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    Un Garofano Sul Letamaio

    Il 22 febbraio del 1980 è avvenuto uno dei più crudeli tra gli omicidi degli anni di piombo, tutt'ora avvolto da misteri ed omissioni sui moventi, sui mandanti e sugli assassini: l'omicidio di Valerio Verbano, studente romano di diciannove anni.Chi lo ha ucciso? Perché?Chi ha voluto o assecondato quell'omicidio?Dove sono oggi gli assassini di Valerio, e cosa fanno nella loro vita?Quali int... Altro...

    Il 22 febbraio del 1980 è avvenuto uno dei più crudeli tra gli omicidi degli anni di piombo, tutt'ora avvolto da misteri ed omissioni sui moventi, sui mandanti e sugli assassini: l'omicidio di Valerio Verbano, studente romano di diciannove anni.

    Chi lo ha ucciso? Perché?Chi ha voluto o assecondato quell'omicidio?Dove sono oggi gli assassini di Valerio, e cosa fanno nella loro vita?Quali intrighi e segreti ancora si celano dietro a quell'efferato assassinio?

    L'autore prova a dare delle risposte immaginando uno scenario verosimile, mescolando realtà e invenzione narrativa, attingendo a piene mani e con puntigliosa attenzione e cura, alle cronache ed ai fatti storici reali. 

    La storia immaginata è un intreccio di vicende umane, di contaminazioni, di spionaggio, di infiltrazioni, di malaffare, di vendette e d'intrighi internazionali, in particolare tra l’Italia, e la Russia. Relazioni indicibili e tossici interessi tra “amici” e “nemici” sono il Leitmotiv del romanzo, con l’oscura presenza di una misteriosa organizzazione transnazionale che si muove nell'ombra. 

    Un intreccio che copre un arco temporale che va dagli anni sessanta del secolo scorso al 2010, legando agli estremi le vicende di due madri.

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    Ros

    ROSSi chiamava Ros. E che io sappia si chiama ancora cosi'. Anche se non ho proprio idea di dove sia andato a finire. E se vogliamo questo e'proprio il suo stile. Ha superato i sessanta, quasi verso i 70. Lo conobbi piu' di trent'anni fa.  Jeans, camicia hawaiana, capelli lunghi, perenne sigaretta incollata al labbro. Lo conobbi perche' si innamoro' di una mia amica d'infanzia. Una moracciona... Altro...

