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    Musa tormentata e incompresa bramosa di conoscenza, insaziabile e vorace di utili virtù. Placa l’ignorante sete inondando con fresche acque colme di impareggiabile sapere. Con le altre tue sorelle fuggi e rifuggi da incomprensibili farfugli, che copiosi fuoriescono da vuoti involucri di carne e sangue un tempo tempio del sapere, oggi vuoti corridoi bui alimentati da fredde luci alogene. ... Altro...
    Musa tormentata e incompresa bramosa di conoscenza, insaziabile e vorace di utili virtù. Placa l’ignorante sete inondando con fresche acque colme di impareggiabile sapere. Con le altre tue sorelle fuggi e rifuggi da incomprensibili farfugli, che copiosi fuoriescono da vuoti involucri di carne e sangue un tempo tempio del sapere, oggi vuoti corridoi bui alimentati da fredde luci alogene. Ribellati nei cuori di chi ancora spera in un giorno di sole, in un giorno di pioggia, vi ricerca la virtù e la cultura del fare bene è meglio, di chi ricerca ancora un colore perfetto, un verso riuscito, un intaglio liscio e uniforme, rivelati ai più che bramano la conoscenza. Per coloro che si meravigliano ancora di fronte a un quadro, per chi freme di fronte alla poesia, per chi naviga estasiato sull’ultima terzina di una poesia lasciata incompiuta, rifugiati nei più di quanti ancora ti cercano sognanti in questa realtà buia sospinta dal freddo andar via veloce. Non si ha più tempo per la bellezza Non si ha più tempo per la cultura L’ignoranza del sapere fare di chi si riempie la bocca del nulla, privo di fondamento all’ordine del giorno riempiono ogni dove.

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    LETTERA 32 (Potenos)

    È una Elle - scrivi UNO - a fine rigo, sul filo di fumo greige di una Muratti màcina radici di parole, il nastro si ravvolge sulla ros... Il calligrafo sbadiglia su sforbiciate virgole, il digrinato gnaulio d'inchiostro nero sulla puntina rossa. In francese scrivi 0 come fa O il verso di stupore, come si spalanca Ora l'Ossimoro di Zero, verga il nome accapo sulla tastiera cieca - disfiora campi ... Altro...

    È una Elle - scrivi UNO - a fine rigo, sul filo di fumo greige di una Muratti màcina radici di parole, il nastro si ravvolge sulla ros... Il calligrafo sbadiglia su sforbiciate virgole, il digrinato gnaulio d'inchiostro nero sulla puntina rossa. In francese scrivi 0 come fa O il verso di stupore, come si spalanca Ora l'Ossimoro di Zero, verga il nome accapo sulla tastiera cieca - disfiora campi di voci, inciampa ne "les yeux" - come l'Oca nell'Aiuola. A margine si scolora la battuta ribatte l'interlinea sotto le dita s'arresta il ticchettìo, su blitteri di Ozono tinnisce il campanello. Flettono note Jazz su vecchi fogli di carta avorio, punte annerite sfuggono alla sfera sulla carta di carbone, fra due maiuscole s'impunta il cembalo scrivano modello n.9. Thea Matera

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    La zona in nero Vol. 1

    Brugherio, 2014. Federico Galimberti è appena ritornato in città dopo un anno trascorso in Romania per lavoro. Viene a sapere che, in un bosco nelle vicinanze, è stata scoperta una fossa contenente ossa umane, oltre a pochi resti di effetti personali, appartenenti ad un numero imprecisato di persone. La stampa parla di un assassino seriale. Lo ha battezzato lo Scarnificatore, perché lascia le ... Altro...

    Brugherio, 2014. Federico Galimberti è appena ritornato in città dopo un anno trascorso in Romania per lavoro. Viene a sapere che, in un bosco nelle vicinanze, è stata scoperta una fossa contenente ossa umane, oltre a pochi resti di effetti personali, appartenenti ad un numero imprecisato di persone. La stampa parla di un assassino seriale. Lo ha battezzato lo Scarnificatore, perché lascia le ossa delle vittime completamente spolpate.Dalle foto sui giornali, Franco, un amico di Federico, riconosce un oggetto appartenente ad una persona del suo passato.Federico e Franco, coinvolgono Rebecca, sorella di quest’ultimo e altri due amici, Alessio e Martina, ed iniziano un’indagine parallela a quella ufficiale.Scoprono così che l’omicida è attivo da decenni, almeno dal 1963.E’ davvero un serial killer? O forse una setta segreta di invasati? Il pericolo è dietro l’angolo, perché ad interessarsi ai delitti sono in tanti, e non tutti hanno buone intenzioni.

