buon rimbalzo, alcuni assist. Poi, come un déjà vu, ti arriva un passaggio e ti rendi conto di essere nuovamente al di là dell'arco dei 6,75, con il canestro proprio di fronte che sfida la tua mano a tentare ancora una volta. Sai che puoi farlo e in fondo non t'importa di sbagliare, hai acquistato credibilità nei confronti degli altri, un errore sarebbe perdonato con benevolenza, in definitiva tutto gioca a tuo favore. Ci pensi giusto il tempo di essere il più coordinato possibile e lasci partire il tiro. Leggera sospensione, braccio esteso, polso spezzato, non avresti potuto fare di meglio anche perché non sai fare di meglio. 

    La palla sale, sale e poi scende, scende, scende dolcemente dentro la retina senza neanche sfiorare il ferro. 

    Incredibile, l'hai fatto un'altra volta! 

    Ormai gli altri ti guardano come fossi un giocatore vero e dentro di te, da qualche parte, quel giocatore esiste ancora, è solo imprigionato in un non luogo dei ricordi, bloccato da decenni d'inattività causati dalla pratica di uno sport dove tu sei l'unico che gioca usando le mani. 

    La partita prosegue, la tua squadra vince, puoi dare il cinque a tutti a testa alta, hai messo due bombe da tre, gli dei del basket hanno voluto farti rivivere le emozioni di quando saltando toccavi il ferro, avevi i capelli neri e tutte le parti del corpo ancora integre. 

    Esci dal campo per un meritato riposo e inizi a metabolizzare l'accaduto per arrivare alla conclusione che alla tua età, puoi ancora stare dentro un campo di basket senza suscitare l'ilarità di compagni e avversari, facendo cose semplici e, ogni tanto, qualche tiro ignorante. Hai giocato col ricordo e la memoria ti proponeva azioni che il tuo corpo aveva dimenticato. Non ti è rimasto che accettare la sfida perché solo così avresti saputo se saresti uscito vincitore o sconfitto. Hai giocato a basket e ti sei divertito di più che in un anno di calcio. La sensazione è stata la stessa che provavi quando da ragazzino prendevi la palla e andavi al campo sotto casa, si facevano le squadre e si giocava fino a che non calava il sole. Le caviglie pulsano, i quadricipiti trasudano acido lattico, è ora di andare via. Sai che dovrai usare il ghiaccio e molto probabilmente un antidolorifico però non te ne frega niente, assapori ogni dolore e sei contento così, ti sei sentito vivo, tutto il resto passa in secondo piano, ti sei sentito vivo. 

    Raccogli il tuo pallone, prendi lo zaino, ti togli la replica dei Sixers del 1983 e saluti tutti. Sali in macchina e punti verso casa col pensiero che tua moglie, come al solito, ti farà un mezzo casino perché sei andato al campetto. Ma chi cazzo se ne frega, hai segnato due bombe da tre giocando contro dei ragazzini, l'ascolterò, le farò un sorriso e andrò a farmi una bella doccia. 

    Che se ne vada tranquillamente a fanculo!

    Su un campo di basket si dimentica tutto, il dolore fisico, le ansie di una vita in salita, le domande senza risposta, i ricordi opprimenti di sensazioni perdute, ogni cosa sembra prendere una dimensione diversa perché sei tu, la palla e il canestro e loro non ti giudicano, non ti criticano, non fanno inutili polemiche. Se entra hai fatto bene, se esce hai sbagliato, semplice, chiaro, netto, nessun significato nascosto, nessuna ulteriore interpretazione, nessun possibile fraintendimento. 

    Il basket è terapeutico a costo zero, non ha bisogno di ricette e, soprattutto, non causa effetti indesiderati per sovradosaggio. A volte crea dipendenza ma niente che poi si abbia paura di nascondere alla guardia di finanza o che possa determinare una diminuzione di punti sulla patente.

    Il basket non è un gioco, il basket è vita.

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    A noi, solo il passato

    Probabilmente, quando certe cose accadono, si dovrebbe solo pensare a come venirne fuori il prima possibile, per non sentirsi intrappolati lì dentro, non soffocare in un passato senza futuro, senza alternative o vi d'uscita. A loro la vita ha riservato buon tempo, tempo sufficiente per vivere bene, godere degli attimi felici e accorgersene solo dopo, tanto erano impegnati a viverli. Loro avranno ... Altro...