    ROS

    Si chiamava Ros. E che io sappia si chiama ancora cosi'. Anche se non ho proprio idea di dove sia andato a finire. E se vogliamo questo e'proprio il suo stile. Ha superato i sessanta, quasi verso i 70. Lo conobbi piu' di trent'anni fa.  Jeans, camicia hawaiana, capelli lunghi, perenne sigaretta incollata al labbro. Lo conobbi perche' si innamoro' di una mia amica d'infanzia. Una moracciona anticonvenzionale che studiava Scienze politiche come me. Per starle accanto mise in piedi in quattro e quattr'otto un negozietto di bigiotteria . Lo andavo a trovare spesso, nella zona storica di Ostuni, a fianco ad un bar famoso che aveva preso il nome da un famoso cantante lirico di quei lidi: Tito Schipa. Interi pomeriggi in cui assistevo a lezioni di vendita di un bene voluttuario, la bigiotteria. Ma la bigiotteria era una scusa. Le donne volevano parlare con qualcuno. Volevano qualcuno che le facesse sentire importanti anche solo a bersi l'inganno di frasi come : guardi questa collana come la sfina e la ingentilisce-davanti ad uno specchio che aveva il potere di rinpicciolirti- guardi come la rende intrigante. Cose cosi'. Ros aveva vissuto mille vite in mille posti diversi. Era di Poggio Marino, credo. Campano quindi. Ma aveva vissuto a Bologna dove aveva conosciuto un altro grosso esponente della vita di strada : Beppe Maniglia, un culturista vegetariano che suonava in strada con la chitarra elettrica brani di Santana e faceva esplodere borse d'acqua calda con la forza dei respiro. E di Bologna aveva preso l'accento e la spocchia cittadina di quando si viene a contatto con la provincia. Una provincia dei sud. Soccia, raga', quando accendi il gas anche il fuoco qui va lento, diceva a volte. Ed era stato a Roma, dove aveva lavorato in un negozio di import-export di vestiti con Bali e Thailandia. Il suo socio era un ex di Autonomia operaia che aveva finito per tifare Lazio. A Roma era noto come Ivano. A Bologna come Ros. Credo fosse il diminutivo dell'archetipico campano Rosario. Ad Ostuni alloggiava in una casupola del  Centro Storico, quartiere Terra. Per lui era la dimora piu fantastica del pianeta , perche'ha finestra dava sulla marina di Ostuni, con la sua spianata di ulivi secolari che parevano un esercito di giganti millenari a difesa delle murge. Li' a lume di candela leggeva Castaneda e Kerouac. Due autori che gli avevano tracciato una via per la vita.  Castaneda si sposava perfettamente con la sua spiritualita' partenopea. Kerouac gli aveva insegnato che l'importante era andare. Non importava dove, perche' se non sapevi dove stavi andando poteva pure essere meglio. Cosi almeno non potevi perderti. Poi l'amore fini' e lui che era uno che viveva per amore e d'amore, uno per cui l'amore veniva sopra ogni cosa e soprattutto in barba a qualsiasi convenzione sociale, impazzi' dal dolore. Segui la sua bella a Bari, dove lei si era trasferita con la scusa dell'Universita' . Ogni giorno, da Ostuni, prendeva il treno  con una valigetta piena di bigiotteria al seguito e scendeva a Bari . Faceva il giro delle gioiellerie e vendeva la sua mercanzia. Era bravo a vendere perche' vendeva la sua simpatia, la sua fantasia , la sua arte di far vivere i sogni. Ma l'amore fini' dei tutto . Non per lui. Resto' ancora un anno  circa vivendo onestamente di onesti espedienti. Poi quando capi' che era finita se ne ando' a Roma. Che per lui c'era sempre un posto nel negozio di import-export dei suo amico . Lo rividi dopo anni. Mi telefono' dicendomi che voleva presentarmi la sua nuova fiamma . Era venuto in vacanza con lei da qualche parte nella marina di Carovigno . Era una mattina d'estate e li raggiunsi in un bar sul mare. Ci abbracciammo.  Lei era bellissima. Ed era la fotocopia gemella della mia amica. E'incredibile l'amore cosa puo' produrre. Crea bellezza ma anche inganni. Era ancora innamorato della mia amica . Ma cosi' tanto innamorato da essersi legato per sempre a quell'immagine cercata e trovata in un altra donna. Ma non fece in tempo a dirmi di non sottolineare quella somiglianza che mi sfuggi' di farglielo notare. Stetti molto male per quella gaffe, per molto tempo. Ma lui non me lo fece mai pesare. Perche' era buono come un pezzo di pane. E io mi sono sempre legato in amicizia con i pezzi di pane e mai con i pezzi di merda...che tanto piacciono  all'italiano medio ammiratore dell'uomo forte. Non lo rividi piu'. Sono anni che non lo vedo. Lo immagino all'inseguimento dell'amore, l'ennesimo, rischiando sempre tutto senza raccogliere quanto dovuto e ambito nel modo in cui lo vorrebbe lui. Senza vestirsi in giacca e cravatta per fregare il prossimo con titolo di studio e belle parole.  Ma con gli occhi del malocchio a chi gli vuol male, nel ricordo di Castaneda. E sempre in movimento.  Come Kerouac. Perche'se ti muovi sempre anche se le persone cambiano e tu no, c'e' sempre la speranza di ritrovarsi comunque. Come ha scritto Castaneda in uno dei suoi libri, la vita di uno sciamano o di un guerriero dello spirito ha una ricapitolazione  , ad un certo punto. Devi incontrare i vecchi amici e scusarti con loro. Beh, Ros, questa e' una delle cose che faro' anche con te. Anche se non sono uno sciamano.Per quella volta in cui me ne potevo stare zitto e invece ti ho.lasciato in balia del fuoco amico. Di lei che dice, hai visto? Pure lui dice che assomiglio a lei!