    Perché ho scritto questo libro?

    Amo la lettura da sempre. Fin da quando ero ragazzo mi sono chiesto cosa si provasse a scrivere un romanzo, a creare una storia e a metterla sulle pagine di un libro. Ho deciso quindi di provare a farlo. Ho scritto di luoghi e cose che conosco e che, in vari modi, sono per me importanti. Ho scritto una storia che parla di amicizia, di dedizione, di coesione come strumenti per combattere la meschinità, l’avidità e l’orrore.

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    MISREAD (La Voce Dello Scrittore)

    Un libro è fervido fine,intrepido percorso, sentiero imperviolastrico di sensazioni, di parole finite,di voci da imprimere e pensieri da scartare,di fogli spezzettati ravvolti malamente,zeppati di grovigli strampalati,veloci appunti e dimenticanzequasi a voler congelare il tempo,l'impressione di un'occhiata sfuggente,l'istantanea sfocata, la frase scrittaper tedio o ... Altro...

    Un libro è fervido fine,

    intrepido percorso, 

    sentiero impervio

    lastrico di sensazioni, 

    di parole finite,

    di voci da imprimere 

    e pensieri da scartare,

    di fogli spezzettati 

    ravvolti malamente,

    zeppati di grovigli strampalati,

    veloci appunti e dimenticanze

    quasi a voler congelare il tempo,

    l'impressione di un'occhiata 

    sfuggente,

    l'istantanea sfocata, 

    la frase scritta

    per tedio o per diletto, 

    il ricordo sviato,

    appannato e trattenuto 

    sopra un taccuino 

    scordato in un cassetto.

    Un libro è l'imperscrutata soglia,

    lo sfaccettato enigma, 

    è un brivido d'arsura,

    aguzza  parabola, l'ignoto limbo.

    Un libro è il ritorno alla memoria,

    alla feconda azzurrità.

    Thea Matera©️

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    Sulla poesia e i poeti…

    Non ho mai scritto per diventare famoso o assurgere alla gloria postuma. Molto tempo fa scrivevo per cuccare oppure per uno sfogo interiore (e la poesia nasce sempre da uno sfogo dell'animo. Ammettetelo,  confessatelo anche voi cerebrali, distaccati, stoici epigoni della neoavanguardia). D'altronde c'era chi andava in palestra, chi si comprava una Mercedes o mixava canzoni per cuccare. Io scr... Altro...

