Mi ricordo che una sera anni fa ebbi un piccolo battibecco con una barista. Alla fine lei mi rispose: “stai zitto te che non sei neanche buono di scrivere un romanzo”. Era una titolare quarantenne di un bar, che poi subito dopo chiuse. Adesso non so cosa faccia. Ma non è questo il punto. Viene da chiedersi se molti siano capaci di scrivere un romanzo. Mi sono chiesto più volte se questa tipa era capace di scriverlo, se teneva chissà quanti romanzi nel cassetto con la stessa discrezione che avevano i nostri nonni. Io allora ero un piccolo commerciante come tanti con la passione per la poesia. Avevo una nemica che parlava male dei miei tentativi poetici, mi denigrava dal pulpito di nessuna cattedra e senza mai aver pubblicato con una grande casa editrice. Probabilmente la titolare del bar si era fidata del parere disinteressato e imparziale della mia nemica, esperta in non so che cosa ma comunque in grado di atteggiarsi molto bene e di vendere fumo a prezzi altissimi. Ma non è ancora questo il punto. Tutte le volte che volevo scrivere un romanzo prendevo in mano “Se questo è un uomo” di Primo Levi e il mio piccolo disagio, la mia infima testimonianza di vita non poteva competere con quell’incipit. Poi prendevo in mano “Una giornata di Ivan Denisovic” e anche qui capivo che quel mio tentativo era goffo, maldestro. Penso che se tutti compissero questa comparazione letteraria eserciterebbero una salutare autocensura. In realtà molti pubblicano libri che chiamano romanzi, che l’editoria e i recensori chiamano romanzi ma che di fatto non sono romanzi. Io a questa logica commerciale non ho mai voluto sottostare oltre al fatto che pubblicare a pagamento con una piccola o media casa editrice non porta a casa alcun guadagno, anzi è una sicura rimessa. Io seguivo il principio che ogni vita è degna di essere vissuta, ma che non tutte le vite, reali o immaginarie, sono degne di essere trasfigurate o romanzate. No signori: non ho mai scritto né pubblicato un romanzetto da regalare a parenti e amici. Ho scritto quasi un migliaio di poesie o aspiranti tali, circa duemila aforismi, circa centocinquanta racconti brevi e brevissimi, centinaia e centinaia di riflessioni, articoli, saggetti brevi. Probabilmente non saranno degni di nota. Comunque non ho mai scritto un romanzo. Scriveva Piero Ciampi che avrebbe dovuto pubblicare un romanzo che lo avrebbe dovuto ricondurre a sé stesso. Morì e non lo scrisse mai. Ebbene neanche io un romanzo che mi riconduca a me stesso sono mai stato in grado di scriverlo.