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    Looking for mail…

    Cara xxx,ti scrivo queste righe, sperando che le leggerai, che qualcuno ti avviserà o te le riassumerà.  Ci siamo scritti centinaia di email e poi ci siamo persi di vista. La colpa forse è stata reciproca. Abbiamo entrambi scelto di non sentirci. Forse ci siamo delusi a vicenda. Forse avevamo riposto aspettative  troppo alte l'un l'altra. Sono passati diversi anni ormai. Per me è sta... Altro...

    Cara xxx,

    ti scrivo queste righe, sperando che le leggerai, che qualcuno ti avviserà o te le riassumerà.  Ci siamo scritti centinaia di email e poi ci siamo persi di vista. La colpa forse è stata reciproca. Abbiamo entrambi scelto di non sentirci. Forse ci siamo delusi a vicenda. Forse avevamo riposto aspettative  troppo alte l'un l'altra. Sono passati diversi anni ormai. Per me è stato uno sforzo perché non ero abituato ad aprirmi, a confidarmi. Non è mai facile parlare di me, dei miei problemi. Inizialmente ero molto diffidente perché al mondo d'oggi ogni conoscenza sembra interessata, non si fa niente per niente e la fregatura è sempre dietro l'angolo. Insomma ogni rapporto sembra avere un secondo fine, spesso un movente economico. Non ti ho raccontato tutto di me. Molte cose me le sono tenute per me. Non mi piace mai bluffare né scoprire troppo le carte. Non voglio finire per essere troppo vulnerabile. Allo stesso modo non ho espresso tutte le mie opinioni. Alcune cose me le sono tenute per me.  La domanda reciproca che ci siamo fatti è se l'uno poteva capire il vissuto dell'altra e viceversa.  Tutti vogliono fare conoscenza carnale al mondo d'oggi. La società lo esige. Mai come adesso la società impone la fisicità. Una canzone e ancora prima la De Filippi ci dicono che è una questione di chimica. Nessuno di noi aveva invece questa pretesa; c'è una forza opposta e contraria in questa società che fa conoscere le persone virtualmente, online. In noi ha prevalso essa. Quale sarà la risultante tra queste due forze concorrenti e contrapposte nessuno lo sa, nessuno lo può minimamente prevedere. Quando ero giovane ho avuto delle sveltine. Che cosa mi hanno dato? Assolutamente niente. Mi hanno solo appagato sessualmente momentaneamente, ma poi ogni uomo è triste dopo il coito. Poi le avventure e le amiche di una sera lasciano solo un senso di vuoto. Può essere anche divertente cercare nuovi posti dove farlo e cercare nuovi modi di farlo. Ma tutto può finire per essere fine a sé stesso. Certo siamo tutti peccatori e tutti abbiamo le nostre esigenze sessuali. A ogni modo i  cattolici pensano che il sesso sia peccato e altri più libertini pensano che sia un vero peccato non fare sesso. Oggi tutti devono fottere. Bisogna per forza avere una scopamica. Oggi l'amplesso è una necessità. Spesso deve essere filmato e mostrato come un trofeo maschile in un loop infinito. Ammetto sinceramente che non ho nessuna donna disponibile sessualmente.  Poi  non sento più l'esigenza, oserei dire l'ossessione  di cercarmi una donna per fare sesso. Oggi posso accontentarmi di me stesso, pur non essendo impotente. È questione di assennatezza, di ragionevolezza, di non far prevalere su tutto l'impulso di un istante. Più vado avanti e capisco che Pasolini cercava "corpi senz'anima" perché aveva dei limiti psicologici. Forse è più  corretto eticamente e spiritualmente cercare delle anime senza corpi, come del resto Internet ci può aiutare a fare, per quanto anche durante la conoscenza virtuale è coinvolto l'immaginario erotico.  Ma a distanza di tempo sono sicuro che la nostra conoscenza interiore è stata molto più appagante perché non è stata solo una conoscenza un minimo intellettuale ma anche dell'animo altrui. Io ho letto le tue poesie e tu le mie aspiranti tali. Io ti ho messo a conoscenza di buona parte delle mie abitudini,  dei miei affetti familiari, dei miei stati d'animo, dei miei stati mentali. Tu hai fatto altrettanto. Avevamo delle cose in comune. Tu ti eri laureata e specializzata a xxx. Io vi abitavo vicino  e in passato l'avevo frequentata. Abbiamo parlato delle nostre crisi interiori. Mi hai parlato di quella volta che ti volevi buttare di sotto, ma che sei stata salvata in extremis da un tuo amico. Anche se avevi passato quel brutto periodo con le tue sole forze non ho mai condiviso il fatto che non ti vedessi con uno psicoterapeuta. A mio avviso chiedevi troppo a te stessa, anche se non avevi avuto più ricadute. Non so quale sia la mia ragione di essere con certezza assoluta, ma so che probabilmente un senso profondo della nostra conoscenza approfondita c'è stato, c'è, ci sarà. Forse entrambi avevamo un disperato bisogno di essere letti, di ricevere attenzioni, di conoscere ed essere conosciuti, di capire ed essere capiti. Forse il sesso avrebbe rovinato tutto e non sarebbe stato un completamento di niente in un mondo dove è sempre più l'inizio e allo stesso tempo la conditio sine qua non. Alla fine posso dire che è stata un'amicizia breve, bella e disinteressata. Mi ricordo che controllavo spesso la casella elettronica con trepidazione. Ero sempre in attesa di un tuo messaggio. Le tue lettere riempivano un mio vuoto interiore. Non so che cosa sono stato per te. Forse solo un amico che non si è rivelato tale. Forse entrambi chiedevamo troppo a una semplice amicizia online. 