    Non ho mai scritto per diventare famoso o assurgere alla gloria postuma. Molto tempo fa scrivevo per cuccare oppure per uno sfogo interiore (e la poesia nasce sempre da uno sfogo dell'animo. Ammettetelo,  confessatelo anche voi cerebrali, distaccati, stoici epigoni della neoavanguardia). D'altronde c'era chi andava in palestra, chi si comprava una Mercedes o mixava canzoni per cuccare. Io scrivevo. Le cose che scrivevo non erano mai puro esercizio intellettuale: sono sempre rimasto ancorato alla realtà. Ma era molto tempo fa. Oggi come scrive Guccini "il cielo dei poeti è sovraffollato". Oggi ho la vaga impressione che le ragazze siano molto più prosaiche e preferiscano un lavoro sicuro, una bella dichiarazione dei redditi  o alcune addirittura una foto porno dei genitali a dei versi maldestri,  come i miei. Comunque il ragazzo intimista, solitario,  meditabondo non è mai andato di moda. Oggi penso che la poesia sia una necessaria illusione. Io non la scrivo più ma ho bisogno di leggerla. Da una parte penso che un giovanissimo che pubblica un libro di versi a pagamento o se lo autopubblichi è doppiamente felice perché somma all'illusione della sua età quella della poesia. Ma, salvo rarissime eccezioni, è altrettanto vero, come scriveva Andrea Temporelli,  che non bisognerebbe nemmeno far leggere a nessuno le cose che abbiamo scritto al di sotto dei trent'anni. Insomma non tutti sono Rimbaud. Io ho continuato a scrivere per stare bene con me stesso. Era un modo per approdare a una serenità interiore, a un equilibrio interiore. Non mi importava più il consenso né chi leggeva. Ora come ora scribacchio per il web e non so chi raccoglierà, chi recepirà ciò che scrivo. Ho la sensazione talvolta che alcuni miei amici e amiche cari e care non leggano le cose che scrivo (perché troppo impegnati sul lavoro), mentre le leggano degli sconosciuti a cui sto antipatico: è ciò che io chiamo l'eterogenesi del pubblico, ovvero non sai mai chi ti leggerà né cosa penserà dei tuoi pensieri. Insomma il web ha le sue incognite, ma queste sono in genere le incertezze di chiunque scrive perché scrivere significa anche esporsi. Leano Morelli nel 1978 cantava "non bisogna essere poeti" e quando tutti cercavano la gloria il bravo cantautore scriveva che anche se una sua poesia poteva valere  poco, non l'avrebbe gettata nel fuoco perché "non si bruciano i pensieri". Si può scrivere per cogliere un attimo, eternare un momento o quantomeno tramandarlo ai posteri familiari,  per quel che è possibile: c'è  chi scrive saggiamente per lasciare non una traccia all'umanità ma ai suoi cari. Più vado avanti e più mi sembra che la critica letteraria indaghi a fondo le relazioni tra poetica e poesia, tra musa e poeta, ma non quella tra poesia e poeta. Sono arrivato alla conclusione che si può scrivere una poesia senza essere poeti e che si può essere poeti senza scrivere nemmeno una poesia. Ma per molti è consuetudine pensare che le poesie le scrivono i poeti e che  per essere poeti bisogna scrivere poesie. De Gregori tempo fa tagliava la testa al toro e scriveva "per brevità chiamato artista". Io penso che di molti facitori di versi si potrebbe dire e scrivere "per bonaria indulgenza e senza entrare nello specifico chiamato poeta". Adesso che sto bene con me stesso non scrivo più poesie da anni. Ho altri modi per dire che mi sento solo o per raggiungere un equilibrio. Ma l'equilibrio interiore non è mai un approdo definitivo. Di volta in volta si presentano delle contrarietà a turbare l'animo. Ci sono dei cul de sac sentimentali, degli innamoramenti non corrisposti, le incertezze esistenziali e così via. Ma scrivere deve essere un mezzo per migliorare sé stessi o il mondo. La scrittura non  può essere psicoticamente o nevroticamente il fine ultimo. Non bisogna mai comunque scrivere esclusivamente di noi stessi  e per noi stessi. Prima bisogna vivere, quindi filosofare e poi scrivere.  Anche quando uno o una ha raggiunto la memorabilità che cosa avrebbe fatto di sé stesso/a e della sua vita? È meglio non fare naufragio e non passare alla storia che viceversa. Non si può sacrificare sé stessi sull'altare della letteratura. È bene non passare alla storia e non fare la fine di Anne Sexton e di Sylvia Plath. Sarebbe bene che la comunità poetica non mitizzasse troppo il disagio esistenziale o  la depressione senza esorcizzarli né stigmatizzarli. Ci sono poeti e scrittori che non si curano con gli psicofarmaci né vanno da un/una terapeuta per essere più creativi. Primo: sacrificano la loro qualità della vita. Secondo: non è detto che la loro creatività sia degna di essere ricordata. Bisognerebbe ricordarsi a tal riguardo della distinzione di Pavese tra letterati e poeti. Essere letterati è già difficile. Essere poeti è un onore/onere che spetta a pochi, secondo il celebre scrittore. Oppure bisognerebbe rifarsi alla distinzione tra scriventi e scrittori del validissimo Luigi Malerba. Però forse pretendiamo tutti troppo da chi scrive. Forse bisognerebbe giudicare con più umanità e ricordarsi questo dialogo tra un grande poeta e un giudice, che non capirà le sue ragioni: 

    Brodskij in "Bagatelle comuniste" riportava...

