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    Shadowhunters – Città di Ossa

    Clarissa Fray, Clary, è una sedicenne che vive a Brooklyn insieme a sua madre Jocelyn e con Luke un amico di sua madre che avendola cresciuta è quasi considerato un padre da parte della ragazzina.Clary ha una vita tranquilla da adolescente insieme a Simon, il suo migliore amico, con cui è cresciuta fin da quando erano in tenera età.Tanto che la ragazza lo considera quasi un fratello.Una sera i... Altro...

    Clarissa Fray, Clary, è una sedicenne che vive a Brooklyn insieme a sua madre Jocelyn e con Luke un amico di sua madre che avendola cresciuta è quasi considerato un padre da parte della ragazzina.

    Clary ha una vita tranquilla da adolescente insieme a Simon, il suo migliore amico, con cui è cresciuta fin da quando erano in tenera età.

    Tanto che la ragazza lo considera quasi un fratello.

    Una sera i due decidono di andare in un locale per divertirsi ma Clary riesce a vedere un ragazzo che indossa un cappuccio e che brandisce una spada, il quale sembra essere invisibile per tutti tranne che per lei.

    Viene in seguito a conoscenza dell'esistenza degli Shadowhunters, cacciatori di ombre ( o demoni), e che tutte le creature di cui si legge sui libri e di cui si parla come leggende esistono veramente ( lupi, vampiri, fate e tanto altro).

    Dopo una litigata con sua madre, Clary, esce di casa e la sera stessa Jocelyin scompare misteriosamente coinvolgendo anche il ragazzo misterioso, Jace, nella ricerca della donna.

    Inizierà da qui in poi una corsa per salvare la madre che trascinerà Clary nel mondo degli Shadowhunters fino a quando non scoprirà di essere anche lei una di loro.

    Da questo momento in poi Clary, verrà travolta negli eventi che caratterizzano il mondo nascosto divenendone pian piano, insieme a Jace e ai fratelli Lightwood parte integrante.

    La storia è fluida e seguibile, con spiegazioni a volte parecchio lunghe ma necessarie per capire alla perfezione le dinamiche di questo mondo. Sebbene forse per alcuni lettori possano risultare un poco fastidiose, non per la sottoscritta però che non le ha trovate pesanti o rindondanti.

    La scrittura è scorrevole e piacevole, anche se forse avrei evitato l'uso di alcuni gerghi prettamente giovanili mischiati qua e l'ha dalla traduzione.

    E' comunque un libro rivolto a un pubblico giovane, di adolescenti e va letto come tale.

    Il mondo creato dalla Clare l'ho trovato molto affascinante, tra angeli, demoni, rune e stili e città immaginarie descritte talmente bene da non risultare difficile sentirle reali quando sono i personaggi stessi a percorrerne le vie.

    Pian piano l'ambientazione acquista individualità e forza.

    Sono ben caratterizzati anche i personaggi principali, soprattutto Jace, Isabelle, Alec e Simon. Per ora meno caratterizzata è Clary ma si tratta comunque del primo libro.

    Alcuni difetti nella narrazione sono comunque riscontrabili, ma ragionandoci su a mente fredda e dopo aver concluso la lettura, mentre lo si legge è talmente coinvolgente da non notarli quasi.

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    ALCUNI CUORI NON AMANO PIÙ

    Volevo scrivere di te e di me,del nostro amore.Ma all’improvviso i miei pensierili cattura il mare,il mare in un telegiornale.Un mare pieno di cuori,di cuori pieni di speranze.Di speranze compratedi speranze disperatedi speranze infrante.Un mare di cuori che non battono più,di cuori che non amano più,di cuori inghiottiti dal mare,coperti da onde pieni di lacrime.Piangono i loro piccoliPiangono... Altro...

    Volevo scrivere di te e di me,

    del nostro amore.

    Ma all’improvviso i miei pensieri

    li cattura il mare,

    il mare in un telegiornale.

    Un mare pieno di cuori,

    di cuori pieni di speranze.

    Di speranze comprate

    di speranze disperate

    di speranze infrante.

    Un mare di cuori che non battono più,

    di cuori che non amano più,

    di cuori inghiottiti dal mare,

    coperti da onde pieni di lacrime.

    Piangono i loro piccoli

    Piangono i loro padri

    Le loro madri piangono

    Piangono i loro fratelli

    e le loro sorelle.

    Anche noi piangiamo.

    I lamenti si sentono ovunque:

    di coloro che sono rimasti soli

    nelle loro case lontane.