    Con affetto e con stima

    Davide 

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    Tra vicissitudini, battute e canzoni…

    Mi telefona un mio carissimo amico: il mio miglior amico. Faccio appena in tempo a prendere la telefonata. Vado nel sottotetto. Chiudo la porta. Mi sistemo sul letto. Appoggio il cuscino tra la mia testa e il muro. Accendo la luce soffusa più piccola. Parliamo. Mi dice che, anche se il dolore condiviso con gli altri si dimezza e la gioia condivisa con gli altri si moltiplica, lui certe volte non ... Altro...

    Mi telefona un mio carissimo amico: il mio miglior amico. Faccio appena in tempo a prendere la telefonata. Vado nel sottotetto. Chiudo la porta. Mi sistemo sul letto. Appoggio il cuscino tra la mia testa e il muro. Accendo la luce soffusa più piccola. Parliamo. Mi dice che, anche se il dolore condiviso con gli altri si dimezza e la gioia condivisa con gli altri si moltiplica, lui certe volte non ce la fa a parlare delle sue vicissitudini con gli altri. Gli dico che è naturale sentirsi bloccato a volte, ma gli uomini di fronte a un comune evento ansiogeno si mettono a parlare anche tra sconosciuti. Gli dico che non si può ricercare l'empatia totale, ma bisogna accontentarsi di un'empatia minima, che questa è già abbastanza. Gli cito De André quando in una sua canzone aveva scritto "il dolore degli altri è dolore a metà". Purtroppo è così. Lui mi dice che non c'era bisogno di De André. Io gli cito Vasco Rossi: "quando ho il mal di stomaco con chi potrei condividerlo?". Allora ride e mi dice che Vasco Rossi va benissimo. Rimaniamo d'accordo che uno di questi giorni andiamo a camminare sull'argine. Lui ha le sue vicissitudini. Gli dico che certe cose per capirle veramente bisogna provarle e io non avendole provate mi posso solo limitare a immaginarle. Io posso solo sforzarmi di capire, facendo leva sulla mia umanità. Ma in fondo abbiamo un'empatia minima noi umani data dai neuroni specchio: bisogna confidare un poco in quella, anche se nel mondo sembra prevalere l'egoismo, la violenza e la vanagloria. Mi dice che non va nemmeno più la mattina al bar abituale a fare colazione. Invece deve andare a fare quattro chiacchiere, deve uscire dai soliti pensieri, distrarsi un poco. Lo chiamano effetto cuscinetto psicologi, counselor, psicoterapeuti: sfogarsi con un'altra persona fa sempre bene. Certo bisogna trovare chi cerca di ascoltare, di capire. Bisogna trovare qualcuno che ci prende a cuore. Il mio amico ha i soliti guai. È sempre impegnato; mi dice che non ha un momento tutto suo; mi dice che è sempre occupato. Mi dice che quando arriva la sera a casa ha la meglio la malinconia, che poi si tramuta in dolore esistenziale. 