    "Giudice: Qual è la tua professione?

    Brodskij: Traduttore e poeta.

    Giudice: Chi ti ha riconosciuto come poeta? Chi ti ha arruolato nei ranghi dei poeti?

    Brodskij: Nessuno. Chi mi ha arruolato nei ranghi del genere umano?". 

    E poi non ci sono solo i poeti laureati, come scriveva Montale, che si muovono tra gli acanti. Ci sono anche quelli minori che osservano pozzanghere. Detto alla Bob Dylan insomma "ognuno ha la sua chiamata". Per quanto riguarda il rapporto tra esistenza e scrittura non è detto che esista una via di uscita, una via di fuga né che possa eseere trovata con la scrittura. 

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    Pro e contro della lettura e della scrittura…

    Sant'Agostino si stupì quando vide Sant'Ambrogio che leggeva non a voce alta ma  silenziosamente. Il dialogo permette una maggiore interattività e una maggiore reattività. Le lezioni degli insegnanti servono anche a questo. Si può ricorrere maggiormente alla metacomunicazione;  si possono avere chiarimenti, delucidazioni in modo più semplice e in tempo reale. Poi c'è naturalmente i... Altro...

    Sant'Agostino si stupì quando vide Sant'Ambrogio che leggeva non a voce alta ma  silenziosamente. Il dialogo permette una maggiore interattività e una maggiore reattività. Le lezioni degli insegnanti servono anche a questo. Si può ricorrere maggiormente alla metacomunicazione;  si possono avere chiarimenti, delucidazioni in modo più semplice e in tempo reale. Poi c'è naturalmente il mito di Teuth tutto a vantaggio dell'oralità, ma c'è da dire che lo stesso Platone a differenza di Socrate lasciò tutto per iscritto. La scrittura permette maggiore complessità,  talvolta porta alla complicazione delle cose semplici. Però per quel che mi riguarda permette di argomentare, di approfondire, di elaborare, di rielaborare le idee, di formularle compiutamente, di ristrutturare il pensiero. Richiede più tempo e più ponderatezza.   L'oralità richiede più sintesi e semplificazione. Il talk show indicato da molti come l'apice dell'intelligenza verbale sfocia invece a mio avviso nella tracotanza e nella rissa verbale. I dialoghi tra persone comuni spesso mi sembrano ricalcare i talk show, le interviste, le conduzioni televisive più che essere davvero frutto di autenticità. La scrittura porta a maggiore riflessività,  a maggiore accuratezza. L'oralità richiede più sangue freddo. Con la scrittura si possono raffreddare gli animi, si può ragionare più a mente lucida. Ma questo non significa che l'oralità sia facile e la scrittura più difficile. Entrambe hanno pro e contro, punti di forza e punti deboli. C'è un modo per cercare la verità nel dialogo come nella corrispondenza epistolare, nella scrittura. Ci sono ostacoli, inganni che si frappongono alla ricerca della verità in entrambe queste forme comunicative. Quest'ultima, soprattutto quella artistica e filosofica, è frutto di meditazione estenuante. I dialoghi sono spesso più approssimativi e improvvisati, specialmente quelli quotidiani. Tra scrittura e oralità vinse una mistura raffazzonata come i commenti nei blog, sui social, i messaggini, etc etc. Chi sa cosa ci riserva il futuro in questo senso? Ci sarà la creazione di nuove forme di comunicazione? Oggi sembra avere la meglio l'oralità sulla scrittura: fondamentale è bucare lo schermo; un Leopardi senza oratoria, senza un eloquio veloce non sarebbe minimamente considerato. Leggere permette di entrare in contatto intellettuale con i pensieri di grandi uomini vissuti in tutti i tempi e in tutti i luoghi (come in una celebre canzone).  Borges annovera tra i giusti del mondo "Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto". Che poi, scrittura o oralità, alla fine è importante questo, come ha scritto Gianni Rodari: "Tutti gli usi della parola a tutti: mi sembra un buon motto, dal bel suono democratico. Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”.  Un poco classista invece Valentino Bompiani che scriveva: "“Un uomo che legge ne vale due". Non sempre questo corrisponde a verità.  Don Chisciotte a leggere pessimi libri impazzisce per esempio. Comunque sul furgoncino della biblioteca comunale hanno verniciato proprio questa frase. Alla frase di Bompiani fa da controcanto Rino Gaetano, il cui "fratello è figlio unico" perché "è convinto che anche chi non legge Freud può vivere cent'anni". Io ritengo che Freud vada letto, ma poi subito dopo dimenticato per vivere meglio. Per quel che mi riguarda leggere non cambia la vita, almeno non ha cambiato la mia vita, forse l'ha addirittura peggiorata, ha contribuito a isolarmi, a peggiorare i rapporti umani. Ma forse dipende da me soltanto, mentre per altri la lettura è un mezzo di promozione sociale. Come ho scritto in un mio aforisma tempo fa (scusate l'autocitazione) la lettura fortifica l'intelligenza. Umberto Eco a favore della scrittura sostenne: "Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un'immortalità all’indietro". C'è una cosa però che lo scritto non darà mai ed è il calore umano, per quanto anche le parole scritte possono testimoniare vicinanza umana. Ci sono conversazioni banali quotidiane tra familiari che sono molto più importanti anche per persone ad alto coefficiente intellettuale del libro di un grande scrittore o di un filosofo memorabile, ma ci sono anche persone per cui le voci dei grandi artisti sono un bisogno insopprimibile, come un mio lontano parente di Bologna, che,  pur essendo consapevole della fine, il giorno stesso della morte finì di leggere un libro. La lettura non avrebbe certo contribuito a salvargli l'anima, ma d'altronde in tutta onestà agiamo sempre per salvarci l'anima? Eppure leggeva perché ne traeva beneficio il suo animo e la sua mente. E poi chi può sapere con certezza, anche se è prossimo alla fine, che quel giorno morirà? A un colloquio di lavoro possono chiedere a un candidato quale è il suo ultimo libro letto, ma nessuno saprà mai quale sarà il nostro ultimo libro. 

