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DISAMORE

Ti distanzi dalle onde

dalla radianza di terre emerse,

stravagati mulinelli di corolle,

dal rosicchiolo corvino.

Nel frastuono di scarne spole

ricadono tre more nell’incarto 

di parole, il giardino inerte tace

la magagna di filaccia

e la luce pare strana

lungo il viale di mandaranci,

di lampioni strutti come limoni,

di vaiate lastre, inerpicate stanze.

Tangente il fedito fianco

al fiore dissennato

alla polpa di zinzania,

al grepo sorbo,

si perde l’orma del drappello

nella malerba di una caerdroia,

se dimori il tempo sbroglia

il romorio stridulo di cingolati

nel passo terso di fenice,

siffatto screpo che mai si seppe

il marrirsi del contrappasso.

Thea Matera ©️

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