    Occhi spenti,

    occhi di chi non li vedrà mai più.

    A meno che non abbiano una speranza,

    a meno che non abbiano una certezza.

    Una certezza che solo il vero Dio può dare,

    una certezza che li farà risorgere.

    E dal mare li farà rinascere.

    Spero che questo foglio scritto a matita

    li faccia ricordare.

    Gianni Masto

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    'Il cavaliere senz’ombra', di Raffaele Olivieri

    Il cavaliere senz’ombra è il nuovo libro di Raffaele Olivieri edito Guida Editore. Protagonista è Gualtiero, un nobile rampollo di un’antica casata, figlio di un cavaliere appartenente all’Ordine dei Templari.  La trama si svolge in Francia, nel 1295; per Gualtiero la figura del  padre è un alto modello da seguire e emulare, seppur dentro di sé non sgorghi il sacro fuoco del ca... Altro...

    Il cavaliere senz’ombra è il nuovo libro di Raffaele Olivieri edito Guida Editore. Protagonista è Gualtiero, un nobile rampollo di un’antica casata, figlio di un cavaliere appartenente all’Ordine dei Templari.  La trama si svolge in Francia, nel 1295; per Gualtiero la figura del  padre è un alto modello da seguire e emulare, seppur dentro di sé non sgorghi il sacro fuoco del cavalierato e della temerarietà. Quella di Gualtiero è un’anima malinconica, letteraria, ingabbiata fra spade e armature; la delicatezza dell’anima del giovane si scontra con la concretezza e l’austerità del carattere del padre. Gualtiero si emoziona di fronte a un paesaggio, seppur non sappia cosa siano le emozioni; ha con sé un lista, un prontuario per vivere secondo certi canoni, in cui l’amato padre ha scritto tutte le situazioni e le persone da cui Gualtiero deve diffidare.

    Il suo carattere remissivo, troppo codardo per la guerra, gli era valso anche gli scherni della comunità; tuttavia, tutto cambia quando alla morte del padre il giovane rampollo ne eredita l’armatura: una corazza che diventerà una prigione, una sorta di oggetto transazionale di Winnicottiana memoria. L’armatura avuta in eredità diviene una vera e propria fortezza in cui Gualtiero si rinchiude, senza volersi mai staccare, simbolo di una gabbia d’oro e spauracchio di un effettivo e concreto mezzo per sconfiggere i dolori, le sofferenze e le realtà della vita vera. Il giovane, per dimostrare agli altri e a sé stesso di valer pur qualcosa, decide di partire per prender parte alle Crociate; il suo scopo diventa quello di inseguire le guerre, non perché sia un cuor di leone ma perché l’armatura diventa un riflesso di quella temerarietà  di cui Gualtiero manca. La battaglia, nella concezione del protagonista, diventa così un contesto mitico: soverchiato da un alone leggendario quasi come le gesta mitologiche di eroi del calibro di Achille. Tuttavia, le crociate sono finite da un pezzo: il giovane non cede alle sue convinzioni  e, anzi, la sconfinata paura da cui è pervaso lo obbliga a utilizzare questa falsa credenza come pretesto per non abbandonare l’armatura del padre; pesante, ingombrante, ma sicura e appagante dal punto di vista emotivo. Gualtiero intraprende un folle viaggio verso le guerre, schernito da tutti: ma è proprio durante il suo viaggio in Galilea che scoprirà sé stesso, grazie agli incontri singolari con cui si rapporterà durante il suo cammino.

    Durante il suo viaggio verso la Galilea il cavaliere senz’ombra,  abituato agli agi e alla comodità, inizia a scontrarsi con le prime intemperie della vita; il timore degli insetti, abili e veloci nell’insidiarsi sotto la sua armatura diventata, oramai, una vera e propria casa e, ancora, la fame, il freddo e il caldo. Ogni tanto, alla vista di qualche paesaggio o di qualche personaggio durante il suo cammino,  sopraggiunge un grumo di emozioni che Gualtiero percepisce nel petto, credendo si tratti di un dolore alle costole. Con lui il suo cavallo e un coniglio selvatico incontrato lungo la strada;  un animale la cui simbologia con il protagonista appare evidente: il poco coraggio, la paura, il non lasciarsi mai andare. Durante il corso delle pagine, il lettore noterà la crescita emotiva e umana del protagonista della storia: non solo grazie a una sua graduale evoluzione ma anche, e soprattutto, grazie ai personaggi che saranno riflesso dei suoi timori e che, tramite gesti o parole, li dissiperanno. Da ogni incontro imparerà qualcosa: la calma e la quiete di una comunità che vive senza parlare, al chiarore della luna, la cui dottrina si ispira all’amore, alla cooperazione e alla solidarietà. Nomadi legati alla terra che insegneranno al giovane il legame con la natura,  o la possibilità di una  la vita condotta senza il superfluo che pur può essere serena. Ai lunatici Gualtiero dona alcuni pezzi della sua armatura affinché possano reperire dalla vendita di quest’ultima del denaro per compare cibo e viveri. Questo passaggio è emblematico: l’armatura, co-protagonista del romanzo, si sfalderà nel corso delle pagine rivelando la vera essenza del cavaliere che la indossa. Alcune parti saranno rubate, altre donate ancora a un uomo deforme dopo aver incontrato i lunatici, altri pezzi andranno perduti.

