Non sono di sinistra e nemmeno faccio finta. Non ho alcuna intenzione di snaturarmi. Forse molti dei miei problemi derivano tutti da questo. Forse la mia solitudine dipende anch’essa da questo. Chi dice che non esistano più destra e sinistra può essere in mala fede oppure può dimostrare di avere una falsa coscienza per non dichiararsi, per non schierarsi da una parte o dall’altra. Ma può dire anche bene, se intende che destra e sinistra non esistono più, che sono scomparse differenze sostanziali, che però esistono ancora persone che tifano per l’una o per l’altra. Spesso tifare per uno schieramento o per l’altro è solo bisogno di avere un’identità, di appartenere a un gruppo; talvolta è un semplice pretesto per menare le mani, appena si scaldano un poco gli animi. Forse è troppo qualunquistico dire che tutti i partiti sono uguali e rubano tutti allo stesso modo, ma non mi sembra di uscire fuori dal seminato a dire che si mettono sempre d’accordo, mentre noi cittadini comuni dovremmo odiarci e dividerci per l’appartenenza politica, secondo l’antico divide et impera. Non essere di sinistra in Toscana o almeno non dichiararsi di sinistra significa rinunciare ad amori, amicizie, opportunità lavorative, occasioni di divertimento. Ci sono molti che si dicono di destra, poi votano in modo disgiunto, votano a livello nazionale la destra e a livello locale il centrosinistra, dato che ci sono dei rapporti di amicizia, di interesse, di natura clientelare da coltivare. Per quanto uno possa dichiararsi di destra alcuni elementi della coscienza popolare di sinistra e della cultura regionale di sinistra lo influenzano nettamente. Insomma per dirla alla Pennacchi in Toscana perfino i fascisti sono fasciocomunisti. Allo stesso modo di comunisti duri e puri ne sono rimasti pochi. Sono i più comunisti annacquati. Se va bene sono cattocomunisti, ovvero dei ravanelli, conservano nel loro io più profondo un’anima democristiana e consociativa. C’è chi ci crede (e in questo senso l’appartenenza a un partito è un atto di fede) e fa onestamente la sua parte, ma essere di sinistra significa spesso far finta di crederci e fingere una parte. La sinistra italiana è così folcloristica, così pittoresca, ma anche così modaiola (nel senso che segue il conformismo dell’anticonformismo), soprattutto a livello giovanile. Ma essere di sinistra significa anche sapersi godere la vita: godersi i soldi, farsi la villa, guidare delle macchine di lusso. E se dici che sono incoerenti, che predicano male e razzolano ancora peggio tu allora sei l’invidioso, il poveretto, il rosicone! Conosco gente che da adolescente rubava alle Mercedes il “mirino” (la stemma a stella per il cofano) e poi da grande se ne va a giro tutta tronfia in Mercedes: ciò la dice lunga sul finta ribellismo e sull’odio/amore nei confronti di certi status symbol. Non fatevi illusioni: antropologicamente ed eticamente le persone di sinistra sono italiani come tutti gli altri, consumisti e lavativi come tutti gli italiani; il “paese nel Paese” descritto da Pasolini non esiste, bisogna dire le cose come stanno. Ma quando fai qualche critica alcuni si sentono subito parte in causa, si sentono subito offesi e controbattono che uno come me di certo avrebbe fatto certamente peggio, scordandosi che era impossibile fare peggio di quello che hanno fatto loro con il keu. Dichiararsi non di sinistra, non mettere la testa a partito (il partito è il Pd) significa farsi terra bruciata, non perché istituzionalmente vengono presi provvedimenti (da questo punto di vista c’è assoluta civiltà), ma perché i cittadini comuni scelgono di non dare lavoro, di non frequentarti, di non farti favori, etc etc. Non essere di sinistra significa in un certo qual modo scegliere l’ostracismo nel migliore dei casi e nel peggiore la solitudine. Se non sei di sinistra, anche se ti dichiari un liberale apartitico, aspettati i predicozzi e i sermoni dei sinistrorsi. Ti diranno che bisogna saper scegliere la parte giusta, che la destra è becera e va sconfitta, che la sinistra è moralmente e intellettualmente superiore, che tutti gli intellettuali stanno a sinistra, che solo a sinistra c’è la verità e la giustizia. In fondo io lo vedo come c’è la giustizia in Toscana, ovvero quanto e come è giusto e doveroso relegare ai margini della vita sociale e lavorativa chi come me non sta a sinistra. A mio avviso molti fanno finta di essere di sinistra. Ci sono alcuni che ti si avvicinano e ti dicono che ho le mie ragioni, ma qui in Toscana la tradizione è di sinistra. Altri più onestamente mi dicono che un poco è un peccato il fatto che non sia dei loro. Entrambe queste persone privatamente esprimono delle riserve sul centrosinistra. E poi che vogliono da me? Io sono per il partito del non voto e significa che delego agli altri la scelta di chi mandare al governo. Che cosa vogliono di più? La mia è una scelta legittima, così come totalmente legittime sono le mie critiche a questo andazzo generale. In realtà i partiti politici di sinistra non sono più né carne né pesce a forza di imitare le destre, dato che le masse e gli stessi operai votano a destra e i dirigenti sinistrorsi non potevano lasciare il campo completamente alle destre. Così facendo politicamente non c’è più alcuna sinistra, ma ci sono due destre: la destra liberista selvaggia, identitaria di Salvini e Meloni, la destra socialdemocratica e apparentemente progressista del PD. La base della sinistra si accontenta, così come gli stessi burocrati dei piccoli partiti comunisti rimasti si accontentano di militanti comunisti che non hanno mai letto Marx. Importante è chiamarsi ancora compagni, anche se la falce e il martello sono scomparsi in nome della modernità. L’insoddisfazione è reciproca, ma l’importante è salvare le forme, le apparenze.