Tra il proprio io e gli altri ci sono fratture, barriere, distanze. Eppure abbiamo bisogno degli altri per colmare un vuoto interiore. C’è la solitudine del corpo che ci fa cercare un altro corpo. È qualcosa di fisiologico, ormonale da giovani e più psicologico, affettivo da maturi o anziani. C’è la solitudine dell’animo che può farmi cercare un corrispettivo femminile oppure taluni possono cercare addirittura Dio grazie a essa. Siamo nati così con un’apertura all’altro o addirittura all’Altro. L’uomo è animale politico, sociale, etc etc. La verità è che siamo con gli altri anche in perfetta solitudine. Anche se fossimo soli su un’isola deserta gli altri sarebbero presenze fantasmatiche. Succede che sentiamo l’assenza degli altri, che abbiamo sempre bisogno degli altri. Nella migliore delle ipotesi a prolungati periodi di solitudine si devono alternare sporadici contatti sociali: non ne possiamo fare a meno. Stare troppo soli, anche per l’autoperfezionamento e per l’elevazione spirituale, significa chiedere troppo a sé stessi e stare male alla fine. Pochissimi esseri umani possono imitare la solitudine divina. Nel migliore dei casi si va incontro alla deprivazione sociale, nel peggiore dei casi alla follia. È vero che gli altri possono distrarre i mistici da Dio, ma è uno sforzo immane fare come i Padri del deserto! La solitudine è qualcosa che tocca le più intime fibre del nostro essere perché, come ci insegna la mitologia, siamo esseri umani e perciò ontologicamente incompleti. Un gradino da superare è quello di rompere la nostra solitudine. La colpa o il merito non è attribuibile unicamente a noi. Dipende anche dagli altri, dalla sorte che abbiamo, etc etc. Un altro gradino da superare è quello di costruire una relazione duratura e autentica. La cosa non è affatto scontata perché la realtà, anche quella umana, è sempre più effimera e strumentale. Tutto sembra essere interessato, avere un secondo fine. Anche qui ci vuole una mano dal Fato. L’innamorato si chiederà: per quale motivo mi ama? Oppure confessa a un amico: vorrei che la mia ragazza mi prendesse per quello che sono. Di fronte a questa esigenza interiore io mi sono sempre detto che nessuno può prendere nessuno per come è perché nessuno sa come è nessuno. In fondo chi, come, cosa siamo? Nessuno lo sa. Possiamo solo fare supposizioni più o meno fondate. Per prendere un’altra persona per quello che è veramente bisognerebbe conoscerla nel profondo del proprio Sé. Ma ci sono zone morte e zone inesplorate anche nel nostro io. Il dialogo spesso è superficiale. Si parla del più o del meno. Non si va in profondità. Figuriamoci quanto è approssimativa e improvvisata la conoscenza altrui! Non bisogna neanche chiedere l’impossibile alla relazione con gli altri che ha naturalmente dei limiti evidenti. Come ho già scritto chiedere l’amore totalizzante o l’empatia totale facendo della persona amata quasi una divinità è chiedere troppo: quando le aspettative sono troppo elevate si vivono delusioni profonde. Allora visto che non possiamo chiedere l’impossibile ci dobbiamo limitare alla comunione dei corpi, alla speranza remota degli orgasmi reciproci, al calore umano, alle carezze, agli abbracci. Le parole dicono molto: oggi ci sono mille tentazioni sessuali. Un tempo tutto era peccato. Un tempo si parlava di vizio, di voglie sessuali. Oggi si parla di esigenze sessuali da soddisfare. Non si può esimersi da questo. Tutti pretendono l’orgasmo. La fisicità è la premessa di tutto. Siamo passati da un estremo all’altro. È da anni che pratico l’astinenza sessuale. Alcuni mi chiedono come faccia. Io rispondo che cerco di non pensarci e sopporto. Qualche persona mi chiede a chi gioverà la mia astinenza, intendendo dire che è tutta energia sprecata, vita buttata. Io non sarò affatto migliore astenendomi, ma intanto non sono dipendente dal sesso. Il problema è che oggi molti/e vogliono tutto subito e non sopportano la loro insoddisfazione. Alla base di tutto c’è l’amore del corpo dell’amata. Eppure, nonostante ogni essere umano rimugini più volte al giorno le sue fantasie erotiche, una coppia in media fa l’amore 2-3 volte alla settimana in media. C’è una tensione continua, un desiderio costante in questo mondo ipersessualizzato che però è inconcludente, inappagato, frustrante. Siamo sottoposti nella vita reale e in quella virtuale infruttuosamente a mille stimoli erotici. L’immaginario erotico ci distoglie dal pensiero, dalla conoscenza autentica di noi stessi e degli altri. Finisce così che molte donne sospettano che tutto o quasi nei rapporti, anche più sporadici con gli altri, sia finalizzato al sesso. Il sesso in Occidente sembra essere diventato da mezzo per la procreazione o per la conoscenza il fine ultimo di moltissime relazioni. Ci sono donne che si offendono se gli uomini non ci provano; per costoro gli uomini devono corteggiarle, provarci, adorarle…altrimenti sospettano che non siano veri uomini, che non siano virili. Le solitudini si cercano, cercano di essere condivise, di entrare in comunione tra di loro, di compenetrarsi. Ma è difficile oggi costruire legami solidi, saldi. Si può essere soli anche in coppia, anche con una famiglia, se ci si sente incompresi. Cerchiamo noi stessi negli altri, ma per instaurare una relazione autentica dobbiamo anche cercare un nuovo orizzonte negli altri e la cosa deve essere reciproca. Il problema di fondo è che a nessuno basta rompere la solitudine con qualsiasi altra persona, ma cerca persone simili o complementari. Infine al mondo d’oggi ci sono tante persone sole perché non ammettono di essere sole, perché pensano di riuscire a stare da sole e perché si vergognano di dire che sono sole.