    Questa progressiva perdita simboleggia, in realtà, la possibilità di ritrovarsi; ogni pezzo perduto dell’armatura coincide con l’incontro  verso la sofferenza, l’empatia , l’amore e, in altre parole, verso l’umanità. Piano piano, il carattere rigido che contraddistingue Gualtiero lascia il posto a una spiritualità che sembra sempre più espandersi, nel corso delle pagine,  tanto da arrivare a  rifiutare il motivo primario che lo ha fatto partire: la guerra. Incontra, in seguito, Frate Girolamo che lo invita a sostare nel monastero insieme ad altri frati; qui, Gualtiero, dopo una sosta decide di andare via, ancora, per la sua strada.  Successivamente, un menestrello gli indica la via della magia per rispondere a quei quesiti che Gualtiero, nel corso del suo viaggio, si continua a porre.  L’uomo incontrato per strada lo conduce dalla maga Jolanda che, invece di preparargli una pozione, gli rivela una profezia che sconvolge il cavaliere. La stanza della maga è sinistra, gli odori di rane e lumache bollite poco invitanti, le ombre nere dell’aldilà che il giovane cerca di combattere inquietanti. Eppure, la maga, scorge qualcosa di maestoso nel cavaliere dal cuore pavido e gli predice di essere destinato alla Grande Armonia: una condizione che implica lealtà, rispetto,  coraggio ma non la guerra.

    ‘’Ogni volta che rinuncerete a un pezzo della vostra armatura, riceverete un segno a indicarvi che siete sulla strada giusta. […]. Dovrete imparare ad incassare i colpi della vita, non quelli delle spade. Al termine del viaggio raggiungerete la Grande Armonia’’.

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  • Underworld

    Perché Don DeLillo ha scritto Underworld?Per cercare la risposta ad alcune domande: Che cosa è accaduto agli Usa e quindi alla civiltà occidentale nella seconda metà del Ventesimo secolo? Perché la convivenza civile è diventata sempre più cupa e diffidente, ossessionata dal complottismo? Perché l’Occidente è diventato la culla del sospetto e della dietrologia?Ogni storia ha un iniz... Altro...

    Perché Don DeLillo ha scritto Underworld?

    Per cercare la risposta ad alcune domande: Che cosa è accaduto agli Usa e quindi alla civiltà occidentale nella seconda metà del Ventesimo secolo? Perché la convivenza civile è diventata sempre più cupa e diffidente, ossessionata dal complottismo? Perché l’Occidente è diventato la culla del sospetto e della dietrologia?

    Ogni storia ha un inizio. Underworld, essendo una storia americana, inizia col baseball e precisamente col fuoricampo di Bobby Thomson sul lancio di Ralph Branca, il 3 ottobre del 1953. Giocavano i Giants contro i Dodgers. I Giants, con quel fuoricampo, quell’anno hanno vinto il campionato.

    La nostra società è basata sulla guerra e le guerre si fanno per vincerle.

    Guai ai vinti.

    La società del capitale e dei consumi è costruita dai vincitori.

    A De Lillo però interessano molto di più i perdenti. Gli interessa Ralph Branca più di Bobby Thomson. Tutti i personaggi della sua storia sono perdenti, anche contro le apparenze.        

    Volendo scrivere di sospetti e di complottismo negli Usa, tra i personaggi deve necessariamente esserci John Edgar Hoover, il capo dell’FBI. Se c’è lui, bisogna parlare anche del famoso ballo in Bianco e Nero dato a metà degli anni Sessanta da Truman Capote al Plaza Hotel di New York. A quel ballo, Hoover ha partecipato insieme a tutto il mondo che conta. I vincitori cioè. Gli apparenti vincitori.        

