Il soffione si sperde,
dimentico di questa primavera
strana, acerba,
dissolto in sprigne pennellate
sui muri raspati di Milos,
sparge il suo velo di spilli
nel vento di Nord – Est.
Memore di antiche meridiane,
con moto di crisalide,
mesto s’assottiglia.
Guardo in lontananza
snodi abbaglianti di case bianche,
fiori rossi rampicanti
ricadono in crepe d’argilla,
nello scrèpolo di nebuli scorci,
dove sosta il geco avvinto
lungo la cicatrice del muro glabro.
Il ragno sa che il filo può spezzarsi
e tende il filamento
sull’intonaco trasverso.
Si scosta la tenda dietro la piattaia,
si pande il sole verderame
sul groppo del piumacolo,
mentre falene girano intorno
alla fiamma di una candela.
Stordente scalpiccío
nella zona d’ombra
della fragolàia,
si corruga l’elianto
sull’orlo sbeccato del frontone,
l’albatros sorvola il mascherétto.
Si svela lo schianto
del passo furtivo
in cieche retrovìe – non era il vuoto
del disegno – dei cigli bistrati
di corvi bassi
nel barlume di una volièra,
sul pendio a vista,
dove tremano inostrati nembi.
Thea Matera ©️
(Dal libro:” CARTEGGI PERPENDICOLARI ” – Amazon.it, Copyright 2022©️)