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Alcuni aforismi e altre amenità…

Ieri vado a dare la buonanotte ai miei genitori. Era mezzanotte inoltrata. Vedo che guardavano il Gilettone con alcuni ospiti. Il Gilettone io lo stimo anche. Sicuramente è molto preparato. Ma ieri a mio avviso è caduto in errore. Il Gilettone diceva che Putin non era pazzo perché era lucido. Un ospite approvava. Il Gilettone rilanciava e affermava che è un’analisi troppo superficiale dare del pazzo a Putin. Nessuno vuole fare la perizia psichiatrica a Putin quando gli diamo del pazzo. Certo il suo disegno è folle, la sindrome di accerchiamento e questa guerra sono folli. Se io dopo aver pianificato per anni ogni cosa nei minimi dettagli faccio una strage al bar faccio un gesto di avanguardia oppure mi definite un folle? Al di là della capacità di intendere e di volere la parola folle in questo caso viene usata non in modo tecnico (questo spetta a chi fa la perizia psichiatrica) ma in modo generico ed estensivo. Non stimerei però mai in alcun modo uno psichiatra che considerasse Putin sano di mente. Poi magari lo stesso psichiatra considera folle un pazzerello innocuo. Forse è più conveniente e più comodo. Sicuramente è molto più scomodo dare del pazzo a Putin perché significa che la Russia è guidata da un pazzo e che un intero popolo ha scelto come guida un pazzo. Mi chiedo cosa debba fare una persona per meritarsi l’appellativo di folle. Il guaio è che Putin è un folle sanguinario. Forse sono io che non capisco niente. Forse sono io che non capisco la nosografia psichiatrica. Aspetto qualcuno che mi illumini di immenso. Ma c’è una parola che spiega a livello psicologico come ciò possa avvenire: si chiama demopatia. Non mi importa di chi dice che la Realpolitik è fatta di cose schifose e che la ragion di stato, di ogni stato è aberrante. Putin aveva la facoltà di scegliere se fare la guerra o meno. Ha scelto deliberatamente di fare un enorme bagno di sangue. Riguardo al suo essere patologico ritengo che l’invasione dell’Ucraina riveli sia l’assurdità del suo comportamento che la sua pericolosità sociale, politica, internazionale. Senz’altro lo zar ha molte problematiche psichiatriche. Uno che ammazza migliaia tra bambini, donne, giovani civili inermi è quantomeno un sadico molto cruento; rientra a pieno diritto nella categoria dei necrofili, come Hitler e Stalin. Anche se uno gli dà del pazzo in senso tecnico a mio avviso ha le sue belle ragioni. Se poi per diplomazia certe cose il Gilettone non può dirle e deve ometterle in televisione, almeno non travisi la realtà. Comunque se il Gilettone certe cose è impossibilitato a dirle almeno sospenda pubblicamente il giudizio su Putin. Lo ribadisco ancora una volta: dare del pazzo a Putin non significa fornire alibi, giustificazioni, attenuanti. 