    I temi si affollano, sovrapponendosi.

    Il primo esperimento atomico sovietico e la paura della guerra nucleare.

    La necessità di un nemico.

    La guerra fredda.

    La crisi di Cuba.

    La guerra del Vietnam.

    I laboratori militari segreti nel deserto e gli esperimenti sulle armi nucleari.

    L’implosione dell’URSS.

    La violenza nelle strade della città.

    Lo sradicamento imposto dalla civiltà dei consumi.

    L’incapacità di prendere decisioni responsabili (Lui non era tagliato per questo tipo di lavoro. Voleva lasciarlo ma non voleva essere lui a decidere. Voleva che Janet decidesse al suo posto. Ma Janet non l’aveva fatto. Avrebbe voluto che lei si sentisse responsabile e colpevole per averlo indotto a cambiare lavoro. Gli avrebbe dato un bel vantaggio negli anni a venire).

     Il Bronx.

     Cosa nostra.

     Il serial killer.

     Il razzismo.

     Il teppismo giovanile.

     La costruzione delle torri gemelle.

     Il bombardamento quotidiano, dentro le case, della televisione e la ripetizione ossessiva di video (come il film di Zapruder sull’omicidio di Kennedy).

             La pubblicità pervasiva basata sempre più sulle immagini (C’è una sola verità: chiunque controlli i tuoi globi oculari governa il mondo).

    L’etica dei due pesi e delle due misure: il marito può tradire la moglie ma la moglie non deve tradire il marito, soprattutto se il tradimento ne intacchi l’immagine pubblica.

             I legami familiari ridotti a etichette formali.

             La mancanza del padre.

             Le notti trascorse vagando da un bar all’altro.

             L’alcol.

             L’eroina.

             La musica jazz.

             I Rolling Stones.

             La satira corrodente del cabarettista Lenny Bruce, tossicomane perseguitato, nemico dell’ipocrisia, che si scaccola il naso in pubblico.

             L’incapacità di comunicare.

             I gesuiti.

             La fede ridotta a rigide regole ossessive. La caricatura della fede che permea un cuore di corvo, piccolo e indurito (Quello era il creato, là fuori, piccole mele verdi e malattie infettive).

             Il deserto.

             Le inquietudini dell’arte.

    L’installazione che consiste nel dipingere duecentotrenta carcasse di aerei.

    I disegnatori di graffiti sui treni della metropolitana.

             Gli intellettuali di New York, le gallerie e il mercato.

             L’esplosione del kitsch.

             La virtualità.

             La distanza tra la realtà e le favole.

    La confessione dell’artista: Non ti pare che la tua vita abbia preso una piega irreale a un certo punto?

    La confessione del manager: Mi conformavo al tessuto della conoscenza accumulata, mi fidavo del solido e vantaggioso materiale della nostra esperienza.

             L’aborto clandestino in Messico. L’intuizione di un crimine, avvertita ma lasciata scivolare via: E provasti uno strano dolore confuso, seduto in quella stanza, una tristezza adombrata dalla distanza. E cercasti di pensare a te stesso nel mezzo della vita non vissuta di quel bambino che stavano uccidendo nella stanza accanto.

             La giovinezza che viene silenziosamente sostituita dalla vecchiaia.

    Il personaggio principale? Un manager di successo nel settore del trattamento della spazzatura. Un uomo molto attento all’uso delle creme per la protezione dal sole ma incapace di capire la gravità delle ferite inferte alla moglie.

    Il tema di fondo? La società dei consumi che alla fine si riduce a essere la società della spazzatura, dei rifiuti tossici e delle scorie nucleari. Le città crescono nella spazzatura. La civiltà non è fiorita tra uomini che scolpivano scene di caccia su portali di bronzo e parlavano di filosofia sotto le stelle, mentre l’immondizia non era che un fetido derivato, spazzato via e dimenticato. No, era stata la spazzatura a svilupparsi per prima, spingendo la gente a costruire una civiltà per reazione, per autodifesa. La spazzatura ci aveva costretti a sviluppare la logica e il rigore che avrebbero condotto all’analisi sistematica della realtà, alla scienza, all’arte, alla musica e alla matematica.

    Leggendo le pagine del libro ci si domanda: «Dov’è finita la realtà?». È proprio questo il problema della fine del secolo che Don DeLillo ha voluto affrontare in Underworld. Dov’è finita la realtà?