    Probabilmente, quando certe cose accadono, si dovrebbe solo pensare a come venirne fuori il prima possibile, per non sentirsi intrappolati lì dentro, non soffocare in un passato senza futuro, senza alternative o vi d'uscita. A loro la vita ha riservato buon tempo, tempo sufficiente per vivere bene, godere degli attimi felici e accorgersene solo dopo, tanto erano impegnati a viverli. Loro avranno un posto che chiameranno casa, che affaccerà sui giardini residenziali o sulla via trafficata del centro o sulla viuzza di campagna con le colline sullo sfondo, che si illuminano di tutti i colori che il giorno e la notte portano con sé e con le stagioni che scandiscono  gli anni. Loro supereranno mano nella mano le difficoltà che affolleranno di tanto in tanto i loro giorni, dalle più stupide a quelle più serie, ricordando l'accaduto davanti ad una tazza di cioccolata o tè al tavolo del bar di una capitale europea o, chissà, in America: il grande sogno che diventa realtà. Non avresti voluto andare in America? Andare per scoprire ciò per noi sarebbero stati nuovi mondi, tutti i mondi che avremmo potuto essere insieme: sul letto dell'albergo ad assaporare caramelle e torroni, niente che non abbia un dolcissimo sapore e che non sia caramellato. Sgusciare fuori il naso dalla finestra e accorgerci che da pochissimo a iniziato a nevicare e le lucine sui davanzali delle finestre stanno prendendo vita e i camini sono più vivi che mai; Chissà se vi sono ancora spazzacamini laggiù. Quale sarebbe stato il luogo che avresti scelto per scartare il mio regalo per te? Il simbolo del per sempre fra le tue mani avrebbe preso a roteare tutt'intorno e ti si sarebbe posato luminoso sul dito, con te incredulo e immobile per lo stupore. Saremmo saliti sulla prima giostra con i cavalli e non avremmo smesso di guardarci neanche per un secondo. Avremmo fatto a gara per scaldarci le mani e davanti a un fuoco scoppiettante ci saremmo sciolti come neve: il fuoco è il Sole della notte, d'altronde. Davanti alla solita panchina, anche noi avremmo riassaporato ogni attimo dei nostri momenti magici, avremmo riso e non mi sarei mai stancata di tenerti per mano, anche se erano le mie mani a venire trovate sempre per prime. E poi avranno dolci perfino le parole ogni volta che qualcosa non andrà, per ogni momento di felicità, qualcuno di essenziale con cui proseguire sicuri: qualcuno che li protegga sempre nel modo unico in cui sa fare l'amore. Per noi, solo ricordi, carissimo Fritz; Per me, solo speranze infrante. Ti ho visto cedere solo con me accanto, solo per un attimo e poi mai più, neanche quando non potevi sentirmi. Ti ho visto andartene senza lasciarmi mai, che credo sia il modo più doloroso di non potersi avere: non perdersi senza potersi avere mai. Mi hai sentita chiudermi la porta alle spalle certo che presto, prestissimo, l'indomani, sarei ritornata, mi avresti avuta con te, come il giorno prima, ma dopo quel giorno, tutto si è riempito di forse e di mai, con me che mi aspettavo di vederti io alzarti e venirmi incontro: che l'impossibile potesse farsi realtà. Ho perduto il cuore e la spensieratezza, che è tutto per chi aveva vent'anni come noi. Li avremmo inseguiti fino a riprenderceli di nuovo, con qualche anno di più, anche dieci, forse un po' ammaccati dalla stanchezza di chi lotta e non sa se ne uscirà, ma certi che sarebbe arrivato ancora Natale, anche per noi. Un peluche fa sempre Natale; Fa sempre freddo, quando non sei accanto a me, forse è per questo che me ne hai regalati, perché ti avessi accanto quando sapevi che non avresti potuto esserci. E ti ho tenuto accanto, ti ho sempre avuto con me. Molte cose non si realizzeranno mai, ma basta davvero anche un solo Natale perché possano tornare ad esserlo tutti gli altri. Non è il fatto di perdere, è che quando vedi l'amore fare i bagagli e andarsene per sempre, con te appoggiato alla porta, che resti a guardare e non puoi fare altro, capisci che ti sta' chiedendo di rinunciare, di smettere, di fermarti, perché per voi non ci sarà più nient'altro, e questo mi smonta, in infinitesime particelle di me, che non torneranno insieme e non daranno più "me stessa" senza di te. Per questo è importante donarsi l'infinito, perché possa continuare a vivere quando niente ti sembrerà essere una buona ragione per farlo e alla vita non potrai dire di no, perché lei proseguirà inarrestabile. E chissà, chissà se in fondo il Natale non eri tu, e così ritornerai.

