Annega nei cerchi d’acqua
lo sguardo di lavagna,
si punteggiano le vele
sulla campata storna
il tempestìo di solidi triformi,
sono specchi come pozzi
gli acquitrini di snidate campiture,
la gravità piega il tempo
dove riposa a lumi spenti
il cuore sempreverde di cicale.
Mal tempera la lima
una puntuta mina,
scompiglia la faglia intorta
di cartiglia dove rotolano
i fumetti di certune stanze,
la doppia sintesi del tarlo.
Fiotto di forme discolori,
moderavi la vista d’imperfette
piegature del geoide fumé
dove s’intaglia e s’attorciglia
la sottile zampa di una gru,
dove capitolò la stilla
nel baricentro di Foucault.
Sulla fronte di tramestate viole
entrò per sbaglio dall’altra porta
una parvenza di vinile
a misurare i crucci che sdegnavi.
E sia, dormendo,
il suolo di pània, è chiuso
il lampo nei cassetti
dove sostava il sogno,
la verità che s’imbluiva
nel delta dell’assioma.
Thea Matera ©️