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    La zattera

    Emmanuel Carrère, in Vite che non sono la mia, parla della morte, raccontando due fatti che lo avevano coinvolto in prima persona: la morte nello Sri Lanka, dopo uno tsunami, di una bambina di quattro anni, figlia di una coppia di amici, e la morte della giovane cognata di trentatré anni per un tumore al seno con metastasi polmonari.Carrère descrive il cambiamento che avviene in lui. Non esprim... Altro...

    Emmanuel Carrère, in Vite che non sono la mia, parla della morte, raccontando due fatti che lo avevano coinvolto in prima persona: la morte nello Sri Lanka, dopo uno tsunami, di una bambina di quattro anni, figlia di una coppia di amici, e la morte della giovane cognata di trentatré anni per un tumore al seno con metastasi polmonari.

    Carrère descrive il cambiamento che avviene in lui. Non esprime giudizi ma si pone domande e le pone agli altri. In tal modo mostra di voler rintracciare un significato di quegli avvenimenti, cercandolo però dentro sé stesso. Sennonché questo sé stesso è già cambiato più volte, come Carrère ammette, e può continuare a cambiare; e cambiando potrebbero cambiare anche i significati. È come essere naufrago e zattera nello stesso tempo.

    È possibile – ci domandiamo – parlare della morte cercandone il senso fuori di noi, in qualcosa che non sia soggetto ai cambiamenti del transeunte?

    È possibile trovare una zattera vera alla quale aggrapparci?

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    Il fotografo e la Ricerca

    Il fotografo deve esercitare la virtù della pazienza in modo eroico; poi deve avere la capacità di guardare i dettagli più piccoli della composizione, mai superflui anche se apparentemente secondari, e deve infine muoversi nel misterioso campo della memoria (è vero che ciò che è stato fotografato esiste realmente in quel pezzo di carta ma è anche vero che, proprio nel momento in cui si guar... Altro...

    Il fotografo deve esercitare la virtù della pazienza in modo eroico; poi deve avere la capacità di guardare i dettagli più piccoli della composizione, mai superflui anche se apparentemente secondari, e deve infine muoversi nel misterioso campo della memoria (è vero che ciò che è stato fotografato esiste realmente in quel pezzo di carta ma è anche vero che, proprio nel momento in cui si guarda la fotografia, non c’è più).

    Qual è il classico della letteratura necessario alla formazione di ogni fotografo? Quale libro mette a dura prova la pazienza del lettore? Quale libro è un fiorire continuo di inquadrature piene di particolari, nessuno dei quali casuale o superfluo? Quale libro si muove sollecitato dai ricordi?

    Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust.

    Proust chiama “intermittenza del cuore” quell’accadimento imprevisto che fa scattare involontariamente i ricordi: un odore, un sapore, il rumore di un cucchiaio contro un piatto, la ruvidezza di un tovagliolo inamidato, il dislivello in un gradino avvertito dal piede...

    Che cosa è questa intermittenza del cuore se non il punctum che Barthes riscontra in alcune fotografie?

    Anche se il rapporto tra Proust e la fotografia resta ambiguo, il mondo dei fotografi si divide in due: quelli che hanno già letto e quelli che ancora non hanno letto La ricerca. Questi ultimi hanno molta strada da fare.

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    Un ottimo manuale ….

    Da tempo sto pensando di scrivere un giallo, ma prima ho voluto documentarmi sulle tecniche d'indagine e sulla psicologia investigativa. 

    Questo è stato uno dei volumi che studiato per le mie ricerche. E' molto completo,  e parla dei reparti d'indagine italiani e non, della psicologia di investigatori e i vari tipi di criminali.

    Ve lo consiglio .... 

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    Taccuino dell' investigatore

    E' un libro che illustra come funzionano le tecniche d'indagine nelle varie situazioni. E' dettagliato, e spiegato bene.Per chi è un addetto ai lavori può risultare inutile, ma per chi è non sa nulla o poco e quello che si vede in film e telefilm polizieschi è un volume utile per capire e conoscere.Visto che siamo in un social per scrittori, posso dire che è un volume utile per lo scritt... Altro...

    E' un libro che illustra come funzionano le tecniche d'indagine nelle varie situazioni. 

    E' dettagliato, e spiegato bene.

    Per chi è un addetto ai lavori può risultare inutile, ma per chi è non sa nulla o poco e quello che si vede in film e telefilm polizieschi è un volume utile per capire e conoscere.

    Visto che siamo in un social per scrittori, posso dire che è un volume utile per lo scrittore che vuole scrivere un giallo o che vuole migliorare la tecnica del suo investigatore.

    Lo consiglio .... 

