DUE TIRI IGNORANTI
DUE TIRI IGNORANTI
Poi ti osservi intorno, noti che sei oltre la linea dei tre punti e che quel tiro lo devi prendere perché è tutto tuo. Sai benissimo che la tua percentuale è ridicola ma intorno non c'è nessuno e in fondo ti sei rotto di non aver fatto ancora un punto. La tecnica di tiro è rivedibile però il movimento è buono e la palla, seguendo una parabola pressoché perfetta, tocca leggermente il ferro per poi entrare docilmente dentro il canestro. È andata, hai messo una bomba da tre! Lo stupore è tanto, forse più dei compagni che non avrebbero scommesso un centesimo sul buon esito del tiro. La partita prosegue, cerchi di essere utile, diciamo di fare meno danni possibili, marchi il tuo uomo, piazzi blocchi, qualche buon rimbalzo, alcuni assist. Poi, come un déjà vu, ti arriva un passaggio e ti rendi conto di essere nuovamente al di là dell'arco dei 6,75, con il canestro proprio di fronte che sfida la tua mano a tentare ancora una volta. Sai che puoi farlo e in fondo non t'importa di sbagliare, hai acquistato credibilità nei confronti degli altri, un errore sarebbe perdonato con benevolenza, in definitiva tutto gioca a tuo favore. Ci pensi giusto il tempo di essere il più coordinato possibile e lasci partire il tiro. Leggera sospensione, braccio esteso, polso spezzato, non avresti potuto fare di meglio anche perché non sai fare di meglio.
La palla sale, sale e poi scende, scende, scende dolcemente dentro la retina senza neanche sfiorare il ferro.
Incredibile, l'hai fatto un'altra volta!
Ormai gli altri ti guardano come fossi un giocatore vero e dentro di te, da qualche parte, quel giocatore esiste ancora, è solo imprigionato in un non luogo dei ricordi, bloccato da decenni d'inattività causati dalla pratica di uno sport dove tu sei l'unico che gioca usando le mani.
La partita prosegue, la tua squadra vince, puoi dare il cinque a tutti a testa alta, hai messo due bombe da tre, gli dei del basket hanno voluto farti rivivere le emozioni di quando saltando toccavi il ferro, avevi i capelli neri e tutte le parti del corpo ancora integre.
Esci dal campo per un meritato riposo e inizi a metabolizzare l'accaduto per arrivare alla conclusione che alla tua età, puoi ancora stare dentro un campo di basket senza suscitare l'ilarità di compagni e avversari, facendo cose semplici e, ogni tanto, qualche tiro ignorante. Hai giocato col ricordo e la memoria ti proponeva azioni che il tuo corpo aveva dimenticato. Non ti è rimasto che accettare la sfida perché solo così avresti saputo se saresti uscito vincitore o sconfitto. Hai giocato a basket e ti sei divertito di più che in un anno di calcio. La sensazione è stata la stessa che provavi quando da ragazzino prendevi la palla e andavi al campo sotto casa, si facevano le squadre e si giocava fino a che non calava il sole. Le caviglie pulsano, i quadricipiti trasudano acido lattico, è ora di andare via. Sai che dovrai usare il ghiaccio e molto probabilmente un antidolorifico però non te ne frega niente, assapori ogni dolore e sei contento così, ti sei sentito vivo, tutto il resto passa in secondo piano, ti sei sentito vivo.
Raccogli il tuo pallone, prendi lo zaino, ti togli la replica dei Sixers del 1983 e saluti tutti. Sali in macchina e punti verso casa col pensiero che tua moglie, come al solito, ti farà un mezzo casino perché sei andato al campetto. Ma chi cazzo se ne frega, hai segnato due bombe da tre giocando contro dei ragazzini, l'ascolterò, le farò un sorriso e andrò a farmi una bella doccia.
Che se ne vada tranquillamente a fanculo!
Su un campo di basket si dimentica tutto, il dolore fisico, le ansie di una vita in salita, le domande senza risposta, i ricordi opprimenti di sensazioni perdute, ogni cosa sembra prendere una dimensione diversa perché sei tu, la palla e il canestro e loro non ti giudicano, non ti criticano, non fanno inutili polemiche. Se entra hai fatto bene, se esce hai sbagliato, semplice, chiaro, netto, nessun significato nascosto, nessuna ulteriore interpretazione, nessun possibile fraintendimento.
Il basket è terapeutico a costo zero, non ha bisogno di ricette e, soprattutto, non causa effetti indesiderati per sovradosaggio. A volte crea dipendenza ma niente che poi si abbia paura di nascondere alla guardia di finanza o che possa determinare una diminuzione di punti sulla patente.
Il basket non è un gioco, il basket è vita.