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    IN CAMMINO CON IL CUORE

    In cammino con il cuore è un libro di poesie in cui regna un universo intimo e passionale, una miriade di emozioni che si imprimono sulle pagine bianche e danno vita ad un sogno. In questa raccolta di poesie, Teresa Averta sublime autrice di talento, ci regala momenti di riflessione, di spiritualità e di drammatico coinvolgimento, attraverso le sue parole e le sensazioni che riesce a trasmettere... Altro...

    In cammino con il cuore è un libro di poesie in cui regna un universo intimo e passionale, una miriade di emozioni che si imprimono sulle pagine bianche e danno vita ad un sogno. In questa raccolta di poesie, Teresa Averta sublime autrice di talento, ci regala momenti di riflessione, di spiritualità e di drammatico coinvolgimento, attraverso le sue parole e le sensazioni che riesce a trasmettere in maniera unica e naturale. Il lungo cammino intrapreso fin da fanciulla conduce il lettore attraverso mondi fatti da emozioni, gioie, dolori e riflessioni. Pensieri che viaggiano veloci in spazi profondi, in luoghi fantastici, esplodendo in una selva di sensazioni che abbracciano la vita di ogni persona. Poesie che nascono dal cuore di un'instancabile sognatrice, dai suoi sogni e dall'esperienza che ha formato la sua persona. L'universo di Teresa Averta è alla portata di tutti, tra le pagine di questo magico libro e della sua poesia... che viaggia a battito di cuore.

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    IL CANTO DELL'ANIMA

    "Il canto dell'anima", soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io - prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l'io più nascosto - e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a s... Altro...

    "Il canto dell'anima", soave titolo che apre le porte a un preludio di un viaggio interiore che ha fatto Teresa Averta seguendo il filo rosso che collega il proprio io - prensile, sensibilissimo, aperto al dialogo con gli altri e con l'io più nascosto - e il vivere la quotidianità come tramite per sentirsi donna, per realizzare quella missione che ognuno di noi, nonostante tutto, è chiamato a svolgere nel corso degli anni. Niente in questo volume è lasciato al caso o all'improvvisazione. C'è la sua anima in questi dolcissimi versi, e anche l'essenza di una donna e di una poetessa che vuole mettersi in discussione, aprirsi, confidare agli altri quanto vive in lei: gioie, dolori, felicità, delusione, malinconie, nostalgia, certezze, attese.