E te le vedi nelle televisioni generaliste tutte queste facce drogate dal successo… questi/e conduttori/conduttrici, pronti/e a qualsiasi cosa per un punto di audience, con un perenne disturbo narcisistico di personalità (non ci vuole molto a capirlo), strapagati/e e sicuri/e di sé. È vero: sono spigliati/e, ma non confondiamo la spigliatezza con la vera intelligenza. Poi secondo me la maggioranza di loro sono delle tazzine di talento in un oceano smisurato di presunzione. Ti vogliono far credere che la televisione sia la cosa più importante nel mondo o comunque necessaria, che il loro programma e il loro lavoro contribuiscano a rendere migliore l’umanità. Ti vogliono far credere che tu abbia bisogno di loro e che a loro devi volere bene necessariamente. Il guaio è che i direttori di rete non vogliono provare cose nuove. In televisione hanno sempre la meglio programmi idioti. Ci vorrebbe un codice etico stipulato da tutte le televisioni per aumentare il livello culturale. In questo modo nessuno potrebbe sottrarsi dicendo è il pubblico che vuole questo genere di roba. Non ci sono più programmi come quelli di Minoli e di Zavoli. Qualche cretino potrebbe dirmi: provaci te a migliorare le cose. Il fatto è che con quello che sono pagati dovrebbero fare molto meglio, non inquinare la mente dei telespettatori, non rincoglionirli. Chi si prende l’onore si prenda anche l’onere di fare una tv decente. Il popolo ama questi conduttori e queste conduttrici. Il presidente della Repubblica li fa cavalieri/e (ormai c’è da vergognarsi a essere cavalieri; questa Repubblica è una cloaca). Questo la dice lunga sul livello delle nostre istituzioni. Showman e showgirl hanno la strada spianata. Se critichi questo andazzo sei un invidioso o sei un odiatore. Nessuno può dire che il re è nudo. I miei familiari (a cui voglio molto bene) guardano la televisione e io quando scendo le scale, mi faccio un caffè, apparecchio, mi bevo un bicchiere d’acqua, mi faccio i toast ascolto in sottofondo la TV. A sprazzi e bocconi mi faccio un’idea del palinsesto televisivo. Ma la colpa principale è degli italiani. Oggi c’è una grande fruizione culturale. Basta leggere. Si possono prendere gratis i libri dalla biblioteca o si possono comprare le edizioni economiche usate o a metà prezzo di capolavori. I modi per non rincoglionirsi ci sono. Basta spengere la televisione che ci vorrebbe tutti rincoglioniti e addomesticati. Ma chi l’ha detto che il tempo libero debba essere speso a guardare TV? Bambino di silicio uccidi anche tu la tua televisione. 

C’è il sole. Esco fuori come le lucertole. Prendo tutto, anche le chiavi di casa. Arrivo al bar. Prendo una birra da 66 cl. Pago. Mi metto a sedere. A me non me ne frega di piacere. Mi devo solo un poco piacere. Forse nemmeno. Forse mi basta che mi batta regolarmente il cuore: per oggi mi accontento di questo. In mancanza di meglio faccio i gargarismi. Mi siedo al tavolo. Mi tolgo il giubbotto. Arriva un tipo e chiede alla barista una bottiglia. La barista straniera non capisce. Allora lui si incazza e dà in escandesdenze. Poi si capiscono a cenni, gesti, mezze frasi. Lui si scusa e paga. Un altro arriva e le chiede dove è Giulia. La tipa risponde che è al ristorante. Ma io mi chiedo: chi è Giulia? Ci sono persone che giocano alle slot machine. Imprecano, ridono, discorrono. Tutto questo è in sottofondo. L’alcol mi dà leggermente alla testa. Cronometro la mia bevuta. A casa mi aspettano. Verso la birra nel bicchiere. La finisco. Ne chiedo un’altra. Pago. La barista cede il posto a un’altra barista. Si salutano. La nuova, una ragazza carina, si mette a parlare con una coppia. Le dicono che lei ci sa fare di più, è più brava coi clienti. Poi le chiedono di dove è e lei risponde che è albanese. Parlano di accenti, di lingue e io non seguo il discorso perché non mi interessa. La ragazza albanese ha portato con sé un’amica. Non capisco un acca di quello che si dicono. Di certo non è inglese. Ho finito un’altra birra da 66 cl. Devo tornare a casa. È finita la mia esperienza con gli altri. In fondo ogni volta che mi siedo in questo bar non so cosa può accadere, non so in chi mi posso imbattere. Saluto. Mi incammino verso casa. Sulla soglia di casa trovo mio padre che esce e mi chiede dove sono stato. Io rispondo che ho camminato per un’ora lungo l’argine e mi sono fermato per prendere un caffè. E naturalmente a voi non interessa niente di quello che ho scritto! Ma a me non mi interessa niente di interessarvi o meno! Questo non è un semplice esercizio di stile. Questa è un’altra presa diretta della realtà. È un semplice e accorato spaccato di provincia, dove non succede mai niente. Sia ben inteso: le fighette le lascio pure a voi. Fottetevele pure voi! Tanto le cose da fare nel sesso sono sempre le solite. Preferisco la mia solitudine a fare finta di ascoltarle e comprenderle! Prererisco stare faccia a faccia con la mia solitudine. Sono solo state due birre tanto per grattarsi un poco la rogna, tanto per uscire dai soliti pensieri. Tempo un’ora e ritornerò alla lucidità abituale! E io di nuovo col cerchio alla testa mi chiedo: chi è Giulia? 