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    Storm

    Un saluto che dura giorni, il desiderio infinito che dura anni; Lo sa il cielo.<<Non si amano, si vogliono solamente. Per provarsi, per sentirsi adolescenti insieme, per una sola volta. E allora si inseguono, poi si allontanano, poi si cercano ancora ma non accade niente. Si difendono, l'una dall'altro, l'uno dall'altra: si perdono. Un unico desiderio: il riflesso del mai vissuto consumato a... Altro...

    Un saluto che dura giorni, il desiderio infinito che dura anni; Lo sa il cielo.

    <<Non si amano, si vogliono solamente. Per provarsi, per sentirsi adolescenti insieme, per una sola volta. E allora si inseguono, poi si allontanano, poi si cercano ancora ma non accade niente. Si difendono, l'una dall'altro, l'uno dall'altra: si perdono. Un unico desiderio: il riflesso del mai vissuto consumato a poco a poco al cospetto della vita di ogni giorno e ad ogni passo non si corrono mai incontro, ma resta sempre qualcuno a sorvegliare il ricordo di quel che avrebbe potuto essere; Chissà se si vivranno mai, se avranno il coraggio di smontarsi le vite che si sono cuciti addosso alla perfezione - loro credono -, ma l'una sembra sentire freddo e l'altro ha uno spazio libero nell'interno della sua giacca, fra gli occhiali e il cuore>>. 

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    Time

    Tre mesi non ancora, ed eccoti ritornare. Si torna sempre dove ci si è sentiti bene, dove si è stati amati, anche solo per curiosità. Sapevi di avere incontrato "una da cui non si torna più indietro". Quando siamo davvero lontani, una lancia qualunque cosa che possa reggere e l'altro ci si aggrappa, stretto, perché quello che chiamavi niente è qualcosa, che ci piaccia o no. Saremo lontani pe... Altro...

    Tre mesi non ancora, ed eccoti ritornare. Si torna sempre dove ci si è sentiti bene, dove si è stati amati, anche solo per curiosità. Sapevi di avere incontrato "una da cui non si torna più indietro". Quando siamo davvero lontani, una lancia qualunque cosa che possa reggere e l'altro ci si aggrappa, stretto, perché quello che chiamavi niente è qualcosa, che ci piaccia o no. Saremo lontani per sempre, e sempre troveremo il modo di restare abbastanza lontani, ma visibili, che ci si  veda a vicenda. Il pianeta Terra è rotondo ma il mare unisce, a noi unisce: avrebbe dovuto separarci e invece per me e te non funziona così. Ci sei dentro anche tu; Ognuno la sua astronave marina, ognuno fra le sue bolle. Ti aspettavo, sì, ed ero felice e non dovrei, dovrei essere arrabbiatissima, ferita e avrei dovuto voltare pagina, mille pagine. Avrei dovuto trovarmi almeno al capitolo 19, quasi a fine libro, e invece sono solo all'inizio, con te sono sempre all'inizio della mia personalissima fine. Probabilmente non significherà niente, e forse per te è soltanto una prova, o solo curiosità... o? Non seguirà nient'altro, solo altro tempo, che non condivideremo. Ero serena, perché così potevo sognarti, adesso non posso più farlo perché so per certo che se ti desidero forte tu spunti, tu spunti qui in un baleno, e a noi non è permesso neanche l'ultimo giro in vespa, l'ultimo abbraccio o la prima confessione occhi negli occhi perché tu ancora non hai capito chi sono, e nonostante tutti i tuoi casini, vorresti e questo non è proprio possibile. Noi non siamo possibili. Volevo solo starti accanto, eri il mio nuovo casino e avrei voluto prendermi cura di te, ma questo non è possibile. E' stato come un sogno, e sta' per arrivare la mezzanotte e tu dovresti andar via, dovresti ritrasformarti in un bellissimo rospetto e non mandarmi più neanche un segnale del tuo ritorno. Resterai per sempre il mio casino preferito, anche se adesso che è estate sono tentata di dedicarti una canzone e anche di... No, non è possibile, non posso fare più nulla. Adesso posso andare via ancora, posso lasciarti a te stesso e alla tua vita, riprendere il largo. Grazie per essere passato di qui. Ti ho aspettato a lungo, a lunghissimo e non ti potrò scordare, però vai avanti; Io l'ho fatto. Resta solo se hai imparato come si fa ad amarmi, come ti ho amato io: completamente.