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    Cuori nella rete – Il Boscaiolo

    Una foto, un cuoricino e poi un altro ancora sotto una posa ammiccante.Le foto di lei su Instagram aumentavano ed i numerosi cuoricini del giovane boscaiolo appagavano per qualche minuto la vanità della cinquantenne che postava spesso e volentieri immagini di sé pesantemente abbellite. Il solarium vista mare, la vasca idromassaggio in giardino, la piscina con l’acqua colorata, la tavola appare... Altro...

    Una foto, un cuoricino e poi un altro ancora sotto una posa ammiccante.

    Le foto di lei su Instagram aumentavano ed i numerosi cuoricini del giovane boscaiolo appagavano per qualche minuto la vanità della cinquantenne che postava spesso e volentieri immagini di sé pesantemente abbellite. Il solarium vista mare, la vasca idromassaggio in giardino, la piscina con l’acqua colorata, la tavola apparecchiata con ceramiche pregiate, il salottino in vimini e tutte le scenografie della villa davano ai ritratti di quella donna sofisticata una spruzzata di ricchezza ostentata. Lui si ritraeva invece nei boschi, o in sentieri montani, spesso con l’ascia in mano. Imponente, intrigante e tatuato riceveva per ogni foto pubblicata su Instagram migliaia di cuoricini. Lei aggiungeva in leggenda frasi poetiche che venivano completamente ignorate, lui chilometri di hashtag.

    Lo scambio dei cuoricini pubblici durò qualche giorno e poi una sera la donna ricevette un messaggio privato da parte del giovane boscaiolo sul quale lei stava facendo da giorni qualche poco innocente fantasia. Cosa si risponde ad un cuore da parte di uno sconosciuto? Non un semplice cuore, ma privato, uno tutto e solo per lei? Era compiaciuta e turbata, non per il messaggio in sé, in quanto molti utenti attempati le avevano inutilmente scritto in passato, ma a causa del mittente, ovvero il bel giovane boscaiolo.

    Lui aveva ingrandito innumerevoli volte le foto della donna, osservando ogni particolare dell’ambiente nel quale lei viveva. Si vedeva già sdraiato sul lettino a bordo piscina, immaginava il selfie che avrebbe postato dalla Jacuzzi e la foto della sua moto davanti al mastodontico cancello bianco per lui spalancato. Lei aveva innumerevoli volte ingrandito le foto di lui per osservare gli occhi, le labbra, i tatuaggi, i muscoli e quella cicatrice sul sopracciglio sinistro che gli donava un’aria vissuta e un po’ dannata. Lei non gli rispose  subito e assaporò la dolce attesa del farsi desiderare. Dopo due giorni la donna inviò al boscaiolo uno smile con le gote arrossate. Lui dopo un minuto cominciò una chat che durò un giorno intero. Lei scordò di mangiare, lui annullò un appuntamento con gli amici. Passò una settimana ed i messaggi divennero sempre più intimi. Lei scoprì che non abitavano molto lontano, lui questo invece già lo sapeva.

    Decisero di incontrarsi. Lei aveva paura di non essere esattamente come nelle foto attraverso le quali lui l’aveva conosciuta, lui era impaziente di vedere la villa della donna. La delusione fu equamente condivisa. La donna non solo non era bella e affascinante come appariva su Instagram, anche se quello lui lo aveva già capito, ma era anche sposata e soprattutto la villa nella quale viveva non era sua ma di una coppia per la quale lei lavorava in qualità di governante. Lui invece era totalmente differente dalle foto del suo account. L’usurpatore aveva infatti postato le immagini di uno sconosciuto modello canadese, nell’intento di conoscere donne sole e proporre la propria giovinezza, l’unica caratteristica che aveva in comune con il bel boscaiolo, per sbarcare piacevolmente il lunario. 

    Lei pianse, lui si arrabbiò. 

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