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    Autrice coraggiosa

    Pietra è il libro, romanzo noir di Gisella Pogliani. Autrice coraggiosa perchè ha scritto di luoghi e personaggi non convenzionali pur cavalcando l'onda del fantasy.L'autrice è appassionata di Stephen King è questo si nota nel suo stile narrativo, minuzioso come quello dello scrittore americano. Gisella è attiva su Youtube con tre canali: Lo Strano canale che tratta di casi di crime... Altro...

    Pietra è il libro, romanzo noir di Gisella Pogliani. 

    Autrice coraggiosa perchè ha scritto di luoghi e personaggi non convenzionali pur cavalcando l'onda del fantasy.

    L'autrice è appassionata di Stephen King è questo si nota nel suo stile narrativo, minuzioso come quello dello scrittore americano. 

    Gisella è attiva su Youtube con tre canali: Lo Strano canale che tratta di casi di crime, La stanza 1408 che parla di paranormale e Takingpage che parla di libri.

    Lo consiglio per la sua orinalità .... 

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    Un bellissimo ma classico giallo

    E' un romanzo giallo classico ossia c'è un omicidio e un poliziotto che indaga. Ma è anche un romanzo che un suo fascino perchè è ambientato in India nel 1920 quando  le tensioni per l'occupazione inglese sono altissime. Ci sono molti moventi e molti possibili assassini per il Capitano Sam Wyndham non è facile trovare il colpevole. Questo è il primo di cinque romanzi dello scr... Altro...

    E' un romanzo giallo classico ossia c'è un omicidio e un poliziotto che indaga. Ma è anche un romanzo che un suo fascino perchè è ambientato in India nel 1920 quando  le tensioni per l'occupazione inglese sono altissime. 

    Ci sono molti moventi e molti possibili assassini per il Capitano Sam Wyndham non è facile trovare il colpevole. 

    Questo è il primo di cinque romanzi dello scrittore ango/indiano con protagonista Sam Wyndham. Quattro si possono acquistare, per il quinto bisogna attendere settembre.

    Lo consiglio ..... 

    Scritto bene, in modo dettagliato nelle descrizioni di luoghi e personaggi. 

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    Un libro unico ed imperdibile.

    Questo libro è unico nel suo genere. Che cosa sono gli elementi di Cinocrimalistica? In pratica sono gli impieghi del cane nella scienze forensi. Il cane, grazie al suo fiuto pontentoso è in grado, se addestrato, di fiutare qualsiasi cosa, dalla droga, alle armi e persino i soldi e sistemi di archiviazione. E al fine di un'indagine l'impiego dei cani è sempre più considerato un elemente i... Altro...

    Questo libro è unico nel suo genere. Che cosa sono gli elementi di Cinocrimalistica? In pratica sono gli impieghi del cane nella scienze forensi. 

    Il cane, grazie al suo fiuto pontentoso è in grado, se addestrato, di fiutare qualsiasi cosa, dalla droga, alle armi e persino i soldi e sistemi di archiviazione. E al fine di un'indagine l'impiego dei cani è sempre più considerato un elemente importante. 

    Parla dell'impieghi del cane ma anche dei crimini di cui è vittima come il traffico di cuccioli, e i combattimenti clandestini.

    L'autrice è un' esperta cinofila che in questo libro ha collaborato con altri esperti per donare un volume completo ed esauriente in tutte le sue parti. 

    Scritto bene, a volte può risultare complicato per via delle leggi e provvedimenti citati ma come ho detto è un volume completo ed un ottimo testo anche per questi piccole complicazioni. 

    Lo consiglio. 

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    Amore Amaro. L'esordio poetico di Piero Mieli

    “AmoreAmaro” è un’antologia di racconti sentimentali struggenti e contemporanei a cura de “Il tizio dell’alba”.Non si tratta di storie in rosa, ma di resoconti di vita vissuta: amori interrotti, negati o protratti per effetto della precarietà dell’esistenza, influenzati dall’immediatezza dei social e dalla rapidità delle comunicazioni chat. “Sentimenti liquidi all’epoca... Altro...

    AmoreAmaro” è un’antologia di racconti sentimentali struggenti e contemporanei a cura de “Il tizio dell’alba”.