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    Path

    La pelle stringe un patto per sempre, quando riesce a sentire il respiro dell'altro. Ha inizio così il desiderio, il mio desiderio di te. Domani è sempre troppo lontano e l'unico, l'unico pensiero possibile è quando posso averti. Quando posso averti? Anche con te è soltanto un "non è possibile", "non posso". E allora sei il desiderio impossibile a cui ho creduto fin dal primo istante: ti ho s... Altro...

    La pelle stringe un patto per sempre, quando riesce a sentire il respiro dell'altro. Ha inizio così il desiderio, il mio desiderio di te. Domani è sempre troppo lontano e l'unico, l'unico pensiero possibile è quando posso averti. Quando posso averti? Anche con te è soltanto un "non è possibile", "non posso". E allora sei il desiderio impossibile a cui ho creduto fin dal primo istante: ti ho scelto così, in un istante disperato, che non voleva più attendere. Ti ho visto l'unico fra tanti, e ti ho riconosciuto i capricci, la voglia di essere amato all'infinito, di inabissarti fra le braccia di una donna che conosci appena e che ti ama già, dal primo istante.  Sai amare, tu? Non sai amare se non riesci a fidarti, e non ti fidi se la tua mente non dà come risultato un qualunque numero diverso da infinito, che il tuo infinito lo vivi già. Per chi non lo cerca, un sentimento profondo "qui e fin quando sarà" è già abbastanza, se non tutto; Si ama anche così, col tempo, dopo aver conosciuto una delusione di troppo, e sa essere perfetto comunque. Hai rischiato di scoprire l'amore, quello che non conosci. Ed io chi sono per dire questo? Sono quell'in fondo le cose bisogna provarle, anche se rischi di perdere. Io avrei dovuto avere la presunzione di dimostrare alle tue convinzioni che non si ama se sai esattamente che dove metterai i piedi sarà sempre terreno sminato, libero da ogni incertezza e strapiombo: non bisogna aprire il paracadute quando si sogna di prendere quota. Forse non lo stavi sognando e sei venuto giù con tutte e le sole tue sicurezze, che per te sono tutto e per me sono buone consigliere solo di giorno. Non avresti dovuto saltare da solo: avremmo volato insieme, retti da quella sicurezza che pure tu avverti tanto forte e io non potrei svelare mai. Mi senti così, una ragazzina che fa ancora a pugni con la vita e non ha imparato a non arrabbiarsi se ha mancato il suo appuntamento con un nuovo volo senza paracadute. E saremmo caduti sì. E se poi non ci avessimo provato neanche gusto, ci saremmo persi nel modo peggiore. Si ama anche così. Ti si ama anche così, sapendoti felice altrove, vedendoti salpare con tutti i tuoi paracaduti in fila, pronti a farti tornare sulla Terra in un baleno. Ma dall'amore mancato non si torna mai indietro, altrimenti bisognerebbe non partire mai.  

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    A. J. Eternity

    Ho visto un milione di film in cui accade accade davvero. Qualche volta dopo poco, altre dopo qualche anno, altre ancora nel mentre. Tutte le volte che la felicità tornava nelle loro vite, non si vedeva nessuno voltarsi indietro rischiando di perderla in cambio di quella che non è più tornata dal passato. Nessuno dubitava mai, forse perché si trattava della vera felicità. A me sembra un torto... Altro...