    Parliamo del "Capitale" di Marx, di "Essere e tempo" di Heidegger,  dei "Saggi" di Montaigne.  Penso che Marx è molto datato dal punto di vista economico.  Ai suoi tempi per generare plusvalore e poi profitto i capitalisti aumentavano le ore lavorative oppure intensificavano l'attività lavorativa in modo che gli operai produccesero più pezzi in un giorno per esempio.  Oggi per generare profitto ci sono nuove modalità tramite il marketing e l'ingegneria gestionale. Penso a tutto il settore di studi della neuroeconomia e del neuromarketing, che stanno a dimostrare l'importanza dello studio della psicologia del consumatore. Per non parlare del fatto che oggi a tratti l'economia finanziaria ha la meglio sull'economia produttiva. Penso che Heidegger fa un'analisi accuratissima del rapporto tra essere ed esistenza, ma come scriveva Kierkegaard l'esistenza è impredicabile e lo stesso vale per l'essere, aggiungo io. Ma non lo dico. Lui mi dice che preferisce tra i tre Montaigne o almeno lo incuriosisce di più. Penso che Montaigne è stato un profondo conoscitore di sé stesso, uno scopritore delle subpersonalità e il padre del relativismo culturale. Parliamo del più e del meno.

    Mi chiede di me. Allora io gli dico come va. Vorrei dirgli che sono come Marco di "Anna e Marco", ma non ho al mio fianco una Anna. Gli vorrei dire che qui sono come Marco: "poca vita, sempre quella". Ma so bene che mi prenderebbe in giro per tutte queste citazioni canzonettistiche. Parliamo ognuno dei nostri problemi. Lui dice che ha sempre qualche cattiva novità in questi ultimi tempi. Qui non c'è da stare allegri. Abbiamo vissuto momenti migliori. Gli dico che non bisogna lasciarsi sopraffare dai pensieri deprimenti, che vanno valutati nel giusto modo, che uno che ha avuto cento donne ed è stato rifiutato dieci volte quando è depresso si ricorda solo delle dieci donne che non ci sono state. Il suo problema principale finora è stato che ha vissuto di rimpianti, pensa di non aver goduto sufficientemente la giovinezza, che è diventato padre troppo presto, che gli sono mancate alcune cose, che ha dovuto responsabilizzarsi troppo presto. Ma ora ha vissuto dei drammi. È lacerato dal dolore. Deve ancora riprendersi. Gli dico che non ha alcuna colpa, che tutto è arrivato inaspettato, all'improvviso. I miei problemi principali sono la solitudine e riuscire a vivere adeguatamente il presente, a non buttarlo via. Ma questi nostri problemi non li risolveremo mai. Penso che se piovesse la canzone più rappresentativa di questo periodo sarebbe "Purple rain", ma non piove e nessuno di noi ora può percepire la fine del mondo nella pioggia. Poi facciamo un sacco di battute. Ci sganasciamo dalle risate. Ma ridiamo per non piangere. Ora è in vena. Sento che ogni tanto mentre è al telefono con me trova qualcuno. È al supermercato. A un certo punto sovrasta la nostra conversazione un annuncio all'altoparlante. Lo ascolto che paga alla cassa. Lui conosce tutti. Conosce anche tutte le cassiere. Montaigne rispondeva alla domanda "perché siamo amici?" in questo modo: "perché io sono io e lui è lui". Mai abbiamo litigato in quaranta anni di amicizia. Mi ricorda molto "Canzone per Piero" di Guccini. Ci sono delle analogie. Ma ora basta con le canzoni. Però forse la cosa che ci accomuna di più è che abbiamo sempre scopato poco entrambi: io ho avuto quattro avventure da poco, lui solo sua moglie.