    Non si tratta di storie in rosa, ma di resoconti di vita vissuta: amori interrotti, negati o protratti per effetto della precarietà dell’esistenza, influenzati dall’immediatezza dei social e dalla rapidità delle comunicazioni chat. “Sentimenti liquidi all’epoca di whatsapp” per dirla alla maniera del sociologo Zygmunt Bauman, teorico della comporaneità, che per primo descrisse la difficoltà di mettere radici in una società in continua evoluzione. Undici racconti più una ghost track: undici spaccati di vita e di sentimenti vissuti all’ombra quieta degli ulivi pugliesi o della freneticità ipercinetica milanese.  Uno stile di scrittura immediato, leggero e diretto, che si concentra sui dettagli, esaltandone la particolarità, rendendo unico ogni momento di vita vissuta. 

    Un approccio narrativo bukowskiano che esalta il pathòs, pur con un velo di nostalgia cui fa da contraltare una buona dose di ironia, espressa massimamente negli aforismi autoprodotti che anticipano i racconti.  Spiega questa sua distintiva unicità, la scrittrice Mariella Medea Sivo nella prefazione: «Voi non sapete cos’è l’amore, ve lo dico io cos’è”, scriveva Raymond Carver in una poesia dedicata a Bukowski. Sembra dirci la stessa cosa Piero Meli attraverso i racconti di questo libro, storie diverse tra loro, di perdite dolorose, di dubbi altalenanti, di errori incalcolabili, di momenti di irrefrenabile gioia, di leggerezza ad elevato peso specifico. Racconti che urlano la voglia di credere nell’amore sempre, a qualunque costo, e che descrivono la magia di un bacio, di una goccia di pioggia sui vetri, di un piatto di spaghetti all’assassina. La fragile bellezza dei sogni che si distinguono per delicatezza di concezione e di fattura si intravede in filigrana tra le pagine di questo piccolo scrigno di parole, esordio da solista dell’Autore». Una raccolta di emozioni che permette al lettore di sognare e immedesimarmi e catarticamente espiare la propria sofferenza interiore, consapevole di non essere più solo ma uno tra tanti, in questa baraonda di incerto sentire. «Ma sono pur sempre storie, racconti, finzione. Fiction, spettacolo messo in scena sul palcoscenico di queste pagine da una compagnia di attori, alcuni un po’ improvvisati, altri vagamente professionisti, ma tutti accumunati dallo stesso intento, regalare a voi lettori qualche ora di emozione e di svago».

    BIOGRAFIA AUTORE

    Piero Meli, appassionato di fotografia e scrittura, nasce a Bari nel 1980, consegue la maturità classica e si laurea in economia. Perito assicurativo di giorno, fotografo e scrittore di notte. Ha partecipato nella veste di autore ad alcune antologie: “C'era una nota in Puglia" - antologia di scrittori pugliesi contemporanei (editore Besa Muci), “Racconti pugliesi” (Historica Edizioni) e “Mare in cento parole” (L’erudita). Collabora stabilmente con i magazine: “Amazing Puglia” e “Amazing Bari” su cui vengono pubblicati i suoi racconti con lo pseudonimo de “il tizio dell’alba”. A maggio del 2022 è uscito il suo primo libro: "AmoreAmaro: racconti tratti da storie (quasi) vere" edito da Secop Edizioni. Comune denominatore a tutte le sue molteplici attività è l’amore per la sua terra, protagonista mai troppo silenziosa delle storie che scrive. Parole ed immagini sono i mezzi che utilizza per trasmettere emozioni. Riveste, inoltre, il ruolo di consigliere nell’Associazione di promozione sociale #WeAreInBari.

     

    NOTA EDITORIALE

    “Secop edizioni”: è una casa editrice pugliese, che ha sede a Corato, in provincia di Bari e fa suo questo motto: «Ciò che conta non è essere un’altra casa editrice, ma una casa editrice altra». Se il nostro è “il pianeta dei naufraghi”, come sostiene Serge Latouche, allora i libri possono essere ipotesi di zattere a cui il terzo millennio deve ancorarsi, è l’idea che ha dato origine alla giovane e dinamica casa Editrice.

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    Il meraviglioso viaggio di Nils Holgersson

    Autore: Selma Lagerlöf⠀⠀Valutazione: 😀😀😀😀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀Giudizio breve: romanzo di avventura-formazione-educativo della premio nobel Selma Lagerlöf, un viaggio per la Svezia del primo Novecento affascinante e condita di miti e leggende. Bello per i ragazzi, ma anche per gli adulti.⠀⠀⠀⠀⠀Recensione completa su finestrelle.wordpress.com... Altro...