    Ho visto un milione di film in cui accade accade davvero. Qualche volta dopo poco, altre dopo qualche anno, altre ancora nel mentre. Tutte le volte che la felicità tornava nelle loro vite, non si vedeva nessuno voltarsi indietro rischiando di perderla in cambio di quella che non è più tornata dal passato. Nessuno dubitava mai, forse perché si trattava della vera felicità. A me sembra un torto bell'e buono, anche se non lo è. Perché dopo averla tanto aspettata vi si dovrebbe rinunciare? Le seconde possibilità sono veri miracoli, e succedono, succedono ogni giorno, ogni momento chissà dove nel mondo, e fanno la felicità pura. Vengono da sole, e talvolta, senza il tempo necessario, per un solo istante, ma noi siamo umani e il senso del tempo non riusciamo davvero a scordarcelo, anche quando lo desideriamo con tutte le nostre forze. Io gioco sempre contro e affianco alla tua linea retta immaginaria. Ti vengo incontro, adesso senza potere raggiungerti mai. Siamo umani, se non desideriamo altro che averci, per un istante che duri almeno la più piccola eternità possibile, e non ci basterà mai comunque. L'ho avuta la mia piccola eternità e per definizione no che non mi è bastata e caspita se ne vorrei ancora un po'; Per questo non potrei mai smettere di provare a raggiungerti, anche adesso, soprattutto adesso che sei parte dell'eternità. Possiamo scegliere fra mille e infiniti granelli, simili e assolutamente diversi, ma non possiamo rivivere il passato nel presente, questo non ci è dato. Possiamo metterci a cercare ovunque, tirare fuori qualunque cosa, riscoprirci perfino, ma non riviverci; Perché non possiamo riviverci? <<Il tempo. Tu hai corso tutto il tempo in direzione contraria alla mia, senza mai rispettarlo. E io ho perfino provato a raggiungerti e più correvi, più ti allontanavi da me, e più provavo a raggiungerti, più ci perdevamo. Smetti di correre, smetti subito. Non ti accorgi che sono qui?>>.  

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    Assento

    C'è un solo modo di sentire la vita, assentarsi.

    Farsi ramo silenzioso della sera

    e cola nell'infinito mare il cielo.

    Assentarsi.

    Si agita il ramo al vento

    che coglie lieve la sera.

    Si scioglie una preghiera

    tra le foglie. Assento.

    (...)        G.L.

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    Go on

    Quanto tempo è passato dalla vita? Quanta vita è passata da quando sono ferma a rasserenarmi i pensieri, mentre tutto il resto del mondo non ha un istante da perdere? Questo è il primo giorno della nuova vita? Quando è cominciata? <<Non potevi muoverti. Non riuscivi a dare aria ai tuoi polmoni, ad indossare il tuo vestito più bello e ammirare la meraviglia: riesci a vederti adesso?... Altro...

    Quanto tempo è passato dalla vita? Quanta vita è passata da quando sono ferma a rasserenarmi i pensieri, mentre tutto il resto del mondo non ha un istante da perdere? Questo è il primo giorno della nuova vita? Quando è cominciata? 

    <<Non potevi muoverti. Non riuscivi a dare aria ai tuoi polmoni, ad indossare il tuo vestito più bello e ammirare la meraviglia: riesci a vederti adesso? Riesci a sentirti? Apriti alla vita, apriti al mondo, a modo tuo. Cattura tutta l'aria che puoi e vivi. Acchiappa il tempo che ti si sfila dalla mano e stringilo, abbraccialo, fallo tuo, tutto tuo. Fissa i colori e sii verde, indaco e gialla insieme, e poi tutta rossa, e bianca solo davanti alla luce: riconoscerai il tuo colore, e i tuoi colori brilleranno di gioia, e tu riconoscerai la felicità.>>. <<Non basta, è tutto nero.>>.<<Hai detto "ti amo" qualche volta? Ti è mai successo?>>.<<Beh, sì...>>.<<"Ti amo" è un tesoro nascosto sotto gli occhi di tutti, tranne che dei tuoi, a volte; E così, eccoti qui, piccola "ti amo": sei un "ti amo" rosso, vivido, lucente, e al buio credi esserlo un nero senza limiti, profondo, oscuro. Hai il cuore in fondo agli occhi, non riuscirai a nasconderlo ancora a lungo.>>.

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    LUCE M’È CARA

    CELEBRANDO LA MAMMA NEL MONDOLa Festa della Mamma è un momento molto speciale, nel mondo, in cui si festeggia l’amore e la dedizione delle madri verso i propri figli. Tuttavia, molte persone sono costrette a celebrare questa giornata senza la propria madre, che purtroppo è deceduta o ancora vive malata e sofferente.La malattia o la morte di una madre è un dolore immenso, e può sembrare diffi... Altro...

    CELEBRANDO LA MAMMA NEL MONDO

    La Festa della Mamma è un momento molto speciale, nel mondo, in cui si festeggia l’amore e la dedizione delle madri verso i propri figli. Tuttavia, molte persone sono costrette a celebrare questa giornata senza la propria madre, che purtroppo è deceduta o ancora vive malata e sofferente.