Ascoltando Umberto Broccoli che celebra, mitizza, santifica i cantanti di ogni risma (quando va bene i cantautori) capisco perché in Italia le vie intitolate a grandi uomini di cultura o a integerrimi statisti vengono sostituite da via De André. L’andazzo generale è questo a cui Broccoli non si sottrae. Il conformismo culturale vuole questo. E ne penso anche bene dei cantautori, ma perché non dare molto più spazio ai grandi poeti? E ne penso anche bene di Broccoli, ma visto che è una persona seria allora faccia cose serie! Perché il surrogato deve avere la meglio sulla poesia? Eppure ci si aspetterebbe di più da uno che ha quel pulpito e che dovrebbe avere grande cultura (che però si manifesta solo quando intesse le lodi di uno showman oppure quando recita enfaticamente i versi, sempre i più facili e struggenti, di questo o quell’autore). Ma dopo tanto ammattimento e dopo tanta fatica avrà la sua lauta pensione Broccoli. Spengo la televisione e penso che forse sono io che voglio troppo. Forse va bene così. D’altronde cosa vuoi aspettarti in un mondo dove tutto è posticcio o feticcio, dove tutto è strumentale oppure posa? Ho la vaga sensazione che nessuno si salvi alla fine.

C’era una bella ragazza che passava sempre davanti al mio negozio e mi guardava intensamente. Non sono affatto bello, ma visto che passava ogni giorno pensavo che avesse il gusto dell’orrido: altamente improbabile ma non impossibile. Lavorava lì vicino. Non mi succedeva mai niente di interessante in quel negozio. Ero sopraffatto dalla noia. Ogni volta che passava era un piccolo evento, che attendevo speranzoso. Pensavo che avrei potuto mettermici e portarla in casa. Forse i miei genitori sarebbero stati contenti alla fine che avessi trovato la dolce metà. Invece scoprii che aveva molti amanti, ovvero colleghi di lavoro, immigrati, notabili del paese. Era anche fidanzata. Si era presa gioco di me in combutta forse con una mia nemica. Il gioco a mio avviso era stato stupido, ma io per lei ero solo uno stupido illuso. A mio avviso era lei che mi aveva illuso. Figuriamoci se una bella ragazza come lei si sarebbe mai messa con uno sfigato di merda come me! E poi lei svolgeva una professione intellettuale e io invece ero un piccolo commerciante! Dio me ne scampi da coloro che credono degli intellettuali tutti coloro che svolgono professioni apparentemente intellettuali! Passano degli anni. L’avevo persa di vista. Non sapevo neanche come si chiamasse. Muore un amico di mia madre. Vado a vedere il profilo Facebook di questo defunto e vedo che tra gli amici c’è anche lei. Ora so che ha fatto un figlio, che si è sposata. Vedo una sua foto struccata. Mi accorgo che non mi piace per niente, che è ormai sfiorita, anche lei che puntava tutto sulla bellezza o quasi. Non mi attrae più perché so che lei non è figa di testa. A volte sorrido a certe sfighe di gioventù. Ho perso, altri hanno vinto, ma non mi importa più. Non sono queste le cose che contano. Importante è cercare di vivere in profondità. Certe disavventure testimoniano solo la mia superficialità di allora, ma tutti d’altronde sono attratti dalla bellezza. 

“…ritorno a pensare che sarai madre, ma di chi? 

Di lui che innocente non si dica figlio di…”

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