    Autore: Selma Lagerlöf⠀⠀

    Valutazione: 😀😀😀😀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀

    Giudizio breve: romanzo di avventura-formazione-educativo della premio nobel Selma Lagerlöf, un viaggio per la Svezia del primo Novecento affascinante e condita di miti e leggende. Bello per i ragazzi, ma anche per gli adulti.⠀⠀⠀⠀⠀

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    Ci vuole un'altra vita

    Autore: Thomas Cadène - Joseph Falzon⠀⠀Valutazione: 😀😀😀😀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀Giudizio breve: lo sviluppo scientifico-tecnologico ci spinge verso una società sempre più comoda ed esente da asperità. Cosa succederebbe se potessimo eliminare completamente dolore e sensazioni sgradevoli e scegliere di fare tutto ciò che maggiormente ci aggrada? Sarebbe il paradiso in terra o un mo... Altro...

    Autore: Thomas Cadène - Joseph Falzon⠀⠀

    Valutazione: 😀😀😀😀⠀⠀⠀⠀⠀⠀⠀

    Giudizio breve: lo sviluppo scientifico-tecnologico ci spinge verso una società sempre più comoda ed esente da asperità. Cosa succederebbe se potessimo eliminare completamente dolore e sensazioni sgradevoli e scegliere di fare tutto ciò che maggiormente ci aggrada? Sarebbe il paradiso in terra o un mondo asettico e privo di stimoli? A questo prova a rispondere questo fumetto di fantascienza ambientato in un futuro prossimo, in cui il mondo virtuale diventa una realtà alternativa. Una proposta molto interessante che presenta diverse riflessioni non banali su vantaggi e svantaggi di un progresso votato all'isolamento individuale e alla eliminazione della sofferenza.⠀⠀⠀⠀⠀

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    Debbie (la strana) e le avventure bipolari del coniglietto RiBES

    di Paolo di Orazio IIrecensione di Edoardo MontanariDebbie la strana vive in questa Roma contemporanea che ogni abitante dell’urbe può vedere aprendo la finestra della propria casa, ammesso che abbia la fortuna di averne una. Sporca, caotica, bipolare ammasso di corpi solidi che fanno da sfondo ad una storia alienante, estrema sorprendentemente vuota di persone che non siano i protagonisti ma p... Altro...

    di Paolo di Orazio II

    recensione di Edoardo Montanari

    Debbie la strana vive in questa Roma contemporanea che ogni abitante dell’urbe può vedere aprendo la finestra della propria casa, ammesso che abbia la fortuna di averne una. Sporca, caotica, bipolare ammasso di corpi solidi che fanno da sfondo ad una storia alienante, estrema sorprendentemente vuota di persone che non siano i protagonisti ma piena di sangue, allucinazioni, violenze, solitudine ed atarassia.

    La Casa editrice Cut Up nella sua Collana Incubazioni che, prosaicamente, include la parola incubo, ha scelto come primo volume Debbie [la strana] e le avventura bipolari del coniglietto RiBES; estremo, morboso, splatter al limite dell’insopportabile.

    Devo dire la verità, ho fatto molta fatica a leggere questo libro perché la prosa di Paolo Di Orazio II è trascinante come un flusso di pensieri ma altrettanto complessa e spigolosa. Debbie è un libro che cattura subito il lettore che si trova a camminare sull’orlo della follia assieme alla protagonista, ai capitoli dai numeri Irrazionali, alla morbosità di conoscere l’epilogo, la quadra, la chiave di volta di tutta la storia che, però, non sembra essere finita e conclusa ma pronta a ritornare in un nuovo libro pieno di allucinazioni, inquietudini, proiezioni mentali usate per fuggire da quella realtà che, nel libro e spesso nella vita vera, è ben peggiore della coprofagia o dell’incesto. E’ una follia reale che, come nella fisica quantistica esiste solo quando viene osservata e, una volta distratto lo sguardo oscilla in una perenne vita/non vita, orrore/banalità, Debbie/Vanacura che si sfiorano. Se cercate una storia ordinata con un principio ed una fine, state alla larga da questo libro perché potrebbe portarvi nel mondo di RiBES: un prato, una radura di pace in mezzo agli incubi del mondo che si ritrovano lì, in un batuffolo bianco e con i dentoni.

    Ma forse è solo la mia mente che cerca di trovare una linea narrativa coerente, un’immagine rappresentativa di tutto un libro come lo è il clown per IT di Stephen King, un’immagine di speranza che però, io, non riesco a trovare e che non deve esistere, come non esiste nel personaggio di Debbie. Paolo, quanto potrò leggere il seguito e dare delle risposte alle domande che mi si affastellano nella mente?

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