    La malattia o la morte di una madre è un dolore immenso, e può sembrare difficile trovare le parole giuste da utilizzare in questa occasione. Nonostante tutto però la letteratura e la poesia ci vengono incontro e ci aiutano a commemorare la propria mamma e celebrare l’amore che ci legava e ci lega. Sì, perché la Mamma è celebrata in ogni contesto e luogo sociale: nella musica, nel cinema ma anche nella poesia e nella letteratura. La mamma è.… la Mamma. Chi lo può negare! È vero, la sua festa è tutti giorni, ma oggi ancor di più!

    Una poesia della scrittrice e autrice calabrese Teresa Averta, la canta in versi emozionanti e sinceri come il cuore di una Mamma.

    LUCE M’È CARA

    Sulle mie labbra il cielo ha scritto il tuo nome

    e nel tuo ventre il mare m’ha costruito il nido

    emersi dal fondo del sonno come seme

    virgulto crebbi nel palmo della tua mano,

    il vento è nei tuoi occhi o prima primavera,

    dolce principio dei miei puri affetti,

    cui forse oblio non porterà mai sera,

    teco una volta sola i miei diletti.

    Hai incendiato i miei crepuscoli

    con le fiamme del tuo amore

    ho raccolto tutte le mie notti

    sotto la luce del tuo cuore.

    Io ero terra, ma anche bimba lattante,

    succhiavo da te la pioggia d'inverno,

    ero sposa chiusa nel serraglio battente

    anima desiosa di uscire dall’urna.

    Porterò su di me la tua bellezza grande

    e il sorriso delle tue labbra o mamma mia

    poiché fuori è la folgore, una folgore potente

    il lampo di luce sommerse la vita mia…

    E tu sai con certezza, di essere fra i dolori

    solo un lungo silenzio che conforta…

    ti custodirò per sempre nel campo dei miei fiori,

    che si inginocchieranno davanti alla tua porta.

    Tu duri sempre o madre mentre la vita muore

    tu sola, eterna, tra le nebbie e il sole

    sei musica vivente, ti prego, lasciati abbracciare...

    tu battito mio forte dentro al petto.

    Mi pesano dentro i giardini che non ho attraversato

    ti cerco invano come farfalla nel vento

    ma per il mio cuore che ti ha tanto amato…

    tutto è fiorito, tutto è sentimento.

    Senti la mia voce flebile e sincera

    Come ti chiama: mamma!

    Le labbra tremano un crepito, bagliori,

    ed ecco si leva quella dolce fiamma.

    Io sono qui, nella profondità… io sono

    luce ai miei occhi per vederti o mamma mia

    ombra che mi reca il bianco giorno

    e sciogliere potrà quest'alma mia.

    Teresa Averta

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    Thoughts

    Lo è davvero, una bellissima canzone. <<Quindi non gli scriverai mai più? Non oserai ancora confidargli cose che non diresti ad alcuno? Non gli importano, non gli sono mai importate, eppure a te importa che rivolga uno sguardo solo per te, anche se non significa niente; A te importa che in quell'attimo ogni sua attenzione sia solo per il riflesso e la curvatura delle tue labbra; A lui impo... Altro...

    Lo è davvero, una bellissima canzone. <<Quindi non gli scriverai mai più? Non oserai ancora confidargli cose che non diresti ad alcuno? Non gli importano, non gli sono mai importate, eppure a te importa che rivolga uno sguardo solo per te, anche se non significa niente; A te importa che in quell'attimo ogni sua attenzione sia solo per il riflesso e la curvatura delle tue labbra; A lui importa questo: il tuo viso. Se sei triste, no; Se sei alba, no; Se sei fredda, no; Se sei un cinema a cielo aperto, sì. Se sai rubargli l'amore ogni giorno, non può; Se sai amarlo, se ne accorge forse la sera, quando è solo con i suoi forse; Se sai di quelle voglie tutte sue, sono le sue ombre che restano sulla porta e non abitano casa tua mai davvero: solo in sogno. Se siete un sogno, non se ne ricorda, e tu lo vivi uguale, uguale ai tuoi sogni. Se sei nei suoi occhi, sei solo rabbia. Se ricordi a te stessa che è solo passato, sei solo piena dei tuoi voglio. Se sei colore, sei immaginazione>>. 

    Se sei amore, sei tu. 

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