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    Macchie indelebili

    Gemma ha una vita tranquilla: un lavoro mediocre, un ragazzo perbene con cui condividere le sere sul divano, una casa tutta per sé. Sembra che la sua vita abbia preso una piega normale. Troppo normale. Una notizia passa alla tv, qualcosa non torna. Un indelebile ricordo balza alla memoria di Gemma: quel raccapricciante segreto, che nessuna ragazzina dovrebbe tenere per sé, sembra tornato a torme... Altro...
    Gemma ha una vita tranquilla: un lavoro mediocre, un ragazzo perbene con cui condividere le sere sul divano, una casa tutta per sé. Sembra che la sua vita abbia preso una piega normale. Troppo normale. Una notizia passa alla tv, qualcosa non torna. Un indelebile ricordo balza alla memoria di Gemma: quel raccapricciante segreto, che nessuna ragazzina dovrebbe tenere per sé, sembra tornato a tormentarla. E con il suo passato affiora l’ombra di lui, ancora lì, un amore passato. Un noir dal ritmo coinvolgente e un romanzo sentimentale mai scontato in una sola storia da brividi.

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    L'unione invincibile di due negazioni

    "L'unione invincibile di due negazioni" è il mio primo romanzo: pensato nel 2012, pubblicato per la prima volta nel 2014 e poi più volte revisionato, fino ad arrivare all'ultima edizione del 2022. Si ispira a un fatto realmente accaduto. Ero in terza liceo, quando un ragazzo della mia scuola, di soli 14 anni, decise di porre fine a ogni sofferenza buttandosi sotto a un treno. Non ho mai scoperto... Altro...
    "L'unione invincibile di due negazioni" è il mio primo romanzo: pensato nel 2012, pubblicato per la prima volta nel 2014 e poi più volte revisionato, fino ad arrivare all'ultima edizione del 2022. Si ispira a un fatto realmente accaduto. Ero in terza liceo, quando un ragazzo della mia scuola, di soli 14 anni, decise di porre fine a ogni sofferenza buttandosi sotto a un treno. Non ho mai scoperto la ragione di quel gesto tanto estremo, ma ci ripensavo soprattutto quando ascoltavo “Lacrymosa” degli Evanescence e mi figuravo la scena iniziale del romanzo. Ho provato a immaginare il senso di solitudine di quel ragazzo e a trasmetterlo ai personaggi di Leonardo, Camilla e Luigi. TRAMA: Dopo l'inaspettato suicidio del suo ragazzo, Leonardo, Camilla cade in depressione e vorrebbe lasciarsi andare, ma per qualche strana ragione non riuscirà nell'intento. Sarà costretta a ricominciare in una nuova scuola, con nuovi compagni, e indagare su una morte misteriosa, senza sapere se poter fare affidamento sui suoi nuovi amici, Vittoria e Luigi, e sul fratello di Leonardo, Niccolò, dal carattere facile solo all'apparenza. In realtà è un tipo assai riservato e cela un segreto che impedisce alla protagonista di dargli piena fiducia. Tuttavia lei non potrà fare a meno di lui, l'unico capace di fornirle maggiori informazioni e con il quale instaurerà un legame sempre più indissolubile. Farà bene a fidarsi di lui? Quello di Leonardo sarà un suicidio o una morte voluta da altri per precisi motivi?

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    Il piccolo Dragosh e il grande Aquilone

    Dragosh ha sei anni, e ne ha affrontate davvero troppe per la sua tenera età. È sopravvissuto alla guerra scoppiata nel lontano Paese da cui proviene, a un lunghissimo viaggio in mare a bordo di un barcone, e ora è felice con la sua nuova famiglia. Ma una nuova sfida lo attende: i suoi compagni di classe lo prendono in giro, intimoriti dal colore della sua pelle, verde come il basilico e come l... Altro...
    Dragosh ha sei anni, e ne ha affrontate davvero troppe per la sua tenera età. È sopravvissuto alla guerra scoppiata nel lontano Paese da cui proviene, a un lunghissimo viaggio in mare a bordo di un barcone, e ora è felice con la sua nuova famiglia. Ma una nuova sfida lo attende: i suoi compagni di classe lo prendono in giro, intimoriti dal colore della sua pelle, verde come il basilico e come la speranza. Dragosh saprà superare anche questa nuova avventura, con l’aiuto di un clown... e di un aquilone. Età di lettura: da 6 anni.

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